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Tutti dovrebbero almeno una volta nella vita assistere al gran premio di Monza. Non importa se si è appassionati di formula uno o meno, vedere gli spalti gremiti di tifosi in un tripudio di rosso Ferrari davvero non ha prezzo. L'aria che si respira qui è magica, come sempre lo sport, qualunque esso sia, regala alle persone un senso di comunità che difficilmente si ripresenta in altre situazioni. L'aspettativa su Charles e Carlos è davvero alta. Charles ha vinto questo gran premio guidando la Ferrari due anni fa, mentre per Carlos è il primo gran premio su questa pista con questa scuderia e la sua tensione è palpabile.

Avevo proprio bisogno di cambiare aria. Una volta rimasti soli io e mio fratello in scuderia dopo il weekend con tutti, ho iniziato ad avere leggeri attacchi di panico pensando all'episodio con Peter e gli incubi non mi permettono di dormire bene. Ogni notte mi sveglio di soprassalto con la sensazione che qualcuno mi stia soffocando e quel qualcuno ha un viso, Peter.

Una notte sono corsa allo chalet di mio fratello in lacrime chiedendogli di farmi compagnia. Era davvero furioso nel vedermi in quelle condizioni a causa sua. Per cercare di farmi stare più tranquilla e per stare anche lui più sereno, abbiamo deciso di far rafforzare il sistema di sicurezza e sorveglianza ma dagli incubi comunque non mi riesco a liberare.

Ho pensato anche di denunciare Peter, ma le prove contro di lui sono praticamente nulle. L'ho fatto entrare io in casa e per di più non mi ha minacciata, a parte per gli insulti gratuiti. Probabilmente se avessi deposto la denuncia avrei solamente peggiorato la situazione e mi avrebbe recato altre ripercussioni. Inoltre mio fratello ha saputo che dopo l'episodio a casa mia, Peter ha lasciato con i suoi cavalli la scuderia in cui avevo iniziato la mia carriera in Svizzera e dove lui ha ritrasferito i suoi cavalli dopo la fine della nostra storia ed è ritornato per un periodo indefinito in Germania. Mi dovrei sentire più tranquilla eppure la mia mente non vuole proprio collaborare.

La zona della pit lane è gremita, c'è un via vai di giornalisti e staff di ogni scuderia. Mentre raggiungo soprappensiero la zona dedicata alla Ferrari, vengo travolta alle spalle da qualcuno, dalla velocità dell'impatto suppongo sia su un monopattino o qualcosa di simile. Non cado a faccia in giù per un pelo.

«Hey! Attenzione!»

Quando mi giro mi trovo davanti Daniel, che sgrana gli occhi nella sorpresa di vedermi. Mi sembra essere passato un secolo dalla festa in cui ci siamo conosciuti, sono successe tante di quelle cose...

«Dafne! Scusami, mi ero distratto. Cosa ci fai qui? Mi fa molto piacere rivederti.»

Sono un po' in imbarazzo a spiegargli di essere qui per Carlos, quindi decido di fare la vaga.

«Si beh... Lo scorso week end Charles, Carlos e Charlotte sono stati in Svizzera da me e ci siamo dati appuntamento qui...» gli mostro il badge rosso che porto al collo, anche se sicuramente lo aveva già notato.

Daniel fa un sorrisetto storto e aggiunge «Peccato, a saperlo ti avrei invitata io. Ti saresti divertita di più con me in McLaren»

Gli sorrido e cerco di dileguarmi, questo suo modo scherzoso di flirtare mi mette un po' in imbarazzo. Lui mi trattiene per un braccio e mi dice di aspettare

«Domani sera dopo la gara abbiamo organizzato una serata carina in un locale qui a Monza. Perché non vieni? Charles e Carlos ovviamente già sanno della serata. Magari se Carlos sa che ci vuoi venire non darà buca come al solito!»

«Certo! Mi farebbe piacere. Adesso vado, buona fortuna per la gara.»

Daniel si sporge e mi schiocca un bacio sulla guancia «Grazie Dafne. Ci vediamo in giro!»

