22
Un bambino. Un bambino e lui se ne esce con "la cosa mi è sfuggita di mano". Mi viene da vomitare.
Sei mesi fa noi stavamo ancora insieme, progettavamo addirittura di sposarci visto che la nostra convivenza durava già da qualche anno. Sei mesi fa lui è stato con un'altra e l'ha messa pure incinta. Chissà quante me ne ha fatte durante i suoi viaggi di lavoro. Sono sconcertata. Immaginare in negativo una cosa è un conto, essere spiattellati in faccia la realtà ne è un altro.
«Tutto bene Dafne?» Carlos mi guarda preoccupato, sento la bile salirmi in gola e sento un intorpidimento generale. Le sue sorelle si girano verso di noi e io continuo a sentire un grande masso sul petto.
«Scusate un attimo» dico con la voce roca. Raggiungo velocemente la mia stanza e mi chiudo in bagno. Faccio dei respiri profondi e mi sciacquo il viso con l'acqua gelata.
Dicono che l'intuito femminile non sbaglia mai. Quando Peter mi ha lasciata da un giorno all'altro ho sempre pensato che ci fosse un'altra di mezzo. Il mio sesto senso deve essere un po' difettoso però perché prima di allora io non avevo mai dubitato di lui. Che stupida.
Pur essendo andata avanti, pur avendo conosciuto Carlos che è una persona meravigliosa, non posso negare che questa notizia mi ha sconvolta. Sei anni con una persona che pensavi di conoscere a fondo e che in un attimo riesce a diventare un perfetto sconosciuto, non si cancellano in un attimo, nonostante tutto.
Quando ritorno in salotto tutti si girano verso di me, cerco di fare un sorriso e mi siedo vicino a Carlos, invitandolo a cingermi le spalle. Lui mi abbraccia forte e mi poggia le labbra sui capelli, dando dei piccoli baci.
Durante la serata cerco di essere allegra, cerco di far dimenticare a tutti questa spiacevole parentesi ma una volta rimasta sola in camera, mi assale un attacco di panico e inizio a piangere.
Quando mi raggiunge Carlos rimaniamo a parlare a lungo, è davvero bello parlare con lui. Mi ascolta sempre con attenzione e riesce ogni volta a calmarmi.
«Ho sempre guardato di mal occhio chi tradisce. Ho visto mio padre quanto faceva soffrire mia madre e mi sono sempre augurata di non vivere lo stesso. E invece Peter ha fatto le cose in grande. Non solo mi ha tradita, ha avuto anche la poca intelligenza di non stare attento.»
Vedo la mascella di Carlos serrarsi, percepisco che non accetta vedermi stare male, soprattutto per Peter
«Devi vederla sotto un'altra prospettiva. Magari se fosse stato un bravo traditore te ne saresti accorta quando ormai era troppo tardi.»
Guardo Carlos intensamente negli occhi, mettendomi nei suoi panni capisco quanto è difficile anche per lui questa situazione. In fondo stiamo pur sempre parlando del mio ex. Riesce anche in questa assurda circostanza ad essere calmo e paziente, cercando solo di farmi del bene. Non ho davvero parole per descrivere quello che mi fa provare
«Io sono solo scossa, non sto male per questo, per lui. Questo voglio che ti sia chiaro...»
«Lo so» sussurra Carlos, gli passo un dito sulle labbra per finire il discorso
«...Io sono felice che sia finita. Quello che sto vivendo con te, quello che provo per te, non l'ho mai provato prima. Pensare che le cose fossero andate diversamente oppure che sarei rimasta con Peter mi mette i brividi. Sono solo delusa per come sono stata trattata, per il resto non sono mai stata più felice di così.» Una lacrima calda mi riga il viso, poi un'altra e un'altra ancora.
Carlos mi stringe sussurrandomi parole rassicuranti, un tono di voce talmente dolce che per un attimo ho la sensazione di tornare bambina.
Ho perso la cognizione del tempo: non so per quanto tempo rimango tra le sue braccia, lui non ha allentato la sua presa nemmeno un attimo e pian piano il mio respiro ha preso lo stesso tranquillo ritmo del suo.
