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DELL'ACQUA E DEL FUOCO (19.2)




<<Cosa è appena successo?>>

Kevin si gira a guardarla nell'esatto momento in cui lei fa un passo indietro, lasciando cadere il braccio di lui che si era agganciato alla sua vita.

<<Mi dispiace, mi dispiace da morire>> mormora, portandosi una mano sulle labbra, cercando di trasmettergli con lo sguardo quanto quelle parole fossero vere. <<Non volevo rovinarti la festa>>

<<Ma Nina, non hai rovinato niente>>

Il ragazzo scuote la testa. I capelli castani, ordinatamente portati con una riga decentrata, non si spostano di un millimetro.

Eppure Nina sa quanto Kevin avesse a cuore l'idea di dare una festa perfetta, senza intoppi, ed essere il solito, impeccabile, Kevin di sempre. Col suo abito di buona fattura, lo Yacht Club pieno della futura generazione dei magnati del Principato, tutti al proprio posto, tutti intenti a rispettare il copione non scritto di quella serata.

Lo capisce. E' sempre stata così anche lei, infondo. O forse è stata proprio lei a passargli quella mania per il controllo.

Nina, che ha sempre tenuto tutti sotto scacco, che ha sempre avuto il potere di decidere cosa sarebbe dovuto accadere, o al peggio di convincere tutti a fare quel che voleva. Lei e il bisogno di avere un potere di veto sul modo in cui la vita le scorre attorno, lo stesso bisogno che ha cercato di sopprimere quando la persona più incontrollabile del mondo ha poggiato per la prima volta dopo tanti anni gli occhi su di lei.

Che senso avrebbe avuto tenere in mano le briglie di una vita che, senza averlo accanto, non avrebbe avuto lo stesso sapore ?

Controllo. Perfezione.

Fa un mezzo sorriso al ragazzo al suo fianco mentre pensa che quelle cose con lui le aveva.

<<Pensiamo alla festa, dai>> gli sussurra <<Non voglio parlarne>>

Kevin le offre un braccio e lei lo afferra con riluttanza.

Le aveva.

Tornano al tavolino dove gli altri sembrano zittirsi non appena li vedono arrivare. L'idea che stessero commentando ciò che è appena successo non è certamente così scandalosa, Nina avrebbe fatto la stessa cosa. Però sono anche bravi a non far sentir loro alcun peso e, non appena la ragazza riprende posto sul divanetto, Roberto s'inventa un modo di riaccendere il chiacchiericcio domandando a Tori quale fosse, secondo lei, il ristorante più caratteristico di Ibiza.

Kevin rimane qualche attimo in piedi, interrogandosi probabilmente sull'idea di prendere o meno quello che era il posto di Max. Nina non avrebbe saputo dire cosa sarebbe stato meglio tra sentire una certa assenza al suo fianco o vedere Kevin andare ad occuparla. Entrambe sarebbero state spiacevoli allo stesso modo. Spiacevoli come lo è, alla fine, vederlo sedersi lì dove era stravaccato prima Max.

Con una posa più raffinata e uno charme inconfondibile, Kevin torna ad inserirsi nel discorso.

<<Ibiza è così mainstream>> commenta, scuotendo la testa <<Non capisco perchè continuiate ad andarci tutti gli anni. Piuttosto, organizziamo una gita a Capri per la prossima settimana?>>

<<Capri non è mainstream?>> domanda giustamente Tori, che sembra invece avere un'evidente passione per l'isola spagnola. Virgoletta l'ultima parola, in un'imitazione divertente del festeggiato.

<<Se avessi mai visto il sole tramontare dalle terrazze dei Giardini di Augusto, ti rimangeresti di averla chiamata mainstream>> quasi la minaccia Kevin, facendola poi ridere.

Roberto coglie la palla al balzo e comincia a raccontare di questa meravigliosa cena che aveva fatto sull'isola in questione assieme a Valentine, in un ristorantino con una veranda tutta in legno a strapiombo sul mare. La fidanzata, in modo anche piuttosto tenero, completa le frasi per lui.

Nina li ascolta parlare.

A volte qualcuno chiede il suo parere o di raccontare qualcosa. Lei si mantiene cordiale, poche parole, essenziali, e la conversazione va avanti.

