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DI RISOLUZIONI AZZARDATE (2)




Aprire gli occhi, quella mattina, per Nina è una fatica immensa.
L'alba era già sorta da un pezzo quando è finalmente riuscita ad addormentarsi, ma neanche nel sonno è riuscita a trovare la pace che ha cercato per tutta la notte, rigirandosi tra le coperte senza voler davvero dormire.

Ha passato tutto il tempo a rimuginare su Max, su ciò che era successo poche ore prima, su di loro, su quel qualcosa.

Con una mano poggiata sulle labbra, lì dove quelle di lui avevano premuto con forza, cercava di ricordare cosa aveva provato quando lui l'ha baciata.

Che sapore avevano le sue labbra.

Come era stato sentire le sue mani sul viso.

Non avere un metro di paragone non è stato d'aiuto. Insomma, i baci che aveva dato prima di quel momento erano stati piuttosto insignificanti, rubati per sbaglio a qualche festa durante stupidi giochi. Non aveva mai baciato qualcuno che le piacesse davvero e neanche Max probabilmente rientrava in quella categoria, ma è certamente qualcuno di importante per lei.

Forse, una delle persone più importanti della sua vita.

Il modo in cui è andato via poi, senza dare spiegazioni, la tormenta ancora. E probabilmente lo farà per sempre se quello sarà davvero l'ultimo momento passato insieme, il punto del loro qualcosa.

Se nella notte non è riuscita a trovare consiglio, neanche il risveglio le regala grandi sorprese. Dopo una lotta con se stessa per decidersi a butta già i piedi dal letto controlla speranzosa il telefono, non trovando niente che possa aiutarla nella risoluzione del caso. Si trascina per la stanza, dà un'occhiata alla strada affollata sulla quale si affaccia la sua camera.

Vorrebbe chiedere a ciascuno di quei passanti cosa fare, come comportarsi, eppure nessuno di loro probabilmente saprebbe aiutarla davvero perché nessuno è mai riuscito a capire il suo rapporto con Max.

In quella decisione è completamente sola.

Cattura lo sguardo di Max dalla parte opposta della sua camera, nella loro unica foto insieme, attaccata con una molletta gialla alla sua bacheca in acciaio. Ci son tante persone appese lì, c'è Susie, ci sono Cook e Jerry, la sua famiglia. Tante foto, tanti posti, eppure Max attira più di tutti l'attenzione. I suoi occhi bucano la pellicola, la sua faccia scocciata stona con tutti quei sorrisi. Però c'è Nina, al suo fianco, che sorride per entrambi.

La ragazza stacca la foto dalla parete e la porta con sè mentre va in cucina per prepararsi la colazione, chissà che riesca a trovare la soluzione ai suoi dilemmi nei fondi del caffè.

La casa è vuota, suo padre sarà sicuramente a lavoro, sua madre probabilmente a bere uno spritz con le amiche, un'attività che loro chiamano aperitivo e Nina, essendo le dieci di mattina, alcolismo. Infondo ne hanno bisogno per affrontare la loro vita da casalinghe mantenute.
Infondo è una bella famiglia la sua.

Beve il suo caffè in silenzio, senza riuscire a staccare gli occhi dalla foto che ha portato con sè. Ciò che non riesce a smettere di guardare in realtà, più che lui, è la felicità impressa sul proprio volto.
Nina è incredibilmente bella ed incredibilmente contenta, seduta accanto ad un Max che sembra essere stato quasi costretto a stare lì fermo al suo fianco giusto il tempo di scattare una foto. Il loro muretto speciale alle spalle.

Che Max sia semplicemente arrivato prima a capire qualcosa che, se avessero avuto più tempo a disposizione, anche lei avrebbe capito in futuro? È questo che Nina continua a chiedersi.

Il fatto che non abbia mai pensato davvero a Max oltre il confine del loro qualcosa, non significa certo che non sarebbe mai arrivata a farlo. Del resto il loro legame così stretto, la loro particolare connessione, ha sempre ricordato più una relazione che un'amicizia.
Nina non sopporterebbe mai neanche la vista di lui con un'altra, il solo pensiero le fa venire l'orticaria.
E quando è con lui si sente completa, come se non avesse bisogno di nient'altro, esattamente come tutto sembra perdere senso quando lui non c'è.

Che questo, che il loro qualcosa, sia amore?

Nina quasi si strozza con dell'acqua al solo pensiero, sentendo un nodo chiuderle lo stomaco. Allora si ricorda cosa aveva provato solo poche ore prima, quando lui l'aveva baciata. È esattamente ciò che sente anche in quel momento, quella morsa poco sotto il petto che quasi le impedisce di respirare, che le fa formicolare le braccia, le mani. E che al tempo stesso, per quanto sembri quasi qualcosa di brutto, di fatale, la fa sentire bene.