Quando poso il mio sguardo sul suo, un fascio di luce illumina i suoi occhi che quasi prendono una sfumatura di verde
Vedo lo sguardo di Carlos scendere sulle mie labbra. Mi avvicino bramosa a lui, ho bisogno di sentirmi sua.
Sento il suo respiro caldo stuzzicarmi il collo. Faccio salire le mie dita nei suoi capelli spettinati.
Sono così morbidi i suoi capelli, mentre il suo corpo è solido contro il mio.
Sento il suo corpo incastrarsi perfettamente al mio e mi lascio completamente andare.
Riesco a cancellare dalla mente questa assurda storia. Mi voglio godere il presente, anche se ho paura, ho davvero paura di farmi male di nuovo.
Il silenzio della notte mi sembra assordante. Rimbombano nella mia mente le parole lette in quel messaggio. È stato meschino fino all'ultimo, voleva ferirmi, voleva rovinarmi le feste di Natale.
Decido d'impulso di bloccare il suo numero. Peccato che non si possa fare la stessa cosa nella vita vera.
Non chiudo occhio. Cerco di rilassarmi ascoltando il respiro lento e regolare di Carlos mentre mi tiene stretta in un abbraccio. Alle prime luci dell'alba decido di alzarmi piano, indosso un cardigan e raggiungo il piano inferiore. Dopo aver fatto una lunga sorsata d'acqua, decido di uscire in veranda. Mi auguro che non ci sia nessun allarme o finirò per svegliare tutti. Faccio scorrere piano la portafinestra e respiro a pieni polmoni l'aria fresca e pungente del mattino. Il gelo sulle guance mi aiuta a risvegliarmi da questo torpore, a mettere in ordine i pensieri e riconnettermi con me stessa. Guardo il cielo indeciso a rimanere blu o a lasciare spazio al rosa delle prime luci del mattino. Inspiro ed espiro profondamente, dopo qualche minuto sento dei rumori alle mie spalle, quando mi giro vedo Blanca venire verso di me
«Hey... ieri sera sembravi parecchio scossa. Ti va di parlarne?»
Mi invita ad entrare e riempie due tazze di the, ci sediamo su delle poltrone una di fronte all'altra e dopo aver fatto un lungo sorso inizio a parlare. Gli racconto di Peter, ripercorro tutta la nostra amicizia e poi relazione. Gli alti e i bassi, i successi e i sacrifici fatti insieme. Quando arrivo verso la fine faccio quasi fatica a continuare il discorso, quando arrivo all'ultima notizia del bambino, Blanca ha un sussulto e sgrana gli occhi.
«Non avrei mai immaginato niente del genere. Ieri sera hai avuto una forza tale da farci velocemente dimenticare dell'accaduto. Non ti meritavi tutto questo Dafne. Ma sai che ti dico? Da tutta questa situazione tu ci hai solo guadagnato. Ti sei liberata di un manipolatore e di un bugiardo e seppure non avessi conosciuto Carlos sono sicura che la vita ti avrebbe riservato solo cose belle.»
Annuisco piano e le sorrido grata per queste parole «Grazie Blanca. Come ho detto a Carlos io sono solo scossa da come sono andate le cose. È come se improvvisamente mi fossi resa conto di avere avuto accanto un perfetto sconosciuto. Ma sono felice di essere andata avanti, anche se fidarsi non è così facile per me.»
Blanca prende Oli, uno dei loro barboncini in braccio e continua sorridendomi «Ho avuto modo di osservare te e Carlos meglio in questi giorni insieme. Per quello che ne può valere sappi che non l'ho mai visto così coinvolto. Ti sto imparando a conoscere e l'unica cosa che mi sento di consigliarti è non chiuderti dopo quest'ennesima delusione. Anche tu meriti di essere felice.»
Blanca si scorge verso di me e mi stringe una mano, prima che mi raggiungesse per parlare stavo proprio pensando che avrei avuto bisogno di Nicole per sfogarmi, ma anche Blanca è stata un'ottima spalla, il suo atteggiamento nei miei confronti è talmente mutato rispetto al nostro primo incontro che è andato ben oltre le aspettative. Con uno slancio di gratitudine decido di abbracciarla e lei ricambia senza timori
«Sei una bella persona Dafne.»
