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Dafne, Lugano

Qualche giorno dopo...

Ritorno in Svizzera a cuor leggero. Non ho alcun rimpianto di aver saltato una gara. A volte l'amore ti mette davanti a dei compromessi e io sono sicura di aver seguito la strada giusta.

Carlos arriverà oggi. Sono tesa più che nei nostri primi incontri, ogni volta che sento un'auto in lontananza, mi affaccio dal patio dello chalet per vedere se è lui che sta arrivando.

Il suo incedente mi ha fatto capire tante cose.

Ho bisogno di dargli questa possibilità, ho bisogno di provarci di nuovo, ho bisogno di lui. Qualcuno potrebbe chiamarmi stupida, qualcuno potrebbe dire "sei accecata dall'amore" ma so che questa volta ne vale la pena, so che questa volta è diverso. Lui non è Peter, in lui c'è un mondo da scoprire e sono sicura che il futuro dopo questo miracolo ci riserverà cose bellissime.

Per ingannare in tempo, mi dirigo di nuovo al cottage per gli ospiti. Durante la permanenza e riabilitazione di Carlos qui in Svizzera, ci sarà anche suo cugino Carlos con sua moglie. In qualità di suo manager si dedicherà ai prossimi progetti di Carlos e a supervisionare che venga seguito al meglio nella fisioterapia per ritornare in pista più forte di prima.

Mentre sistemo per l'ennesima volta un vaso con fiori freschi, sento qualcuno correre verso il cottage

«Dafne! Sono arrivati!» Ho un sussulto quando Achille si affaccia dalla porta di entrata, mi do una sistemata allo specchio e corro verso il suv, non riuscendo a nascondere l'emozione e sorridendo come una bambina.

Carlos scende con cautela per non sforzare il collo, porta ancora il collare. Mi stringe forte e inalando il suo profumo muschiato penso a quanto mi sento a casa tra le sue braccia.

Saluto il cugino Carlos e sua moglie e li conduco al cottage. Sono entusiasti della sistemazione e questo fa sciogliere un po' della tensione che avevo accumulato.

Sono un po' nervosa al pensiero di rimanere sola con Carlos, ma non vedo l'ora di passare questo tempo con lui e di stargli vicino in questo momento particolare.

Ricordo ancora quando ebbi un incidente a cavallo rompendomi un spalla. Tralasciando l'inferno che ho passato per il dolore post operazione, in quei momenti pensavo al peggio, avevo il terrore di non performare più allo stesso modo in sella e invece sono tornata più forte di prima.

Io e Carlos lasciamo i ragazzi al cottage e ci incamminiamo verso casa mia, ho un brivido quando mi sfiora una mano per poi stringerla. Ci fermiamo in mezzo al cortile, mi sorride e mi stringe di nuovo a sé

Mentre sono ancora appoggiata con il viso tra la sua spalla e il collo, gli chiedo sussurrando «Ti sta bene se starai da me?» Glielo chiedo quasi con imbarazzo, come se tra di noi fosse iniziato tutto da capo.

Lui mi sorride spostandosi il ciuffo all'indietro «Se mi sta bene? Non aspettavo altro.» Mi bacia, prima castamente e poi sempre più intensamente. Quando sento la sua eccitazione ho un sussulto nel basso ventre e lui mi dice all'orecchio stuzzicandomelo con il respiro

«Sarà meglio che andiamo, ci serve un po' di privacy»

Ridacchiamo entrambi come una coppia di adolescenti e una volta rimasti soli nella penombra della mia camera da letto, ci lasciamo andare alla passione.

La sensazione che il suo corpo combaci perfettamente con il mio non è svanita, nonostante la sua cautela nell'evitare movimenti bruschi a causa ancora del dolore, la sua passione è ardente. Mi fa sentire la donna più bella dell'universo.

Mi mancava questa sensazione, mi mancava non essere attanagliata da pensieri negativi e rancore.

