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6. drave

Le strade di Falldown erano gremite di persone. Per una notte all'anno tutto il paese si accendeva di una luce multicolore. Gli abitanti si riunivano nella Piazza Centrale, muniti di tante fiaccole e fino alle prime luci del mattino restavano lì a ballare a banchettare e a fare giochi di ogni tipo. La chiamavano la notte delle stelle. Si teneva anche una sorta di competizione tra coloro che sapevano fabbricare fuochi d'artificio: il migliore, decretato dall'applauso del pubblico, avrebbe vinto tante leccornie preparate dalla pasticciera del paese, la signorina Lovert.

Princess e Carl, insieme a Marie non mancavano mai a questo appuntamento, anche se l'umore di quest'ultima, quella sera, non era proprio dei migliori. Ormai era più di un mese che non vedeva Frank ma non riusciva proprio a toglierselo dalla testa, specialmente quando alzava gli occhi al cielo e scorgeva uno di quei pipistrelli neri che prima amava tanto. Adesso le ricordavano lui e ogni volta che ne vedeva uno provava rancore e si tormentava domandandosi se tutte quelle cose che le aveva detto Geremia corrispondessero alla verità.

-Marie, guarda chi sta arrivando! -esclamò Princess. Per l'occasione, anche Jarold era venuto a Falldown e si avvicinava in compagnia di Libi.

-Ehi Marie! -disse lui sorridente.

-Ciao... -sussurrò lei alzando appena lo sguardo.

-Perché non andate a farvi un giro? -aggiunse Princess sperando che facessero svagare la sorella che da un po' pareva strana.

I tre ragazzi si misero a passeggiare tra la folla curiosando tra le bancarelle piene di cianfrusaglie di tutti i generi. Jarold si fermò a guardare Marie che assente, continuava a camminare quasi si trovasse in un'altra dimensione. Si voltò verso Libi che con una smorfia dimostrò di aver capito le perplessità del ragazzo.

-Credo che abbia litigato con Frank, quel ragazzo da cui lavorava...

-Ah, ecco perché è così... non sembra più lei... Ma cosa è successo? E poi... cosa sono tutte quelle crosticine che ha sul viso... Ha forse avuto la varicella?

-Non lo so... E riguardo a Frank non ha voluto dirmi niente... Mi ha accennato solo che quel tipo le ha fatto qualcosa... o le ha tenuto nascosto qualcosa di importante che ha a che fare con il diario di sua mamma, quello che lei cercava di prendere da Geremia Sanders... Insomma, Geremia ci ha detto che lui, cioè Frank ha strappato le ultime pagine del diario di Sunny perché voleva tenerla all'oscuro di alcune cose che lo riguardavano... Pare abbia uno strano segreto... Un mistero oserei dire. Hai capito?

-Non molto ma una cosa è chiara: questo tipo la sta facendo soffrire, e questo a me proprio non va giù!

-E che hai intenzione di fare? Quell'espressione che hai non promette niente di buono!

-Sai quanto ci tengo a Marie... Devo fare qualcosa per lei!

-Conta pure su di me. Anch'io non voglio vederla più soffrire, voglio che torni quella di sempre! Ma... non ora però... Mia madre mi ha concesso solo quindici minuti...

-Di nuovo in punizione!

-Che ci posso fare... E' più forte di me! Sono una combina guai!

Libi salutò l'amica e subito dopo Jarold e poi andò via.

-Hai voglia di chiacchierare? -chiese Jarold infilandosi le mani nelle tasche com'era sua abitudine.

-Perché no? -rispose Marie. -Però qui c'è troppo frastuono... Andiamo a casa mia?

-Va bene...

-Da qui Falldown sembra diverso...- disse Jarold scrutando il panorama dopo che furono saliti sul terrazzo.

-Infatti è qui che passo la maggior parte del mio tempo quando sono a casa. Adoro guardare il paese da quassù. Tutto sembra così perfetto!

-E' lì che vorresti vivere? In un mondo perfetto?

-E' solo un'utopia... Un mondo del genere non esiste...