Sorride.

Mentre tutto ciò che riesce a chiedersi è cosa ci faccia lei lì.

E sopratutto, perchè deve finire col domandarsi delle cose del genere.

Cosa c'è di diverso in quella chiacchierata da quella che stavano facendo poco tempo prima e che le sembrava tanto interessante e tanto divertente?

Godersela in quel momento sarebbe dovuto essere ancora più facile vista l'assenza del broncio di Max.

Eppure niente.

Tutto ciò che Nina riesce a vedere, ora, sono belle facce e bei vestiti e belle parole, che non significano niente per lei. E non riescono neanche lontanamente a superare la voce nella sua testa che le chiede perchè stia perdendo tempo lì, e che la assilla su dove possa trovarsi Max in quel momento.

Non si muove però.

Anche perchè a quel punto, dove mai potrebbe andare? Cosa potrebbe fare? E' pur sempre arrabbiata con lui e con i suoi modi e il suo saper essere così irritabile e insopportabile, con la sua incapacità di dar conto ai bisogni, ai desideri di lei.

Ripensare alla scenetta con la quale avevano intrattenuto gli invitati la fa andare fuori di testa. Senza contare, poi, l'averla  sostanzialmente abbandonata lì.

Cerca un motivo, qualcosa, per giustificare il suo comportamento, ma non riesce a capire dove lei abbia potuto sbagliare, cosa abbia potuto fare per meritarsi un comportamento del genere.

Ci sono altri posti in cui potrei essere, ma quali? E con chi?

E sopratutto, avere una risposta a quelle domande cambierebbe qualcosa?

Probabilmente no. Così come, probabilmente, lei lo perderà per essere rimasta a quella festa, perchè il messaggio che passerà nella testa di lui sarà esattamente il seguente: hai preferito stare lì con loro, anziché stare con me.

E Nina è lì che resta. E quando finisce il piacere della compagnia, allora ci rimane per penitenza.

Arriva il momento della torta e lei se ne sta insieme ai suoi nuovi conoscenti e a tutti gli altri invitati, ad applaudire, a sorridere. Kevin chiama anche lei al suo fianco tra una foto e l'altra e sua madre, arrivata giusto in tempo per il dessert, osserva la scena emozionata. Nina si chiede se riferirà alla propria madre di quel momento, e sopratutto cosa ne penserà quest'ultima.

<<Mamma probabilmente chiederà una copia della nostra foto e ci piangerà sopra tutte le notti>> afferma Kevin, poco più tardi, raggiungendola davanti all'American bar. Si era defilata con la scusa di volere un altro flûte di champagne.

La risatina che vien fuori dalle labbra di lei non è forzata.

Larisse ha sempre avuto un debole per lei. Per loro.

<<I miei passerotti>> esclama la ragazza, imitando il modo in cui la donna era solita chiamarli ogni volta che li vedeva insieme.

Anche Kevin ride ora e, quando Nina alza gli occhi su di lui, si accorge di una certa dolcezza nel modo in cui la guarda.

<<Lo sai, è sempre stata convinta che un giorno ci saremmo sposati>>

Nina solleva le sopracciglia, avvicinando il bicchiere alle labbra. Non è decisamente pronta per affrontare questa conversazione.

<<Davvero?>> è l'unica cosa sensata che riesce a formulare in quel momento di profondo disagio.

Disagio che lui, tra l'altro, non sembra vivere affatto.

<<Giuro. E' per questo che c'è rimasta tanto male quando ci siamo lasciati>>

<<Kev, avevamo quanto? Diciott'anni?>> cerca di smorzare lei, prendendo a camminare lentamente lungo il perimetro del cortile.

<<Lo so, lo so>> risponde lui, seguendola. Si porta una mano sulle labbra e ci gioca un attimo prima di esclamare <<E' che anche io ne ero convinto>>

Nina quasi si strozza con lo champagne che era intenta a buttare giù. Lo sguardo che gli lancia subito dopo è esterrefatto.

<<Non dirmi che non ci hai mai pensato>> rilancia il ragazzo, continuando a sorridere come se niente fosse. <<Mi ero anche detto che se fossimo rimasti insieme fino ai nostri venticinque o ventisei anni, te l'avrei chiesto>>

La ragazza balbetta parole insensate, aggrappandosi a qualsiasi gesto le venga in mente pur di sembrare impegnata a fare qualcosa, di non fargli vedere quanto stesse temporeggiando.