Entro nel box di Carlos dove già l'aria è riempita dal rombo della sua monoposto. Carlos è intento ad infilarsi il copri casco, ma pur avendo la bocca coperta, percepisco dagli occhi che mi sta sorridendo.

«Finalmente! Ce l'hai fatta!»

«Scusami, ho trovato traffico in autostrada e sono stata abbastanza lenta stamattina.»

Carlos sa degli incubi e mi guarda preoccupato, negli ultimi giorni ho sempre le occhiaie marcate e so benissimo di non essere al top della forma. Quando mi prende la mano per condurmi in fondo al box, il mio cuore comincia ad accelerare

«Oggi puoi stare qui, queste sono le tue cuffie così potrai sentire cosa ci diciamo in radio!»

Mi fa accomodare su uno degli sgabelli, sarà interessante vedere i pit stop e tutto il resto.

Vedo i meccanici guardarmi incuriositi ma cerco di non farci caso, sono comunque contenta di stare qui nel box e non da sola nella sala della volta scorsa. Carlos sapendo degli incubi e tutto il resto, mi ha chiesto di venire qui un giorno prima. Domani ci raggiungeranno Nicole e Achille. Sono un po' agitata al pensiero di me e lui da soli stasera.

Mi infilo le cuffie e aspetto l'inizio delle prove libere della mattina, mentre nel pomeriggio Carlos mi ha spiegato che faranno una gara per qualificarsi nella griglia di partenza simile a quella della Domenica ma con meno giri: la sprint race.

Trovo davvero interessante capire quanto lavoro c'è dietro questo sport, guardo ammirata tutti coloro che lavorano dietro le quinte e non posso non immaginare che la maggior parte di loro a stare qui ha visto avverarsi un sogno.

Mentre seguo le libere dallo schermo, sento prima un botto nelle cuffie e poi vedo sullo schermo l'auto di Carlos schiantarsi contro un muro. Mi alzo di scatto, il mio cuore inizia a battere più forte e sento il fiato diventare sempre più corto. Quando sento la sua voce nelle cuffie mi sento sollevata, la botta è sembrata davvero forte e l'impatto gli ha fatto fare un brutto movimento con il collo.

Non so esattamente cosa fare, mi impongo di mantenere il controllo e rimanere dove sono, non voglio intralciare il lavoro di nessuno.

Dopo circa mezz'ora, vengo avvisata che Carlos ha raggiunto il centro medico ma sta bene. Nel frattempo i meccanici stanno facendo una corsa contro il tempo per sistemare l'auto di Carlos in tempo per la qualifica. Vengo distratta da una voce che mi chiama in cima alle scale, mi affaccio e vedo Charlotte. Sono contenta di vedere una faccia amica e di non rimanere sola per chissà quanto.

La raggiungo al piano superiore dove c'è la caffetteria e ci sediamo a prendere un caffè.

Mi racconta che anche Charles è al centro medico perché non si sentiva molto bene e condividiamo la nostra preoccupazione. Il tempo insieme a Charlotte passa più velocemente e prima che ce ne rendessimo conto ci raggiungono Charles e Carlos.

Mi alzo di scatto e gli corro incontro abbracciandolo

«Mi sorprende vederti così preoccupata. Tu dovresti essere abituata a queste cose... tuo fratello mi ha fatto vedere dei tuoi incidenti a cavallo molto peggiori di quello che mi è successo» si stiracchia il collo e mi cinge un fianco

Alzo gli occhi al cielo, non sopporto quando mi fa notare che sa benissimo che sono già molto affezionata a lui «Che c'entra... quando non lo vivi in prima persona dall'esterno sembrano sempre più terrificanti! Mi sarei preoccupata per chiunque»

Scioglie l'abbraccio e mi guarda divertito «Ah si? Non ci credo per niente»

«E invece è così! Quante volte ti devo dire di non montarti la testa?»

Per quanto mi sforzassi, mi è ormai impossibile nascondere i miei sentimenti per Carlos. Quei suoi occhi profondi, i suoi sorrisi sinceri, il modo gentile in cui cerca un contatto con me, che sia un bacio o le nostre mani che si sfiorano, il modo che ha di rapportarsi con tutti. Ogni suo atteggiamento mi manda in tilt il cervello e mi sembra di non riuscire a pensare nient'altro che a noi e a quello che sarà.

