11. Tempesta
Mentre camminavano, i ragazzi, continuavano a tenere d'occhio il cielo e i movimenti delle nuvole che promettevano pioggia.
Ormai erano certi che sarebbe iniziato a piovere ed era solo questione di minuti.
Avevano affrettato il passo e alcuni di loro iniziavano a temere che, alla fine del sentiero, non ci fosse nulla che potesse aiutarli. Tuttavia cercavano di non perdersi d'animo altrimenti il panico avrebbe preso il sopravvento.
Le nuvole e i mille pensieri che frullavano nelle loro menti garantivano una distrazione che spesso accecava i ragazzi facendoli inciampare tra le radici. Alcune volte erano abbastanza svelti da mettere le mani a terra per bloccare la caduta altre volte l'impatto era meno piacevole ma non si fecero mai troppo male.
L'agitazione cresceva e cercavano in tutti i modi di non uscire dal sentiero, o meglio, dalle tracce che ne rimanevano.
Quella mattina Alexandra era particolarmente silenziosa e per un momento pensò quasi che i compagni se ne fossero accorti.
La verità era che aveva molti pensieri a tormentarla e non solo l'imminente temporale.
Meditava sul fatto che ormai era passato tanto tempo da quando erano stati sottratti alle loro vite, pensò ai suoi genitori e immaginò quanto potessero essere preoccupati. Pensò alle sue amiche e a quanta gente ormai li aveva etichettati come "gli scomparsi".
Improvvisamente una brezza colpì i ragazzi. Nessuno sembrò darci troppo valore ma Miwa s'arrestò di colpo e, con lo sguardo basso, assunse l'espressione di chi cerca di capire o sentire una cosa che non può essere vista. Gli altri tre si voltarono verso di lei e la osservarono interrogativi.
«Che c'è?», chiese Miwa sollevando gli occhi dal suolo e incrociando gli sguardi dei coetanei.
Sentiva che la stavano osservando e la cosa la faceva innervosire.
«Hai l'espressione di chi ha sentito qualcosa», disse Kyle.
«Hai sentito qualcosa?», chiese Christian anticipando il compagno.
Alex si limitava ad osservare la scena con le braccia incrociate al petto. Sembrava quasi che Miwa stesse per predire qualcosa di grosso o che avesse sentito una bomba fare cilecca.
«La folata – disse come unica spiegazione – l'avete sentita, no?».
I ragazzi continuarono a guardarla accigliati e incapaci di decifrare le sue parole.
«Qualcuno di voi riesce a trovare i punti cardinali?», chiese Miwa.
I ragazzi avevano perso di vista le montagne poiché erano giunti in un punto dove gli alberi erano così alti e fitti nelle chiome da impedire a chiunque di vederci oltre.
Seguì un continuo girarsi ed emettere versi confusi da parte dei giovani che con le dita indicavano direzione diverse.
«Ci siamo proprio persi, eh...», commento Christian.
«Il nord è di là – disse Alexandra con sicurezza indicando una direzione alle sue spalle – credo», tutta la precedente convinzione era svanita con quella minuscola e innocua parolina.
Dopo l'affermazione della compagna, Miwa si voltò su sé stessa diverse volte poi disse: «Se Alexandra ha ragione e il nord è da quella parte, la brezza che abbiamo sentito arriva da est».
«Certo, e i miei occhi sono verdi. Adesso andiamo, prima che piova», disse Christian voltandosi ma Alex gli afferrò di scatto un polso impedendogli di muoversi.
Sapeva che Miwa aveva capito qualcosa che non aveva ancora spiegato.
«I venti provenienti da est sono tipici dell'estate ma spesso indicano l'arrivo del brutto tempo. L'ho sentito anche ieri ma non ne ero sicura. Non che cambi molto ma significa che il tempo stringe».
Miwa sembrava quasi tranquilla, di certo si poteva dire che non si fosse abbandonata in balia del panico.
«Ah. Allora servivano a qualcosa le lezione di geografia di Richardson», fece Christian in tono sarcastico facendo riferimento al loro insegnate di scienze naturali.