No, è la risposta. Per quanto avesse amato Kevin, si rende conto forse solo in quel momento di non aver mai fantasticato sulla loro vita insieme. E le sembra improvvisamente così assurdo.

<<Mi sembra paradossale>> afferma poi Nina, trovando un modo di lasciarsi alle spalle qualsiasi conversazione abbia a che fare con un matrimonio. Si ferma accanto ad un tavolino alto occupato una lanterna e ci poggia sopra una mano, cercando stabilità. Quando lui si gira a guardarla ha la fronte aggrottata. <<Non puoi dire cose del genere se sei stato tu a lasciarmi>>

La ragazza è quasi esasperata nel pronunciare quell'affermazione, mentre Kevin deve mordersi le labbra per impedire un sorriso.

<<Cosa?>> gli domanda lei, con lo stesso tono di prima.

<<Pensi davvero che volessi lasciarti?>> controbatte il ragazzo, dando per scontato qualcosa che, per Nina, non era scontato affatto. <<Andiamo Nina, ti ho fatto un favore. Ti ho tolto l'impiccio di doverlo fare tu>>

<<Io non...>> comincia lei, sperando di trovare delle parole, per continuare la frase, che però non giungono mai alla sua bocca.

<<Mi ci sono voluti anni per capirlo, e a te per realizzarlo>> dice, poggiandosi a sua volta col gomito sul tavolo e facendosi più vicino, come a voler confessare qualcosa di troppo intimo per rischiare di essere sentito da orecchie indiscrete <<Ma è finita quando hai cominciato a farmi sentire il peso di non essere abbastanza per te>>

Nina si costringe a non distogliere lo sguardo, sperando fortemente che lui le creda quando dice <<Non è vero>>

Kevin alla fine libera quel sorriso che stava cercando di trattenere. Le sue labbra hanno una vena malinconica.

<<E' così>> sussurra <<Volevi qualcosa, da me, che non ho mai saputo darti. E quando te ne sei resa conto, anche se magari non ne eri cosciente, hai cominciato ad odiarmi. Non ricordi? Qualsiasi cosa facessi non andava più bene. Avevi da ridire su qualsiasi cosa dicessi, quando mi ascoltavi. Altrimenti te ne stavi per conto tuo, persa in un mondo a me inaccessibile>>

Sprazzi di quegli ultimi mesi insieme le tornano alla mente, come dei flash.

E' stato facile scaricare tutta la colpa su di lui senza mai pensare a cosa avesse fatto lei, per condurlo a quella soluzione.

Tra le tante scene, ricorda sopratutto una cosa. La noia.

Li aveva lasciati in pace per tanto tempo, permettendo a qualcosa di forte e coinvolgente come il primo amore di riempire i vuoti, e alla giovinezza, di vivere la storia in modo leggero, quasi frivolo.

Quando era andata a bussare alla loro porta, aveva trovato di che nutrirsi.

Kevin e Nina non hanno mai avuto niente in comune, non una passione, non qualcosa di cui parlare che fosse più profondo delle chiacchiere quotidiane. Persino il sesso non era gran che, ma erano stati entrambi la prima volta dell'altro, credevano che fosse normale.

Ripensandoci in quel momento, non si sorprende della facilità con la quale le cose erano cominciate ad andar male.

Quella stessa relazione era nata come un rimpiazzo. Passato l'entusiasmo iniziale, c'era d'aspettarselo che sarebbe, lentamente, caduta a pezzi. Ciò che Nina realizza solo in quel momento, però, è che Kevin sarà anche stato il fautore materiale di quella distruzione, ma l'impulso è appartenuto a lei. 

Il che la fa sorridere.

Perchè, ancora una volta, Max dimostra di conoscerla molto più di quanto lei conosca se stessa.

Glie l'aveva detto, una volta.

Che i ragazzi non se le lasciano mai scappare, le ragazze come Nina. Che doveva essere stata lei, in qualche modo, a decidere di farli scappare.

