5. il turbine
Quel lunedì mattina il sole finalmente splendeva sopra Falldown, ed era piacevole passeggiare per le strade illuminate e che profumavano di fiori. In quel periodo dell'anno, gli abitanti del paese esponevano fuori delle finestre e dei balconi i loro vasi più belli e più grandi con svariati tipi di piante. Pareva che facessero a gara a chi fosse più bravo e creativo nel fare le composizioni. Marie adorava quella sorta di competizione e nella sua mente si apprestava a scegliere chi fosse il vincitore. Solitamente per lei a riportare la vittoria sugli altri era la madre di Libi che aveva un giardino stupendo, ricco di piante grasse che mettevano fuori dei fiori favolosi.
Fu in quell'occasione che la ragazza pensò che fosse arrivato il momento di lasciarsi tutto alle spalle, di lasciar perdere tutta quella storia del turbine, dei pipistrelli, e vivere la vita così come veniva, senza continuare a pensare al passato. Certo le faceva uno strano effetto sapere che i suoi genitori erano chiusi là dentro. Le veniva una gran rabbia perché non aveva idea di come risolvere quella situazione. Avrebbe dovuto parlarne a sua sorella? Ricordò sua mamma e suo padre... i loro visi felici che ridevano. Stavano veramente bene? Frank non le aveva dato più alcuna spiegazione riguardo a quel mistero che avvolgeva il mondo bianco e le persone che c'erano lì dentro e Marie non era sicura di voler sapere altro...
Arrivò sospirando al negozio di Frank. Con sua sorpresa, vide da dietro ai vetri che lui era adagiato sul pavimento. Entrò immediatamente, spaventata, ripetendo il suo nome e tentando di sollevarlo. Lui socchiuse appena gli occhi poi le sorrise.
-...La piccola Marie...
-Frank che hai?! Ti senti male?!...
-No, no sto meglio...- disse lui riprendendo le forze e cercando di rialzarsi. Lei lo aiutò poi gli portò un bicchiere d'acqua.
-Ma cosa ti è successo?
-Non lo so... Devo aver avuto un capogiro...
-Anche l'altra volta al cimitero ti sei sentito male... Mi hai fatto prendere un colpo! ...Forse è meglio se per oggi stai a riposo.
-No, sto bene adesso. Anzi, iniziamo. Ho diverse consegne da fare entro stasera.
La ragazza si soffermò a guardarlo preoccupata. Lui, come se fosse niente si mise a lavorare indifferente a quello che gli era appena successo.
-Sai, tra qualche settimana ricominceranno le scuole. -disse lei rompendo il silenzio. -La mattina non potremo vederci più.
Lui si voltò verso Marie con occhi sorridenti.
-...Cioè... volevo dire che... la mattina non potrò venire più al lavoro...- continuò lei imbarazzata.
-Potrai sempre venire il pomeriggio se te lo permettono.
-Sì. Faccio subito i compiti e vengo... Farò così. - Marie si interruppe, avvicinandosi poi a Frank, prese coraggio. -Frank... ti va di uscire con me stasera?
Lui si girò sorpreso con gli occhi spalancati.
-Ma lo sai che sei proprio una sfacciata?!
-E perché?! Solo perché ti ho chiesto di uscire?
-Che ti sei messa in questa zucchetta? -disse dandole un colpetto sulla testa. -...Lo sai che ho trent'anni?!
-E allora? -fece lei ingenua.
-Ormai tra noi si è creato un certo legame di affetto è vero.... Ma non confondere le mie parole!
-Guarda che io non ti ho chiesto di sposarmi! Ti ho semplicemente chiesto di uscire. Passeggiamo un po', mi offri un gelato e poi mi riporti a casa.
-Devo anche offrirti il gelato?!
-Che tirchio! Te lo offro io allora!
-Ok, non scaldarti. Vada per il gelato.
La sera Libi passò a trovare Marie. Le ragazze si erano messe d'accordo che sarebbero uscite insieme per non far scoprire a sua sorella che in realtà lei doveva passare la serata con Frank.
-Tu credi che verrà? -disse Libi guardandosi attorno.
-Certo che verrà! Perché non dovrebbe?
-Perché è in ritardo già di mezz'ora.