Dopo la lunga ma emozionante giornata all'autodromo, raggiungiamo il sontuoso albergo dove alloggeremo. La facciata è ricoperta di edera e si è circondati dal verde: palme e piante ornamentali la fanno da padrone. Quando entriamo nel sontuoso ingresso, quasi mi sento in soggezione, l'arredamento è antico e pomposo e tutti sono a nostra disposizione, non sanno più cosa offrirci. Carlos ha preso una camera in più di fianco alla sua, per non mettermi in imbarazzo o alle strette, ma visti gli ultimi tempi preferirei passare la notte con lui. Già so che sarò troppo orgogliosa per ammetterlo.

Quando arriviamo alle camere, mi sento catapultata nel 1800. Le camere somigliano a quelle che ho visto nella reggia di Versailles o di Caserta, per i miei gusti davvero troppo. Preferisco le linee pulite e minimaliste dell'arredamento moderno. Tutto quest'oro e drappeggi mi mettono un po' d'ansia.

Dopo una doccia ed essermi messa comoda, decido di raggiungere Carlos in camera sua. Stasera rimarremo in albergo, so quanto incida la concentrazione nel giorno precedente a una gara.

Carlos mi apre in accappatoio mentre si tampona il ciuffo ribelle con un asciugamano, mi sento in imbarazzo e distolgo lo sguardo. Mentre si riveste mi siedo nell'anticamera su una poltrona nera Chesterfield e mi guardo nervosamente le mani. Per quanto siamo stati anche in Svizzera da soli, stasera percepisco qualcosa di diverso nell'aria, la tensione è palpabile.

«Che dici, ceniamo al ristorante dell'albergo?» Carlos mi fa sussultare, indossa una felpa nera con un piccolo logo Ferrari e dei jeans scuri, lo guardo un po' più del dovuto e mi schiarisco la voce

«Devo dirti la verità, non mi va proprio di prepararmi di tutto punto, preferirei mille volte una pizza qui in camera.»

Vedo allargarsi sul suo volto un sorriso

«Che c'è? Che ho detto di strano?»

Si siede sul bracciolo di fianco a me e mi da un leggero bacio sulle labbra, che all'istante sento diventare bollenti

«Non hai detto proprio niente di strano, ma è assurdo che io desiderassi la stessa cosa.»

Mentre mangiamo la pizza, Carlos guarda divertito il modo in cui guardo questa sottospecie di pizza secca, sembra un frisbee. A volte mi manca Napoli.

«Mi racconti un po' come tua mamma dall'America si è ritrovata a Napoli?»

Faccio un sorso di coca cola e mi metto comoda, incrociando le gambe sul pouf

«Ah, più semplice di quello che sembra. Mio nonno è un militare in pensione. Per avanzare di grado ai tempi gli proposero di trasferirsi in una base americana all'estero, fu assegnato a Napoli. Per la festa del diploma, mia mamma e i suoi amici decisero di festeggiare in un locale in centro città e purtroppo ha conosciuto mio padre...»

Carlos attese che continuassi, difficilmente parlo del mio passato. Per quanto finga di star bene, non aver avuto una famiglia unita mi fa male.

«È stato un colpo di fulmine, mio padre ci sa fare, su questo non ci sono dubbi e aggiungerei che non ha mai smesso di fare il piacente in giro. Agli occhi di mia madre era un rampollo affascinante della Napoli bene, dopo pochi mesi è rimasta incinta e hanno deciso di sposarsi. Poi hanno scoperto che ne eravamo due. Non ricordo di averli mai visti andare d'accordo, in fondo non si conoscevano granché. Hanno portato avanti questo matrimonio per quindici anni, mio padre a casa non c'era mai e quando c'era si finiva sempre tra urla e litigi. È stata una liberazione quando hanno deciso di divorziare. Mia mamma non ne voleva sapere più di Napoli, ma ama l'Italia. Quindi mi sono ritrovata da adolescente a cambiare tutte le mie abitudini e amicizie. Ma per fortuna ho avuto sempre Achille e io e mia madre abbiamo un rapporto molto stretto. Da giovane faceva anche lei equitazione e vedermi realizzata in questo sport è motivo di orgoglio.»