-Ne sei sicura?

-Vuoi sapere la verità? Io l'ho visto un mondo perfetto. Tutto bianco, puro... immerso in una gran luce accecante e dove le persone sono felici. Ma quel mondo mi spaventa... Chi ci entra non può più uscirci. Però ho visto quelli che sono lì dentro. Non erano tristi o sofferenti... Erano sorridenti, tranquilli, rilassati...

-Vorrei vedere anch'io un mondo del genere...- sussurrò Jarold mettendosi di fronte a lei. -...Io credo che quel mondo sia racchiuso in ognuno di noi... Dentro di me e... dentro di te... Dentro tutte le persone buone...

-Jarold io non sto parlando di simboli o metafore... Quel mondo esiste davvero! Ci sono entrata e l'ho visto con i miei occhi.

-Allora perché non mi ci porti? -chiese il ragazzo liberando la sua fronte del frangione biondo cenere che la copriva. Lei lo fissò incredula. Vide nei suoi occhi scintillanti di un acceso azzurro cobalto, una lucina e ne fu rapita.

-Ma non mi prendi per una pazza? -disse ridendo mentre diventava rossa in viso.

-Perché mai dovrei farlo?

-Non so... Mentre ti raccontavo di quello che ho visto non ci credevo nemmeno io... Sei il primo con cui mi confido.

-Vuol dire che forse ti fidi di me... Allora mi ci porti?

-...Non so se a te è permesso di entrare... A dire il vero non so neanche se posso rientrarci io ma... va bene. Ti ci porto.

Lungo la strada, Marie raccontò dettagliatamente al suo amico ogni particolare di quello che le era successo negli ultimi mesi, da quando aveva conosciuto Frank fino a che lo aveva visto l'ultima volta.

-Ora sì che devo sembrarti una pazza!

-Bè devo ammettere che pare tutto così assurdo ma... io ti credo.

Marie si bloccò rendendosi conto che svoltando l'angolo, si sarebbero ritrovati di fronte il grande portone di legno ricoperto di foglie che faceva da ingresso al mondo bianco. Titubante afferrò Jarold per il braccio come se quel gesto servisse a darle coraggio. Lui, col suo sguardo deciso le trasmise sicurezza ed entrambi si avvicinarono a quella grande porta oscurata dall'ombra dei palazzi vicini.

-Entriamo? -disse lui senza tradire la sua indecisione.

-Sì...- sussurrò lei vacillando. -...L'altra volta ho semplicemente bussato e... si è aperto. Ci provo?

-Lo faccio io. -continuò Jarold allungando il braccio verso il maniglione.

Una voce proveniente dalle loro spalle li fece sussultare. I due ragazzi si voltarono con il cuore in gola e si ritrovarono Frank di fronte a loro.

-Che fate qui?! - gli ringhiò contro.

Marie con l'espressione smarrita lo fissò sentendosi sprofondare. Lui era lì, proprio davanti a lei ed era impossibile non provare un profondo senso di nostalgia... D'impeto, si strinse a Frank lasciandolo spiazzato. Jarold seguì la scena immobile. Quel gesto gli procurava un insolito sentimento di invidia. Si ritrovò a provare disprezzo per quel ragazzo che appariva così in confidenza con lei, rendendolo soggetto ad un complesso di inferiorità.

Frank non poté fare a meno di ricambiare l'abbraccio rivelando così che quella ragazzina era riuscita ad entrargli nel cuore e anche per lui era stato difficile trascorrere tutto quel tempo senza vederla e senza parlare con lei. Marie alzò lo sguardo verso di lui ricordando le parole che le aveva riferito Geremia. Subito se ne distaccò. Frank comprese che era ancora arrabbiata...

-Adesso mi lasci spiegare? -la pregò lui parlandole dolcemente.

-...Lo vorrei tanto ma...- Marie si voltò a guardare Jarold che, sentendosi di troppo, si scostò come se volesse andare via. -...No, non andartene...- continuò lei.

