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DI TEMPORALI, VESPE E GATTI (6)




Nina non crede nelle giornate no.

Non essendo una persona che si fa spesso prendere dalla negatività, è convinta che a rendere una giornata normale una giornata no sia il modo in cui la si guarda, e che se si impara a lasciarsi prendere dalle piccole, piccolissime cose che potrebbero migliorarla, alla fine ci si riesce a sopravvivere.

Quella però è una giornata insostenibile persino per una come lei.

Non solo, più prova a cercare di migliorarla, più il mondo sembra prenderla a schiaffi. In faccia. Ripetutamente. In quel preciso momento infatti è gettata in modo scomposto sul divano, con una mano in fronte e lo sguardo rivolto verso la finestra del salone, mentre l'acqua scrosciante della pioggia dipinge rapide sui vetri. Gli unici rumori ad interrompere il silenzio sono le gocce che battono sul tetto, i tuoni e l'insistente vibrazione del suo telefono. La ragazza non ha il coraggio di rispondere avendo visto che è Cook a chiamarla.

Come potrebbe mai ammettere che Max le ha appena dato una buca colossale? A lui, a loro, che di Max non hanno mai pensato niente di bello, non ha il coraggio di dire che forse avevano ragione. Che a Max importa solo di Max, punto.

Mentre lei, per lui, ha sempre smosso mari e monti.

Anche se lui non lo sa.

Non lo sa che per quella stupida uscita, per cui lui è in ritardo di ben quarantacinque minuti, lei ha fatto addirittura venire i suoi migliori amici da altre nazioni pur di avere una scusa per fare qualcosa insieme.

O forse è semplicemente lei che dovrebbe smetterla di architettare quegli stupidi piani, che le sue folli idee vanno bene per i film, ma nella vita vera non c'è nessuno lì a dirigere le pedine affinché vada tutto al proprio posto.

<<Max Verstappen? Di nuovo? Tutto ciò fa molto duemilaquattordici>> aveva commentato Cook, quella mattina, non appena la ragazza aveva condiviso con loro i programmi per quella sera mentre facevano colazione al Cafè de Paris.

Jerry e Cook, i fratelli non di sangue di Nina, erano atterrati uno da Parigi e l'altro da Madrid per passare il weekend insieme nel Principato dopo un'invito piuttosto inaspettato ma anche molto gradito fatto lo scorso Sabato alle tre di notte dalla ragazza. I due avevano trovato piuttosto divertente che Nina fosse sveglia a quell'ora a pensare a loro tanto da proporgli un weekend "come ai vecchi tempi", così avevano accettato senza indugi di tornare per un paio di giorni nella loro amata terra natia. Cook in realtà sosteneva che quello di Nina fosse un vero e proprio grido d'aiuto, che dalla loro partenza la loro amica aveva cominciato a soffrire la solitudine. Jerry, meno melodrammatico, era convinto che la ragazza avesse semplicemente voglia di vederli e di divertirsi come solo loro sapevano fare. Certamente nessuno dei due, però, si sarebbe mai aspettato che "come ai vecchi tempi" significasse passare la serata con Max Verstappen. A dirla tutta nessuno avrebbe mai neanche lontanamente immaginato che Nina fosse ancora in contatto con lui, una notizia a detta di Jerry capace di rabbuiare anche i giorni luminosi come quello. Tolto il dispiacere nel vedere la loro migliore amica distrutta dopo gli avvenimenti di quell'ultima mattina di Settembre di sei anni fa, erano stati entrambi più che contenti di sapere che non avrebbero mai più avuto a che fare con quel presuntuoso, egocentrico, egoista e testa calda che era conosciuto dai più col nome di Max Verstappen.

<<E' solo per bere una cosa, mi ha esplicitamente detto che ci teneva un sacco a vedervi>> si era giustificata Nina, muovendo la mano per aria con tranquillità per poi portarla ad afferrare il manico della tazza poggiata sul tavolino e avvicinarsela alle labbra, nascondendo qualsiasi segno di cedimento del proprio volto per quella bugia nella schiuma spumosa del proprio cappuccino.