"Sei l'unica persona alla quale perdonerei qualsiasi cosa, pur di tenerti con me"

Quella frase le torna in mente come un lampo, mentre si rigira la tazza ormai quasi vuota tra le mani.

Era stato lui a dirgliela, proprio all'inizio di quell'estate, dopo uno dei loro soliti battibecchi. Nina l'aveva ritrovato sbronzo in compagnia di Cook e Jerry, cosa già di per sé improbabile, in un bar a pochi isolati da casa di Susie. L'aveva portato a casa in sella alla sua bella Vespa mentre lui si reggeva a lei a stento, blaterandole cose senza senso nell'orecchio.

Tranne, più tardi, quella.

Glie l'aveva detta mentre lei gli tastava i pantaloni alla ricerca delle chiavi per aprire la porta di casa, lui ci era poggiato contro con la schiena e la osservava divertito, il viso illuminato dalla lanternina sul portico.

<<Sei l'unica persona alla quale perdonerei qualsiasi cosa, pur di tenerti con me>>

Nina gli aveva sfilato le chiavi dalla tasca e aveva alzato gli occhi al cielo, quasi come se quella frase non avesse peso detta da uno in quelle condizioni. Persino Max sembrava confuso dal suo stesso discorso.

<<Vale anche per me, Emilian>> gli aveva però risposto, quasi sbuffando. Nonostante fosse ancora arrabbiata con lui, riusciva perfettamente a capire il suo punto di vista.

Anche lei gli avrebbe perdonato qualsiasi cosa.

Hanno litigato tante volte ancora dopo quella volta e tante altre volte si sono silenziosamente perdonati, dimostrando che forse quella frase anche se detta sulla scia di fin troppi bicchieri di vino aveva un suo tocco di verità.

Amore o no, si perdoneranno anche ciò che è successo la scorsa sera.

Ma quando?

La fine di quell'estate rimescola le carte, rompe una tradizione. Max non tornerà il prossimo Giugno. Niente più abbracci forzati al ritorno, niente più litigate, niente più nottate sul muretto. Niente più momenti per guardarsi e capire di aver ancora una volta fatto pace.

Niente più aversi accanto e sentirsi completi.

Nina ricomincerà a partecipare alle feste di Susie anziché stare in disparte con qualcuno a parlare, Max troverà un'altra ragazza da far sentire speciale ovunque decidano di passare la prossima estate, dicendole di essere l'unica donna che tollera al mondo, dimenticando Nina e i suoi occhi vispi, il suo entusiasmo, la Vespa che non gli faceva mai guidare, gli scherzi per i quali gli scaricava sempre la colpa.

Forse bacerà anche lei e lei non si tirerà indietro, e questo la ferisce a morte.

Poi un altro ricordo le appare in mente.

"A volte devi semplicemente dire 'fanculo, io vado"

È questo che Max le aveva risposto con semplicità, quando Nina una volta gli aveva chiesto come facesse ad azzardare certi sorpassi in pista.

'Fanculo, io vado.

Io vado.

Nina si alza da tavola d'improvviso, quasi sorprendendo se stessa e con tanto vigore da far cadere la tazzina sul tavolo. Presa dalla foga la lascia lì, correndo piuttosto lungo il corridoio che porta alla sua camera per togliersi il pigiama e gettarsi nel primo abbinamento di maglietta e pantaloncino che le capita davanti agli occhi. A malapena trova il tempo di darsi una sciacquata prima di fiondarsi fuori di casa e saltare sulla sua Vespa, il casco abbinato alla moto slacciato e la borsetta con soltanto il telefono e le sigarette gettata sulla spalla.

Attraversa le strade assolate del Principato di Monaco, da La Condamine a Monaco-Ville, con il vento che le sferza il viso e la manopola dell'acceleratore ruotata tutta verso il basso. Il tratto è piacevole e di solito la bassa cilindrata del suo mezzo, che a malapena le consente di raggiungere i sessanta chilometri orari, più che un fastidio è una scusa per godersi la passeggiata. In quel momento peró trova snervante dover stare lì, seduta, e non arrivare mai alla meta.

Tira un sospiro di sollievo solo quando individua la macchina presa in fitto da Jos ancora davanti al cancello di casa di Susie.

Abbandona frettolosamente la moto e corre a suonare il campanello posizionato accanto al cancello in ferro battuto.

Si solleva sulle punte, nervosamente, senza avere neanche il coraggio di chiedersi cosa ci faccia davvero lì.

