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10. La svolta

Subito dopo le prime luci i quattro compagni avevano iniziato a prodigarsi per stabilire il da farsi.

Il cielo era interamente coperto di nubi che non lasciavano trapelare neanche un raggio di sole.
Tuttavia la luce li raggiungeva ugualmente illuminando dalle cime degli alberi fino al suolo terroso.
L’aria era avvolta dallo stesso grigiume del cielo e inondata di umidità tanto che la possibilità di una forte pioggia era mutata in un’assoluta certezza.

I ragazzi si trovavano d’accordo sul fatto che fosse per loro necessario trovare un rifugio al più presto e che ogni minuto perduto fosse un minuto di vantaggio che il rovescio acquisiva su di loro.

«Non c’è tempo da perdere», sentenziò Kyle e Christian rispose: «Non ci resta che sperare di avere fortuna».

«Dopo tutte queste assurdità speri ancora di avere fortuna?», lo canzonò Kyle e Alex non poté fare a meno di notare qualcosa di completamente diverso dalle sue intenzioni scherzose.

Miwa sembrava impietrita, rinchiusa dietro allo sguardo malinconico che le era calato sul volto.

Alexandra non aveva smesso un secondo di scervellarsi per trovare un modo, un qualsiasi modo, che potesse condurli verso una strada sicura. Si torturava le dita delle mani mentre osservava Christian nell’atto di caricarsi il borsone sulle spalle.

«Quanto vorrei restare qui. Dopotutto abbiamo trovato l’acqua e mi sembra quasi stupido allontanarsi», affermò mestamente.

«Credimi, quando ci troveremo sotto un acquazzone ti sembrerà meno stupido», le disse Christian invitandola ad incamminarsi.

«Scusate tanto ma devo proprio andare al bagno. E ne approfitto per darmi un’ultima rinfrescata», fece Miwa bloccando tutti.

«Proprio adesso?», si lamentò Kyle.

«Sì, proprio adesso. È una necessità, ti dispiace?».

Miwa non si aspettava una vera risposta ma era palesemente irritata dall’atteggiamento del ragazzo.

«Cominciano a seccarmi tutte le tue necessità».

Alex e Christian fecero finta di non aver assistito alla conversazione mentre Miwa, con una smorfia, si diresse spedita verso la sorgente.

Miwa si avvicinò all’acqua limpida fino a specchiarsi in essa. Tutto il trucco che aveva applicato per la festa era sparito. Il suo volto ora era sporco di terriccio che le conferiva una sfumatura tra il marrone e il grigio che contaminava il suo volto rosa pallido. Si sciacquò ripetutamente la faccia raccogliendo l’acqua con le mani.

Era stanca, intimorita, consapevole che il loro sequestratore li voleva morti e che avrebbe potuto anche ottenere quello che voleva se non fossero riusciti a cavarsela in qualche modo. Forse era questo che voleva: forse era un gioco per lui e per questo gli aveva lasciato la lettera e il borsone.
Probabilmente voleva che loro provassero a sopravvivere così da farlo sembrare un’incidente durante una gita tra amici, proprio come era successo quella notte di tanti anni fa, quando era morta quella povera ragazza.

La giovane si portò nuovamente una manciata d’acqua al viso sperando così di riuscire a smettere di rifletterci, in modo che i suoi pensieri smettessero di tormentarla. Le ultime gocce d’acqua le scivolavano dal viso e dalla punta del naso.

Spostò lo sguardo alla sua destra e una strana spaziatura tra gli alberi catturò la sua attenzione. Lì la vegetazione era stata estirpata e a fatica aveva provato a ricrescere.

Non ci volle molto prima che Miwa capisse di che si trattasse e sembrò quasi che una lampadina le si accendesse negli occhi.

Intanto Alexandra, Christian e Kyle, che non si erano mossi di una virgola, la stavano ancora aspettando.

Miwa si precipitò dinnanzi a loro, in preda all’agitazione, con ancora il viso bagnato e le mani gocciolanti.

«Ho visto – ansimò fermandosi davanti ai compagni e piegandosi in avanti con le mani alle ginocchia – ho visto…», Miwa aveva ancora il fiatone causatole dalla corsa che le impediva di terminare la frase.

Gli altri tre si erano spaventati quando la ragazza era piombata affaticata a pochi passi da loro.

«Che ti succede, Miwa? Che cosa hai visto?», domandò Kyle dopo esserle corso in contro.