Le lenti scure improvvisamente appannate dei suoi occhiali griffati le avevano fatto perdere la vista di entrambi i suoi migliori amici che, dopo un reciproco sguardo diffidente, avevano alzato gli occhi al cielo.

<<E' stato così bello saperlo recluso per sempre in l'Olanda>> aveva esclamato Jerry, mettendo su un'espressione dispiaciuta.

<<Ma chi lo vuole vedere>> aveva invece controbattuto Cook, quasi con esasperazione. La notizia l'aveva scosso così tanto che i suoi amati ricci biondi, lunghi fino alle spalle, erano stati raccolti in uno chignon disordinato. Cosa che il ragazzo solitamente fa solo quando lo stress è ai massimi livelli.

<<Magari dopo tutti questi anni potrebbe starvi simpatico, è cresciuto anche lui infondo>> aveva tentato di convincerli Nina, solo per avere in risposta una valanga di domande davanti alle quali era stata costretta a scuotere la testa.

<<E' meno stronzo?>>

Negativo.

<<Non è più uno sbruffone pieno di se?>>

Negativissimo.

<<Ha imparato che non può trattare sempre la gente di merda e poi aspettarsi che questi tornino strisciando da lui a chiedere scusa?>>

<<Beh...>> Nina avrebbe voluto controbattere, ma poi si era ridotta a scuotere nuovamente la testa.

<<Allora è ancora una testa di cazzo>> aveva statuito Jerry, mormorando poi un "voilà".

<<Ma almeno è più carino di prima?>> si era premurato di sapere Cook, guardando improvvisamente interessato la ragazza.

Lì Nina si era presa qualche attimo per rispondere, poi un sorriso le si era aperto sul viso. Aveva annuito, con gli zigomi trasformati in delle piccole mele rosse e i denti a stringerle il labbro nella vana speranza di trattenere quella improvvisa euforia.

<<E' molto carino>> aveva risposto, fissando i suoi occhi spalancati dritti in quelli di Cook, il più sensibile sotto questo punto di vista. <<Saremo solo noi tre per tutto il giorno. Ci divertiremo da pazzi. Poi lui ci raggiungerà per la serata e saremo tutti contenti. Vi prego, fatelo per me>>

Silenzio.

<<Mi è mancato tanto>> aveva aggiunto, afferrando speranzosa le mani di entrambi.

<<Più di quanto ti manchiamo noi?>> aveva domandato Jerry, alzando un sopracciglio con fare interrogativo.

<<Non potrebbe mai>> si era premurata di rispondergli, conoscendoli tanto bene da sapere che quello era il tassello mancante per convincerli definitivamente a dirle di sì <<Anche se, beh, lui non lo vedo da sette anni, e voi ogni mese trovate una scusa per tornare qui>>

Alla fine, come sempre accadeva, i due ragazzi non avevano potuto far altro che assecondare ciò che Nina aveva già deciso per loro. Così si erano goduti il resto della colazione dopo essersi messi l'anima in pace, pensando probabilmente che fosse totalmente inutile cominciare a disperarsi per qualcosa che avrebbe avuto inizio non prima di dieci ore.

Avevano riso, avevano chiacchierato, avevano goduto della reciproca felicità nell'essersi ritrovati mentre il sole ormai estivo illuminava e riscaldava la Place du Casino, dando loro l'impressione che, con una giornata iniziata così, niente sarebbe mai potuto andare storto.

E quanto avevano torto.

La pioggia era arrivata poco prima di pranzo, costringendo i tre ragazzi ad interrompere la loro passeggiata tra le viuzze di Monaco-Ville per rifugiarsi in un bistrot riparato dove poter fare aperitivo.

Nina, nel frattempo, aveva cominciato ad essere leggermente irritabile, mentre sbloccava ogni due secondi il telefono poggiato sul tavolino.

Max era, ovviamente, il problema del suo improvviso nervosismo.