Frank spostò l'attenzione su quel ragazzo dagli occhi persi. Non sapeva chi fosse ma comprese che teneva molto a Marie e quindi che doveva essere un suo amico fidato.

-Frank... Lui sa tutto. Gli ho raccontato del mondo bianco... dei miei genitori e... di te.

-Va bene. Può venire anche lui. -acconsentì Frank stranamente tranquillo poi li portò a casa sua.

-Mi spiace per quello che è successo tra di noi...- iniziò lui quando si furono seduti. -Avrei voluto spiegarti ma te ne sei andata senza permettermelo... Cosa ti ha detto quel ragazzo che aveva il diario di tua mamma?

-Mi ha riferito quello che c'era scritto nelle ultime pagine che sono state strappate...

-E cioè?

-Perché non me lo dici tu?!

-Okay, hai ragione...

Frank restò per un momento senza parole. Il suo sguardo ora era teso, pareva temesse che qualsiasi cosa avesse detto potesse fargli perdere l'amicizia con quella ragazza a cui teneva così tanto. Jarold seduto sul divano in mezzo a loro tenne lo sguardo basso sentendosi stretto, ed estremamente in imbarazzo. Marie guardò insistentemente Frank attendendo una risposta che non tardò ad arrivare.

-Credo che quando ti dirò ogni cosa tu andrai via di qui e non vorrai vedermi mai più! -disse con tono rassegnato. Lei attese che continuasse. -Ti ho detto un sacco di menzogne!

-Allora dimmi la verità...- lo supplicò lei con poca voce.

-Sì... Ma voglio che lui vada via. Non ce la faccio a parlare sapendo che...

-Io invece voglio che resti!

-Lascia stare Marie. Me ne vado. -disse Jarold alzandosi.

Il ragazzo uscì dalla casa senza voltarsi. Frank si avvicinò di più a lei che era rimasta a guardare Jarold andare via. Marie si voltò con lo sguardo accigliato.

-Tutto è iniziato circa venti anni fa...io ero solo un bambino di dieci anni...- esordì lui immergendosi nei ricordi. Ogni cosa sembrò sparire intorno a Frank e si ritrovò di fronte a un omone alto e robusto, con molti capelli, ondulati e setosi. Quell'uomo lo guardava dall'alto senza provare nessuna emozione, nessun sentimento...

-Mio padre era così...- disse Frank riprovando la stessa tristezza e lo stesso senso di vuoto che aveva allora. -...Era un genio... Uno scienziato, abile nel suo lavoro... Aveva un quoziente di intelligenza al di fuori del normale e non approvava il fatto di aver avuto un figlio come me, che era nella media, se non al di sotto... Era malato. Diceva sempre di non meritarlo... Che quel brutto male avrebbe dovuto colpire qualcun altro e... studiava, lo faceva giorno e notte per trovare una cura per salvarsi. Dopo diversi anni fece una scoperta: i pipistrelli di Falldown erano diversi da quelli del resto del mondo. Producevano uno strano veleno. Strano perché invece di fare del male a chi veniva morso, al contrario lo guariva. Vieni con me. -continuò prendendola per mano e portandola nella cantina attraverso la rampa di scale ripida. Marie lo seguì respirando affannosamente. Quella storia che le stava raccontando le trasmetteva ansia ma era decisa ad andare fino in fondo, a conoscere tutta la verità.

Frank le mostrò una foto in cui era ritratta una coppia. La somiglianza che l'uomo aveva con il ragazzo era inquietante.

-Chi è questa persona? ...E' praticamente uguale a te!

-E' mio padre. Lo scienziato...!

-Impressionante...! Forse allora era di lui che parlava Geremia...

-Sì... Ho strappato quei fogli perché temevo che tu pensassi che tua madre avesse scritto di me e... non volevo perdere la tua fiducia... Nello stesso tempo non volevo raccontarti ogni cosa... sei ancora così piccola... così giovane...

-E lei è tua madre? -disse Marie spostando gli occhi sulla donna che c'era di fianco al padre di Frank.

-Sì...- sussurrò Frank abbassando la testa e manifestando con la sua espressione un profondo turbamento. -...Quanto la amavo...