Le espressioni sui volti dei presenti si fecero rapidamente preoccupate. Tutti attendevano impazienti che Miwa si riprendesse affinché potesse spiegarsi.

«C’è un sentiero… o almeno credo che lo sia», esordì Miwa dopo aver finalmente ripreso a respirare.

«Sei sicura che sia un sentiero?», domandò Alex.

La ragazza annuì con maggior decisione.

Negli istanti che seguirono migliaia di pensieri e immagini si formarono nelle menti dei ragazzi.

«Allora – iniziò Alex per calmare la tensione che si stava creando – due sono le possibilità: o è un vero e proprio sentiero che potrebbe portarci fuori di qui o potrebbe non esserlo e ci farebbe perdere più di quanto già non siamo».

Era necessario valutare bene i rischi e le possibilità; il fatto che avessero il cinquanta percento di possibilità di sbagliarsi non li rassicurava affatto.

Si diressero subito tutti verso la fonte per poter esaminare con i loro occhi il tratto a cui alludeva Miwa.
Alex notò, al di là dell’acqua, la debole e lineare ricrescita dell’erba nel punto che aveva indicato la ragazza con i capelli corvini.

Come ho fatto a non notarlo?”, pensò confusa.

I ragazzi aggirarono la pozza fino a trovarsi davanti a quello che doveva essere un vecchio sentiero. La vegetazione in ricrescita si stendeva come un tappeto tra gli alberi fino al punto in cui i ragazzi non erano più in grado di vederla.

«Miwa aveva ragione: è davvero un sentiero!», disse Christian più a sé stesso che ai compagni.

«E se inforcandolo peggiorassimo solo la situazione, giocandoci la nostra unica possibilità di sopravvivere?», domandò Kyle insicuro che seguire quella via fosse la cosa più giusta da fare.

«Ma cosa ci resta da perdere?».

Miwa era chiaramente elettrizzata e notevolmente sollevata per aver individuato quella vecchia strada tra i boschi.
Alex sapeva che c’era il rischio che i timori di Kyle diventassero reali ma c’era anche la possibilità che quel sentiero li avrebbe condotti verso qualcosa che avrebbe potuto aiutarli, magari verso l’inizio della riserva al confine della parte abitata della città.

Il terreno indicava chiaramente che nessuno inforcava quel sentiero da anni e tra i ragazzi iniziava a diffondersi il timore che non portasse da nessuna parte.

«E allora andiamo», esclamò Alexandra decisa.

Aveva preso la decisione senza consultarsi con i compagni ma aveva letto il loro assenso nelle rispettive espressioni.

«O prendiamo questo sentiero o stiamo qui ad aspettare la tempesta», aveva detto per convincerli a seguirla.

Si erano preparati a rimettersi in marcia non sapendo per quanto avrebbero dovuto camminare. Avevano bevuto ancora acqua non potendo portarsela con loro a causa del fatto che non avevano recipienti adatti.

«Miwa, per favore, potresti segnare l’albero?», chiese con gentilezza la ragazza.

«Con cosa?», chiese lei con tono irritante.

«Con le unghie, tu che ne dici?», sbuffò Christian che era palesemente più infastidito di Alexandra.

«Scherzi vero? La mia manicure mi ucciderebbe», concluse Miwa con la sua solita moina fastidiosa.

Alex sollevò le sopracciglia dall’incredulità e si mise a fissare il terreno.

«Miwa, lascia perdere: faccio io», tagliò corto Kyle raccogliendo un masso da terra e incidendo un triangolo sull’albero più vicino.

Il triangolo puntava in direzione del sentiero; non era una cosa che serviva a molto ma volevano essere preparati in caso avessero dovuto tornare sui loro passi. Fecero tutti un bel respiro profondo e si misero in cammino. 

Spazio autrice 🪐

Bene bene bene

I nostri protagonisti pare abbiano acquisito una bella dose di speranza...
Di certo quel sentiero, sempre ammesso che lo sia, ha installato in loro di desidero di provare ad uscire da lì...e forse anche una bella dose di curiosità.🔍

Questo rappresenta una bella svolta per la loro situazione. Ora può solo migliorare o peggiorare, ma di certo porta con sé molti cambiamenti.

E voi?
Dove credete che conduca il sentiero? Secondo voi è un vero sentiero o un vicolo cieco?

Commentate con le vostre supposizioni: sono curiosa!

A presto con il prossimo capitolo!

Emma 💙

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