5. Schizzi e risate
- Usciremo con i gommoni, ragazzi, quindi vi divideró in due gruppi per tenere d'occhio tutti i bambini, ok? Quelli con me si occuperanno dei bambini sugli Optimist*, voglio che voi possiate dirmi persino quanti respiri un bambino stia facendo, ok? Sarà pure una gara amichevole, ma non ho intenzione di vedere nessuno in acqua senza il mio permesso. Quelli sul gommone di Andrea dovranno fare la stessa cosa con i Bug** e i Bahia***. In particolare posizionatevi dove ci sono le boe e che uno di voi controlli il tempo che ci impiegano a fare i giri completi. Ne voglio solo uno o al massimo due sul gommone di Andrea, se lo riterrá necessario, capito? E che nessuno si metta a prendere il sole!
Gli ordini di Yuri erano stati precisi e senza possibilità di controbattere, ma il mio "compare" rimase fermo dov'era, con gli occhiali da sole a specchio calcati sul viso e la stessa espressione che aveva mantenuto per cinque minuti buoni.
La prima cosa che mi chiesi fu se non si fosse addormentato, data la nottata che aveva passato, ma lui mi sorrise pigramente dopo poco e capii che aveva solo tempi un po' più... lenti, rispetto al solito.
Quella mattina non eravamo solo io e lui, ma erano presenti diversi aiutoistruttori, come Alberto che mi lanciò un'occhiata sfuggent, prima di mormorare a bassa voce:
- Qualcuno si è svagliato dalla parte sbagliata del letto a quanto sembra... o, peggio, dal lato sbagliato della banchina...
- Monteorsi! Con me!- ruggì per tutta risposta il nostro capo istruttore, facendo scatare sull'attenti il mio sventurato amico e dimostrando a noi tutti che aveva un udito straordinariamente(e sfortunatamente) fine - E anche tu Medina!
Roberto, un altro ragazzo allampanato e dal berretto rosso, che aveva cercato fino all'ultimo di non ridere alla battuta di Alberto (con scarsi risultati), si esibì nella migliore imitazione di un condannato a morte che, strisciando i piedi, si reca al patibolo. Osservai Elena, unica ragazza oltre a me, avvicinarsi con Matteo ad aiutare i bambini a preparare i due Bahia necessari per i bambini di dodici/tredici anni.
- Prendi il Timer, io recupero il gommone e ti aspetto al pontile.
Annuii ad Andrea, che mi aveva appena dichiarata "sua compagna di bordo", e legandomi i capelli in una coda altra entrai alla Lega velocemente e recuperai in ufficio tra i vari scatoloni il timer, infilandomelo al collo con un gesto calmo...anche se mi batteva forte il cuore e mi sudavano le mani, senza alcun motivo apparente. In realtà avevo diversi motivi per i queli essere agitata, che mi avevano sconvolto in una sola nottata, e tutti causati da una sola persona. Mi sforzai di pensare al presente, e non alle parole di una persona sotto gli effetti dell'alcol o a quelle di mia madre.
E in quel momento mi venne il dubbio che Andrea non fosse nelle condizioni adatte a guidare il gommone, ma poi scrollai le spalle: aveva guidato fino a lì da solo uno scooter senza fracellarsi contro alberi, macchine o altri oggetti particolarmente pericolosi. Un gommone sarebbe stato un gioco da ragazzi. E poi la sbronza dovava essergli passata per forza...
Inoltre se ci fossero stati dei problemi avrei preso io il controllo del mezzo, mio padre mi aveva insegnato come guidarlo a tredici anni e ormai ero anche diventata piuttosto brava.
Osservai il sole che infiammava un cielo azzurro e limpido sopra il lago dalle acque piuttosto tranquille per poi posare lo sguardo su quelle testoline eccitate che si preparavano alla prima "gara" che avrebbero svolto da soli. Erano degli scriccioli con i visi illuminati da sorrisi agitati, che esprimevano emozioni differenti, ma sui quale riuscivo a riconoscermi. Ricordavo perfettamente la prima volta che l'avevo fatto, quella sensazione strana alla bocca dello stomaco e l'adrenalina che ti prendeva... sebbene fosse una cosa del tutto tranquilla e in paglio non ci fosse nulla se non una propria soddisfazione personale.