<<Sapevo che prima o poi mi avresti mollato tu, così ho accelerato i tempi di quello strazio>> aggiunge Kevin, scrollando le spalle <<Se me l'avessi lasciato fare, o avessi combattuto per tenermi, ti avrei amata per molto, molto altro tempo>>

Quindi Kevin era stato quello che, tra i due, aveva amato un po' di più. E se Nina fosse riuscita ad amarlo un po' di più a sua volta, forse non avrebbe visto tutti quei difetti, e le differenze. E sarebbero riusciti a combattere la noia e avrebbero trovato qualcosa da amare insieme, o magari non sarebbero mai neanche arrivati a dover fare i conti con certe cose.

Ma, a quanto pare, dosare l'amore è qualcosa che Nina non ha mai imparato a fare. Sempre presumendo che si possa compiere qualcosa del genere, che qualcuno abbia così tanto potere su se stesso da riuscire a domare il sentimento estrinseco per eccellenza. Qualcosa che persino una maniaca del controllo ritiene essere incontrollabile.

Se dosarlo fosse possibile, allora forse amerebbe un po' meno Max per salvare se stessa.

O forse no, forse neanche se fosse possibile sceglierebbe di provare qualcosa di meno ingombrante per lui.

Perchè qualcuno come lui deve essere amato come si deve, anche se soltanto lei sembra saperlo fare. Sopratutto per questo.

<<Hai intenzione di dirmi che ci faceva Max Verstappen alla mia festa?>> le chiede poi Kevin, in modo quasi imbarazzato. Nina si rende conto di essere rimasta a fissarlo in silenzio e, sopratutto, di non aver risposto alla sua affermazione.

<<Non ci crederesti>> afferma, abbassando lo sguardo.

Lo sa che Kevin meriterebbe qualche parola finale sul loro rapporto, ma non ha davvero la forza di mettere insieme qualcosa e confortarlo.

<<Nina, se voi due...>> comincia, schiarendosi la gola. Sembra doverci pensare parecchio prima di riuscire a continuare. <<Voglio dire, se non ti meritavo io, come potrebbe mai farlo uno come lui?>>

<<Perchè non si tratta di ciò che merito>> controbatte, con fare quasi tagliente. <<Ma di ciò che voglio>>

Le fa rabbia l'idea che Kevin possa guardare Max e pensare di valere molto più di lui. La verità è, però, che non è il solo. E' ciò che hanno sempre sostenuto Cook e Jerry, e chissà cosa avrebbe pensato Susie, se non fosse stata la sua sorellastra. E, anche avendolo conosciuto anni dopo, è stata la stessa conclusione alla quale è arrivata Benny. Quindi forse si ridurrà tutto a capire, alla fine, chi avrà torto e chi ragione.

Nina, o tutti gli altri?

<<Magari è solo un momento di ribellione>> risponde lui, ancora provando a giustificare - probabilmente a se stesso - come Nina potesse essersi cacciata in un guaio del genere.

<<Certo>> sbotta la ragazza, spalancando gli occhi <<Come lo è stato lasciare l'università>>

La suoneria del cellulare di Nina impedisce a Kevin di rispondere, o magari gli dà il tempo di prepararsi una risposta. Cerca il telefono nella borsetta e aggrotta la fronte nel leggere il nome in sovrimpressione.

Serge.

Il suo cuore perde inevitabilmente un battito.

<<Che succede?>> domanda, rispondendo alla chiamata in una frazione di secondo.

Dà le spalle a Kevin e stringe la presa sul cellulare, tenendolo stretto contro l'orecchio per non perdere niente di ciò che il ragazzo potrebbe dire.

Prima ancora di sentire la sua voce si rende conto del frastuono in sottofondo.

<<Calma, calma>> la tranquillizza Serge, con la voce pacata <<Volevo dirti che Max è con me. Credo di aver capito che ti ha lasciato ad una festa, o qualcosa del genere, non so, è parecchio ubriaco. Ho pensato potessi essere in pensiero per lui>>

Nina è che convinta che il cuore stia per frantumarle le ossa della gabbia toracica.

<<Sta bene?>> chiede immediatamente, continuando ad allontanarsi fino a trovare un posto più riservato del cortile. Quando si accorge di Kevin intento a seguirla gli fa segno di star fermo al suo posto.