«Grazie Blanca. Grazie di tutto.»
La mattinata scorre lenta, quando ci raggiunge Carlos il mio stomaco inizia a fare le capriole. Dopo aver bevuto un caffè insieme mi chiede di indossare qualcosa di sportivo e mi guida verso il piano seminterrato della casa. Mi porge dei guanti da boxe e lo guardo perplessa.
«Hai mai boxato prima?»
Guardo i guantoni tra le mie mani e poi il sacco nero che pende dal muro
«No, mai.»
Mi aiuta indossare i guantoni e li indossa a sua volta
«Ok, questo è il giorno perfetto per cominciare. Credimi ti sentirai meglio.»
Dopo avermi spiegato i movimenti base per evitare che mi facessi male, inizio riluttante a colpire il sacco, mentre Carlos lo mantiene da dietro e mi dà qualche dritta. Destra, sinistra, un passo indietro. Destra, sinistra un passo indietro.
Pian piano prendo confidenza con i movimenti e inizio a colpire più forte, più colpisco, più mi sento leggera, immagino su quel sacco la faccia di Peter e colpisco ripetutamente e con più foga. Sarò andata avanti così per almeno venti minuti o mezz'ora. Mi sono ridotta una spugna, ho il fiato corto e i polsi doloranti ma non mi sono mai sentita meglio di così. Mentre aiuto Carlos ad allenarsi guardo i suoi muscoli tendersi e guizzare da sotto la t-shirt attillata. Un brivido mi pervade il corpo. Non so quale stelle fortunata lo abbia portato sulla mia strada ma credo proprio di essermi meritata un uomo come lui, sempre che sia ciò che da a vedere. Ormai queste incertezze sembrano essere la mia più grande ossessione: ho paura che anche Carlos possa prendersi gioco di me.
Dopo esserci fatti una doccia e sistemati, lo raggiungo nella sua camera bussando piano. Mi fa cenno di entrare mentre sta finendo di vestirsi. Ancora mi imbarazzo in queste situazioni intime quindi inizio a guardarmi intorno. Abbiamo passato il tempo maggiormente nella mia camera quindi osservo curiosa i dettagli di questo suo spazio privato. È sicuramente una camera arredata di nuovo in età adulta. Non ci sono i tratti tipici del passaggio di un adolescente in questa camera e si nota che non è una camera 'vissuta'. È arredata con dei bei toni del blu e troneggia un letto matrimoniale, ci sono qua e là dei gadget della Ferrari e qualche medaglia, le coppe sono situate tutte in uno studio al piano inferiore assieme a quelle di suo padre. C'è poi una piccola scrivania con qualche libro e un pc portatile e una grande postazione gioco con una consolle e una sedia da gaming.
Mi siedo su un angolo del letto e guardo intensamente Carlos, cerco di sorridergli ma ho ancora l'umore a terra, lui sembra accorgersene e vedo il suo sguardo rabbuiarsi. Si siede di fianco a me e mi prende la mano tra le sue
«Tu hai qualcosa che non va... e non mi riferisco solo alla questione Peter.»
Abbasso lo sguardo per trattenere le lacrime, ho questi demoni dentro di me che continuano a bisbigliarmi pensieri negativi e non riesco a scacciarli
«So che avevamo programmato di rimanere qui qualche altro giorno ma io ho bisogno di tornare a casa...»
Carlos annuisce serio e lascia la mia mano. Mi rendo conto che non deve essere semplice starmi accanto. Dopo tutte le montagne russe di emozioni degli ultimi tempi ho bisogno di un attimo per me. Il nostro rapporto sembra essere costantemente messo a dura prova e questa cosa mi destabilizza.
«Allora prenderemo un aereo e ci andremo.» Dice Carlos
«No, tu devi stare con la tua famiglia. Io ho bisogno di schiarirmi le idee... da sola.» Mi auguro con tutte le mie forze che riesca a capire ed essere comprensivo, non voglio che prenda questa mia decisione come un rifiuto. Vedo il petto di Carlos alzarsi e abbassarsi piano, dopo qualche minuto aggiunge
«Dafne, prenditi del tempo. Se hai bisogno dei tuoi spazi, io ci sarò quando avrai bisogno di me. Non tagliarmi fuori, perché per te io voglio esserci.»