-Cosa le è successo?

-Non lo so. Semplicemente non so che fine le abbia fatto fare mio padre.

Marie alzò i suoi occhi verso di lui comprendendo chiaramente quello che sentiva. Poggiò una mano sul suo braccio per infondergli un po' di coraggio. Lui proseguì.

-I pipistrelli non erano in grado di guarire la malattia di mio padre. Molti morirono quando lui sottrasse loro il veleno, ma sembrava non bastare mai. Per ristabilirsi completamente, avrebbe dovuto prendere non so quanti di quegli animaletti. Ma questo non fu possibile, così continuò ancora nelle sue ricerche, spese tutto il suo tempo e le sue energie, per trovare un'altra soluzione e la trovò. Scoprì che se i pipistrelli avessero morso qualcuno che stava bene, e poi avessero fatto la stessa cosa con la persona ammalata, gli avrebbero trasmesso energie, forza e... vita!

-Quello che ho fatto io con te! -esclamò Marie spalancando gli occhi.

-E... -esitò lui con il mento che gli tremava. -...Quello che lui ha fatto a me...!

-No, non ci posso credere! ...Tuo padre ti ha tolto la vita?! ...E' per colpa sua se ti sei ammalato?! Ma che razza di padre è uno che fa una cosa del genere a suo figlio?!

-Una persona da niente! -disse lui con disprezzo.

-Ma... Che c'entra tutto questo con i miei genitori e... con tutte le persone che sono state portate nel mondo bianco?

-Quel posto l'ha creato lui. All'inizio aveva deciso di "prelevare" le persone anziane di Falldown e portarle in quella specie di laboratorio. Voleva vedere se poteva aiutarle a ringiovanire le usava un po' come delle cavie... Ha fatto prendere Paolo... Poi ha provato ad attrarre tua madre... attraverso un pipistrello... Quando Sunny ha capito che voleva rinchiuderla lì... è riuscita a fuggire ma non è scampata al turbine... Dopo che era guarito dalla malattia voleva trovare il modo di non morire mai... Ha scelto le persone migliori di Falldown, le più intelligenti, le più creative... Ovviamente nessuno è entrato lì dentro di sua spontanea volontà e lui... le ha rapite servendosi dei pipistrelli.

-...Non ci posso credere! ...Ma quello che dici è la verità?!... E' tutto così assurdo!

-Purtroppo le cose sono andate davvero così. Mi dispiace essere proprio io a dovertelo raccontare.

-Ma ora chi è rinchiuso lì dentro, può uscirne?

-No, non credo... Mio padre ha tolto loro energie, intelletto e non so cos'altro... e adesso dopo che ha prelevato parte della loro vita loro possono vivere solo grazie all'aiuto di quei pipistrelli che si trovano lì in quella casa, sotto al soffitto.

-Dov'è adesso tuo padre... è ancora vivo?

-Purtroppo sì, e... anche se non vuole arrendersi... sta arrivando anche lui alla fine della sua vita... E' vecchio e... è vicino alla morte.

-...E voleva prendere anche me...? E' lui quella persona che mi ha attratto al grande portone? E' lui che voleva portarmi lì?!

-Credo proprio che sia stato lui ad attrarti. Attraverso i pipistrelli.

-Dov'è quell'uomo? Nel mondo bianco?

-Sì, di solito è lì, nel suo laboratorio... Spera ancora di trovare una cura... Povero illuso!

-Ma tu perché non hai mai fatto niente per farlo smettere di commettere quelle cose orribili?!

-Ho tentato di farlo! Ha minacciato di uccidere quelle persone chiuse lì dentro e...

-Tu che ruolo hai in tutto questo?

-Io non ho nessun ruolo!

-Allora perché entri lì... Cosa fai?

-Ormai non posso nascondertelo più...- continuò guardando il viso sottile e aggraziato di sua madre. -Io vado lì per te...

-Per me? Che vuoi dire?

-Vado ad assicurarmi che i tuoi stiano bene e... parlo a loro di te.

