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«Dovresti mettere questo.» Nicole mi porge un vestito in seta verde smeraldo con le maniche lunghe e una generosa scollatura. Lo guardo per qualche secondo, poi annuisco soddisfatta.
Mentre mi aiuta ad abbottonarlo dietro la schiena, bussano alla porta.
«Un attimo.» Dico io, poi raggiungo l'ingresso della camera. Mi trovo davanti Peter, la sua altezza mi sovrasta e ha un mazzo di rose tra le mani. Questo mi fa capire tante cose, io odio le rose. Dopo tanti anni insieme nemmeno una cosa come questa si ricorda.
«Non ci credo. Allora oltre che stronzo sei pure idiota!» Faccio per chiudere la porta ma Peter la blocca con un piede, glielo spappolerei volentieri spingendo più forte.
«Aspetta un attimo. Ti prego.»
Quando riapro la porta faccio un rumoroso respiro per mantenere la calma. Lui guarda perplesso il mio abito elegante e pericolosamente scollato. Forse avrebbe preferito vedermi depressa con una vaschetta di gelato tra le mani, ancora a piangere per lui. Per un attimo sono soddisfatta che mi veda così, che pensi che in questi quattro mesi mi sia rifatta una vita.
«Stai uscendo?» Non lo invito ad entrare e infilo le décolleté davanti a lui
«Ma che te ne importa! Ma cosa vuoi da me?»
«Volevo darti questi» dice porgendomi il mazzo che non mi scomodo neanche a prendere «Avrei voluto parlare con te. So che sono stato uno stronzo. Non ho giustificazioni, ma questo tempo separati mi ha fatto capire tante cose...»
Lo guardo gelida. Sapevo che sarebbe successo. Mi viene in mente un proverbio di Confucio che si adatta perfettamente alla situazione che recita "siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico'' non potrebbe essere più azzeccato.
Rimane imbambolato con il mazzo ancora tra le mani
«Anche a me questi mesi sono serviti tanto. Ho capito che devo amarmi e mettere me stessa al primo posto. Perché me lo merito. Ora scusami, ma stavo uscendo.»
Gli chiudo la porta in faccia senza dargli modo di ribattere. Nicole mi guarda orgogliosa
«Sono davvero tanto fiera di te» mi abbraccia forte, lo sa bene quanto in questo momento io mi senta vulnerabile.
Sciogliamo il nostro abbraccio quando il mio cellulare squilla, ho un tuffo al cuore. È Carlos
«Hey, sei arrivato?»
«Sono qui sotto, ti aspetto.»
Faccio dei lunghi respiri in ascensore per cercare di rallentare il mio battito accelerato. Mi sento molto agitata. L'incontro con Peter non ha di certo aiutato.
Quando arrivo nella Hall, vedo una Ferrari parcheggiata all'ingresso. Carlos mi viene incontro in un elegante completo grigio, ha i capelli leggermente spettinati e quel sorrisetto che mi infonde subito buon umore. Alcune persone nella hall si girano a guardarlo bisbigliando tra loro.
«Sei bellissima.» Mi cinge con un braccio e rimaniamo abbracciati per un po'. Le solite farfalle iniziano a fare capolino nel mio stomaco. Mi rovineranno queste maledette.
Non può immaginare quanto avevo bisogno di un abbraccio così.
«Anche tu non sei niente male.» Gli dico sorridendogli
Raggiungiamo un ristorante elegante ma piccolo e accogliente, siamo stati entrambi silenziosi durante il breve tragitto ma stranamente non mi sono sentita a disagio.
Ci accomodiamo in un tavolo appartato e mentre si siede sistemandosi la giacca, mi sorride divertito
«Che c'è? Ho qualcosa sul viso?» Cerco di specchiarmi con il coltello e lui ride un po' più forte, facendo ridere anche me.
«Il tuo viso va benissimo, sorridevo perché pensavo che non avresti accettato il mio invito.»
«Mai darmi per scontata, Carlos Sainz.»
«Me ne sto rendendo conto. Allora... com'è andata la giornata? Ho fatto una ricerca per essere preparato e sapere cosa fossero quelle quattro penalità.»
Se n'è ricordato... me lo immagino a cercare su google il regolamento del salto a ostacoli. Questo si che è divertente
«E sentiamo, cosa hai imparato?»
«Che hai fatto cadere un ostacolo. Oppure che hai sforato con il tempo»
«Promosso. Comunque si, è caduto un ostacolo. Ma ho un buon punteggio. Posso ancora sperare in un buon piazzamento. A te com'è andata?»
«Ho fatto un buon giro, potrebbe andare meglio ma sono da poco in Ferrari e non posso lamentarmi. Le previsioni per domani e domenica non sono delle migliori. Spero che vada tutto bene.»