Lo stringo forte a me e inalo il suo profumo. Sto così bene tra le sue braccia che sciolgo con riluttanza l'abbraccio «Non ti taglierò fuori. Voglio esserci per te come tu ci sei per me. Ho bisogno solo di qualche giorno e poi sento la necessità di stare con mio fratello, Nicole e Thunder.»
Nel primo pomeriggio prendo un aereo diretto a Lugano. Trovo Nicole e Achille agli arrivi, Nicole senza dire nulla mi stringe in un abbraccio e rimaniamo strette per qualche minuto. Non nominiamo Peter ma anzi ci raccontiamo cosa abbiamo fatto in queste festività natalizie. Nicole è curiosa di saperne di più sulla famiglia di Carlos e io sono ben felice di raccontarle più dettagli possibile, così da non aver il tempo di fermami a pensare.
Quando arriviamo in scuderia la prima cosa che faccio è correre da Thunder. Lui riesce sempre ancor prima di vedermi a percepire la mia presenza e nitrisce dal suo box. Quando mi vede rizza le orecchie verso di me e finalmente riesco a sentirmi davvero felice, a casa. Lo abbraccio forte e lui poggia il muso sulla mia spalla. Rimango per un po' con lui finché non mi raggiunge Nicole
«Hey...»
Mi giro verso di lei, non riesco più a fingere di stare bene, ho dovuto resistere e reprimere i miei sentimenti fin troppo a lungo e inizio a piangere
«Dafne, cavoli. Non voglio vederti così! Peter ha fatto schifo fino all'ultimo ma tu non devi sentirti in colpa di niente! È lui l'unico a doversi vergognare.»
È proprio così. Mi sento in colpa. Mi sento in colpa di aver abbassato le barriere con la persona sbagliata. Mi sento il colpa di averlo fatto entrare nella mia vita e averlo fatto restare nonostante non fosse una persona del tutto positiva per me. Mi sento in colpa di essermi fatta sopraffare da un uomo narcisista e ho iniziato giorno per giorno a nascondere la mia luce per non oscurare lui. E dopo tutto ciò, lui mi ha ripagata con un tradimento.
«Sai che ti dico? Mi dispiace solo per la poverina con cui ha fatto un figlio.» Aggiungo asciugandomi le lacrime
«La conosciamo anche...» sussurra Nicole.
La guardo perplessa, dal suo sguardo capisco che si è pentita di averlo detto. Fa un sospiro e mi racconta della nuova compagna di Peter. È anche lei un'amazzone, è tedesca come lui e abbiamo fatto spesso gare insieme, la conosciamo da anni. Certo non siamo mai state amiche ma sapere che è una persona che ha conosciuto quando sicuramente ero anche io presente mi dà il voltastomaco.
Le successive giornate passano lentissime. Carlos è tornato in Italia perché aveva da sbrigare alcune cose con il team Ferrari ma non ha accennato a volermi raggiungere. Apprezzo il fatto che rispetti la mia decisione di avere un po' di spazio ma non avere il coraggio di dirgli che mi manca terribilmente mi innervosisce. Questo stupido carattere spigoloso che mi ritrovo dopo le numerose delusioni mi manda ai matti. Vorrei avere la forza di andare avanti e non voltarmi più indietro. Godermi quello che sta nascendo con Carlos senza pensa che ci potrebbe essere una fregatura dietro l'angolo. Nonostante gli sforzi però, attualmente non ci riesco.
Mancano ormai due giorni all'ultima notte dell'anno e io mi ritrovo da sola con un bicchiere di vino a causa del mio maledetto orgoglio. Sembra di essere stata catapultata a qualche mese fa.
Mi ritrovo a pensare ancora a questi ultimi giorni e la testa non smette di macchinare pensieri.
Quando mi ha tradita? Quante volte? Ma soprattutto perché? Sto facendo bene a intraprendere questa nuova relazione?
Mentre mi massaggio le tempie, sento bussare alla porta del mio chalet e ho un sussulto. Controllo dalle telecamere e vedo Achille e mi alzo con riluttanza per aprirgli la porta.
«Vai a preparare le valigie. Domani si parte.»
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro