40 • L'IDENTITÀ DELLO STALKER
Santeramo In Colle era un paesino in provincia di Bari, situato nella zona delle Murge.
Stella scese dall'autobus e raggiunse a piedi il borgo medievale, dove l'hotel Sole si distingueva dalle abitazioni private (prevalentemente in pietra), da una semplice insegna. Una scritta nera su fondo bianco, un po' sbiadita.
Si soffermò a pochi passi dall'ingresso.
Prima di entrare nella struttura volle controllare il cellulare.
Allora appoggiò l'ingombrante borsa sulla valigia trolley, e lo estrasse dal traschino laterale.
Ma quando sbloccò lo schermo, con sua sorpresa, non vi trovò nessun nuovo messaggio. Luna non le aveva ancora risposto.
Provò a chiamarla.
*****
Il cellulare nella borsa di Luna iniziò a vibrare, ma lei lo ignorò.
«Perché stai con lei?» Fu la sua prima domanda, dopo che ebbero finito di fare l'amore.
Erano sfiniti, spalmati sul divano. Lui con indosso la sua camicia azzurra, con un solo bottone allacciato. Lei in biancheria intima stava fumando il narghilè.
«Non so perché ho accettato di prendere parte a quella farsa. Non ho mai pensato di sposarmi, tanto meno di crescere un figlio.»
«Ci deve essere stato un motivo.»
L'uomo si aggiustò il parrucchino. «So che può sembrare assurdo, ma inizialmente tramite lei volevo arrivare a te.»
Luna, intuendo dal suo sguardo che desiderava fare un tiro, si allungò verso il tavolino e gli passò l'altro beccuccio del narghilè. L'uomo lo afferrò, inspirò una generosa quantità di vapore acqueo aromatizzato, e lo soffiò fuori.
«Volevo arrivare a te, ma poi è successo che mi sono innamorato di lei.» Proseguì.
«E la ami ancora?»
Il cellulare, in un angolo della stanza, vibrò di nuovo. Questa volta un messaggio. Ma entrambi fecero finta di nulla.
«Il mio sentimento per lei è sempre stato un qualcosa di malato e di ossessivo. Volevo avere il controllo sulla sua vita, sulla mente, sul corpo. Lei doveva essere mia.» Rispose l'uomo dopo un po'.
«Perché parli al passato?»
«Perché mi sta sfuggendo.»
Ci fu una seconda pausa di silenzio. Entrare nella logica di quell'uomo era impossibile.
«Lo so, in questo momento penserai che mi manca qualche rotella.» Rise, leggendole perplessità nello sguardo. «Ma vedi, quella donna la amo e la odio allo stesso tempo. Come tu mi detesti perché sono solo un porco bastardo che non ha fatto altro che usarti, ma allo stesso tempo hai iniziato a provare qualcosa per me, perché oggi ti ho fatta stare bene.»
Luna abbassò lo sguardo, imbarazzata, ripensando a ciò che era successo solo pochi minuti prima.
«E lo so cosa ti stai domandando. E la risposta è entrambe. Vi voglio entrambe, ma in una maniera completamente diversa.»
«Che cosa... che cosa vuoi dire?» Corrugò leggermente le sopracciglia.
In quel momento qualcuno bussò alla porta. «Zia andiamo? Ho fame!»
«Devo andare.» Si voltò verso di lui, quasi triste.
«Va bene. Sai quello che devi fare.»
Si alzò in piedi e recuperò da terra il suo vestitino. «Mi verrai a trovare qualche volta alla villa?» Gli domandò, mentre si rivestiva.
«È una promessa.»
Mentre lei se ne andava, Francesco pensò che quello era stato il giorno più bello di tutta la sua vita.
*****
Luna e Pier Fausto raggiunsero l'hotel Sole nel tardo pomeriggio.
Stella in quel momento era affacciata alla finestra, a fissare il vuoto sotto di lei.
Attendeva l'arrivo della sorella e del figlio, e allo stesso tempo cercava di metabolizzare la nuova realtà che era stata costretta ad accogliere, sforzandosi di guardare quel grande cambiamento con positività.
Non appena li vide arrivare si precipitò al piano inferiore.
Si incontrarono di fronte al portone. Il figlio le corse incontro e la abbracciò. La madre si chinò, regalandogli un sorriso e una carezza su una guancia.
Dio... i suoi occhi sono identici a quelli di Lauro, come ho potuto non notarlo prima?
«Ciao, Sorella.» Il saluto di Luna fu gelido. Ma non quanto l'occhiata che Stella le lanciò subito dopo, sentendo nuovamente montare la rabbia.
«Scusami per il ritardo e per non averti risposto, ho avuto dei contrattempi.»