<<Sbronzo, delirante, ma intero>> afferma il ragazzo. <<Mi sembrava turbato, stavo pensando di portarlo a casa>>

<<Dove siete?>>

<<Al Jack>>

<<Vengo a prenderlo>>

<<Nina sei sicura...>>

Non ascolta neanche la fine della frase. Riattacca e getta nuovamente il telefono in borsa. Si gira e trova Kevin a pochi passi da lei, l'espressione preoccupata. Chissà per cosa, si ritrova a chiedersi. Per la chiamata, o per il suo futuro senza istruzione.

Non ha tempo per indagare sulla risposta.

<<Devo andare>> esclama, coprendo frettolosamente la distanza tra loro <<Ancora congratulazioni, davvero Kev. Sei fantastico. Spero davvero che tu possa avere tutto ciò che cerchi>>

<<Tutto bene?>> le domanda, cercando di trattenerla da un braccio. <<Serve che venga con te?>>

Nina scuote la testa, continuando a camminare finchè lui è costretto a mollare la presa.

<<Mi dispiace per il caos che ho creato>> afferma poco prima di allontanarsi definitivamente <<E' stata una bella festa. Saluta gli altri per me>>

Dopo di che, Nina alza il passo e attraversa frettolosamente il cortile fino a varcare la soglia dello Yacht Club, che mai come quella sera le è sembrato essere il luogo più soffocante del Principato.

Costruiti entrambi sulla banchina del porto, il Club e il Jack sono a qualche centinaia di metri l'uno dall'altro, sui lati opposti dell'insenatura. Non la sorprende, infatti, che la macchina di Max sia ancora dove l'aveva lasciata quando sono arrivati. Avrebbe perso molto più tempo a spostarla. O forse progettava di tornare da lei?

Per quanto vorrebbe correre, Nina si limita a sollevare leggermente l'orlo del vestito e a procedere a passo spedito sulla pietra liscia dalla quale si diramano i vari ponti con le imbarcazioni. Il ridondante cigolio degli alberi metallici accompagna la sua traversata, assieme ai tipici suoni della città piena di vita in una serata estiva. La musica del Jack in lontananza, le voci, le macchine che affrontano le curve e i rettilinei che, durante i weekend di gara, compongono il tracciato del Gran Premio.

Più rumoroso di tutto, però, c'è il battito del cuore che le rimbomba nelle orecchie e un insieme di voci, nella sua testa, che le dicono cose diverse fino a creare una matassa di contraddizioni senza capo né coda.

Quando arriva davanti alla folla che attende di entrare al Jack, si rende conto di essere soltanto esausta.

Almeno non è costretta a doversi mettere a combattere per farsi strada all'interno del locale. Intravede Serge non troppo lontano dall'ingresso, con la schiena rivolta verso la folla, probabilmente nell'intento di non far scorgere il volto della persona che gli sta davanti.

Nina cammina verso di loro, cercando di catturare tutta l'aria possibile prima di arrivare a rimanerne senza. Cosa che ovviamente succede, quando affiancando Serge si ritrova davanti al  viso imbronciato di Max. Il ragazzo se ne sta poggiato contro il muro, le braccia conserte, il collo leggermente piegato di lato.

Ha l'aria di chi un bambino che è stato appena portato via dal parco giochi.

E forse, quella vista un po' sbroglia il caos nella testa di Nina.

<<Davvero, Max?>> annuncia la sua presenza, incrociando a sua volta le braccia e piazzandosi al fianco di Serge. <<Questo era l'altro posto in cui saresti potuto essere?>>

<<Oh, ma che palle Nina>> risponde il ragazzo, alzando gli occhi al cielo e provando a raddrizzarsi, fallendo miseramente. <<Non si può neanche più bere in pace>>

Nina sbuffa, non sentendosi minimamente toccata dalle sue lamentele.

Persino Serge lascia andare una piccola risata, passandosi subito dopo una mano sul viso con fare stanco. Del resto, lui aveva dovuto sopportarlo almeno tanto quanto l'aveva sopportato lei.

<<E' arrivato incazzato nero>> spiega quest'ultimo <<Pensavo che bere un po' avrebbe potuto farlo sciogliere, ma ho davvero perso il conto di tutto ciò che ha buttato giù>>

<<Devi vedere quanto sono incazzata io>> risponde lei.

