DI QUALCOSA IN PIÙ (1)
<<Dai Max, ti prego, ti prego>> esclama Nina, scostandosi dal muretto sul quale sono entrambi appoggiati e afferrando le mani di lui una volta che gli si para di fronte. Il ragazzo alza gli occhi al cielo, rimanendo seduto. <<Veramente vuoi perderti la faccia di Cook e Susie in quel posto?>> prova a convincerlo la ragazza, puntando su qualcosa che solitamente con Max funziona sempre: motivi per prendere in giro i loro amici.
<<Non posso essere semplicemente lasciato in pace? Qui, a finire questa birra e guardare male gli invitati?>> controbatte lui, sfilando una mano dalla stretta di Nina per afferrare la bottiglia poggiata al suo fianco. Ne beve un sorso senza mai staccare le iridi cerulee da quelle scure di lei, con aria di sfida.
<<Io voglio andare>> statuisce la ragazza, sbattendo persino un piede per terra con quel suo fare da persona abituata ad ottenere sempre ciò che vuole <<Vuoi davvero passare la tua ultima sera qui, senza di me?>>
<<Tu preferisci andare piuttosto che passare la tua ultima sera con me?>> replica lui, anche piuttosto efficacemente.
Nina lascia andare uno sbuffo, rubandogli la bottiglia dalle mani e portandosela alle labbra mentre torna a poggiarsi al suo fianco.
Davanti a loro il giardino della villa di Susie, la sorellastra di Max nonché migliore amica di Nina nonché organizzatrice di feste da manuale, è gremito di gente. Non c'è da sorprendersene considerando che la ragazza ne ha organizzate per tutta l'estate utilizzando le scuse più disparate. Almeno l'ultima sera prima del ritorno di Max in Olanda è un motivo valido per addobbare il giardino, riempirlo di gente e farla ubriacare. Non che il ragazzo in questione sembri apprezzare particolarmente.
Nina in realtà è una grande fan delle feste di Susie. Ha sempre trovato che fossero un ottimo modo per affrontare le lunghe e afose giornate di Monaco, per combattere l'ozio estivo, ancor prima che Max entrasse nelle loro vite. Da quando si conoscono però le apprezza davvero solo quando il ragazzo è fuori per i weekend di gara, il che capita abbastanza spesso. La aiutano a riempire il vuoto lasciato dalla sua assenza.
Essere il più giovane pilota mai esistito in Formula Uno ha sicuramente i suoi vanti ed i suoi pregi, ma certamente non ti consente di vivere l'estate come un diciassettenne qualunque.
Per questo poi, quando lui c'è, a Nina delle feste importa ben poco. Finiscono sempre lì, sul loro muretto dalla parte opposta rispetto a quella dove si svolge la festa, a smezzarsi una birra. Parlano di cose, di qualsiasi cosa. A volte ridono. A volte litigano. Molto spesso litigano. Si allontanano, però poi sempre su quel muretto fanno pace. Ogni tanto qualcuno si unisce a loro, Susie per esempio, quando vuole scroccare una sigaretta da Nina e fumarsela lontana dagli occhi indiscreti. Oppure Cook e Jerry, i migliori amici di Nina. I due in realtà non vanno per niente d'accordo con Max ma per lei provano almeno a tollerarlo, come Max prova a farsi piacere loro, tra chiacchiere di cortesia e raramente, raramente, una risata per qualcosa di divertente detto sicuramente da Cook.
E' sempre stato così, da quando si sono conosciuti.
Loro stanno fermi e il mondo gli gira intorno, come se il mondo avesse bisogno di loro e loro invece, quando sono insieme, di nessun altro.
Max non è decisamente una persona socievole, Nina invece è un animale sociale. Così, Max scava uno spazio nella sua solitudine giusto giusto per farci stare lei e lei, quando parla con lui, illumina quello spazio angusto ed ha la stessa soddisfazione di quando parla ad una stanza piena di persone. Si bilanciano, si completano e, anche se diversi, si capiscono.
E non sono amici.
Però non sono qualcosa di più, né qualcosa di meno.
Sono qualcosa.