Il ragazzo era stato informato due giorni fa del loro appuntamento di quella sera, quando lei aveva avuto la conferma che Jerry e Cook sarebbero riusciti a raggiungerla per il weekend. Gli aveva scritto al suo vecchio numero, sperando che fosse ancora in funzione così da risparmiarsi la brutta, bruttissima figura di scrivere a Serge per chiedergli il numero del suo migliore amico. Per fortuna aveva risposto. Certo Nina si sarebbe aspettata qualcosa di più soddisfacente di un semplicissimo "dovrei farcela", ma almeno aveva risposto. Ieri invece lei si era premurata di inoltrargli il luogo e l'ora del loro appuntamento, o meglio, della rimpatriata. Lui aveva risposto "ok".

Nina non era intenzionata a farsi prendere dallo sconforto così, quella mattina, mentre ascoltava gli eccitanti racconti riguardanti la passione di Cook per i barman dei sobborghi parigini, il suo cervello si era illuminato. La serata era giusto passarla tutti insieme, aveva fatto arrivare i ragazzi apposta per quello, ma aveva anche bisogno di una scusa per poter rimanere nuovamente sola con Max, ricreare l'atmosfera magica di quella sigaretta sotto casa della scorsa settimana, così mentre annuiva a Cook il suo cervello aveva cominciato ad architettare un piano.

E il piano era arrivato poco prima della pioggia.

"Ok" si era degnato a risponderle Max solo nel pomeriggio inoltrato, facendola sorridere davanti allo schermo del telefono nonostante l'esagerata attesa per ricevere due misere lettere.

<<Non mi dire che siamo già a questo?>> aveva domandato Jerry, portandosi una mano contro la fronte e scuotendo la testa sconsolato <<Sorridi ai suoi messaggi, che cazzo Nina, c'hai ventidue anni e stai parlando con un completo idiota>>

<<Che ti ha scritto?>> aveva invece chiesto Cook, allungando una mano per sfilarle il telefono e controllare la chat. Nina glie l'aveva impedito, portandosi il cellulare con lo schermo contro il petto e facendogli un occhiolino divertito.

In realtà era il messaggio che lei aveva inoltrato a lui che loro non potevano vedere. Nina infatti aveva chiesto a Max un passaggio per quella sera, inventandosi che Jerry e Cook sarebbero rimasti a Monte Carlo ad aspettarli. I due ragazzi non avevano idea dei programmi che lei aveva per loro, ma Nina era convinta di trovare un modo per far sì che tutto procedesse come previsto. La parte difficile del piano era Max, ma Max aveva detto "ok". In confronto il resto sembrava una passeggiata.

O almeno ne era convinta.

Da quel momento a ritrovarsi quella sera, da sola a casa in attesa di Max, sembrava passata una vita intera.

Il temporale estivo che li aveva colpiti durante il pranzo aveva continuato ad andare e tornare tra le colline monegasche, ma non era mai diventato tanto intenso come in quel momento. Per potersi fa prendere da Max, inoltre, Nina aveva senza troppo ritegno mandato avanti Jerry e Cook con una scusa che reggeva ben poco e, quando li aveva chiamati per dirgli che li avrebbe raggiunti direttamente con il loro amico olandese, Cook aveva gridato un "non ci credo, hai architettato tutto per venire con Max".

Come se non bastasse, mentre la verità veniva a galla, i due ragazzi erano rimasti bloccati sotto una balconata, senza ombrello, ed una bomba d'acqua aveva cominciato ad allagare il Principato.

Sono passati quaranta minuti da quella chiamata.

Nina si alza dal divano, vestita di tutto punto con un look studiato alla perfezione per farla sembrare bella senza troppi sforzi. Non indossava un paio di pantaloncini da secoli, ma sa quanto quelli le stanno bene, quanto piacciano le sue belle gambe scoperte. Si chiede se piaceranno anche a Max.

Vuole che lui rimanga colpito da lei.

Per qualche motivo, vuole che lui la desideri.

La sola idea le fa formicolare le mani così decide di smettere di pensarci, smetterla di fissarsi e trovare qualcosa da fare nell'attesa che non sia pensare a Max che pensa a lei.

