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DEI NERVI (24.1)





<<Sarebbe dovuto partire domani>> commenta Nina, concedendosi un sospiro rammaricato per poi sprofondare nella scomoda poltroncina sulla quale ha passato la notte.

Sapere Max su un aereo, diretto in un'altra nazione, rende il loro litigio di quella notte molto più vero, perentorio, e il vuoto nel suo stomaco una sensazione incolmabile.

Pensava che sarebbero riusciti a risolvere tutto come sempre, cercandosi a vicenda, ripiombando l'uno nella vita dell'altro all'improvviso, quando stare separati avrebbe cominciato a togliergli il fiato.

Tutti quei chilometri di distanza, però, cambiano le regole di quel gioco che Nina smetterebbe volentieri di giocare. Ma smettere significherebbe perdere Max. E non è ancora pronta per questo.

Non sa se lo sarà mai.

<<Quanti visitatori questa mattina>> la voce allegra di Andres interrompe la tensione del momento, catturando gli sguardi di tutti. <<Come sta la mia Susie?>>

Il ragazzo in divisa blu entra nella stanza e si affianca al letto di Susie, controllando il monitor con i valori al suo fianco.

<<Sono le nove di mattina e mi sento già stanca>> commenta lei, limitandosi a muovere la testa tra i cuscini fino a riuscire a guardarlo <<E credimi, la malattia non c'entra niente>>

Andres ricambia lo sguardo con dolcezza, accompagnato da un sorriso divertito.

<<Non so se salvo loro da te o te da loro, ma la dottoressa ti aspetta giù>> la informa, allontanando il letto dalla parete quanto basta per potersi posizionare dietro la testiera e, da lì, cominciare a spingere. <<E non fatevi trovare qui quando torno, qualcuno avrà bisogno di riposare>>

Il ragazzo rivolge uno sguardo intimidatorio ai presenti, fino a trovare quello di Nina.

<<Ma che parlo a fare, so già che rimarrai ad oltranza>> commenta prima di sparire nel corridoio con Susie che, dal letto, alza lievemente una mano a mo' di saluto rassegnato.

Benny, che è rimasta tutto il tempo accucciata davanti a Nina, si alza e viene accolta dal braccio di Serge che le cinge le spalle.

<<Tutto ok?>> chiede proprio quest'ultimo, rivolgendosi alla ragazza rannicchiata sulla poltrona.

Nina scrolla le spalle, chiedendosi se le cose saranno mai "tutto ok".

<<Che devo fare?>> domanda allora, indagando il volto di Serge alla ricerca di una risposta.

Il ragazzo scuote la testa con arrendevolezza.

<<Aspetti che torni>> afferma, con la consapevolezza di chi sa di stare facendo un commento che risulterà poco utile <<E nel frattempo, speri che la gara vada bene>>.

Lei annuisce. Non si aspettava niente di diverso, forse anche perchè non c'è nient'altro da fare.

Però, Nina non può davvero starsene con le mani in mano. Non dopo quello che si sono detti. Non se pensa che Max, in quel momento, sta convivendo con l'idea che persino lei progettava di voltargli le spalle, di lasciarlo solo a gestire tutto, di abbandonarlo. E, sopratutto, che l'avrebbe fatto senza dirgli niente, intenzionata a scappare all'improvviso.

Manda Benny e Serge a casa, a riposarsi dopo la notte insonne, ed anche se non riesce a lasciarsi andare all'abbraccio impacciato nel quale Benny la costringe prima di andar via è davvero grata che abbiano provato a fare qualcosa per aggiustare la situazione. Prova a convincere anche Cook ad andar via, ma lui decide di rimanere ad aspettare il ritorno di Susie almeno finchè, richiamato anche Jerry a rapporto, Nina li manda a recuperare una vaschetta del gelato preferito di Susie.

E' quando rimane finalmente sola che decide di mandare a Max il primo messaggio.

@Nina: Mi puoi chiamare ? Per favore?

Da quel momento in poi, la giornata viene scandita dalle volte in cui Nina decide di prendere il cellulare e scrivere a Max.

@Nina: Non continuare ad ignorarmi, parliamone, invia quando Susie torna dalla terapia ed è così stanca che si addormenta senza neanche calcolare il gelato che i due ragazzi erano riusciti a recuperare e che alla fine decidono di mangiare al suo capezzale, in silenzio.