-Tu... tu parli con i miei genitori...?!

-E' così. Da quando ti ho conosciuta sono andato lì dentro quasi tutti i giorni. Volevo rassicurarli che tu stessi bene e che fossi diventata... quello che sei... Una brava ragazza... Dolce, gentile e altruista...

Marie non trattenne più le lacrime.

-Sei davvero così Marie...- continuò lui avvicinandosi. -Sei stata disposta a salvare la mia vita... togliendone da te una parte... Non potrò mai ringraziarti abbastanza. Io... mi sento in colpa...

-Non devi. L'ho fatto perché ti voglio bene e... sono legata a te... Ma... perché non mi hai parlato subito di tuo padre?

-Non l'ho fatto perché avevo paura che tu entrassi là dentro e lui se ne accorgesse e ti facesse qualcosa di male, come ha fatto a me quando ha scoperto che così sarebbe guarito dalla malattia e avrebbe vissuto più a lungo. Perdonami... Ho strappato quei fogli perché non volevo che scoprissi tutte queste cose...

Marie guardò ancora la foto del padre di Frank. Gli occhi si posarono poi sul viso aggraziato della madre. -Posso immaginare come ti senti...

-Lei non è lì dentro... Non è nel mondo bianco. E non so dove possa essere. E lui non vuole dirmelo! -concluse stringendo i pugni.

-Frank... chiediamo aiuto a qualcuno...

-E a chi?

-A tutto il paese! Se lo diciamo agli altri ci aiuteranno a prendere quell'uomo e...

-E una volta che lo faranno? Che speranza ci sarà per i tuoi genitori... per il tuo bisnonno... per Kiria... e per tutti gli altri chiusi lì dentro?! E' un controsenso, lo so... ma è grazie a lui se loro sono ancora vivi. Solo lui sa come i pipistrelli li tengano in vita! E fuori di lì morirebbero. Sono entrato tante volte sperando di poter trovare il modo di aiutare le persone chiuse lì... sapevo che ad una certa ora del giorno lui si chiudeva in una stanza per infondersi ciò che prelevava dalle persone che tiene in ostaggio...

-Ma aspetta un attimo! ...io la prima volta che ci sono entrata ho sentito una voce che mi diceva di andare via! Era lui?

-No. Siediti... è meglio.

Marie si appoggiò frastornata su una sedia a dondolo posta lì vicino.

-Quella voce che hai sentito... e che ti metteva in guardia... era quella di Liam, tuo padre.

La ragazza abbassò la testa ancora una volta trafitta dal dolore.

-Quando sono andato nel mondo bianco, il giorno dopo, i tuoi genitori mi hanno detto che eri entrata e mi hanno chiesto di proteggerti, di starti vicino e...

-Era mio padre...! Non posso crederci! Sono stata così vicino a lui... e dopo a tutti e due e...

-Sono stai loro a chiedermi di portarti a vederli. Sapevano che quel giorno eri dietro ai vetri di quella casa... e credimi per loro è stato uno sforzo enorme non venire da te ed abbracciarti. Ma non potevano... perché non sarebbero riusciti a lasciarti più. Volevano solo che tu vedessi che erano felici... e che non ti tormentassi più per la loro tragica scomparsa.

-Sì ma ora so la verità e loro non sono felici! Sono dei prigionieri! Sono delle cavie...! Sono... sono "dei pezzi di ricambio" di un uomo che non merita nemmeno di vivere!

Marie si alzò strofinandosi gli occhi sommersi dalle lacrime. Il suo viso determinato allarmò il ragazzo.

-Dove vuoi andare! -esclamò arrestando la sua corsa decisa su per le scale. -Marie, non fare stupidaggini! Che puoi fare contro Drave!?

-E' così che si chiama quel verme!? -gridò lei dimenandosi.

-Vedi perché non volevo dirti niente! Accidenti! Non avrei dovuto farlo!

-Lasciami Frank!

-...E' tutto inutile, vuoi capirlo! Non ti permetterò di andare da lui, a costo di rinchiuderti qui!