Quello che è rimasto, quello che è sopravvissuto alla tempesta è solo il forte legame che ci lega e capisco che è così che doveva andare.

Come se fossimo sempre stati legati ad un elastico. Si può decidere di prendere e allontanarsi, andare via ognuno per la sua strada. L'elastico ti lascia fare, ti asseconda. Ci si può anche dimenticare per un attimo di quel legame. È quando arriva al limite che l'elastico reagisce, quando è al limite dello strappo invece di spezzarsi, con un colpo solo, violentissimo ti fa ritrovare faccia a faccia con la persona all'altro capo.

Il giorno seguente, Carlos raggiunge con suo cugino il centro dove farà terapia. Ci passerà ben cinque ore al giorno seguito dalla migliore equipe medica. Durante quelle ore non posso non pensare alla prima notte trascorsa insieme, l'emozione mi attanaglia lo stomaco e ripenso alle parole che mi ha sussurrato la scorsa notte

«Mi hai salvato in tutti i modi possibili, ti amo dal primo giorno in cui i nostri occhi si sono incrociati su quella terrazza in Portogallo. In quel momento ho capito che non avevo mai provato amore vero, quello folle che ti sconquassa le viscere prima di incontrare te. Non ti lascio più andare.»

I miei pensieri vengono interrotti da una chiamata via Skype in entrata. 

Mia zia Lou, la madre di Savannah e sorella di mia madre Rebecca. La chiamata è insolita, penso ai miei nonni e quindi mi allarmo e corro a rispondere

«Hey, tutto bene?» Zia Lou capisce che mi sono spaventata e quindi mi fa subito un bel sorriso

«Scusami tesoro, non volevo spaventarti. Ho solo bisogno di parlare con te.»

Mi metto subito comoda e faccio un sorso della mia bevanda alla mandorla

«Scusami se ti ho chiamata così all'improvviso ma sono davvero preoccupata per Savannah...»

Ecco che il mio cuore perde di nuovo un battito, Savannah è la sorella che non ho e nonostante le nostre madri abbiano percorso due strade diverse, pur vivendo a migliaia di kilometri di distanza siamo sempre rimaste legatissime

«Cosa le è successo? Hai bisogno di me lì?»

Zia Lou mi spiega che Savannah, che è una promettente stella nelle gare di rodeo, ha improvvisamente deciso di mollare tutto, dopo anni e anni di sacrifici e duro lavoro. Sapendo esattamente cosa significa, deve esserle successo qualcosa di grave di cui non mi ha mai parlato

«Lei dice che vuole rilevare il ranch, renderlo un posto turistico per migliorare le nostre finanze ma secondo me c'è dell'altro...»

«Anche secondo me...» aggiungo io pensierosa «La cosa strana è che ci siamo viste poco tempo fa come ben sai e mi è sembrata serena. Non so proprio cosa pensare.»

Zia Lou rimane in silenzio ma io capisco che vuole aggiungere qualcosa, quindi rimango in attesa

«Riusciresti a venire qui durante l'estate? Magari con te riesce ad aprirsi»

Mi piacerebbe davvero tornare in Texas per l'estate, già mi immagino le serate con la musica country in sottofondo e una birra tra le mani. Il ranch, i nonni. E poi aiuterei Savannah, qualsiasi cosa sia successa.

«Spero prima di tutto di riuscire a parlarle, zia Lou. Ma cercherò di venire personalmente, cascasse il mondo.»

Vedo il viso di mia zia rasserenarsi, mentre io rimango davvero preoccupata per Savannah.

I giorni passano veloci, Carlos ritorna sempre teso dalla terapia, non ne parla e io cerco di rispettare i suoi tempi. Gli basta qualche minuto insieme e quella cupezza che non gli appartiene sembra passare come un nuvolone passeggero. Organizziamo cene all'aperto con suo cugino e sua moglie, Achille e Nicole.

Sembra una fiaba, una bolla felice che spero non scoppi mai.