Qualcosa che li tormenta da quella prima volta che si sono ritrovati a parlare da soli, seduti su quel muretto fino a vedere l'alba, tre anni prima. Qualcosa che li distrugge nei mesi di distanza, ma che al tempo stesso li scalda nei giorni più freddi, passati a migliaia di chilometri di distanza. Il pensiero di quel primo abbraccio all'inizio di ogni estate che Max, scorbutico, non vuole mai darle e che lei invece si fionda a prendere, respirando a pieni polmoni quell'aria finalmente piena di ossigeno mischiata al suo profumo preferito.
Qualcosa che lei non cambierebbe con niente al mondo. Lei.
<<Nena, me la dai una sigaretta?>> domanda Susie, interrompendo la bolla silenziosa che si era creata attorno ai due ragazzi. Ha i capelli biondi legati in uno chignon e il corpo alto e dalle linee sinuose avvolto in un vestitino color argento, sul viso un sorrisino divertito complice qualche bicchiere di troppo.
Nina annuisce, infilando una mano nella borsetta e sfilando dal pacchetto di sigarette una per l'amica ed una per sè.
<<Noi stiamo andando, sei riuscita a convincere Max?>> chiede la bionda, con il filtro tra le labbra.
<<Secondo te?>> controbatte l'altra, alzando un sopracciglio. Susie sbuffa.
<<Che senso ha andare in una stupida casa abbandonata?>> esclama allora Max, spalancando le braccia e guardando le due ragazze con gli occhi sbarrati, come se il suo punto fosse ovvio <<E' una perdita totale di tempo, e Susie vuole andarci solo per avere una scusa per mettere le mani addosso a Kevin>>
<<E cosa ci sarebbe di sbagliato?>> mormora Nina, lanciando un'occhiata complice alla bionda che le fa un'occhiolino mezzo nascosto da una nuvoletta di fumo.
Max alza gli occhi al cielo.
<<Fate quello che volete, io vado in bagno>> annuncia il ragazzo, alzando le mani e lasciando le due lì, sole, intente a guardarlo mentre attraversa il giardino ricolmo di gente. Quando passa in mezzo alla folla le ragazze si girano a guardarlo, ma lui non se ne accorge. Non gli importa, dice sempre di non avere tempo per le ragazze, che portano solo guai. Nina si è sempre sentita speciale nell'essere la donna della sua vita.
In realtà è anche sollevata dal modo in cui lui vede le altre. Non crede che potrebbe mai tollerare la vista di lui con qualcuna che non sia lei.
<<Oggi ha qualcosa non va>> osserva poi, facendo un tiro alla sigaretta senza togliere gli occhi di dosso dalla schiena di Max.
Sta crescendo, è ciò che finisce inevitabilmente a pensare seguendo i suoi movimenti. La sua schiena è più larga di com'era quando si sono conosciuti, il collo più muscoloso, i lineamenti del suo volto più marcati ed anche se la faccia da schiaffi gli è rimasta, è comunque più adulta. E non è tanto il suo aspetto attuale a preoccuparla, ma come sarà l'estate prossima.
Quanto sarà cresciuto, quanto sarà famoso.
Il loro qualcosa sopravviverà fino al prossimo anno? Una parte di Nina ne è sicura, perchè certe cose non possono semplicemente scomparire, certe persone non possono fare a meno l'una dell'altra. Eppure mai si è sentita come quella sera, confusa, triste, nello stesso modo in cui anche lui sembra particolarmente scontroso e stralunato.
L'idea di separarsi non è mai facile, eppure quella volta sembra particolarmente difficile.
Alla fine, senza sapere neanche lei come, riesce a trascinarlo con sè nell'avventura pensata da Susie per quell'ultima sera. Davanti al cancello della vecchia villa riescono tranquillamente a sentire i rumori della festa, accompagnati dai gridolini eccitati della bionda e dai sonori sbuffi di Max. Quando è contrariato da qualcosa si impegna sempre affinché tutti possano rendersene conto.
La tenuta in questione è un'antica villa coloniale mai ristrutturata e, al contrario delle altre lussuose abitazioni del viale, è dismessa e abbandonata. E' stato uno dei primi argomenti di conversazione affrontati come gruppo, la prima estate passata insieme. Cook aveva sentito questa storia improbabile di vicini che sentivano voci e finestre che si aprivano, e si erano promessi - tutti tranne Max ovviamente, per niente affascinato dalla cosa - che prima o poi ci sarebbero entrati. Quindi eccoli lì davanti, Cook, Jerry, Nina, Max e Susie. E Kevin, un amico di Cook per il quale la bionda ha una cotta colossale.
<<Quindi che si fa? Entriamo davvero?>> domanda Cook, intento a legarsi i lunghi capelli biondi in una mezza coda. Jerry gli fa il verso, prima di aggiungere <<Certo che entriamo>> e poi <<Max va per primo>>
<<Muoio dalla voglia>> esclama quest'ultimo, fulminando con lo sguardo Jerry. Il buio nel quale sono immersi aiuta a smussare la pericolosità di quell'occhiata, così Jerry si azzarda persino a ridacchiare.
<<Dovremmo dividerci in coppie>> propone allora Susie mentre, con finta nonchalance, accende la torcia del suo telefono <<Come nei migliori film horror>>
<<Sento che questa storia andrà a finire malissimo>> afferma invece Nina, non sapendo se essere più spaventata dall'aspetto fatiscente della casa, dal pensiero di entrarci al buio o da quanto Max le farà pagare tutto ciò.
Improvvisamente sente una mano poggiarsi sulla schiena.
<<Entriamo insieme?>> le domanda Kevin, sottovoce, anche se probabilmente non abbastanza perchè Susie riesca a non sentirlo. Come scottata dal suo tocco Nina fa un balzo in avanti, lasciando che la mano di lui le scivoli via di dosso.
E' sempre stata consapevole del debole che Kevin ha per lei, ma oltre al non nutrire particolare interesse nei suoi confronti ha promesso a Susie che non ci avrebbe mai fatto niente, in nome della loro storica amicizia. Il fatto che Kevin non abbia ancora afferrato che dovrebbe lasciarla perdere non aiuta la sua causa, ma non riesce a fargliene una colpa. Non è abituato a ricevere rifiuti dal sesso femminile, è tutto nuovo per lui.
<<Vado con Max>> gli risponde quindi, puntando gli occhi su quest'ultimo e raggiungendolo a passo svelto. Max la stava già guardando. Quando lo affianca gli afferra un lembo della t-shirt e comincia a trascinarlo con sé fino al muretto della villa, dove si fa aiutare da lui a scavalcare.
<<Principessa>> la prende in giro Max, offrendole una mano per scendere. Nina gli fa una boccaccia prima di raggiungerlo.
I due cominciano a farsi strada nel giardino pieno di sterpaglie, spalla contro spalla, e mentre la ragazza tiene la luce puntata sui loro piedi, lui afferra un ramo e libera il percorso dalle piante più alte. Dietro di loro sentono gli altri scavalcare e schiamazzare, ma si fermano ad aspettarli solo una volta davanti alla porta d'ingresso.
<<Voi entrate dal retro>> li dirige Susie una volta che sono vicini abbastanza, intenta nel mentre a pulirsi il bel vestito che il muretto ha sporcato di bianco <<Io e Kevin entriamo da qui, Cook e Jerry giù, dalla botola che dà nel seminterrato. Ci ritroviamo tutti... da qualche parte>>
<<Ora siamo ufficialmente noi la coppia che schiatta>> esclama Cook, sospirando con disperazione. Jerry ridacchia dandogli qualche pacca sulla spalla.
<<Ci chiamiamo tra qualche minuto, quando e se siamo tutti dentro>> statuisce la bionda.
Max, in realtà, non ha aspettato quel comando per cominciare a fare il giro della villa e si è incamminato senza Nina lungo le mura perimetrali. La ragazza deve fare una corsetta per raggiungerlo e quando lo fa gli finisce addosso apposta, ridacchiando.
<<Quanto sei eccitato per questa cosa?>> gli domanda lei, facendo un mezzo saltello e guardandolo con gli occhi che le brillano nel buio. Lui le lancia uno sguardo di traverso, la faccia annoiata.
<<Zero>> risponde semplicemente <<Basta che ti diverti tu>>
<<Ho abbastanza entusiasmo per entrambi, come sempre>> esclama la ragazza accelerando il passo.
Quando arrivano alla porta sul retro della villa scoprono che l'accesso è più difficoltoso di quanto si sarebbero aspettati. La porta sembra bloccata con qualcosa dall'interno e la finestra lì accanto, con il vetro aperto, ha delle tapparelle abbassate che Nina nonostante grandi sforzi non riesce a sollevare.
Max resta in disparte ad osservare la scena di lei che si dimena per alzarle, indeciso se lasciarsi andare e ridere o rimanere con la faccia scocciata per non dare l'impressione di starsi divertendo. Dopo qualche minuto sposta la ragazza di forza e decide di mettere fine alle loro pene, dando il suo contributo nel sollevare la tapparella e mettendoci qualcosa come qualche millisecondo per creare un varco sufficiente per passare la ragazza.
Nina deve lasciarsi rotolare per riuscire ad entrare in casa, solo che senza aver calcolato ciò che poteva esserci o non esserci al di là della finestra finisce a fare un volo per terra di quasi mezzo metro.
Il ragazzo, a quel punto, non riesce più a trattenersi dal ridere.
Più intelligentemente si lascia scivolare nella fessura e atterra con i piedi per terra, piegandosi poi per afferrare la ragazza e aiutandola a sollevarsi. Nina nel frattempo si lamenta, tenendosi ferma la spalla, ma i suoi mugugni vengono completamente coperti dalla risata di Max.
<<Quindi per farti ridere devo per forza sfracellarmi?>> commenta la ragazza, aggrappandosi al braccio di lui e cercando di ritrovare stabilità. Lui non risponde, rimanendo semplicemente lì, fermo, in attesa che lei gli faccia segno di riprendere con l'esplorazione.
La spalla continua a farle male, ma è sopportabile. La risata di lui le dà sollievo, anche se l'improvviso silenzio che segue la fa sprofondare nuovamente in un oceano di dubbi.
<<Mi spieghi cos'hai sta sera?>> decide di indagare, cominciando a camminare in quella che era la cucina della casa. Doveva essere un bel posto, anche se ora la carta da parati gialla è stata strappata e i mobili sono coperti da teloni bucati e pieni di polvere.
La ragazza sposta la torcia del telefono a destra e a sinistra, alla ricerca del passaggio verso le altre zone della casa. Mentre fa per mollare la presa sul braccio di Max, però, un tonfo fa tremare le assi del pavimento. Razionalmente sa che è colpa di qualcuno di loro, ma quel pensiero le arriva in ritardo. Nel frattempo si è già riagganciata al ragazzo.
Quest'ultimo non accenna a volerle rispondere ma non si tira indietro da quel contatto, cosa altrettanto improbabile. Ancora, nel momento in cui ricominciano a camminare e la mano di lei scivola lungo il suo braccio, lui anziché lasciarla andare la afferra.
Nina sente le proprie spalle irrigidirsi, sorpresa da quella mossa. Non sfila la mano però, né la stringe troppo. Lascia che le loro dita si incastrino placidamente, in un intreccio che in realtà li rappresenta appieno. Incastrati l'uno con l'altro ma senza sforzi, senza che nessuno dei due stringa davvero.
Qualcosa.
La ragazza va avanti e, scostando una tendina di seta squarciata, accedono ad una sala da pranzo ancora più deprimente della cucina. L'antico splendore dei lampadari è coperto da strati di polvere decennali, lunghi teli bianchi ricoprono un lungo, lunghissimo tavolo e le sue sedie, dei divani, un pianoforte. I veri fantasmi di quella casa sono lì, sono i ricordi della vita che quei mobili hanno vissuto, ora assopita sotto lenzuola sporche e polvere.
<<Ora possiamo andare?>> domanda Max, rompendo il pesante silenzio che aleggia in quella stanza.
Nina non lo guarda, convinta per qualche motivo che guardarlo e tenerlo per mano possa essere troppo, così quando alza gli occhi al cielo lui non può vederla.