I ragazzi sorrisero ripensando ad alcune delle noiosissime lezioni che avevano frequentato. Ma in quel momento nessuna lezione gli sarebbe tornata utile, nessuna lezione di scienze ambientali sarebbe stata sufficiente.
Per la prima volta in vita sua Alexandra era spaventata dalla pioggia, ormai prossima.
«Forza, non perdiamo altro tempo. E tenete d'occhio il cielo», fece Alex riprendendo a camminare davanti a loro.
Subito affrettarono il passo. Seguire le tracce del sentiero diventava sempre più complicato per via della vegetazione ricresciuta.
Nessuno parlava, ma tutti pensavano in compenso.
Che sarebbe successo se la pioggia, o la tempesta, li avesse colti di sorpresa? Se non fossero riusciti a trovare un riparo? E se le tracce del sentiero fossero svanite senza portare a nulla?
«Ho la sensazione che questa mattinata sarà piena di accadimenti», disse Miwa d'un tratto spezzando il silenzio.
«Lo dici come veggente o sei solo pessimista?», fece Christian continuando a camminare senza guardare la compagna che procedeva dietro di lui.
«Non è pessimismo», rispose prontamente la ragazza a sua difesa.
«Speriamo che gli accadimenti di cui parli siano positivi per noi o per chiunque ci stia cercando», ribadì Alexandra scavalcando un grosso tronco seguita dai compagni.
«Ma non avrebbero già dovuto trovarci?», chiese Kyle cambiando discorso mentre scavalcava un tronco a terra rischiando di scivolare.
«Non credo sia così facile. Il sequestratore ci avrà lasciati qui perché è un punto difficile da raggiungere. Non è stupido, è pazzo ma non è stupido – sospirò – purtroppo per noi», aggiunse Alex anche se in realtà nemmeno lei riusciva a spiegarsi come mai non li avessero già soccorsi.
Pensò che forse, spostandosi, stessero rendendo le ricerche ancora più difficili ma pensò anche che prima dovessero assicurarsi di essere al sicuro.
Marciavano da quasi due ore e ormai iniziavano a scoraggiarsi.
Avevano proseguito a passo spedito senza sprecare energie ma c'era chi già pensava di arrendersi.
Alexandra avrebbe voluto fermarsi ma non sapeva dove si trovava; avevano perso il senso dell'orientamento e il vecchio sentiero era l'unica pista che gli era rimasta da seguire. Decise che non si sarebbe abbandonata alla disperazione e che se ci fosse stata una qualsiasi possibilità di sopravvivere, alla fine della via, lei l'avrebbe presa.
Qualche minuto dopo alcune gocce iniziavano già a scendere a terra. I ragazzi rivolsero i palmi delle mani verso il cielo senza smettere di camminare.
Con le prime gocce che avevano bagnato la fronte e le spalle dei quattro anche l'ansia e la paura precipitarono su di loro e si fecero sentire con maggiore intensità.
Di lì a pochi minuti le piccole goccioline si trasformarono in un'incessante e abbondante pioggia che inzuppava i giovani dalla testa ai piedi.
Alexandra non poté fare a meno di scoppiare a piangere ma nessuno se ne accorse poiché le lacrime si confondevano con la pioggia battente.
Si sentiva infantile, debole e la cosa non le piaceva per niente ma era certa di non essere l'unica in lacrime in quel momento.
La tentazione di arrendersi si faceva sentire sempre più forte ma la ragazza sapeva che se si fosse fermata, anche solo per un secondo, l'avrebbe data vinta alla disperazione.
«NON CI POSSIAMO FERMARE», urlò per contrastare il rumore della pioggia che picchiava sulle fronde degli alberi.
Aveva bisogno di convincere sia i suoi compagni che sé stessa. Gli altri tre dietro di lei continuavano a seguirla facendo attenzione a non scivolare nel fango che si era creato sotto i loro piedi.
La pioggia confondeva tutto.