Comincia a camminare per il salone facendo lo slalom tra i due divani ad angolo, poi percorrendo il perimetro del morbido tappeto persiano e ritorno, con lo sguardo che salta tra la finestra e il cellulare poggiato sul tavolino.

Ogni tanto lo schermo si illumina con la chiamata in arrivo di Cook, o di Jerry, ma lei continua a non voler rispondere, troppo imbarazzata da ciò che dovrebbe dirgli.

Quando sente nuovamente la vibrazione del telefono quasi le viene da piangere, sentendo tutto il nervoso accumulato durante la giornata arrivare a stuzzicarle gli occhi, facendole venir voglia di gridare. Getta un'occhiata sullo schermo e il suo cuore ha un sussulto, perchè questa volta non è ne Cook, né Jerry. E' Max.

Nina non è sollevata da quella chiamata in realtà, conoscendo così bene il ragazzo che una parte di lei è convinta che Max abbia definitivamente deciso di darle buca. Non sarebbe certo la prima volta, anzi, è un suo tipico comportamento prendere e mandare a quel paese qualsiasi tipo di piano.

<<Se mi chiami solo ora per dirmi che non vieni io...>> comincia lei, parlando ad una velocità tale da investirlo ancor prima che lui possa rendersi conto che ha effettivamente risposto alla chiamata.

<<Ma che stai dicendo>> esclama Max in risposta, quasi arrabbiato <<Sono sotto casa tua da mezz'ora, ho avuto un problema>>

Nina butta giù il groppo che le si è appena formato in gola, mordendosi le labbra.

<<Che tipo di problema?>> si informa, raggiungendo la finestra che affaccia sulla strada. Le gocce di pioggia rendono impossibile vederci attraverso nitidamente, ma almeno sembra stia spiovendo.

<<Faccio prima a fartelo vedere, scendi>> controbatte <<e porta del tonno in scatola>>

Il ragazzo chiude il telefono prima che lei possa chiedere altro e Nina, in realtà, è anche abbastanza convinta che stia scherzando. Per non fare la figura della scema decide comunque di prendere una scatoletta di tonno, con fare abbastanza perplesso, e buttarsela in borsa. Afferra un ombrellino, si tira dietro la porta di casa e scende frettolosamente le scale curiosa di sentire cosa si sarà inventato Max come scusa per il suo ritardo.

Ogni rimprovero, però, gli muore in bocca quando uscendo dal portone intravede un ragazzo davanti alla sua macchina, piegato verso il cofano e con il giubbotto completamente zuppo.

<<Che hai combinato?>> esclama Nina dopo aver aperto l'ombrello ed essere corsa da lui, sotto quella che ormai è diventata una pioggerellina. La ragazza alza il braccio per far rientrare Max nel raggio di copertura dell'ombrello e lui, ancora piegato con le mani sul cofano, ruota il viso per lanciarle uno sguardo indecifrabile. Ha le guance rosse, i capelli bagnati nonostante il cappuccio.

Batte un colpo leggero sul cofano con il palmo della mano.

Risponde quasi immediatamente un miagolio.

Nina spalanca la bocca sorpresa.

<<Mi si è infilato un gatto nel motore>> afferma Max, probabilmente indeciso su come prendere la situazione. <<E se accendo la macchina possiamo cibarci di gatto arrosto sta sera>>

<<Ma che, sei pazzo>> quasi grida lei, spalancando gli occhi <<Lo facciamo uscire. Per forza>>

Nel frattempo il cellulare di lei riprende a squillare. Decide di rispondere questa volta, dopo aver letto Cook sullo schermo.

<<Prima che inizi a gridare, Max è stato sotto il diluvio a cercare di far uscire un gatto che si è infilato nel cofano della sua macchina. Io sono scesa a dargli una mano>> spiega ragazza, scambiandosi uno sguardo silenzioso con Max.

<<Uh, è diventato San Francesco>> è l'ironico commento del ragazzo che la costringe ad abbassare velocemente il volume della chiamata, sperando che Max non abbia sentito.