<<Puoi smetterla di lamentarti? Almeno stiamo facendo qualcosa anziché stare su un muretto a parlare>> sbotta lei, camminando verso la parte opposta della stanza, con le finestre coperte da massicci tendaggi.
E' lui, a questo punto, a sciogliere l'intreccio delle loro dita, facendole sentire la mano improvvisamente leggera. E sola.
<<Pensavo ti piacesse, parlare, lontano dal mondo>> controbatte il ragazzo, la voce improvvisamente grave.
Nina si morde la lingua senza farsi vedere. Parlare con Max è sempre complicato e di solito le piace dire anche apposta la cosa sbagliata, così da farlo infuriare e passare ad un'intrigante e divertente lite. Quella sera però non è ha nessuna voglia, quella sera vorrebbe avere le parole giuste.
<<E mi piace, Max. Non intendevo questo>> mormora, cercando di spegnere il fuoco prima che divampi <<Solo che mi piacerebbe fare anche altre cose, sempre con te>>
Nina sa che la frase si apre a diverse interpretazioni, ma non si corregge. Lui prende un grosso respiro, poi butta fuori l'aria rumorosamente. Dalla credenza al suo fianco si leva una nube di polvere che, illuminata dal raggio della torcia della ragazza, quasi sembra prendere le sembianze di una persona.
<<Max>> lo richiama lei, addolcendo il tono <<Parlami. Se non sta sera, quando?>>
Il ragazzo resta fermo, dalla parte opposta della stanza. Si poggia sulla spalliera di una sedia, i pensieri che corrono tanto veloci che quasi lei riesce a sentire le macchinazioni del suo cervello.
<<Hai mai trovato qualcuno come me?>> le chiede poi, all'improvviso, ritrovandosi sul finale quasi senza fiato.
Nina sente un tonfo nel petto, aspettandosi di tutto tranne che una domanda del genere.
<<In che senso?>> sussurra infatti, camminando lentamente all'indietro finché la sua schiena incontra la parete che separa le due grandi finestre. Non sta scappando da lui, cerca un appoggio.
<<Qualcuno con cui ti senti come quando sei con me?>> cerca di spiegarsi Max, togliendo le mani dalla sedia per gesticolare leggermente. Subito dopo le affonda nelle tasche dei jeans.
<<E come mi sento quando con te?>> domanda Nina, con un tono scherzoso del quale si pente immediatamente. Le è sfuggito. Tra i due è lui quello freddo, calcolatore, che pesa ogni parola e ogni intonazione. Lei è quella che, una volta in iper ventilazione, stacca il cervello e non ragiona più.
Come in quel momento.
Anche perché Max sta camminando verso di lei e lei, ad ogni passo, sente un battito venire a mancare.
<<Non so, ma so come mi sento io>> risponde semplicemente, ora incredibilmente vicino. Nina lo guarda negli occhi, forse per la prima volta da quando sono in quella stanza. Alla luce della torcia sono di un azzurro surreale, quasi più da brividi di quel posto. Il suo viso è sformato dalle ombre dei suoi stessi lineamenti ma c'è qualcosa di morbido, di dolce, che Nina non aveva mai visto nella sua espressione. Davanti a lei, senza avere la minima idea di come, Max Verstappen sta cerca di farle capire cosa lo turba. Solo che Nina non si aspettava certamente che avesse a che fare con lei.
<<Quello che penso è>> continua poi, la voce sempre più flebile <<se solo con te è così facile ... no, non facile, naturale, questo deve significare qualcosa no?>>
Nina, rimasta totalmente senza fiato e con il cervello diventato ormai una tela bianca, aggrotta semplicemente le sopracciglia, come ad invitarlo a proseguire.
<<Lo sai che faccio schifo con le parole>> esclama invece lui, quasi con esasperazione. Rimangono a guardarsi per un momento, lei quasi spaventata da qualsiasi cosa lui potrebbe dire o fare, lui nervoso e decisamente imbarazzato <<Avrei dovuto bere di più prima di buttarmi in tutto ciò>> mormora subito dopo.
Prende un grosso respiro.
L'attimo dopo, le sue labbra sono su quelle di Nina.