I ragazzi iniziarono a vedere solo ombre sfuocate dall'acqua e ciò non fece altro che aumentare l'agitazione tra loro. Non le era mai piaciuta la pioggia ma mai avrebbe pensato di trovarsi in una situazione così scomoda e bagnata.
«ALEXANDRA QUI NON C'È NIENTE!», urlò Miwa decisamente arrabbiata e spaventata.
La sua rabbia però non era nei confronti della compagna.
«CI SARÀ. DEVE ESSERCI!», risposesenza poi aspettare la conferma che gli altri l'avessero sentita.
Sentiva le gambe cederle e la voglia di urlare crescerle in gola. Si portò diverse volte le mani alla testa scostando i capelli bagnati che si erano appiccicati alla fronte.
Il rumore della pioggia la rendeva incapace di pensare, di respirare e persino di muoversi.
Improvvisamente si fermò. Pensava davvero di mollare? Non lo sapeva neanche lei ma che altro poteva fare? Avvertiva sempre più difficoltà a respirare e si voltò su sé stessa per diverse volte portandosi nuovamente le mani tra la fronte e le tempie.
Per un momento le parve di percepire l'inizio di un attacco di panico come quando era piccola ma la voce di Christian la fece tornare in sé: «OH MIO DIO ALEXANDRA, CE L'HAI FATTA!», urlò con tutto il fiato che aveva in gola indicando qualcosa al di là degli alberi.
In meno di qualche secondo prese la ragazza per un braccio cercando di sorreggerla poiché temeva che sarebbe svenuta da un momento all'altro e, seguito dai compagni, si mosse tra gli alberi ad ampie falcate.
Alex faceva fatica a stargli dietro e capì a cosa si fosse riferito solo nell'istante in cui la vide.
Una piccola casetta probabilmente in pietra stava proprio davanti a loro.
Alexandra si liberò dalla presa del ragazzo e correndo si avvicinò alla casa girandole intorno per cercarne l'entrata.
La trovò.
Consisteva in una piccola porticina di travi di legno tenute insieme da due barre di metallo. Anche la maniglia era di metallo, a forma di anello e grossa.
Alexandra tirò la maniglia con tutte le sue forze ma pareva che la serratura fosse incastrata.
«NON SI APRE!», gridò.
Christian si fece avanti e senza dire niente spostò la ragazza con un braccio e si preparò a fare un tentativo. Concentrando tutta la rabbia e la paura, con uno strattone incredibilmente forte, riuscì ad aprire la porta e in meno di un attimo vi si infilarono tutti dentro. Fecero tutti un gran sospiro di sollievo felici e increduli per aver trovato un riparo, quantomeno ora avevano una copertura sulla testa.
Fuori la pioggia continuava a battere violentemente sul suolo e si sentiva anche sul tetto di quel locale.
Si trovarono al buio e istintivamente Christian si sfilò il borsone dalle spalle per estrarne la torcia elettrica.
Seguirono un paio di rumori prodotti dal ragazzo nel tentativo di estrarre la pila senza colpire nessuno.
«Ok! Ho preso la torcia!», esclamò trionfante.
Frettolosamente, se la rigirò tra le mani e la accese illuminando l'ambiente asciutto in cui si erano trovati. Si voltarono a vedere ciò che era illuminato dalla pila elettrica e, per lo stupore, la loro mandibola si staccò dalla mascella.
Spazio autrice 🪐
Questo capitolo è stato decisamente pieno di eventi. Dunque abbiano capito che le previsioni di Miwa non erano errate.
Alexandra ha quasi perso il controllo, per un momento e, se non fosse stato per Christian, si sarebbe abbandonata al panico.
Quindi avrebbe vanificato tutti gli sforzi fatti fino a quel momento: dalla fatica per mantenere il controllo a tutte quelle ore di camminata.
Però i ragazzi hanno trovato qualcosa... Qualcosa che potrebbe essere non solo un riparo.
Cosa si rivelerà essere quel posto? Cosa può averli stupiti tanto?
A voi scoprirlo nel prossimo capitolo!✨
A presto
Emma 💙
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