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13

Quando mi sveglio, immagino di aver sognato l'evolversi della serata trascorsa e invece sento un braccio che mi tiene stretta. Cerco di alzarmi piano e vedo Carlos al mio fianco. Le prime luci del mattino fanno capolino dalla finestra, un fascio di luce tenue si poggia sulle lunghe ciglia nere di Carlos. Tiro le tende per non svegliarlo e chiudo piano la porta. Al pensiero dei nostri baci, ho un brivido. Mi infilo un cardigan pur sapendo benissimo che non si trattava di freddo. Accendo il bollitore in cucina e guardo assorta la brina attaccata alle finestre.

Hai fatto un bel casino Dafne.

Non ho mai provato emozioni così intense. Non ci siamo spinti oltre, non me la sentivo e lui ha dolcemente rispettato i miei tempi, gli ho chiesto di rimanere con me, di averlo al mio fianco a coccolarmi fin quando non ci siamo addormentati. Devo ammettere che non è stato semplice, l'attrazione fisica c'era eccome ma ho davvero tanto apprezzato il suo rispetto nei miei confronti.

Sussulto con la tazza tra le mani mentre sento il campanello tintinnare, guardo l'orologio, sono quasi le otto

«Chi può mai essere a quest'ora...» guardando dallo spioncino ho un altro sussulto. È Peter.

Mi sento improvvisamente agitata, spero che Carlos non si sia svegliato al suono del campanello.

Apro piano la porta con ancora la catenella inserita e mi affaccio

«Buongiorno Dafne, scusami per l'orario. Posso entrare?»

Peter ha uno sguardo strano, più freddo del solito. I suoi occhi guizzano a destra e a sinistra per scorgere qualche ospite all'interno di casa mia. Avrà sicuramente notato le auto in cortile. Guardo in direzione delle scuderie per vedere se mio fratello si è accorto della presenza di Peter, mi sento stranamente in pericolo.

«Peter, cosa ti serve?» Cerco di rimanere calma e non essere troppo brusca, lui cerca di farmi un sorriso ma riesce solo a fare una smorfia tirata. Non è mai stato violento nei miei confronti, però so bene che non ha affatto autocontrollo e che ha sempre avuto una gelosia patologica nei miei confronti. Molto spesso perdeva la pazienza se qualcuno mi dava qualche attenzione in più, figuriamoci vedere un uomo uscire dalla mia camera da letto. So bene che non stiamo più insieme e non devo rendergli conto di niente ma la sua ossessività potrebbe diventare pericolosa.

«Non trovo alcuni documenti di Sully e sto partendo per la gara nazionale. Sono sicuro che sono da qualche parte nella scrivania.» Dice indicando il lato del salotto in cui ho una postazione computer e gli scaffali con le coppe e medaglie vinte negli anni.

«Allora controllo un attimo...»

Peter fa un rumoroso sbuffo «Dafne, perché cazzo non mi fai entrare?» Ho un sussulto, deglutisco a fatica e decido di levarmelo dalle scatole in breve tempo facendolo entrare

«Vai, fai in fretta a controllare e vattene.» Il mio autocontrollo si è andato a far benedire.

Decido di prendere il cellulare e mandare un messaggio ad Achille

Dafne vieni prima possibile che c'è Peter qui a casa e ha un comportamento strano.

Prego che lo legga in fretta, di solito a quest'ora è in scuderia con gli stallieri.

Mentre Peter è intento a cercare nei cassetti, sento dei rumori provenire dal bagno. Peter alza lo sguardo e mi guarda con fare interrogativo.

«Allora le voci su di te che ti fai venire a prendere in Ferrari in Belgio sono vere. Ti sei fatta scopare dal primo che ti ha dato qualche attenzione. E da buona puttana ti sei trovata non uno qualsiasi ma un pilota milionario. Complimenti Dafne.»

«Come cazzo ti permetti di parlarmi così? Come ti permetti di sminuirmi o pensare di avere voce in capitolo nella mia vita? Rassegnati. Non avrai mai più controllo nella mia vita!» Urlo con tutto il fiato che ho in corpo. Sento Carlos arrivare alle mie spalle e mi irrigidisco mentre Peter si avvicina pericolosamente con uno sguardo minaccioso. Alla vista di Carlos si blocca per un attimo.

«Bene, bene, bene.» Il suo accento marcatamente tedesco mi inizia veramente a mettere i brividi, gli occhi dalla rabbia sembrano iniettati di sangue.

«Penso che sia meglio che tu esca da questa casa.» Carlos mi si para davanti come a proteggermi, mantenendo una calma e freddezza esemplari mentre io mi copro il viso con le mani. Non si merita le mie lacrime, non si merita niente.

«Ma che cazzo vuoi? Io ci ho vissuto per tre anni in questa casa!»

La situazione sta velocemente degenerando, Peter e Carlos si guardano in cagnesco e non voglio che Carlos faccia a botte a causa mia, soprattutto con una persona molto più grossa di lui. Carlos non sembra affatto badare alla stazza di Peter e lo spinge con forza facendogli perdere l'equilibro. Peter rimane per un attimo disorientato per poi alzarsi come un toro inferocito. Sono attimi in cui non capisco molto. Calci, pugni, urla. Riesco solo ad urlare «Basta! Smettetela!» Ma mi sento irrigidita, come se non riuscissi a reagire. Mi riprendo quando vedo la porta d'ingresso spalancarsi. Mio fratello è arrivato come una furia assieme ad alcuni dei nostri dipendenti della scuderia.

«Peter, lascia immediatamente la proprietà o giuro che prima ti faccio nero, poi chiamo la polizia!» Tuona Achille.

«Dafne stai bene? Ti ha fatto qualcosa? Dimmelo subito oppure da qua dentro non ne esce vivo» aggiunge.

Annuisco debolmente «Sto bene...» e corro tra le sue braccia piangendo. Achille vedendomi in questo stato perde le staffe e si scaglia contro Peter

«Vi prego divideteli» dico piangendo rivolgendomi agli stallieri che facendo fede a tutta la loro forza riescono a dividerli.

Vedo Peter andarsene con un occhio gonfio e il labbro spaccato e guardando sia Carlos che Achille capisco che ha avuto la peggio.

«Perché cazzo l'hai fatto entrare Dafne?» Grida Achille verso di me

«Achille, scusami se te lo dico ma non penso sia il caso adesso di darle addosso.»

Carlos mi cinge con un braccio e io mi appoggio al suo petto, ascolto il suo respiro regolare e inalo il suo profumo e man mano mi sento più calma

«Non volevo farlo entrare, ma ho notato che era agitato e ho pensato di non peggiorare la situazione. Quando ha capito che c'era qualcuno con me ha dato di matto. Mi dispiace Carlos, mi dispiace davvero tanto. Sono mortificata.»

«Ma che dici? È stata una fortuna essere qui. Per fortuna anche Achille è sempre pronto a proteggerti.»

«Puoi ben dirlo.»

La complicità tra Achille e Carlos mi commuove. Visto il trambusto raggiungono casa mia anche Charlotte, Charles, Nicole ed Edgar. Quando Nicole mi vede il lacrime mi corre incontro e chiede spiegazioni ad Achille.

«Quello psicopatico uomo di merda! Io lo uccido!» Nicole fa per alzarsi, come se volesse correre dietro Peter che ormai ha già lasciato la proprietà.

«Calma Rambo, ci abbiamo pensato io e Carlos a farlo pentire di essere venuto.» Dice Achille, trattenendola per un braccio

«E bravo Carlos, ti perdo di vista una sera e diventi un pugile!» Aggiunge Charles per stemperare la tensione. Riesce nell'intento perché ridiamo tutti.

«Grazie ad ognuno di voi di essere qui. Non voglio rovinarmi affatto la giornata quindi datemi il tempo di riprendermi con una doccia bollente e ci rivediamo tra circa un'ora per uscire a cavallo.»

Quando faccio per alzarmi, sia Charlotte che Nicole mi chiudono in un abbraccio

«Sei la donna più forte che conosca, Dafne Bosi»

«Ti vogliamo bene.» Aggiunge Charlotte.

Mentre sono sotto la doccia, non faccio altro che ritrovarmi davanti agli occhi la faccia indiavolata di Peter. Non penso di averlo mai visto così, sembrava sul punto di alzarmi le mani addosso. Per non parlare delle offese gratuite che ho dovuto ricevere. Non mi sono mai sentita in pericolo con lui eppure ha qualcosa che non va. Questo era uno dei motivi per cui non volevo immergermi in una nuova relazione. Pensi di conoscere una persona e poi dopo anni conosci lati oscuri che mai avresti immaginato. Per quanto Carlos possa sembrare perfetto adesso, chi mi dice che non stia giocando solo con i miei sentimenti? Sono veramente spaventata, da quello che provo e quello che verrà. Mi dico che sono ancora sotto shock e non prendere decisioni avventate. Mi voglio godere i prossimi due giorni con i miei amici senza pensare a niente.

«Allora, fate qualche giro qui nel campo e vediamo come ve la cavate!» Charlotte, Carlos e Charles sono appena saliti in groppa a tre dei miei cavalli per la scuola. Zudpol, Estrella e Ronnie sono le nostre star, i cavalli più buoni del pianeta, pazienti anche con la persona più negata con l'equitazione.

Charlotte si nota che è andata più spesso a cavallo, Charles e Carlos invece sono così impacciati che quasi non trattengo una risata.

Quando noto che hanno preso confidenza, li faccio partire al trotto spiegando loro il movimento da seguire per assecondare il movimento del cavallo

«Carlos abbassa quelle mani! E tieni la schiena dritta!» Mi diverto ad essere autoritaria con lui, noto la sua concentrazione ad imparare nel minor tempo possibile, è proprio uno sportivo. Siamo tutti uguali, pignoli e non ci piace perdere.

Una volta che mi sembrano tutti pronti ad uscire in passeggiata, salgo su Thunder e li raggiungo nel campo.

Charlotte e Charles, che ancora non avevano mai visto il mio cavallo, rimangono estasiati

«Dafne ma è una montagna! Sembri così piccola lassù! È stupendo!» Esclama Charlotte e gli fa eco anche Charles con i complimenti.

«Grazie, lui è la mia Ferrari.» Dico guardando Carlos e Charles che mi sorridono divertiti.

Nel frattempo si uniscono al gruppo anche Nicole ed Edgar e con tanta sorpresa esce dalla scuderia in groppa al suo purosangue Huracan anche mio fratello Achille, che mi affianca.

«Da quant'è che non stavamo insieme a cavallo?»

«Troppo. Mi sembrava la giornata giusta.»

Sento i miei occhi inumidirsi e gli stringo forte la mano, lui che cerca sempre di fare il duro, la lascia e guarda verso l'orizzonte esclamando «Adesso non facciamo i sentimentali Dafne, andiamo.»

La passeggiata scorre tranquilla, raggiungiamo senza problemi il lago e sono tutti entusiasti della vista. Cerco Carlos con lo sguardo e gli faccio segno di raggiungermi in riva al lago, lo vedo districarsi con le redini e mi viene da ridere, è divertente vederlo impacciato in qualcosa. Di solito è sempre così calmo e sicuro, come stamattina... cerco di scacciare dalla mente questi brutti pensieri e gli sorrido mentre mi raggiunge.

«Certo che è faticoso!»

Annuisco mentre guardo Thunder bere «Domani ti faranno male dei muscoli che non sapevi nemmeno di avere!»

«Bene, grazie di avermi avvisato.»

Alzo lo sguardo verso di lui «Carlos...»

«Dimmi Dafne»

«Grazie per stamattina. Non so come sarebbe andata a finire se non ci fossi stato tu. Mi dispiace che sei stato coinvolto.» Guardo le nocche delle sue mani leggermente spaccate, per fortuna è l'unico segno che si porta della lite

«Io sinceramente sono tranquillo perché so che tuo fratello è qui e sarebbe disposto a difenderti a costo della sua vita. Se ti sapessi da sola dopo stamattina non sarei tranquillo... non voglio sembrare indiscreto... ma è stato qualche volta violento nei tuo confronti?» Vedo la mascella di Carlos serrarsi a questo pensiero e non posso che sentirmi grata di questo suo senso di protezione nei miei confronti

«No. Non ha mai alzato un dito su di me, non ci sarei stata tutti questi anni. L'unica cosa che ho sbagliato è stato ignorare i segnali. È sempre stato molto geloso di me, spesso aveva da dire anche sul mio abbigliamento o se scambiavo qualche parola di troppo con altri uomini.»

«Avere una sana gelosia non è un male, ma questa ossessività di certo è stata tossica. Nessun uomo dovrebbe prendersi la briga di contestare l'abbigliamento della sua donna o non avere fiducia. Sono felice per te se ti sei liberata di un uomo così.»

«Anche io lo sono. E pensarci che ci sono stata anche male per molto tempo. Sono un totale casino, non avrei mai voluto che ti trovassi in questa situazione.»

«Dafne, tu non sei un casino. Tu sei la cosa più bella che mi sia mai capitata.»

Strabuzzo gli occhi, non credo alle mie orecchie. Lo ha detto davvero? Si Dafne, lo ha detto davvero!