@Nina: Sei arrivato? Tutto bene?, gli domanda quella sera, sentendo come una mano, attorno alla gola, intenta a strangolarla. Un po' come quando le dita di Max la stringono tanto forte da lasciare i segni. Ma le mani di Max sono fatte per toccarla, per tenerla stretta. Quell'ansia, no.

@Nina: Ei. Max. Per favore. E' stato tutto un grosso fraintendimento. Ti prego. Rispondi.

Nina dorme un'altra notte in ospedale, su quella scomoda poltroncina, a vegliare su Susie. Chiede a Cook e Jerry di non fare domande e loro, alla fine, la lasciano perdere. Susie le fa da ancora, anche se dorme per la maggior parte del tempo, e Nina ha paura di quello che potrebbe fare se non avesse lei accanto.


<<...Questo è davvero l'anno di Verstappen. Ma mi chiedo, dopo le grandi imprese che ha fatto quest'anno e la maturità ritrovata, sarà mai capace di aprirsi un po'? Di emozionarsi? Sta raggiungendo traguardi che nessuno ha mai raggiunto alla sua età, eppure è impassibile davanti a qualsiasi...>>

Nina chiude il pc per non sentire altro. La conferenza stampa del giovedì è finita e non ha certo voglia di sentire i giornalisti parlare di Max. Eppure quanta ragione che hanno, a porsi certe domande.

No, vorrebbe rispondere loro Nina. 

Non è capace di fare certe cose, Max. Di provare certe cose.

Correre è solo correre, vincere. E vincere è tutto, ma non è qualcosa per cui emozionarsi. E' qualcosa che deve fare. Quello che è nato per fare.

E' un automatismo.

E' come respirare, come aprire gli occhi al mattino. 

Più facile di tante altre cose che per il resto del mondo sono ordinarie.

Più facile di prendere quel maledetto telefono e rispondere a Nina.

<<Mi spieghi che ti prende?>> domanda Susie, muovendosi lentamente tra le lenzuola. E' particolarmente fastidiosa quel pomeriggio e, anche se vigile per la maggior parte del tempo, non le era sembrata troppo propensa a scambiare qualche parola.

L'espressione sul viso di Nina deve essere davvero terrificante per averla convinta.

Nina scivola via dal letto sul quale Susie le aveva fatto spazio, portando con se il pc dal quale stavano seguendo il canale dedicato alla F1. Fa qualche passo per la stanza, cercando di mettere apposto le idee accompagnata dal sottofondo dello stomaco che, gorgogliando, cerca di attirare la sua attenzione. Non ha ancora mangiato quel giorno e non ne ha poi così tanta voglia.

<<Nina, non fare il Max della situazione>> la incita l'amica, provando a sembrare convincente nonostante il tono flebile della voce. Si schiarisce la gola poi in tempo per dire: <<Parlami>>.

<<Ha qualcosa che non va>> afferma dopo qualche altro passo, qualche altro respiro, qualche altro tentativo di mettere in ordine i pensieri.

<<Ma chi? Max?>> domanda l'altra.

Nina non la sta guardando ma è convinta che la faccia di lei sia un punto interrogativo.

<<Max>> conferma Nina, ora annuendo piano. <<C'ho litigato tante volte, ma l'altra sera era... febbricitante. Fuori di sé. In un modo diverso persino da quella volta dello schiaffo. Non so quanto altro riuscirà a resistere senza impazzire definitivamente>>.

Susie rimane in silenzio per un po'. Chiude gli occhi e Nina non capisce se stia cercando un modo di elaborare le informazioni o semplicemente dormendo.

<<Lo sai, l'hai già detto>> afferma però dopo un po', con un sorriso stanco e le palpebre ancora serrate.

<<Cosa?>> chiede la bruna, passandosi una mano tra i capelli non curandosi della frangetta che ne esce del tutto scompigliata. Deve avere l'aspetto di una che sta decisamente poco bene.

<<Una volta, che Max aveva qualcosa che non andava>> mormora Susie. Quando si decide finalmente ad incrociare lo sguardo dell'amica, Nina legge nei suoi occhi tanta di quella malinconia da farle venire voglia di piangere. Non lo fa, si trattiene. E' il silenzioso patto che hanno fatto tutti quanti. Niente lacrime per Susie, davanti a lei. <<Eravamo sul vostro muretto, a casa mia. Fu la sera della casa abbandonata>>

Nina ora ricorda perfettamente il momento.

