Epilogo
Tre anni dopo
- Io non posso credere che ci abbiano messo tre esami lo stesso giorno! È pazzesco! - Laura sembra più basita del solito, i suoi prorompenti capelli ricci le scivolano davanti al viso mossi da un vento leggero, mentre gesticola freneticamente.
- Ma cosa ti lamenti che sei sempre la prima a prendere trenta! - le faccio notare, posizionando meglio il mio zaino blu sulle spalle, dopo averci infilato dentro la felpa leggera. Sono rimasta in maglietta a maniche corte e sto sudando lo stesso, il sole picchia, è maggio inoltrato e questo clima è più che normale, almeno qui. Ho i capelli fatti su con un mollettone, ma un ciuffo ribelle mi ricade sulla fronte, impossibile da domare.
- Parli tu! - ride lei, dandomi una leggera spinta con la mano, mentre passiamo sotto ai portici in direzione dell'uscita e ci godiamo per un'istante il fresco - Ricordati che domani sera dobbiamo uscire a cena con gli altri!
- Questo weekend non posso proprio...- e notando che sta per ribattere aggiungo in fretta-...e no, tranquilla, non starò tutto il giorno e la notte a studiare o a guardare serie tv da sola! Ho ben altri programmi!
Ci scambiamo uno sguardo e un sorriso malizioso compare sul viso spruzzato di lentiggini della mia amica: - Oh, allora immagino già come lo passerai!
Questo atteggiamento a volte mi ricorda la mia migliore amica, Sara, ma Laura con questi occhi neri esprime al meglio tutto ciò che sottintende ogni volta.
E le mie guance non possono far a meno di tingersi di rosso, come due grosse mele mature.
- Ti assicuro che non è come pensi! Vengono i gemelli con mia madre! - quasi inciampo sul primo gradino della scalinata che collega l'università alla strada, affollata di studenti. Noto l'espressione della mia amica sbiadire lentamente per essere sostituita da un'alzata di spalle: - Ok, allora ci vedremo lunedì, io devo fare tappa in biblioteca ora!
- Va bene, io in stazione!
Ci scambiamo un saluto con una mano, mentre ci allontaniamo.
Mi sembra strano che arrivino in treno e non in macchina, ma quando me l'ha detto Oliver non ho voluto farglielo notare, se mia madre ha deciso così meglio non contraddirla. Cammino con passo svelto e, infilandomi gli auricolare nelle orecchie, lascio che la musica m'innondi con la sua dolcezza, amo il sole sulla pelle e per un attimo chiudo gli occhi e me lo godo.
Poi mi guardo intorno notando che alla fermata c'è già il mio autobus e ci salgo frettolosamente, pagando il biglietto. Mi siedo vicino al finestrino, osservando fuori Via Balbi che sfila davanti ai miei occhi incantati. La mia mente è incatenata a pensieri lontani di un'estate passata e degli anni trascorsi fino adesso, come se volesse riviverli.
A volte non ci posso ancora credere che siano passati tre anni, che io sia proprio qui dove volevo e voglio ancora stare. All'inizio è stato difficile, abituarsi al silenzio che ti accoglie in casa dopo una lunga giornata sui libri al chiuso, imparare a cucinare senza limitarmi a insalate e mele. Dover convivere con lo stress di una madre ancora più apprensiva sebbene lontana. Ma piano piano mi sono presa il mio spazio, mi sono fatta una compagnia, ho persino degli amici che vivono a Sori!
E poi sono tre anni che io e Andrea stiamo insieme, tra alti e bassi, la distanza non è mai facile da digerire e, forse, il sorriso malizioso di Laura voleva anche tirarmi su.
Brillava di speranza.
Apro il libro che mi sono portata da leggere con un sorriso che mi fiorisce sulle labbra a questo pensiero. Ho deciso di muovermi con i mezzi pubblici e usare l'auto solo quando devo andare lontana, per evitare di inquinare la città che amo e a cui sento di appartenere. Inoltre, questa scelta si è rivelata davvero ottima visto che ora ho più tempo per leggere e studiare.