La mano di Andrea tesa verso di me per facilitarmi la salita sul gommone mi strappò dai ricordi che si erano impossessati di me in pochi istanti, per riportarmi alla realtà. L'afferrai lasciando che mi aiutasse a salire, e mi stupii di quanto gli fu facile quel gesto.
Mi sollevò come se fossi stata una piuma.
- Pronta a cronometrare?
- Dovrei chiederti io se tu sei pronto a guidare...- mi lasciai sfuggire, guardandolo attentamente, indecisa.
I capelli biondi erano più scompigliati del solito e potevo scommettere che dietro quegli occhiali da sole si nascondessero delle profonde occhiaie, reduci della notte appena trascorsa.
- Ti assicuro che ne sono pienamente in grado. Tu, invece, sei pronta per tenere il conto dei giri e bagnarti?
- Contare i giri ce la faccio benissimo...ma in che senso "pronta a bagnarmi"?- storsi la bocca, scrutandolo perplessa.
Il suo viso si aprì in un sorriso enigmatico e scherzoso, che mi fece sospettare che non si trattasse di nulla di buono.
Per me.
Improvvisamente il gommone scattò in avanti, spingendomi contro il bordo protetto dalle ringhiere e l'acqua schizzò sul fianco liscio, bagnandomi tutta la polo da aiuto-istruttore, che per mia fortuna era rossa, e i pantaloni di un costume da maschio che tenevo sempre sopra al bikini. Tuttavia la risata di Andrea fu adorabile, sebbene istintivamente lo volessi uccidere con le mie stesse mani... ma poi guardandolo scoppiai a ridere anch'io.
- Devo dire che mi hai fatto un favore, avevo già caldo...- ammisi, osservando gli Optimist avvicinarsi al gommone di Yuri, dove Alberto e Roberto davano istruzioni. I bambini erano così tanti che le imbaracazioni non bastavano, perciò alcuni erano stati caricati sul gommone e avrebbero fatto a turni, dividendoli in squadre.
- Francesca, reggiti, dobbiamo avvicinarci alla boa.- mi avvertì Andrea, dandomi le spalle per rimettere in moto il nostro mezzo.
Afferrai con entrambe le mani i cordoni di sicurezza e gli lanciai un'occhiata perplessa: - Non vuoi caricare un'altra persona?
- Te l'ho già detto, sono un tipo solitario. Tu sei l'unica partner che voglio.
E chissà perché a quelle parole il mio stomaco fu invaso da mille ali di farfalle che sbattevano con furia e mi facevano l'effetto inconcepibile di sorridere come un ebete. Fortunatamente mi stava dando le spalle.
Se no avrebbe potuto leggere tutte le emozioni che solo lui riusciva a suscitarmi, come se mi avesse incantata...
Strinsi di più la corda tra le dita, arrossendo.
***
Era traballante sulle gambe, eppure conservava la sua aria sicura sotto lo sguardo da cucciolo bastonato che mi stava rivolgendo. I capelli biondi scompigliati gli ricadevano sulla fronte in modo disordinato e confuso, alcuni ciuffi restavano in piedi come se precedentemente fossero stati acconciati con la cera, ma a forza di passarvi le mani l'avesse tolta tutta lasciando solo quei pochi reduci. Un paio di jeans chiari gli fasciano le gambe muscolose, mentre una maglietta blu leggermente bagnata gli avvolgeva il torace muscoloso, così aderente da poter indovinare il fisico atletico che si celava sotto.
- Dai, salite in macchina.- intimai a entrambi, sospirando.
Non potevo credere di essermi fatta convincere da lui, e di essere sgattaiolata via di casa senza dire niente a nessuno in quell'ora improponibile della notte (o dovevo dire mattina?!). Non era neanche minimamente da me, dalla ragazza giudiziosa quel ero fin dalla nascita.
Eppure eccomi lì, a salvare due ragazzi dalla cella.
L'amico di Andrea sembrava parecchio giù di corda, era un ragazzo carino dai capelli castani che sparavano verso l'alto come se avesse messo una mano nella presa della corrente e, a differenza dell'amico, era vestito tutto di scuro, compreso un giubotto di pelle nero. Mi chiesi come mai Andrea non avesse nulla per coprirsi.