Erano molto più piccoli e il loro mondo stava per cambiare definitivamente, anche se Nina non lo sapeva ancora. Eppure, era consapevole che qualcosa non andava. Max è sempre stato una faccia di bronzo, ma nelle piccole rughe d'espressione, nell'angolo delle labbra, nella sua camminata, persino nel modo in cui teneva la birra, Nina è sempre riuscita a leggere qualcosa che gli altri non hanno mai saputo interpretare.

E in quel momento, anni dopo, quella sensazione è tornata.

Max sta per esplodere.

Ma questa volta, sarà molto peggio della precedente.

<<Mi stava nascondendo che quella sarebbe stata la sua ultima sera a Monaco>> dice Nina, stringendosi le braccia al petto e accarezzandosi leggermente la spalla, cercando in qualche modo di confortarsi.

<<No, ti stava perdendo, quello era il problema>> puntualizza l'altra.

<<Ci stava perdendo>> dice Nina.

L'altra non risponde.

Riflettendoci, Nina non crede che Susie e Max si siano mai persi davvero.

<<Come è stato?>> domanda quindi, afferrando questo pensiero e non riuscendo a lasciarlo andare. La ragazza, con il volto mezzo nascosto dal cuscino, aggrotta le sopracciglia. <<Max. Sai, dopo tutto il casino con i vostri genitori>> spiega Nina.

<<Non bene>> risponde Susie <<Il rapporto con Jos è peggiorato, per colpa di entrambi. I primi anni in Formula Uno sono stati tremendi, tutti gli davano addosso perchè era troppo aggressivo e combinava troppi guai. Era solo. Completamente. Solo, dopo aver provato cosa volesse dire avere una famiglia, qualcuno che ti ama, e qualche amico che ti vuole bene. Solo e tutti lo odiavano>>

La ragazza prende una grossa pausa per inalare ossigeno, poi si muove tra le lenzuola, fastidiosa. Il silenzio è riempito soltanto dalla macchinetta che scandisce la frequenza dei suoi battiti.

<<Quindi ho deciso che, almeno, avrei provato ad esserci io>> continua a fatica. Così, Nina torna verso il letto e le si siede accanto, evitandole almeno lo sforzo di dover parlare a voce alta <<Il che l'ha mandato ancora più fuori di testa. La ex sorellastra di cui sei innamorato... non è proprio la persona più sana da tenere affianco>>

<<E poi ti sei ammalata tu>> cerca di ricostruire i pezzi Nina.

Susie annuisce.

<<Ho scoperto che non è facile chiamare le persone e dire loro "Ei, ciao, lo sai che ho una leucemia?">> afferma <<Sopratutto quando devi dirlo a qualcuno e sei l'unica persona che gli vuole bene. Così glie l'ho tenuto nascosto il più possibile. Alla fine, inevitabilmente, l'ha scoperto. Si è trasferito qui. Se vogliamo vedere i lati positivi, almeno ha smesso di vivere con Jos. E ha ritrovato te>>

<<Io sono davvero un lato positivo?>> si ritrova a domandare Nina, più a se stessa che a Susie.

<<Lo sei. Sarai sempre il suo lato positivo>> risponde l'altra.

Una mano della ragazza trova la gamba di Nina e le si poggia sopra, in un gesto d'affetto non troppo tipico di Susie. L'amica la copre con la propria e la stringe.

<<Mi dispiace non esserci stata>> ripete, forse per la centesima volta da quando si sono ritrovate.

Susie, però, è già nel mondo dei sogni.

E Nina si prepara ad un lungo pomeriggio in silenzio.





@Nina: Max....

@Nina: Io impazzisco se continui a non rispondermi

@Nina: che poi forse è quello che vuoi

@Nina: come se non fossi già impazzita per te

Visualizzati alle ore 01:30 AM.

@Nina: lo so che stai leggendo questi messaggi. Sai cosa? Non rispondere. Va bene. Ma solo perchè tu lo sappia, ti amo Max. E questo non cambierà mai. Non cambierà anche se mi fai impazzire, anche non mi rispondi al telefono. Non cambierà anche se te ne scappi in Olanda pur di non chiarire. Non cambierà neppure se tu non vuoi sentirtelo dire. Ti amo.

Visualizzato alle ore 02:00 AM.

@Nina: ti amo da pazzi.

Visualizzato alle ore 04:00 AM.





Terza notte passata in ospedale, questa volta senza chiudere occhio. Anche se poco centra la scomodità della poltrona.