Mi sporgo verso di lui stringendogli la mano, vorrei tanto baciarlo ma non sono la tipa da effusioni in pubblico, soprattutto se il pubblico comprende Achille.

Quando ritorniamo alla scuderia, decidiamo di approfittare di questa giornata particolarmente mite per allestire una grande tavolata in cortile e mio fratello si propone per fare una grigliata.

«Carlos, fammi compagnia in centro. Andiamo a comprare il necessario.»

Mi sembra così strano vedere Achille così espansivo nei confronti di Carlos, probabilmente ha capito anche lui che tipo di persona è.

«Ci vediamo tra poco...» mi da un leggero bacio sulle labbra e io sussulto. Per lui è davvero normale esprimere i suoi sentimenti, sarà una peculiarità dei calorosi spagnoli.

«Non dimenticare i beyond burger per me!» Dico ad Achille mentre salgono sulla sua jeep.

Passiamo una giornata magnifica. Grazie alle battute di Charles, alla dolcezza di Charlotte e Nicole e ai battibecchi come vecchi amici di Carlos e Achille riesco a dimenticare totalmente quanto accaduto stamattina. Quando inizia a calare la sera decidiamo di spostarci in casa e organizziamo una serata in un locale in centro per andare a bere qualche drink. Noi ragazze decidiamo di prepararci tutte insieme a casa mia, facendo sloggiare i ragazzi.

«Credi che ci è sfuggito il bacio di Carlos prima di pranzo?» Dice Nicole mentre si misura una mia camicetta.

«Beh... diciamo che stamattina non abbiamo avuto modo di parlare ma si... ieri sera quando siete andate via ci siamo baciati!» Al solo pensiero sento l'ormai familiare calore raggiungere le mie guance, Nicole e Charlotte fanno dei gridolini striduli e saltellano intorno a me.

«Ma la smettete?» Dico tra le risate

«Siete troppo belli insieme» dice Charlotte sognante

«Non ci sbilanciamo troppo, è solo un bacio. Vediamo piano piano come andrà.»

Tra musica, chiacchiere e vari cambi per trovare l'outfit perfetto il tempo scorre veloce e arriva ben presto l'orario per uscire.

Troviamo i ragazzi già nel mio salotto ad aspettarci. Carlos ha una camicia azzurra che mette in risalto la sua carnagione olivastra e quando mi vede si passa una mano nel ciuffo ribelle.

«Wow Dafne. Mi vuoi far impazzire» stasera ho scelto un abito a sottoveste blu elettrico che scende morbido poggiandosi nei punti giusti, questa volta sono io a dargli un bacio sulle labbra sfidando il mio consueto atteggiamento introverso «Sei un grande wow anche tu...»

«Okok, adesso non esageriamo però eh! Fatemi abituare un po' alla volta.» Achille si mette tra di noi scatenando una risata generale

«Attento Carlos che se Achille si arrabbia non la passi liscia come con Peter!» Aggiunge Charles

Raggiungiamo un nuovo locale al centro di Lugano dall'arredamento esotico, prendiamo posto in un privè appartato e ordiniamo da bere. La serata scorre veloce, siamo tutti alquanto brilli. Vedo Carlos cercarmi con lo sguardo ogni istante e cercare le mie mani, sentire il mio corpo a contatto col suo. Mi sento libera e felice mentre ballo con Charlotte e Nicole, ho la sensazione di scrollarmi di dosso come se fosse un pesante mantello che portavo da troppo tempo sulle spalle, tutta la negatività che è aleggiata nella mia vita. Mi sembra di essere finalmente sveglia da uno stato di trance e di vedere tutto con brutale limpidezza. Quando vivi una relazione tossica, non te ne rendi conto, soprattutto quando la violenza non è tangibile, ma psicologica. Sono state troppe le volte in cui ho soprasseduto alla superbia di Peter. Non mi sentivo abbastanza, mi sentivo sbagliata, spesso sminuita anche nei miei successi lavorativi. Tante volte ho cercato di alzare la voce, di impormi. Ma lui sapeva bene di tenermi sotto scacco, sapeva che i miei sentimenti erano sinceri e puri e mi ha manipolata.

Non è mai troppo tardi per aprire gli occhi, non è mai troppo tardi per capire che se una relazione non ci fa splendere, brillare e sentire al settimo cielo è da eliminare, come un frutto marcio.

Non permetterò mai più a nessuno di sminuirmi, di farmi dubitare di me facendomi sentire non all'altezza. So quanto valgo, so quanto sono forte e questa sensazione di estrema libertà non la lascerò mai più richiusa in una gabbia.

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