Carlos mi guarda intensamente, rimanendo per un po' in silenzio. Mi piace molto parlare con lui, è quasi terapeutico. Solitamente sono più chiusa e riservata

«E con tuo padre invece?»

Faccio un sospiro, questo è un tasto dolente «Purtroppo non abbiamo un buon rapporto, ha fatto sempre soffrire mia madre, con tradimenti e cose del genere. Anche con noi era spesso irascibile, prima di chiedergli qualunque cosa dovevi assicurati che non fosse di cattivo umore. C'è sempre un astio nei suoi confronti e sono felice di essere lontana da lui centinaia di kilometri. Quando stiamo insieme dopo nemmeno mezz'ora inizia qualche discussione. Sinceramente preferisco stargli il più lontano possibile. Mi dispiace non aver avuto una bella famiglia unita ma purtroppo a volte le cose non vanno come vogliamo.»

Carlos annuisce serio, poi mi passa un braccio sulle spalle, stringendomi a lui. Amo la sensazione che mi da il suo tocco, amo sentire il suo profumo muschiato pervadermi le narici e ascoltare il suo respiro calmo

«Sei una ragazza forte Dafne. Hai affrontato tante difficoltà nella tua vita e ti ammiro molto. Quando io e Achille siamo rimasti soli, mi ha messo in guardia. Mi ha detto: se non hai intenzione di restare, non prenderla in giro. Non se lo merita. Ed è vero, tu ti meriti solo il buono da chi ha l'onore di starti accanto e io sono qui per restare.»

Lo guardo intensamente e lui fa lo stesso. Non riesco più a trattenermi, non riesco più a sorreggere il muro intorno a me, lo vedo pian piano sgretolarsi come un castello di sabbia. Sento il suo respiro accelerare e mi avvicino al suo viso.

Carlos mi prende il viso tra le mani e inizia a baciarmi intensamente.

Mi accovaccio su di lui per sentire il suo corpo aderire al mio e un violento brivido mi scuote,

«Dafne...» La sua voce è roca e mi eccito ancora di più, lui sembra catturare il mio sospiro con le labbra.

È come se tutti i miei sensi fossero tra le sue mani.

Pur essendo stata io a prendere l'iniziativa del bacio, percepisco che è lui ad avere il controllo.

Come se fosse dr.Jakyll e Mr.Hyde, come se la calma e la gentilezza fossero state sostituite da mascolinità e sicurezza di sé. Tutti i suoi gesti sono decisi e sicuri. Mi piace questo suo lato, mi piace sentirmi sua. Non penso che sarei più capace di smettere.

Le mie paure e la mia ritrosia si dissolvono a ogni bacio, a ogni spinta. Ci siamo solo io e lui e l'incastro perfetto dei nostri corpi.

Carlos sa toccare nei punti giusti, non ha paura di mostrare quello che prova. Mi bacia con trasporto e sembra essere restio a lasciarmi andare, a perdersi anche solo un pezzettino di me. Mi fa sentire preziosa e desiderata.

Le sue labbra hanno il potere di cancellare tutta la nube di negatività che avevo nella testa, come se avessi azzerato tutto. Come se lui fosse il mio punto zero per una nuova partenza.

Mi prende con forza, come se non stesse aspettando altro ma al contempo mi scosta delicatamente i capelli appiccicati al viso e avvicina il viso al mio collo per baciarmi ripetutamente.

Carlos ha avuto la capacità di accendere una fiamma in me, una fiamma che nemmeno io sapevo di avere. Questa fiamma ormai mi divora, ha acceso il mio corpo e ne voglio sempre di più.

Al mattino mi sveglio con dei tintinnii nella camera e qualche sussurro, mi stiracchio malavoglia, ho ancora sonno. Non so a che ora ci siamo addormentati dopo esserci cercati numerose volte. Quello di cui mi rendo subito conto è che non ho avuto incubi.