-Forse mi sono confusa io con l'ora dell'appuntamento. Forse non erano le sette e mezza ma le otto e mezza.
-Può darsi. Comunque io devo andare.
-Non preoccuparti, vai pure, anzi ti ringrazio di avermi coperta.
Marie iniziò a passeggiare nervosamente vicino alla grande fontana dove dovevano incontrarsi lei e Frank. Passò un altro quarto d'ora. L'appuntamento era alle sette e mezza, lo ricordava bene e ora con tre quarti d'ora di ritardo, iniziava a dubitare che si sarebbe presentato. Delusa guardò in fondo alla via sperando di intravederlo, ma niente.
Ormai erano due ore che se ne stava ferma lì, appoggiata alla grande fontana. Dopo aver perso ogni speranza si decise ad andare via.
La mattina dopo si svegliò di malumore. Indecisa se presentarsi al lavoro o no uscì, mentre era ancora buio, sul terrazzo a guardare il paesaggio. C'erano ancora la luna e le stelle. Imbronciata fissò qualcosa in lontananza che pareva farsi sempre più grande e vicino. Una marea informe che si spostava a grande velocità si precipitò sul suo terrazzo. Migliaia di pipistrelli la circondarono svolazzandole intorno e causando un forte vento che la scompigliò dalla testa ai piedi.
Spaventata si abbassò il più possibile sul pavimento mettendosi una mano in testa, convinta ormai che l'avrebbero portata via in quello stesso turbine che in passato aveva portato rapito altre persone a lei care. Invece, inaspettatamente, i pipistrelli la lasciarono e tornarono per quella stessa strada da cui erano venuti. Respirando affannosamente Marie li guardò finché non furono spariti poi ebbe uno strano presentimento. Sembrava che fossero venuti ad avvisarla di qualcosa. Qualcosa di brutto.
Con il cuore in gola, si precipitò a casa di Frank. Bussò, ma nessuno venne ad aprire. La porta non era chiusa a chiave e perciò vi entrò spalancandola.
Proprio come aveva immaginato, lui era lì, disteso sul pavimento che sembrava privo di vita.
Il dottor Brooks le si avvicinò parlandole silenziosamente.
-Adesso è tranquillo ma... non so se supererà la notte...
-Ma che cos'ha? -disse Marie stringendosi a sua sorella che con il marito era arrivata immediatamente, appena l'aveva chiamata.
-Ha un brutto male...
-Sì ma cosa?!
-Vedi, qui a Falldown gira un virus ormai da anni, l'aveva scoperto mia madre... Solo che non c'è cura e lui ne è stato attaccato in modo piuttosto cruento. E a quanto pare non è una cosa recente. Sicuramente lui lo sa già.
-Lo sa? ...Ma non mi ha mai detto niente! ...Ne è sicuro dottore?
-Sicurissimo. E' messo veramente male... Mi dispiace...
Marie iniziò a singhiozzare incontrollatamente. Con gli occhi pieni di lacrime lo guardò mentre lui, sembrava dormire beato. La ragazza si avvicinò al divano sul quale lo avevano adagiato. Appoggiò le ginocchia a terra singhiozzando.
-Frank! -sussurrò accarezzandogli la fronte. -Ti prego ...rispondimi!
Carl e Princess andarono vicino alla ragazza per confortarla. Lei li guardò sconsolata.
-Voi credete che morirà? ...Perché non mi ha detto che era malato?
-Tesoro... andiamo via...! -disse Princess stranamente agitata.
-No, io non lo lascio!
-Marie... -disse lui a bassa voce sentendo la voce della ragazza. Princess e Carl si allontanarono lasciandoli soli.
-Marie... Scusami se ti ho dato buca ieri sera...
-Ma che stai dicendo?!... -esclamò lei in un sorriso immerso nelle lacrime.
-Sto morendo... Lo so...
-No! ...Non voglio che tu muoia! ...Stavi così bene! Com'è possibile?!
-...Ora quelli verranno, e mi porteranno lì dentro... ricordi? Quando non possono guarire, fanno così... e non potrò vederti più...
-No Frank, non posso farti andare via! Forse io... Sì! ...Forse posso fare qualcosa per aiutarti a guarire!
-No, non puoi... Loro stanno arrivando...