In testa ripete il mantra di Max, semplice ed efficace, ruvido, grezzo, come lui. Certo il ragazzo lo usa per sorpassare macchine a trecento chilometri orari, eppure Nina è convinta che vedere Max quella mattina non sia qualcosa di meno pericoloso.

Ci prova però. Cambia la marcia, preme sull'acceleratore e aggrappandosi al volante attende l'esito del sorpasso.

'fanculo, io vado.

Il cancello nel frattempo si apre.

<<Nina!>> esclama Susie, spalancando la porta d'ingresso alla fine del vialetto <<Che succede?>>

La bruna cammina velocemente verso di lei, guardandola dritta negli occhi e cercando di non far caso alle urla che sente alle sue spalle, l'inconfondibile tono di Jos Verstappen quando è arrabbiato.

<<E' un brutto momento, lo so>> le dice Nina con un filo di voce, afferrandole una mano <<Ma Max dov'è?>>

<<Di sopra>> risponde l'altra, stringendo le labbra in un sorriso forzato <<Stavano andando via ma poi mia madre ha cominciato a rinfacciare cose a Jos e, insomma, vanno avanti così da non so più neanche quanto tempo>>

<<Posso?>> domanda la bruna.

Non vorrebbe mai intromettersi in momenti delicati delle loro altrettanto delicate famiglie e una parte di lei crede anche che quello sia il momento giusto per fare dietrofront e sparire, che Max quando sente le grida di Jos diventa intoccabile.

Però ormai è lì.

Susie annuisce, facendole segno di entrare, e Nina cerca di diventare invisibile mentre correndo in punta di piedi attraversa l'ingresso della villa fino a raggiungere le scale, passando davanti all'arco che affaccia sul salone dove Jos e Laurel sono in preda ad una lite furiosa.

Una volta al piano superiore rallenta, quasi contando i passi che la separano dalla porta chiusa alla fine del corridoio.

Non sa ancora bene cosa vuole dirgli, come dirglielo, ma se lui è stato coraggioso abbastanza da gettarsi in quel bacio, da ammettere che quel qualcosa tra loro fosse più di un'amicizia estiva, di un bel feeling, più di quello che già hanno, allora lei può essere coraggiosa tanto da ammettere che anche lei sente qualcosa di più.

Non sa ancora cosa, lui è stato più bravo in questo, l'ha capito prima. Ma lo sente anche lei.

E di un'altra cosa è sicura, ed è la certezza di non volere quel bacio rifiutato come ultimo ricordo di Max. In realtà, non vuole che ci sia affatto un ultimo ricordo. Vuole che lui non mandi tutto a puttane, come le aveva chiesto l'altra sera. Vuole provare a vedere cosa c'è, e se sarà forte abbastanza come crede, pochi metri o migliaia di chilometri, estate o inverno, non cambierà ciò che sono, ciò che sono sempre stati.

<<Che ci fai qui?>> esclama lui, apparendo sull'uscio della sua stanza.

Nina era così soprappensiero da non essersi resa conto di essere arrivata lì, dinanzi alla sua porta, e aver bussato.

Quando se lo ritrova davanti sente lo stomaco chiudersi del tutto, sopratutto alla vista dei suoi occhi freddi, impassibili. Non si lascia scoraggiare però. E' sempre riuscita a sfondarla quella diga di ghiaccio, così rimane ferma davanti a lui a ricambiare quello sguardo.

<<Perchè non mi hai detto che non saresti più tornato?>> è la prima cosa che le viene in mente da chiedergli, con un tono molto meno convinto di ciò che avrebbe voluto ma sicuramente sincero.

<<Avrebbe fatto differenza?>> controbatte lui, sollevando le sopracciglia <<E se la risposta è sì, allora magari non volevi davvero baciarmi>>

La ragazza cerca di digerire la razionalità e la semplicità di quel ragionamento, spoglio di tutte le trame che lei ci aveva invece cucito sopra, dei suoi pensieri, delle sue emozioni.

Però non è abbastanza per stracciarle del tutto, è ancora convinta di quel qualcosa di più.

<<Max, mi hai colto alla sprovvista>> si giustifica la ragazza, spalancando le braccia <<Ma possiamo trovare un modo di far funzionare le cose>>

Nina fa un passo avanti e Max uno indietro, per poi darle le spalle e andarsi a gettare sul letto rifatto, con la valigia chiusa poggiata lì accanto e niente più che ricordi il suo passaggio lasciato in giro per la stanza.