I miei momenti preferiti però, sono quelli sul portico posteriore, io e Carlos soli. Solo le stelle a farci compagnia e qualche nitrito in lontananza.

«A cosa pensi?» Mi chiede una di quelle sere. Mi accoccolo verso di lui e mi stringe più forte

«Sono preoccupata per Savannah. Decidere di mollare tutto di punto in bianco non è da lei, deve essere successo qualcosa. Le ho provato a scrivere ma è sempre molto evasiva»

Carlos rimane in silenzio, ascolto il suo respiro lento che mi solletica i capelli

«Potremo andare lì durante la mia pausa estiva... staremo lì una settimana o due e poi magari possiamo passare il resto della pausa a Minorca. Ricordi?»

Mi ritorna in mente il capodanno passato lì e la sua promessa di ritornarci con il caldo. Quel periodo lo ricordo sia con felicità che tristezza, visto il seguito. Cerco di allontanare i cattivi pensieri anche se a volte è davvero difficile

«Davvero faresti questo per me?»

«Farei qualsiasi cosa per te, come tu fai per me»

«Sai, una volta ho letto una frase...»

«Mh, mh»

Bevo un sorso di vino, è sempre difficile per me esternare i miei sentimenti, mi schiarisco la voce

«Diceva tipo "Se ami con tutto il tuo cuore, amerai come se avessi un cuore solo''

Non l'avevo mai capita fino al giorno in cui mi sei capitato davanti. È davvero così, bisogna amare oltre i limiti del proprio cuore per far si che un altro cuore entri nel nostro e non rimanga più solo...»

Carlos mi guarda intensamente, i suoi occhi scuri ardono di un amore che non c'è bisogno di spiegare a parole. Il suo sguardo intenso mi toglie per un attimo il fiato

«Sei davvero la donna della mia vita. Scusa se i miei sbagli ci hanno tenuto lontani...»

«Anche il mio orgoglio ha fatto la sua grossa parte.»

***

La fine della permanenza di Carlos qui e il suo ritorno in pista sono arrivati velocemente. Il tempo a volte si dilata, a volte vola via in un battito di ciglia. Carlos si è ripreso alla grande, ha ripreso la piena mobilità del collo e non lamenta più dolori al corpo.

«Non posso credere che già debba andare via.» Mi avvinghio a lui mentre siamo a letto e penso che non vorrei tornare alla realtà.

Il nostro lavoro, tutti gli aerei, tutti i fusi orari che ci terranno lontani. Ma in fondo i nostri sport sono il nostro grande amore.

Carlos si fa serio, come succede spesso non ho assolutamente idea di cosa sta pensando.

«Stavo pensando... e se non fosse solo una piccola parentesi? Questa nostra convivenza dico...»

Alzo il collo di scatto, pensando di non aver capito bene. Lui mi guarda con un sorrisetto divertito

«Ho capito, mi stai prendendo in giro.»

«Non scherzerei mai sulla nostra relazione!» si mette a giocare con i miei capelli mentre mi scruta

Rimango in silenzio, cercando di assimilare le sue parole

«Verresti qui? Cioè, come sai non potrei mai trasferirmi altrove, ho l'attività, la scuderia. Come faccio?» Inizio a straparlare

«Dafne, stai andando come sempre a tremila.» Ridiamo entrambi e dopo ci guardiamo seriamente.

«Come facciamo?» Ribadisco io, pensando a quanto siano frenetiche le nostre vite.

«È più semplice di quello che pensi. Faremo di questo posto il nostro posto. Come lo è stato in queste bellissime settimane. In fondo non sono così lontano da Maranello. Ti basti pensare che Charles vive a Montecarlo...»

«Carlos... non so cosa dire» i miei occhi si velano di lacrime per la gioia. È una grande decisione, un passo in più per rendere la nostra storia stabile, per lavorare su quello che ci siamo promessi di. costruire, insieme.

«Dimmi solo di si.» Dice lui baciandomi il collo

«Mille volte si. Ho bisogno che resti.»

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