Entrambi vengono attirati da un borbottio indistinto proveniente da Max. Sul suo viso è dipinta una smorfia.

<<Se sei venuta per litigare...>> mette insieme le parole, alzando persino un dito per indicarla.

Nina approfitta di quel movimento per avvicinarsi e gettarsi quel braccio attorno alle spalle. Max non sembra troppo propenso ad accettare la cosa e prova a divincolarsi, ma Nina tiene salda la presa afferrandogli il bacino.

<<Sono venuta per portarti a casa>> risponde, senza avere il coraggio di guardarlo. Nonostante tutto ciò che è successo quella sera e nonostante l'improbabile situazione, sentire il suo corpo così vicino le dà subito l'impressione di essere nel posto giusto.

<<Chiamo un taxi?>> domanda Serge, lei annuisce.

<<Nena>> prova invece ad attirare la sua attenzione Max, pronunciando il suo solito nomignolo con una voce più che mai gutturale.

Nina continua a non volersi girare, consapevole che, se lo facesse, il viso di lui sarebbe ad un soffio dal proprio. Sta ancora cercando di metabolizzare le sensazioni, gli eventi della serata e farlo davanti a quegli occhi, a quelle labbra imbronciate, alle gote rosse, sfalserebbe il tutto.

Attendono in silenzio l'arrivo della macchina, con Max poggiato un po' contro il muro, un po' su Nina, e Serge intento a guardarsi attorno.

Nina è ancora su di giri e la presa sul fianco di Max, oltre a tenere fermo lui, serve anche un po' a tenere salda lei.

<<So che non è il momento giusto per parlarne, ma sento di doverne approfittare>> afferma il monegasco, cercando lo sguardo di lei con fare improvvisamente impacciato.

<<Ti prego, Serge, almeno tu non farmi arrabbiare>> lo supplica Nina, beccandosi anche una mezza testata da Max in risposta.

Serge scoppia a ridere, poi scuote la testa.

<<Ma va, hai già altro a cui pensare>> risponde facendo un cenno verso l'amico <<No, è che ho intravisto Benny l'altro giorno e mi sono detto... che, non so, magari mi piacerebbe uscirci qualche volta. Sempre che la cosa non ti crei problemi>>

Dopo tutti i problemi che gli ha creato lei, non avrebbe neanche il coraggio di dirgli di non farlo. 

<<Lei è fantastica>> afferma, piuttosto. <<Devi assolutamente chiederle di uscire>>

Egoisticamente pensa anche a tutti i risvolti positivi che potrebbero derivare da quell'eventualità. Ma, sopratutto, a quanto sarebbe contenta di vedere Benny felice. E Serge le sembra proprio il tipo di persona che potrebbe portare un po' di brio e di dolcezza nella sua vita.

<<Alla grande>> è invece il sarcastico commento di Max.

Sia Nina che Serge si ritrovano a scambiarsi uno sguardo esasperato.

Quando il taxi accosta, Serge la aiuta a caricare Max sui sedili posteriori e li saluta con un cenno della mano, rimanendo a guardarli andare via.

Il percorso fino al monolocale di Cook è silenzioso. Max ha gli occhi chiusi e la fronte poggiata contro il finestrino, Nina è persa nei suoi pensieri.

Le loro mani si sfiorano, poggiate l'una accanto all'altra sul sedile.

Quante altre volte si ripeteranno serate come quella?

Un litigio, una sbronza, forse una pace silenziosa e poi di nuovo e di nuovo ancora.

Dopo quanto arriveranno ad odiarsi, così come lei aveva inconsapevolmente odiato Kevin. Per delle colpe che neanche erano sue.

Mentre se lo chiede, Nina si gira finalmente a guardarlo. Lo osserva tra i vuoti dei lampioni che si susseguono sulla strada. Ora lo illuminano, ora lo nascondono, riflettendo la stessa stabilità della sua presenza nella vita di Nina.

Quando smetterà di combattere per tenere quella luce sempre accesa?

<<Andiamo>> mormora una volta arrivati, muovendosi sino ad aprire la portiera dal suo lato e gettandosi nuovamente il suo braccio attorno al collo. Rifiuta l'aiuto offerto dal tassista, paga il conto e comincia la difficoltosa salita fino al primo piano.