Un forte scroscio proveniente dalla strada si fece sempre più forte sollevando un gran vento che iniziò a sbattere le persiane. Nella casa tutti iniziarono a guardarsi attorno tentando di capire cosa fosse. Marie uscì di corsa fuori finendo in mezzo al turbine.
-No Marie torna qui! -esclamò sua sorella terrorizzata. Tentarono disperatamente di afferrarla ma non riuscirono.
-Vi prego! -urlò la ragazza al centro di quel potente vortice nero come se i pipistrelli potessero capire le sue parole. -...Vi prego... Non portatemelo via! ...Vi siete già presi i miei genitori... Per favore! ...Salvate Frank... Salvatelo! ...Voi potete guarirlo!
I pipistrelli continuarono a girare in un forte vortice impetuoso.
-Prendetela da me! - continuò a urlare Marie mentre la sua voce veniva soffocata dal forte rumore del battito d'ali. -...Prendete un po' della mia vita... e datela a lui! ...Vi prego!
La ragazza finì travolta nel turbine mentre gli altri, impotenti di fare qualsiasi cosa per tirarla fuori di lì, furono scaraventati a terra dalla folata di vento che si abbatté addosso a loro.
Tutto si esaurì in un attimo. I pipistrelli, si dileguarono e alcuni di loro caddero al suolo senza vita. Gli altri sciamando, entrarono in casa dove c'era Frank poi si allontanarono perdendosi nel cielo.
Esanime Marie riuscì ad alzare solo la testa per capire cosa fosse successo. Carl e Princess corsero a vedere come stesse. Il suo viso era gonfio, pieno di tanti puntini di sangue. I suoi vestiti lacerati dai morsi dei pipistrelli. Portarono anche lei in casa, dove c'era Frank. Vicino a lui, in ginocchio, incapace di muoversi c'era Nando Brooks, il dottore, che sconvolto li guardò con gli occhi ancora spalancati.
-Voi non immaginate cosa sia successo! -esclamò incredulo. -Qualcosa si è abbattuto su questo ragazzo! Guardate come l'hanno combinato! -si voltò poi e notò i pipistrelli privi di vita che coprivano il pavimento. Si portò la mano alla bocca.
-Dottore la prego! ...Venga qui! Venga a vedere mia sorella! -gridò Princess in preda al panico.
Il dottore si avvicinò costernato. Non aveva mai visto una cosa del genere.
15 Settembre. Primo giorno di scuola.
Le vacanze estive ormai erano terminate. L'estate era quasi finita e il caldo aveva lasciato il posto a un'aria un po' più fresca.
-Non male come primo giorno! -disse Libi facendosi breccia tra gli studenti per uscire dal grande portone dell'istituto scolastico.
Marie la superò correndo. Uscì mentre un soffio di vento le sbizzarrì i capelli e il sole le fece brillare gli occhi. Tutto intorno a lei parve fermarsi quando tra la folla vide il viso di Frank. Fuori di sé dalla gioia si scordò dell'amica e si precipitò verso di lui abbracciandolo.
Geremia gli passò vicino fissando a lungo i due ragazzi che incuranti di tutto ciò che li circondava si lasciavano prendere dalla conversazione. Socchiuse gli occhi poi, quando vide che Frank si fu allontanato, si avvicinò alla ragazza.
-Marie, posso parlarti? -disse inaspettatamente.
Lei lo fissò incuriosita. Un attimo dopo li raggiunse Libi.
-Che c'è? -disse Marie aggrottando la fronte.
-Quel tipo... Non devi fidarti di lui.
Marie si voltò a guardare Frank di spalle che si allontanava e poi spariva svoltando l'angolo.
-E perché mai? -chiese tranquillamente lei.
-Quel ragazzo ti nasconde qualcosa! Non devi fidarti di lui!
-E di chi dovrei fidarmi? Di te?
-Marie ha ragione. -intervenne Libi. -Tu non hai molto credito ormai dopo tutto quello che hai fatto.
-Lo so. Ma questa volta non sto mentendo. -continuò lui col viso estremamente serio.
-Non sai nemmeno chi è! Come fai a dire che è non è una persona degna di fiducia? -disse Marie iniziando ad innervosirsi.
-Sì che lo conosco. E' il calzolaio di Falldown. Mia madre mi ha mandato diverse volte da lui ad aggiustare le scarpe. Ma devi credermi: non è chi dice di essere!