Veniamo interrotti dal cameriere per prendere le ordinazioni. Carlos mi vede un po' in difficoltà mentre leggo il menù e mi guarda interrogativo. C'è principalmente carne e io sono vegetariana, prendere un piatto di pasta all'estero non è mai una buona idea.
«Sono vegetariana... perciò ci metto tanto.» Gli sussurro in italiano per non farmi capire dal cameriere
Carlos si porta una mano alla fronte «Sono un disastro con te, ti ho portata in un ristorante rinomato per la carne e tu sei vegetariana!»
Mi viene da ridere così forte che non riesco a smettere, il modo in cui lo dice, l'espressione che fa. Rido così forte da far girare gli altri commensali, lui mi guarda divertito e sembra non riuscire a trattenere le risate.
Alla fine il cameriere mi propone un risotto ai formaggi e delle verdure saltate in padella e io accetto soddisfatta.
«Non ridevo così tanto da tempo... sei riuscito a migliorare una giornata iniziata malissimo»
Carlos poggia le posate e smette di mangiare per prestarmi più attenzione, ha degli atteggiamenti da vero gentiluomo che mi lasciano spiazzata. Ero abituata a Peter che nella coppia è sempre stato superficiale e mi dava per scontata. Non faceva mai un gesto carino, non prendeva mai sul serio ciò che dicevo. Forse mi ha fatto un gran regalo a lasciarmi e io me ne sto rendendo conto solo ora
«Perché, cosa è successo oggi?»
«Il mio ex, Peter... dopo quattro mesi di latitanza, oggi ha deciso che dovevamo parlare...»
Vado la mascella di Carlos serrarsi, è un gesto fulmineo quindi mi convinco di essermi impressionata e continuo a raccontare
«Prima mi ha fermata stamattina nelle scuderie ma è arrivato anche mio fratello e mi ha lasciata stare. Poi è successo che il suo cavallo sta prendendo degli antibiotici, almeno è quello che ha dichiarato ed è risultato positivo al doping quindi non ha potuto gareggiare. Ero contenta, pensavo di essermelo tolto dalle scatole almeno questo weekend, ma stasera, prima di uscire me lo sono ritrovato davanti alla porta con un mazzo di rose...»
Carlos beve lentamente un sorso di vino, mi sembra davvero teso, non è più un'impressione
«E tu come ti sei sentita a riguardo?»
Faccio un sorso anch'io, mi sembra così semplice parlare con lui. Mi sento davvero bene
«Prima cosa: odio le rose. Questo ti fa capire quanta poca attenzione dedicava alla nostra relazione. E poi vuoi la verità? Mi sono sentita liberata. Liberata da un peso che mi portavo dietro da mesi. Vederlo mi ha fatto capire che è un coglione e che non mi sono persa proprio niente. Mio fratello ha sempre avuto ragione.»
Vedo spuntare sul suo viso un sorrisetto soddisfatto e questa volta non penso neanche per un attimo di essermelo immaginato.
Mi incita a fare un brindisi e mi dice guardandomi negli occhi «Ai nuovi inizi»
La sua voce si fa più roca e mi guarda intensamente. Mi sento avvampare e tintinno il calice con il suo
«Ai nuovi inizi.»
La serata passa davvero troppo in fretta. Quando arriviamo all'hotel, indugio a scendere dall'auto
«Grazie per la serata Carlos, mi sono divertita e la cena era buonissima.»
Lui sorride imbarazzato «Non mi sarei mai perdonato se ti avessi fatto digiunare»
Ridiamo di nuovo di quella scenetta e le nostre mani si sfiorano. Lui me le stringe e io sento una scarica elettrica nei palmi irradiarsi fin sopra al braccio.
Si schiarisce la voce e aggiunge «Quando riparti?»
«Lunedì mattina...»
Prende qualcosa al lato della portiera e mi porge due pass rossi
«Allora questi sono per te e Nicole. Per la gara di Domenica. Potrete stare nella Guest house della Ferrari.»
Lo guardo entusiasta, forse troppo entusiasta. Promemoria per Dafne: datti un contegno!
Cerco di schiarirmi la voce per non sembrare troppo su di giri per l'invito «Allora ci vediamo Domenica» le nostre mani si sfiorano di nuovo quando prendo i pass e reprimo la voglia di stringergliele nuovamente. Scendo dall'auto e dopo aver chiuso la portiera sento il finestrino abbassarsi
«Dafne...» mi giro verso di lui
«Grazie a te per questa serata. Ti aspetto Domenica. Buonanotte.»
Gli sorrido e ci guardiamo intensamente, poi sussurro «Notte Carlos» e raggiungo velocemente la hall, prima di fare qualche sciocchezza.
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