<<Sta spiovendo, volete cominciare a raggiungere il locale?>> prova a dissimulare Nina.

<<Sì. E tutto ciò che ordiniamo prima del vostro arrivo lo paghi tu, amore mio>> afferma Cook prima di chiuderle in faccia la chiamata.

Nina, in quel momento, sarebbe ben felice di offrire ai suoi migliori amici anche più di una bottiglia di Dom Pérignon, se questo le consentisse di per farsi perdonare.

<<Vieni, copri la batteria mentre apro il vano>> le chiede Max, attirando la sua attenzione con un gesto della mano. La ragazza si mette a disposizione, sfilandogli accanto per posizionarsi nel modo più congeniale per permettergli di aprire il cofano anteriore e al tempo stesso proteggere dalla pioggia lui e i cavi all'interno.

Il miagolio si fa più intenso e una piccola e pelosa coda rossiccia si intravede tra le componenti meccaniche calde, rifugio sicuro per un gattino indifeso sotto un temporale del genere. Tuttavia, per quanto la situazione sembri una faccenda da poco, l'operazione di salvataggio risulta più difficile del previsto, mettendo a dura prova la pazienza di Max e la capacità di Nina di restare seria davanti ad un tale avvenimento.

Da un lato si domanda perchè una cosa del genere dovesse capitare proprio quel giorno, come ciliegina su una torta fatta di sin troppe sciagure, d'altro canto però si chiede quando mai le ricapiterà di osservare Max - Max Verstappen - salvare un gattino dall'essere incenerito dal proprio motore.

<<Se mi ha fatto qualche danno alla macchina lo ammazzo>> esclama, tendando per l'ennesima volta di afferrare il cucciolo.

Ecco, appunto, pensa Nina.

Si scambiano presto di posto, con la ragazza che prova ad infilare le proprie mani, più affusolate di quelle di lui, tra i cavi e i tubi provando a raggiungere il gattino. Quest'ultimo però, intrepido e decisamente poco interessato a lasciare quel caldo e lussuoso riparo, non sembra intenzionato a farsi prendere, né sortiscono alcun effetto le botte date da Max sulle ruote per spaventarlo, o ancor meno la scatoletta di tonno aperta e lasciata sotto la macchina.

La pioggia ha definitivamente smesso di cadere quando entrambi i ragazzi decidono di dover trovare una soluzione alternativa per uscire da quell'impasse e Nina, un'idea su come spostarsi da lì senza prendere la macchina di Max, ce l'ha.

<<Andiamo con la Vespa>> afferma lei, chiudendo definitivamente l'ombrello mentre Max butta giù il cofano.

Un miagolio arriva alle sue orecchie prima che queste vengano inondate dalla risata del ragazzo.

Quando però lui si gira a guardarla e scopre sul viso di lei un'espressione seriosa capisce che non sta scherzando, che Nina vuole davvero resuscitare il motorino che li ha accompagnati durante loro estati nel Principato e con il quale ha torturato Max tra sorpassi fatti male che hanno rischiato di ammazzarli, cadute stupide nei più improbabili luoghi di Monaco e una massima velocità di percorrenza di cinquanta - tiratissimi - chilometri orari.

<<Te lo sogni>> controbatte lui, interrompendo quella risata e guardandola con decisione.

Dieci minuti dopo sono sul sellino della Vespa, pronti a partire.

<<Puoi provare a non ucciderci?>> le domanda Max, sistemandosi sull'ampio sellino e andando poi ad allacciarsi la scodella che si ritrova come casco. Nina gli risponde ridendo mentre la sua mano gioca con l'acceleratore per non far spegnere il motore dopo l'immensa fatica fatta per riportarlo nel mondo dei vivi.

Il ragazzo non è neanche riuscito a convincerla a farlo guidare, finendo come sempre dietro di lei, aggrappato alle maniglie del sellino pur di conservare un po' di virilità e non prendersi ai suoi fianchi.