Il sole sorge e ricomincia la solita routine.

Il via vai della mattina, i medici che corrono nel corridoio, le ore di terapia di Susie, una sigaretta con Andres nascosti nella tromba delle scale. Una camminata all'aria aperta. La visita di Cook e Jerry.

La chiamata preoccupata di una Benny mortificata.

No, neanche Serge è riuscito a sentire Max.

Hai preso in considerazione lo stage?

No? Sicura?

Ok, ciao

Il sonno profondo di Susie, che quel giorno non ha le forze neanche di spiccicare una parola.

Il computer aperto sul letto, con le prove libere in sottofondo.

Nina l'ha sempre odiata la Formula Uno.

Però è l'unico modo per avere un contatto con Max, per sapere cosa fa, come va.

Non bene, è tutto ciò che Nina riesce a vedere.

E non sa quanto possa essere colpa della macchina.

Il solito Max riuscirebbe a compartimentare. Anzi, non è che riuscirebbe, lo farebbe naturalmente. E' programmato per correre e lasciare tutto il resto fuori. Perchè lui non sente.

Ma le prove sono un disastro.

La macchina del suo compagno di squadra, invece, vola sull'asfalto.

Nina continua a sperare però che le cose si aggiustino, che riesca almeno a portare a casa un bel risultato. Se lo ricorda, Max, quando torna a casa dopo una vittoria. Quando ha voglia di festeggiare, di divertirsi. E lei non vorrebbe altro, per lui, se non rivederlo così. Non felice, ma almeno contento, almeno temporaneamente.

Nel pomeriggio tardo, Andres passa dalla stanza per portarsi via Susie.

<<Controlli straordinari>> dice, con la faccia preoccupata.

<<I valori di questa mattina non erano buoni>> risponde la mamma di Susie, quando Nina la interpella.

Nina rimane a vagare per i corridoi finchè l'amica non torna, ancora addormentata, rannicchiata sotto strati di coperte.

<<Cosa?>> domanda ad Andres, che quel giorno proprio non vuole saperne di farle uno dei suoi soliti sorrisi. Non che Nina si senta poi così capace di sorridere a sua volta.

<<E' che a volte dimentico quanto possa star male>> mormora Andres, sistemando la testa del letto contro la parete e controllando la flebo attaccata al piccolo braccio di Susie <<Penso sempre che da un giorno all'altro si alzerà e andrà via di qua, con le sue forze>>

Silenzio.

<<Si vede che sono solo uno specializzando, devo ancora farmi le ossa>> aggiunge poi.

Ora ci prova, a fare un mezzo sorriso. Il risultato è triste, tanto da far venire a Nina la pelle d'oca.


Quella sera sono in tre a dormire nella stanza di Susie. Nina ha ceduto alla mamma della ragazza la scomoda poltroncina, mentre lei è rannicchiata accanto a Susie, che tanto di quel letto ne occupa a malapena un quarto.

Miriam è crollata da un po', o almeno finge di esserlo.

Susie è preda di un sonno agitato, fatto di lamenti e scatti.

Nina scrolla con fare distratto la home di Instagram, sperando almeno quella notte di riuscire a trovare sonno. Controlla la pagina del brand, del quale ormai si sta occupando Benny a trecentosessanta gradi. Nina dovrebbe, piuttosto, preoccuparsi di creare una nuova collezione. Eppure, la Nina che passeggiava per le viuzze di Monaco Ville durante il mercato del lunedì, quella che si chiudeva per giorni in stanza a disegnare con le mani sporche di colori, che viveva in giro per la città, sempre pronta a catturare una nuova ispirazione, le sembra una Nina che non potrà mai più essere.

Forse per questo non sta minimamente pensando allo stage di Benny.

Non riesce a pensare chi è lei, a cosa vuole fare, al futuro.

Anzi, pensare al futuro la fa quasi sentire in colpa, visto che dorme accanto ad una persona che potrebbe non averlo, e visto che l'unica persona con cui vorrebbe condividerlo ha deciso di tagliarla fuori dalla sua vita.

Poi qualcosa, per la prima volta, quella giornata, le fa accennare una smorfia che sembra quasi un sorriso.

E' una foto tra le tante che dice, "tenetevi stretti gli amici che vi impediscono di fare tatuaggi imbarazzanti", con un'immagine ridicola esemplificativa.

Nina preme due tasti sul telefono e subito dopo comincia a fissare lo screen appena comparso sullo schermo.