Il tutto si svolge in un silenzio disturbato soltanto dai loro passi scomposti sulla scalinata di pietra.

Una volta dentro casa Nina lo lascia scivolare sul divano, quello che aveva fatto a lei, da letto, finchè Cook era stato a Monaco. Lentamente gli sfila la giacca, sbottona ogni singolo bottone della camicia, gli toglie le scarpe e tira via i pantaloni. 

Lui la osserva per tutto il tempo, mentre lei cerca di evitare il suo sguardo.

<<Puoi dire qualcosa?>> le domanda poi, di punto in bianco.

Nel silenzio, la sua voce sembra così assordante da farla quasi saltare sul posto.

Ma Nina sente un groppo alla gola e ha l'impressione che, se dovesse parlare, la voce suonerebbe rotta. Probabilmente porterebbe con se anche un sacco di lacrime che non vuole fargli vedere e che sono il risultato di tutto ciò che ha dovuto sopportare quella sera.

<<Lamentati di quanto tutto questo sia un disastro>> biascica Max, ma Nina scuote la testa.

Gli fa segno di stendersi e lui non protesta, anche se sembra in procinto di dire qualcos'altro.

Nina si spoglia sotto il suo sguardo attento, lottando con la cerniera del vestito più di quando avrebbe voluto dare a vedere. Aveva immaginato di sentire le mani di Max correre su quella stoffa, il modo in cui glie l'avrebbe voluto strappare di dosso una volta tornati a casa. Invece, il vestito cade a terra con un unico e freddo movimento.

Con soltanto gli slip addosso, nella penombra, attraversa l'appartamento per andare a cercare qualcosa con la quale coprirli, dopo di che si sdraia al suo fianco.

Max ha il viso rivolto verso il soffitto mentre lei, per farli entrare entrambi sui cuscini del divano, è costretta a stare su un fianco. Con le labbra quasi sfiora le sue spalle, ma si impegna affinché non incontrino mai davvero la sua pelle.

Poi anche lui decide di girarsi.

I suoi movimenti sono goffi e impacciati e rendono vano qualunque tentativo Nina avesse fatto per cercare di farli stare entrambi sotto il leggero lenzuolo che aveva trovato.

Chiude gli occhi così da non doversi confrontare con i suoi.

L'attimo dopo, qualcosa atterra con fare rozzo e maldestro sul suo viso.

E quando Nina si accorge essere la mano di Max, il suo cuore si spezza definitivamente.

Spalanca le palpebre e si concede, finalmente, di perdersi nei suoi occhi mentre lascia sedimentare quella carezza sulla sua guancia. Inspira a fondo, lasciando che il profumo della pelle di Max le inondi le narici.

Rimangono così per una quantità indefinita di tempo.

Lui non si azzarda neanche a muovere le dita, come se avesse quasi paura di sbagliare qualcosa. Lei cerca di memorizzare la sensazione della sua pelle sul viso, il calore che si sprigiona dal suo palmo, il peso di quel tocco.

Per una persona alla quale non è mai neanche stata data una chance di essere dolce, una carezza doveva sembrare molto più pericolosa di un pugno. E proprio per questo, per Nina, quel tentativo maldestro significava il mondo.

<<Comunque>> si schiarisce la voce dopo un po', facendole attendere con un'irrefrenabile aspettativa qualsiasi cosa fosse in procinto di uscire dalle sue labbra <<Gli anni passano, ma la mia voglia di prendere a schiaffi Kevin non fa che aumentare>>

E Nina non può che scoppiare a ridere davanti a quell'affermazione, anche se si sarebbe aspettata tutto fuorché quello. Ma quello fa parte di loro. E non c'è niente di più importante.

Inonda la stanza con la sua voce, scacciando il buio tanto da riuscire a vedere sul viso di Max un ghigno che sa tanto di un sorriso.

Quando lui fa per ritirare la mano lei glie lo impedisce, mettendoci sopra la propria.

Mai.

Di tutte le domande che rimarranno senza risposta dopo quella sera, riesce almeno a salvarne una.

Mai.

Nina non smetterà mai di combattere per lui.

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