Nina, d'altro canto, si sente schifosamente felice.

Non le importa di tutto ciò che è andato storto sino a quel momento, né di ciò che sicuramente continuerà ad andare male. In quel momento non sente il peso di quei sette anni passati, non solo senza Max ma in generale.

Ha di nuovo sedici anni, nessun pensiero in testa, nessuna preoccupazione. Non sente l'ansia di un futuro incerto, né la pressione sociale di un mondo che richiede di sapere lei chi è, cosa fa per la società, cosa sta costruendo. Mentre abbassa la manopola dell'acceleratore e sente le gambe di Max stringersi contro le proprie, proprio come hanno fatto decine, centinaia di volte, si sente così leggera che quasi la testa le gira, più di quando rischiano di cadere per colpa di un tombino solo duecento metri dopo.

<<Nena>> esclama Max, con un tono tra il rimprovero e l'esasperazione, e Nina per qualche motivo se lo immagina come un disegno, una bozza su uno dei suoi fogli bianchi, con le sopracciglia aggrottate e tre punti esclamativi accanto alla vignetta dove pronuncia il suo nome.

Ride di questo, ride del momento, ride anche pensando a quanto stupida è stata nel pensare che una Nina potesse stare per sempre senza un Max. E forse è proprio per questo che si sente così felice, perchè finalmente dopo tutto quel tempo ha riacquistato una parte di sè che aveva dovuto sopprimere.

Una parte cinica e scorbutica, che forse non può piacere a tutti, ma che a lei, a lei piace da impazzire avere accanto.

<<Il mio battito cardiaco è più basso quando faccio una staccata a trecento chilometri orari rispetto a quando vengo con te in motorino>> afferma il ragazzo, scendendo frettolosamente dalla Vespa non appena raggiungono il locale di Monte Carlo.

<<Semplice>> risponde Nina mentre fa scivolare la moto sul cavalletto, trattenendo una risata <<Mica in quei momenti sei con me>>

La scoccata della ragazza gli fa alzare gli occhi al cielo mentre lei gli indirizza un occhiolino divertito, passando poi a scompigliargli i capelli non appena lui si sfila il casco. Sono ancora umidi e anche piuttosto disordinati, ma lei li preferisce così, spettinati.

<<Quindi esserci visti tre volte ci ha già fatto tornare al livello di confidenza in cui tu mi scompigli i capelli senza che io possa mandarti a quel paese?>> si informa lui.

Nina scrolla le spalle, cominciando a camminare lungo il marciapiede che porta all'ingresso del suo locale di Monte Carlo preferito. Max le cammina affianco e lei osserva attenta le loro ombre per terra, quasi incantata da quella scena.

E' lui infatti a farle notare, qualche metro più avanti, che ci sono i loro amici intenti a fumare una sigaretta fuori dal locale, insieme ad un'altra ventina di persone che non devono essere riuscite a trovare un tavolo e che come sempre creano movida davanti all'ingresso, rendendo piacevole anche solo sorseggiare qualcosa all'esterno.

Destino che Nina non pensava potesse toccare anche a loro, anche se per l'andazzo di quella giornata avrebbe dovuto aspettarselo.

<<Hanno dato la prenotazione, siamo arrivati con quaranta minuti di ritardo>> la informa Jerry, leggermente scocciato, ancor prima di salutarli.

La ragazza decide di non farsi affondare dall'ennesimo colpo e procede a lasciare un bacio sulla guancia di entrambi i ragazzi, schioccando rumorosamente le labbra.

<<Vuol dire che ce la vivremo al meglio, qui fuori in mezzo a tutta questa gente>> prova a sdrammatizzare, mettendo su un sorriso a denti scoperti.

Osserva poi il modo abbastanza sciolto con cui Max e i suoi amici si salutano, pensando davvero per la prima volta che forse quella serata non sarà un completo disastro.

Il tutto è cominciare a farli bere.
E anche se questo non è il suo tipo di rimedio contro le giornate dove tutto sembra andare storto, per quella giornata, è l'unica soluzione possibile.

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