Il telefono le cade per terra e con esso se ne va qualsiasi fonte di luce nella stanza. La ragazza sa di esistere, in quel buio, solo perché le sue mani si aggrappano alla t-shirt di Max, e quelle di lui al viso di lei.
Sente le sue labbra, calde, sulle proprie e non sa come reagire se non pensando a quanto siano diverse da ciò che si aspettava.
Non aveva mai davvero immaginato che lui un giorno avrebbe potuto baciarla, o che lei avrebbe potuto baciare lui, però una volta l'ha sognato. Al risveglio si è domandata come sarebbe stato davvero.
Le risposte che si è data, però, non hanno niente a che vedere con quel momento. Nè in positivo, nè in negativo. Solo diverso.
Qualcosa.
<<No, Max>> sussurra dopo qualche attimo, allontanandosi. Tiene gli occhi chiusi per paura di ciò che potrebbe incontrare nei suoi, almeno finché non si ricorda che il buio è così pressante che non riuscirebbe comunque a vederlo.
<<Nena>> mormora lui, in un soffio <<se non sta sera, quando?>> ripete le stesse parole che lei gli aveva detto.
Poi si sporge nuovamente verso la ragazza, questa volta con più confidenza, più carattere. Nina ci ricasca, assecondando il movimento delle sue labbra mentre il cuore sembra in procinto di distruggerle la cassa toracica. Anche sta volta però qualcosa le dice di tirarsi indietro, di pensare a ciò che stanno facendo, a come tutto potrebbe rovinarsi.
<<Max>> dice, accarezzandogli le labbra con le proprie.
Cerca di fare un passo indietro ma sente il muro contro la sua schiena, così per creare spazio tra loro deve riuscire nella più ardua impresa di spingerlo via. Preme con forza sul suo petto, lì dove le sue dita stringono forte la sua maglia sin da quando si è avvicinato.
<<Perchè?>> domanda il ragazzo, allontanandosi quanto basta per riuscire a parlare. La sua fronte è poggiata contro quella di lei, il suo respiro affannato le scalfisce le labbra <<Non farmi mandare anche questo a puttane>>
E' Nina ora a far salire le mani fino ad afferrargli il viso, sente la sua pelle sotto le dita, il taglio della larga mascella, la pelle ruvida.
<<Noi saremo sempre noi Max>> è tutto ciò che le viene da dire mentre prova a far luce nella propria testa alla ricerca di qualcosa di più ragionato, più significativo. Forse dovrebbe anche chiedergli cos'altro c'è che non va, eppure quello che è appena successo le pare più importante. <<Questo, questo non so se fa per noi>>
Un rumore alle spalle del ragazzo la fa sobbalzare mentre lui, freddo e abituato a mantenere i nervi saldi, rimane immobile davanti a lei. Nina non sfila le mani, lasciandole lì sul suo volto, in una statica carezza, mentre si domanda se tutto ciò stia accadendo davvero.
Immersi in quel buio quasi innaturale non si sorprenderebbe se fosse tutto solo un sogno.
Max si costringe a fare un passo indietro solo quando al tonfo precedente segue un suono di passi.
<<Pensavamo foste morti>> esclama la voce di Susie emergendo dall'oscurità alle spalle di Max. Con lei arriva anche il raggio di luce della sua torcia che causa a Nina un non indifferente fastidio, non ha tempo per pensarci però visto che Max ha cominciato improvvisamente a camminare verso l'uscita della sala dal pranzo.
<<Max>> lo richiama Nina, quasi gridando, mentre lo rincorre frettolosamente.
Quando riesce ad afferrargli un lembo della maglia lui le scaccia la mano, preciso e letale. Come lo sguardo che le rivolge nel mentre.
<<Ho chiuso con questa stronzata, torno a casa>> esclama, autoritario.
L'attimo dopo riprende la sua marcia verso l'uscita e lei decide di non seguirlo, con la bocca arida e priva di cose che potrebbe dirgli per salvare la situazione.
<<Mi dispiace Nena, avrei voluto dirtelo, ma Max voleva essere il primo>> dice Susie, i cui passi alle spalle di Nina ne preannunciano l'arrivo.