<<Nena, non c'è niente da far funzionare, non farti tutte queste paranoie>> afferma lui, guardandola dritto negli occhi mentre mantiene una posizione rilassata, come se non le stesse trafiggendo il cuore <<E non pensare che ci soffra perchè non ci sei stata, non pensare neanche a ciò che ti ho detto, volevo solo togliermi lo sfizio di portarti a letto prima di dirci addio>>

La ragazza ringrazia di essere rimasta sul ciglio della porta, di avere così tanto spazio a dividerli, anche se la distanza non attutisce il colpo, anche se le sue iridi continuano a sembrare stalattiti puntate contro il suo petto.

Almeno può respirare.

Almeno può sperare che lui non senta il rumore di quelle paranoie rompersi in mille pezzi, che non si accorga dell'improvviso tremolio delle sue mani, e delle sue labbra.

Che la guardi per bene, per l'ultima volta, e che quella visione lo tormenti per sempre.

Sta mentendo, grida una parte di lei.

E' così che fa Max. Lui deve sempre ricordarti di essere quello che non prova niente, l'uomo di ghiaccio che nessuno potrà mai scalfire, il freddo calcolatore. Eppure con lei è sempre stato diverso, non le avrebbe mai fatto così tanto male.

Lei è speciale per lui, così come lui lo è per lei.

Quello però, che stia mentendo o meno, è un colpo che le strappa le viscere e la lascia lì, inerme.

Finchè non decide di fargli male anche lei.

<<In realtà ne sono sollevata>> esclama la ragazza, incrociando le braccia sul petto e cercando di ricambiare il suo sguardo senza scoppiare a piangere <<Ho sempre pensato che fossi innamorato di me, per questo non avevo il coraggio di dirti che mi piace Kevin e che stiamo uscendo da un po'. Ma ora te ne vai, quindi non importa più. Non sarei mai venuta a letto con te. Facciamo finta che quel bacio non sia mai esistito. Ti auguro una bella vita Max>>.

Nina gira su sè stessa senza aspettare risposta, senza neanche catturare uno stralcio della reazione che comunque sicuramente non sarebbe riuscita a vedere, essendo le emozioni di Max nascoste dietro strati e strati di ghiaccio impenetrabile.

Vorrebbe scappare via, correre, ma c'è un'ultimo ostacolo che incontra per strada. Anche se ormai ha già iniziato a piangere.

<<Tu e Kevin cosa?>> domanda la ragazza bionda, ferma in mezzo al corridoio e intenta a guardarla con gli occhi spalancati, le guance rosse che imporporano l'incarnato pallido.

<<Mi dispiace>> mormora semplicemente Nina, scansandola senza neanche ricambiare il suo sguardo, la testa bassa e il passo veloce per scappare via dal mortale gelo di Max, via dal tradimento che la sua amica pensa le abbia fatto.

Forse sarebbe potuta rimanere, spiegare a Susie che quello era solo un modo per colpire Max, che non c'è mai stato niente tra lei e Kevin, proprio come le ha sempre promesso. Ma è più importante far credere a Max che sia tutto vero.

Però quella stupida bugia insinua in Susie il seme del tradimento, mette le radici e col tempo costruisce un muro fatto di spine tra le due, così quella mattina, scappando, Nina non perde solo Max ma anche la sua migliore amica.

Tutti, quel giorno, perdono qualcosa.

E anche se prima o poi riusciranno a perdonarsi, non essendoci più un muretto dove incontrarsi all'inizio di ogni estate, dove guardarsi e sapere che va tutto bene, sarà un far pace così silenzioso, che nessuno lo saprà mai.


Sei l'unica persona alla quale perdonerei qualsiasi cosa, pur di tenerti con me.






💁🏼‍♀️💁🏼‍♀️
Aggiornamento in anticipo perché domani probabilmente non sarei riuscita a pubblicare. E anche perché dovevo trovare qualcosa con cui intrattenermi in attesa della replica della gara della F1 😂😂 sì, non ho ancora avuto spoiler perché non apro Instagram dalle due, se non una cosina che mi ha già fatto prendere un colpo.

quindi pls, sommergetemi di commenti così ho qualcosa da fare fino alle 20 😂 o anche dopo, che lo sapete che mi piace fare chiacchiere qui.

Tolto questo, abbiamo finito per ora i flashback 💗 ricordate sempre di leggere i numeri dei capitoli per capire dove ci troviamo nella storia ! Questo praticamente è il capitolo precedente, cronologicamente, a quello in cui Max e Nina si ritrovano grazie a Serge.

E dopo cosa si fa ? Lo scoprirete la prossima settimana !!

Appuntamento a lunedì prossimo, non mancate!

Basci, la vostra - da 48h - dott.ssa Donna 🤍🤍

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