Certo, non faceva freddissimo, ma l'aria alla sera era frizzante e il vento che veniva dal lago tagliava proprio la gola.
-Per caso non hai niente da prestarmi?
Ecco, lo sapevo.
Accesi la macchina mentre lui si allacciava la cintura di sicurezza, seduto di fianco a me. Sapeva di sigarette e di birra da farmi arricciare il naso. Non potei evitare di fare una faccia disgustata a riguardo, provocandogli una risata.
- Non ho bevuto così tanto! Mi hanno rovesciato addosso della birra!
- Ne sei sicuro?
- Assurdo, sembri quel poliziotto!- rise il suo amico, dietro di noi -Se vuoi ti raccontiamo cos'è successo, come abbiamo fatto prima con il tipo....
- Dany, non credo le interessi...- notai uno strano tono nella sua voce, ma forse era perché era ancora un po' brillo.
- Ok ok...però é assurdo! Siamo finiti lì per delle ragazze e...ci ha parato il culo una ragazza! Non è assurdo?
Il silenzio che seguì quell'affermazione non fu semplicemente imbarazzante, fu pesante e fastidioso. Sentii una stretta al cuore, diversa da tutte quelle che avevo sentito prima di quel momento. Era qualcosa che mi faceva male.
Daniele ci squadró, incerto e confuso, i suoi vispi, ma ancora annebbiati, occhi azzurri che cercavano di elaborare la faccenda. Senza successo evidentemente.
Mi limitai a fissare la strada davanti a me, stringendo il volante, non capendo cosa mi stesse succedendo.
Perché stavo così male?
Perché così di punto in bianco?
- Se hai freddo prendi il mio...- Daniele si sfilò dopo un diverse contorsioni il chiodo, facendomi quasi sorridere -Anche se non dovrei dartelo. Così impari a prestare le tue cose per galanteria a una ragazza...che tra l'altro ci ha fatto arrestare!
L'accenno di sorriso si spense completamente sul mio viso, mentre Andrea sbuffava borbottando qualcosa fra sé e sé. Sperai che arrivasse in fretta la casa di Daniele e poi quella di Andrea, anche se avrei preferito di gran lunga accompagnare prima Andrea...non volevo stare da sola con lui.
Non più.
Volevo andare a casa e dormire, far finta di non aver mai risposto a quella telefonata. E non capivo perché ci fossi rimasta male.
Daniele mi fece frenare di botto, gridandomi allegramente che quella che avevamo appena superato era casa sua. Tornai in retromarcia e lo osservammo in silenzio, tentare di camminare dritto finché non scomparve chiudendosi la porta alle sue spalle, mostrandoci il pollice all'insù.
Sospirai lievemente e feci per riaccendere la macchina, ma la mano di Andrea mi bloccò, posandosi sulla mia. Avrei voluto allontanarlo di scatto e intimargli di non farlo, invece alzai lo sguardo verso di lui, incerta.
I suoi occhi scuri mi osservavano attentamente, e in quel momento mi aspettai che dicesse qualcosa per scusarsi o smentisse tutto quello che il suo amico aveva detto.
- Sei venuta in pigiama?
Sbattei le palpebre, incerta.
- N...no, perché?
Il suo sguardo scivoló sui jeans chiari che indossavo e sulla leggera giacca a vento estiva che portavo aperta a mostrare una maglia a righe bianca e blu. Si grattó la testa, mordendosi il labbro inferiore.
- Ecco...non sapevo cosa dire, non mi piace questo silenzio con te...
- Allora mettiamo della musica...- provai ad alzare il volumo della radio, ma la mia mano finí un'altra volta nella sua.
- No...preferisco la tua voce.
- Hey! Francy!
La voce di Sara mi riscosse dai ricordi della sera precedente. Era venuta alla Lega per salutarmi, siccome passava già di lì. Stavamo ritirando le barche, aspettando i genitori degli ultimi bambini rimasti. Avevo tolto la polo per colpa della cappa di caldo che continuava a farmi sudare, Sara mi lanciò un'occhiata di traverso delle sue.