Pensa a quel tatuaggio che voleva farsi Max, sii il migliore, 'fanculo il resto. Ricorda anche quella bella serata passata a casa sua, prendendosi in giro come fossero i Nina e Max del passato, e lui che le confessava che le sarebbe stato per sempre debitore per avergli impedito di rovinarsi i polsi con quella roba, magari anche impressa con un font di discutibile gusto.

Ridacchia nel buio, illuminata dal solo pensiero di quel momento di felicità.

Decide di inoltrargli lo screenshot, visto che quel giorno ancora non ha provato a scrivergli.

@Nina: So che sei ancora arrabbiato, ma spero possa farti ridere.

Questa volta, non si aspetta neanche che risponda.

Tutto ciò che vuole è fargli arrivare, anche solo per un momento, la leggerezza di un ricordo che li legherà per sempre.

Visualizzato h.22.00 PM.

Un groppo si blocca nella gola di Nina.

L'attimo dopo, il telefono comincia a vibrarle tra le mani.

Max.

Il cuore smettere di batterle nel petto per uno, due, tre secondi mentre Nina rotola giù dal letto, cercando di muoversi il più veloce ma anche il più silenziosamente possibile. Corre fuori, nel corridoio, e subito preme il tasto verde comparso sullo schermo sotto il nome di lui.

<<Max>>

Pronuncia il suo nome con voce rotta e affannata.

Si porta una mano sul petto e si poggia con la schiena contro il muro, alla ricerca di sostegno, mentre sentire il respiro del ragazzo dall'altra parte del dispositivo le fa venir voglia di piangere.

Alla fine lo fa.

Forse sono tutte lacrime che trattiene da giorni, forse è perchè anche solo sentire il suo respiro è come una coltellata nel petto.

E lo fa ancor prima che lui pronunci il primo <<Ti odio>>.

Perchè? vorrebbe chiedergli, ma non ci prova neanche.

Così lui continua.

<<Ti odio Nina, ti odio>>

Potrebbe fingere che quelli siano dei "Ti amo", ma non ha più la forza di plasmare la realtà a suo piacimento.

Sono quello che sono.

Sono quello che lui prova per lei.

<<Perchè sei entrata nella mia vita?>>

Perchè tu mi hai cercato, vorrebbe rispondergli.

<<Perchè non sei scappata subito?>>

Perchè ti amo.

<<E perchè vuoi farlo ora?>>

Non lo farei mai.

<<Ora che non riesco a stare...>>

<<Cosa?>> riesce a dire Nina, questa volta. <<Non riesci a stare cosa?>>

<<Ti odio, ti odio così tanto>> riprende però Max.

Il tono è lo stesso che le ha fatto paura la scorsa sera, quello di un Max ben lontano dall'essere in sé.

<<E' colpa tua se sto così di merda, è colpa tua>> continua, come un pazzo <<Prima stavo bene, rendevo bene. E ora invece non riesco, non riesco a spegnere tutto>> le lacrime di Nina scendono copiose, mentre con la mano deve bloccarsi la bocca per non far sfuggire singhiozzi <<E penso, penso in continuazione. Penso soltanto a...>>

Di nuovo, Max si mangia il resto della frase. Nina può solo immaginare cosa voglia dire, ma non è sicura di voler sperare così tanto. Di volersi illudere così tanto. Non è neanche convinta che, seppure quello che sta cercando di dire Max implicasse il bisogno che lui ha di lei, sarebbe una cosa bella. Non detta così. Non arrivati a questo punto.

<<Io sono qui. Dimmi cosa fare. Dimmi come posso farti stare meglio>>

<<Meglio? Meglio?>> domanda lui, con fare sarcastico. <<Credi davvero che io possa stare meglio?>>

<<Non lo so, Max, ma dimmelo>> afferma Nina, con esasperazione. Non le importa che lui senta quanto la sua voce è spezzata. Non le importerebbe neanche che la vedesse lì, accovacciata nel corridoio di un ospedale, in lacrime. <<Dimmi quello che vuoi>> ripete <<Come una volta mi hai chiesto di restare, ed io sono rimasta. E rimarrò finchè lo vorrai>>.

Dopo la sua frase, si crea il vuoto.

Nel suo petto.

Nell'altoparlante.

Non si sente neanche più il respiro di Max.

Finchè.

<<Vieni>> sussurra lui.

<<Vieni a Zandvoord>>

***

[to be continued...]
pt. 1/3

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