Il bus ferma a Piazza Principe, scendo rimettendo a posto la mia lettura e sorrido al sole che torna a scaldarmi senza più il filtro del vetro.
Osservo l'orologio al mio polso, pensierosa.
È quasi ora, ma stranamente non ho sentito mia madre. Afferro il mio sempre mezzo sfasciato telefono e sorrido vedendo i messaggi di Sara, alcuni di amici che mi ricordano come Laura dell'uscita di domani...a cui non potrò andare. Sospiro.
Ma nessuna chiamata persa.
So per certo che dovrebbero arrivare a minuti, quindi entro in stazione a vedere i tabelloni con gli orari, già con cipiglio indispettito. Mi reco al binario dove è segnato che arriverà il treno e mi siedo su una panchina, tornando a leggere per poi sentirmi in colpa e aprire il mio vecchio libro di latino delle superiori che uso per ripassare grammatica e mettermi a sottolineare.
La voce meccanica riempie l'aria dopo pochi minuti, ma io devo finire il capitolo, almeno farò vedere a mia madre che non perdo tempo, che mi impegno costantemente e che ha fatto bene a lasciarmi andare.
A farmi vivere il mio sogno.
- Francesca! Francesca!
La voce dei miei ometti mi fa alzare lo sguardo, mentre mordicchio lievemente la matita che tengo in mano e mi ritrovo due paia di occhioni neri che mi fissano felici.
Ora hanno quasi tredici anni e stanno iniziando a diventare alti, penso che con molta probabilità fra qualche hanno mi supereranno. Oliver porta un paio di bermuda come se fosse già piena estate e sospetto voglia già buttarsi in mare appena arriveremo a Sori, i capelli biondi scompigliato dal vento gli cadono in un ciuffo più chiaro sulla fronte. Ha uno zaino in spalla e agita una mano mentre si avvicina, esaltato.
Samuel, invece, indossa una camicia con le maniche avvoltolate su sopra a dei pantaloncini alla pinocchietto. I cappelli sono leggermente più in ordine e gli occhiali scuri mettono in evidenza il rossore delle guance.
In mano un blocco da disegno pieno di schizzi e di bozze che probabilmente mi farà vedere dopo, tutto fiero di sé.
- Stai ancora studiando? - strabuzza gli occhi Liv, appena mette a fuoco il libro che sto ritirando nello zaino.
Gli faccio la linguaccia, prima di abbracciarli, strano che mia madre non sia stata la prima ad arrivare. Alzo lo sguardo e i miei occhi si ingrandiscono per la sorperesa.
O, forse, avevo già iniziato a sospettarlo...
- Ciao Francy! - Sara mi afferra, stringendomi in un abbraccio forte forte, lasciandomi quasi senza fiato. Dientro di lei Marco si gratta la testa imbarazzato e penso stia sospettando di essere lui il terzo incomodo, poi si volta leggermente sollevato e si sposta di lato, con un sorriso divertito: - Hey, mi sa che qua io e te siamo di troppo!
I miei occhi seguono il suo sguardo e rimango ancora più meravigliata. Sara mi lascia andare e ride della mia faccia:- Mi ero già preparata a non essere io il pezzo forte della giornata... Ma così mi ferisci!
Scoppio a ridere e un'altra risata riempie le mie orecchie.
Due occhi scuri intensi mi osservano con un sorriso sghembo che gli illumina anche lo sguardo e illumina anche me. I suoi capelli color grano sono leggermenete in aria e la mano che ci passa su non aiuta a metterli a posto.
Si avvicina per posare le sue labbra sulla mia fronte con dolcezza e ho come un déjà vu, di ben tre estati fa, ma la sua voce è ancora più dolce nel presente:
- Sorpresa, amore!
🌊⚓F I N E⚓🌊
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