- Sei rossa per il caldo o per quello che è successo stanotte?
La sua risata impertinente mi fece sorridere mio malgrado, mentre le facevo cenno di abbassare la voce. A volte poteva essere davvero imbarazzante e la cosa assurda era che lo sapeva perfettamente.
- Smettila di prendermi in giro! Ti ho raccontato cos'è successo, o sbaglio?
- Se per "raccontato" intendi due striminziti messaggi senza l'ombra di un dettaglio, allora sì me l'hai "raccontato"- disse facendo le virgolette con le dita in modo buffo.
- Premettendo che tu non dovresti esser qui- calcai sulla negazione, conscia di star diventando ancora più rossa e calda di prima - Non ti basta sapere che gli ho parato il culo, e come ringraziamento mi ha solo detto che preferisce la mia voce alla musica?
- Oddio, se preferisce la tua voce a quella di Axl Rose o a quella di Robert Plant...allora é di gran lunga uno dei complimenti e delle dichiarazioni d'amore che avrei voluto che Marco mi facesse...- sospirò lei, sorridendo eccitata, per poi diventare improvvisamente seria aggiungendo-E che invece non mi ha mai fatto.-
- Ok, lo so che nella tua mente distorta questa frase è al pari di una delle migliori dichiarazioni d'amore...
- LA migliore!
- Va bene...ma Sara, si era messo nei guai per un'altra ragazza...- e dicendolo la voce mi si affievolì in modo sgradevole, e sentii nuovamente la stretta intorno al cuore.
- MA!- saltò su, per niente atterrita dal mio atteggiamento - Ma ti ha detto che l'aveva fatto per il suo amico...cioè che era una ragazza che ha avvicinato il suo amico.
- Erano due. Una ciascuno...
- Sì, ma lui non ha mai detto che fosse davvvero interessato...
- Le ha dato la sua giacca.
- Come un vero gentleman! A te voleva dare altro ieri sera...no?
Divenni rossa, schiudendo le labbra.
No, non era vero.
C'era stato un momento, appena avevo parcheggiato l'auto nel suo vialetto, che si era sporto verso di me aggiustandomi il mio solito ciuffo ribelle dietro a un orecchio. Avevo sentito il suo respiro sulla pelle, e i suoi occhi scuri si erano fissati nei mie, facendomi tremare.
Ma poi si era tirato indietro.
Scuotendo la testa.
E il mio cuore si era fermato.
- Oddio... AIUTATEMI! La mia amica sta andando in ebollizione!- si mise a gesticolare Sara, ridendo. Un lampo di contentezza le illuminava gli occhi di nocciola, mentre qualcuno mi si avvicinava.
Probabilmente con una canna, perché dopo pochi istanti mi ritrovai completamente fradicia, dalla testa ai piedi. Fulminai con lo sguardo la mia presunta migliore amica e mi voltai a squadrare Alberto ed Elena che se la ridevano.
Era la seconda volta quel giorno.
Alzai lo sguardo e notai due occhi scuri che mi osservavano, attentamente, con lo stesso identico sguardo che la notte prima mi aveva rivolto nella mia macchina.
Un brivido corse lungo la mia schiena, mentre lui si avvicinava.
- Dai, abbracciami che ho caldo! - spalancó le braccia, continuando a guardarmi con quello sguardo che non riuscivo a comprendere.
Cos'avrei dovuto fare?
La stretta al petto era ancora lì e mi faceva male, sebbene le parole di Sara fossero in parte vere. Dovevo fare come se niente fosse?
Fu lui a decidere per me.
Mi avvolse tra le braccia, sollevandomi da terra e io rabbrividii. La stretta al cuore si allentó, mentre la sua dolce e forte su di me si stringeva.
- Grazie per quello che hai fatto per me, partner.
Quella frase sussurrata mi fece rabbrividire, come la sensazione delle sue labbra carnose che soffiavano quelle parole al mio orecchio, tanto vicine da sentirle...
Da sentirne il tocco sulla pelle...
*Optimist: imbarcazioni più piccole, per singoli passeggeri.
**Bug: imbarcazioni per 1/2 passeggeri.
***Bahia: per tre o quattro passeggeri più un aiutoistruttore.
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