Vedo Carlos in accappatoio entrare con un carrello pieno di cibo per la colazione. Il mio stomaco brontola all'istante. Mi stropiccio gli occhi e borbotto un buongiorno

«Buongiorno Dafne. So so che di mattina sei di poche parole, vieni a fare colazione con me»

Ci sediamo al tavolino vicino alla finestra e il sole sta facendo capolino dall'oscurità, sarà appena l'alba.

«Mi dispiace averti svegliato così presto. Io tra poco devo uscire. Se ti va puoi aspettare Nicole e Achille qui e poi mi raggiungete all'autodromo.»

Faccio un lungo sorso di caffè e addento una brioche alla crema, Carlos mi pulisce con un dito lo zucchero a velo sulle mie labbra e lo lecca. Ripenso alla notte trascorsa e sento il calore ormai familiare al basso ventre.

«Per me va bene, dopo le mando un messaggio.»

Carlos fa per alzarsi, mentre si infila la giacca, gli vado incontro e lo bacio con trasporto.

«Ho passato la serata più bella della mia vita.»

Lui mi sorride e mi scosta una ciocca dietro l'orecchio, ricordo immediatamente lo stesso gesto ieri mentre ero sopra di lui. Forse dovresti smetterla Dafne, datti una calmata.

«Non ti nascondo che ho spesso immaginato questo momento negli ultimi tempi, ma nessuna fantasia può essere paragonabile a ieri sera.»

Mi sento avvampare, prima che la situazione si scaldi nuovamente, lo spingo vicino la porta

«Adesso vai, non voglio passare per quella che ha rovinato la carriera di un pilota di formula uno!»

Carlos scoppia a ridere e mi da un altro bacio. Quando chiude la porta mi sfioro le labbra con aria sognante. Non avrei mai immaginato che si potesse provare qualcosa di così intenso verso una persona. Pensavo che nei film o nei romanzi romantici fosse solamente un'esagerazione. Invece è tutto vero.

Esiste una leggenda giapponese che mi ha sempre affascinata, unmei no akai to meglio conosciuta come il filo rosso del destino, che sostiene che nasciamo con un filo rosso attaccato al mignolo, il destino farà di tutto per ricongiungerti con la persona all'altro capo del filo. Viste le circostanze e visto quello che provo per Carlos non posso non pensare che sia proprio lui l'altra persona a capo del filo rosso.

Passo la mattinata a sonnecchiare, l'arrivo di Nicole e Achille è previsto per le undici. Prima del loro arrivo mi alzo e raggiungo la mia camera per fare una doccia e vestirmi.

La giornata si prospetta abbastanza mite quindi opto per un vestitino non troppo pesante con degli stivali al ginocchio.

Quando arriva Nicole spalanca la porta ed esclama «Mammamia che pesantume quest'albergo!»

Scoppio a ridere, è la stessa cosa che ho pensato io. Nicole si avvicina e mi guarda meglio

«Tu hai fatto sesso!» Spalanca gli occhi e mi guarda con fierezza

«Nicole ma che urli? Vogliamo farlo sapere anche nella hall?»

Fa un gridolino e mi chiede i dettagli, non sono molto aperta su queste cose e poi ho provato emozioni troppo intense per riuscire a descriverle a parole. Mi limito ad essere evasiva e cambio discorso raccontandole dell'incontro con Daniel e del suo invito.

«Fico. Nuova festa, nuove avventure! Convinci Carlos e andiamoci.»

«Se non si convince ci andiamo da sole.»

«Ecco così mi piaci. Che orgoglio che stai diventando amica mia!»

Poco dopo ci raggiunge Achille e tutti insieme raggiungiamo l'autodromo. È gremito. Niente in paragone a ieri. Ci sono anche molte personalità illustri e personaggi famosi.

Quando finalmente riusciamo a raggiungere la zona Ferrari. Vedo Carlos nero in viso.

Alle sue spalle vedo un uomo che gli somiglia molto e suppongo sia suo padre. Girando lo sguardo verso destra scorgo sua sorella Blanca e... Nuria.

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