Mette una mano sulla spalla della ragazza e la strizza leggermente finché la bruna, cercando di contestualizzare la sua frase, si gira per guardarla con aria interrogativa.
<<Tu lo sapevi?>> le domanda, chiedendosi silenziosamente anche cosa sapesse. Non biasima Susie per non averle detto cosa il suo fratellastro avesse intenzione di fare quella sera, ma una parte di lei non può fare a meno di dirsi che se l'avesse saputo almeno avrebbe capito come reagire. Sempre che potesse davvero prepararsi ad un evento del genere.
<<Beh, ovvio>> risponde la bionda, aggrottando le sopracciglia <<Ci sono rimasta malissimo quando i nostri genitori ce l'hanno detto e volevo correre a dirtelo, ma Max me l'ha proibito>>
<<Che c'entrano i vostri genitori?>> mormora Nina, sempre più confusa.
<<Ma scusa, non ti ha detto che i nostri si sono lasciati?>> si informa Susie, causando all'altra un leggero giramento di testa <<Jos e Max non torneranno l'estate prossima>>
<<Cosa?>> domanda la bruna in un sussurro.
<<Ah>> mormora l'altra, percependo la gaffe appena fatta. Nina però non sta già più facendo caso a lei, prendendo a fissare il punto dove Max è sparito con una mano sulla bocca e il puzzle nella sua testa che finalmente riesce a comporsi.
Ecco perché è stato tutta la sera intoccabile.
Ed ecco perché ha provato a baciarla.
Ha usato la sua ultima chance.
<<Devo andare>> esclama Nina, seguendo l'esempio di Max e camminando verso la cucina.
<<Nina, che succede?>> sente gridare Cook alle sue spalle, però non gli risponde. Fa un gesto con la mano e corre via nell'instabile raggio di luce generato dal suo telefono per poi trovare nuovamente la tapparella della finestra chiusa. Torna a combatterci cercando di aprirla quanto basta per potersi lasciare scivolare all'esterno e, quando dopo tanti sforzi ci riesce, ha i nervi così a fior di pelle che quasi scoppia a piangere non appena sente l'aria fresca di quella sera sferzarle il viso.
Si trattiene però, riprendendo a correre per il giardino e cercando di tornare il più in fretta possibile verso casa di Susie, dove la festa continua imperterrita. Mentre corre pensa e pensa.
Pensa a cosa deve aver provato Max, sapendo che suo padre ha un'ennesima volta distrutto qualsiasi sua speranza di avere finalmente una famiglia.
Immagina quali devono essere stati i suoi pensieri durante tutta la sera, mentre lei gli sedeva accanto sul muretto, sapendo che sarebbe stata l'ultima volta.
Vede sgretolarsi tutte le aspettative per le loro estati a venire e quasi sente già quel vuoto nello stomaco che la tormenta ogni volta che Max è lontano.
Poi però si ferma, proprio davanti al cancello di casa di Susie. Smette di correre, smette di seguire il flusso di quei pensieri.
Si impone di respirare, di essere razionale.
Se lei ora andasse da lui, cosa farebbe? Cosa gli direbbe?
Qualcosa.
Non può chiedergli di restare, ma non vuole vederlo andare via.
Non vuole che lui pensi che lei l'abbia rifiutato, ma non è neanche pronta a correre da lui e baciarlo. Non quando non è sicura di cosa prova, di cos'è quel qualcosa.
Così fa un passo indietro rispetto al cancello ed un passo indietro rispetto a Max, preferendo il pensare all'agire.
Si trascina fino alla sua Vespa, parcheggiata lì vicino, con un peso non indifferente sulle spalle che probabilmente non la abbandonerà finchè non avrà preso una decisione, un peso che starà spaccando anche la schiena di Max, sicuramente intento a mangiarsi le mani per l'azzardo di quella sera, per il suo rifiuto.
Il triste pensiero che la tormenta, mentre torna a casa, è che quel bacio potrebbe essere l'ultimo ricordo che avranno l'uno dell'altra.
Se non si fosse tirata indietro, almeno sarebbe stato un bel ricordo.
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