La ragazza si fermò stremata. Perdendo le ultime energie si lasciò cadere sulla scala, sedendosi su di un gradino. La sua espressione cambiò ricordando un particolare.

-Aspetta un attimo... ma... Frank, non avevi detto che eri stato tu ad ordinare ai pipistrelli di prendere Kiria?

-Sì, e allora?

-Tu hai un certo potere su di loro, no?

-No. Non io. Mio padre.

-Che vuoi dire?

-L'ho supplicato di farla prendere... Non volevo che morisse. Ma... -Frank la fissò sbigottito. -...tu, sì tu ce l'hai!

-Cosa?!

-Marie... non ricordi?! Stavano venendo a prendere me e tu non gliel'hai permesso! Ti hanno ubbidito!

-E' vero... Come mai?

-Non lo so... Non ne ho la minima idea! Ma qualcosa deve significare! Tu ami i pipistrelli no?

-Li amavo. Ma ora non so... Sai, tutti mi dicevano che somiglio molto alla mia nonna. Nonna Giovanna. Lei amava quelle creature e... li conosceva tutti. E a tutti aveva dato un nome...

-Questa cosa mi è nuova. Hai detto Giovanna? -disse sentendosi gelare il sangue nelle vene.

-Sì. Io non l'ho mai conosciuta. Mia sorella ha detto che vive dall'altra parte di Falldown. Mi hanno detto che è molto strana. Neanche mia madre andava d'accordo con lei.

-Sai dove abita di preciso?

-No. Ma perché? Pensi che lei possa c'entrare qualcosa?

-Mio padre quando ero più giovane mi parlava di una certa Giovanna... Era... era sua moglie.

-Sua moglie?

-Sì, quindi... O mio Dio!

-Che c'è Frank!?

-Marie... Prima di sposarsi con mia madre, Drave aveva avuto già un primo matrimonio e sua moglie si chiamava Giovanna...! E avevano avuto una figlia...

-Non capisco...

-Ma possibile che non ci arrivi da sola?! La figlia di Giovanna chi è?

-Non ci posso credere! E'...è... è mia madre!

-Sì! E' Sunny!

-E quindi tuo padre sarebbe...

-Sarebbe tuo nonno!

-No! Impossibile! Ma che stai dicendo?!

-Così tutto torna... E Sunny... Sunny sarebbe mia sorella!

-No, no! Tutto questo è inverosimile!

Improvvisamente furono distolti dal loro discorso sentendo un rumore provenire dal piano di sopra. Frank salì in un attimo e Marie al suo seguito.

C'era qualcuno alla porta. Jarold, preoccupato era andato a chiamare Princess e suo marito ed ora erano lì di fronte ai due ragazzi che li fissavano con le braccia conserte. Carl prese Marie e la portò fuori. La ragazza si voltò a guardare Frank. Le uscì un'espressione triste, gli occhi grandi le si inumidirono. Se Jarold avesse raccontato tutto quello che lei le aveva confidato, di sicuro sua sorella non le avrebbe più permesso di vederlo.

-Allora? Vuoi dirmi cosa succede?! -chiese Princess con tono secco quando fu rimasta sola con Frank.

-Princess... -sussurrò lui con metà sorriso.

-Lascia perdere, quella ragazza chiaro!?

-E' mia nipote se non lo ricordi!

-No, non lo è!

-Non è nemmeno tua sorella allora!

-Giusto. Ma lei non lo sa e guai se provi a spifferare qualcosa! E comunque questa è l'ultima volta che te lo dico: sta lontano da lei!

Frank la bloccò prima che potesse uscire. Si avvicinò al suo viso con gli occhi socchiusi e penetranti.

-E' una minaccia?!

-Sì, lo è!

-E come farai a fermarmi? -continuò lui prendendo fra le dita una ciocca nerissima dei sottili capelli di Princess.

-Mettimi alla prova e lo scoprirai! -affermò lei decisa spingendo via con un colpetto la mano di Frank.

Il ragazzo sollevò le mani fingendosi impaurito. Con l'espressione sarcastica le fece cenno di andare via.

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