Delusione, astio, disgusto. Stella non l'avrebbe più guardata con gli stessi occhi, ma solo con quelli di chi è stato tradito. E a Luna un po' dispiaceva.
«Un messaggio potevi mandarmelo.» Disse semplicemente.
«E scusa per tutto quello che ti ho fatto. Ma giuro che con quel porco ho chiuso, non cederò più ai suoi ricatti.»
Non le rispose, non lo meritava. Quella non era più sua sorella.
«Volevo dirti alcune cose prima di andarmene, e darti questi.» Dal portafoglio estrasse una banconota da cinquecento, e gliela porse.
Stella li prese tra le dita, seppur un po' titubante. Da un lato l'orgoglio le suggeriva di rifiutarli, ma d'altro canto le servivano.
«Non sono molti ma per qualche giorno vi dovrebbero bastare.»
Li mise in borsa e consegnò le chiavi a Pier Fausto. «Sali in camera. È al primo piano ed è la numero tre, okay?»
Il bambino annuì. In un batter d'occhio era già affacciato alla finestra della stanza, ad ascoltare le loro conversazioni.
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Per Stella era stata molto dura riprendersi da quell'incidente, sia fisicamente che psicologicamente. E di certo l'arrivo di Pier Fausto, figlio di Lauro, non aveva facilitato le cose. Ma ognuno di noi aveva fatto del proprio meglio (o del proprio peggio, a seconda del punto di vista), per starle vicino.
La farsa stava funzionando.
L'unica cosa che non funzionava era il loro (finto) matrimonio.
Lei non lo amava. Lui era geloso, possessivo, padrone. E negli anni non aveva fatto altro che peggiorare.
Il culmine l'aveva raggiunto circa un anno fa.
Tornavamo a casa da una festa, io e lui, ed eravamo ubriachi fradici.
Mi era scappato detto mentre eravamo in macchina, in un momento di debolezza.
Pier Fausto non era figlio di un mascalzone che l'aveva messa incinta e lasciata il giorno dopo (come mamma e papà gli avevano fatto credere), ma di Ettore Lauro, con il quale aveva avuto una relazione, seppur breve.
Francesco non sapeva niente di tutto ciò e ne era rimasto sconvolto.
Da quel giorno il suo rapporto con Stella era diventato malato, tanto che una volta era arrivato persino a picchiarla.
In contemporanea, la passione per quel cantante che da anni Francesco seguiva, si era trasformata per lui in un'ossessione.
La sua gelosia aveva raggiunto livelli folli, tanto da trasformarlo in uno stalker.
L'episodio di Saremo era stato il primo e sicuramente il più clamoroso: un messaggio composto con ritagli di giornale, firmato "la Scoiattolina", al posto del cartoncino col nome dei vincitori (la sua rete di contatti era vastissima).
Dopo quella sera aveva iniziato a tempestarlo di messaggi e like su instagram, con una serie di account anonimi.
In seguito si era servito di una delle sue donne: Olena.
L'aveva pagata per sedurlo nel backstage di uno dei suoi concerti (dove ultimamente, come un vero maniaco, si accaparrava sempre le prime file, osservando con attenzione ogni sua mossa).
Dopo quella prima fase del piano, Olena, conosciuta da Lauro come "Giada", sarebbe dovuta entrare nella sua villa e lasciare un nuovo messaggio con la solita firma, per poi sparire nel nulla.
Ma prima di quell'episodio era successo dell'altro.
Stella, per tentare di risolvere i suoi problemi matrimoniali, aveva proposto a Francesco di partecipare al reality show di Sin Island.
Lui inizialmente aveva rifiutato, ma poi, quando grazie ai suoi contatti era venuto a conoscenza della partecipazione di Ettore Lauro, aveva accettato, progettando una vendetta con i fiocchi.
L'obiettivo era di farla innamorare di Lauro per una seconda volta, per poi dividerli, spezzandole il cuore.
Io lo trovavo un qualcosa di folle, di sadico, ma purtroppo era riuscito a coinvolgere anche a me, con la minaccia che mi avrebbe rovinato la vita come stava facendo con mia sorella, se non avessi accettato.
Il mio compito era stato semplicemente quello di consegnare a Stella i suoi vecchi poster di Lauro, e un nuovo messaggio firmato "la Scoiattolina".
Un po' per cercare di risvegliare determinati ricordi nella mente di lei, provocandole nostalgia, dolore, rabbia.
Un po' per depistare le indagini di Lauro, confonderlo e dividerlo da Stella, facendo ricadere tutte le colpe su di me.
Era questo il folle gioco di Francesco.
E io, se oggi ripenso a tutto ciò che è successo... ho paura.
Temo per la vita di Lauro e di mia sorella.
Ma quest'ultima frase non ho il coraggio di dirgliela.
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