-Ok, detective Geremia! Allora dimmi tu chi è!
-Certo! Ricordi il diario? ...L'ho avuto io per molto tempo e... l'ho anche letto!
-Ah, bene! -esclamò Marie. -...Sei proprio un ficcanaso!
-Ascolta. Il punto non è questo! Quando te l'ho rubato, quel giorno che ti ho incontrata per strada, mi sono subito accorto che mancavano delle pagine! ...Ora, vorrei solo chiederti: sei stata tu a strapparle?
-Certo che no! Non avrei mai rovinato così il diario di mia mamma!
-Come immaginavo! Allora è stato lui!
-Come fai a dire una cosa del genere!? Come ti permetti?!
-Marie, devi credermi! In quelle pagine c'era scritto qualcosa di scomodo per lui! Io non sapevo che tu ti vedessi con questo ragazzo, altrimenti te l'avrei detto prima!
-Stai dicendo un sacco di sciocchezze! Vuoi solo vendicarti perché ti ho incastrato!
-Marie aspetta! -disse Libi tentando di far calmare l'amica. -Lasciamolo parlare. Che ci costa?
-Ok! Sentiamo le tue stupide teorie!
-Nel diario tua madre diceva un sacco di assurdità, ma mai quanto aveva scritto negli ultimi fogli! Parlava di qualcosa che aveva scoperto, al di là di un portone. E di uno strano ragazzo, che era una sorta di guardiano di quel mondo.
-Frank? -chiese Libi incuriosita. Si voltò poi a guardare gli occhi dell'amica che praticamente la fulminarono.
-Sì, proprio lui. Diceva che entrava ed usciva spesso da quel portone. Era un posto meraviglioso che lei e suo marito avevano scoperto e ci passavano il tempo. Liam scolpiva e lei lo aiutava.
Marie cambiò espressione sentendo parlare dei suoi genitori. Si appoggiò al muretto temendo quello che avrebbe detto Geremia riguardo a Frank.
-Questo ragazzo permetteva loro di entrare, di creare delle opere stupende e poi li lasciava andare via. Così quel posto diventava sempre più bello e sempre più ricco di sculture meravigliose... Un giorno Sunny, ha scritto di aver incontrato suo nonno Paolo, quello che era sparito in circostanze misteriose. Era chiuso in una casa con altre persone ma non poteva vedere né lei né Liam che erano rimasti dietro ai vetri di quella strana casa senza la possibilità di entrarvi o di chiamarlo.
Marie si commosse nel ricordare che la stessa cosa era accaduta anche a lei e anche lei aveva potuto vedere i suoi genitori solo a distanza. Non aveva potuto chiamarli e tanto meno abbracciarli... Guardò Geremia. Non l'aveva mai visto così serio. Sembrava sincero e questo non le piaceva affatto. Lui continuò con il suo racconto.
-Sunny ha scritto che quel ragazzo le aveva raccontato tutto dei pipistrelli. Che sono loro a guarire le persone e che quando non c'è più niente da fare, piuttosto che fare soffrire la gente, se la portano via, proprio lì, in quel mondo tutto bianco che Liam aveva contribuito a rendere così bello e attraente. Poi un giorno questo tipo ha fatto loro una strana richiesta. Voleva che entrassero in quella casa, all'interno di quello strano mondo e così loro sono scappati. Sì sono riusciti a salvarsi ma... quella è stata l'ultima pagina scritta da Sunny...
Marie con le lacrime agli occhi si avventò sul ragazzo prendendolo dal colletto della camicia.
-Ti giuro che se le cose che mi hai raccontato sono solo delle menzogne io te la faccio pagare!
-Come potrei inventarmi una storia del genere?! -ribatté lui indietreggiando. -...Dovrei avere molta fantasia, non ti pare? ...Io non la conoscevo nemmeno tua madre!
-E come hai capito che stava parlando proprio di Frank? -disse Libi che scossa dal racconto tremava come una foglia.
-Perché lei lo conosceva. E ha scritto chiaramente che era il calzolaio di Falldown!
-Ma Frank ha solo 30 anni! Sono passati undici anni da quando i miei genitori sono spariti, Frank era solo un ragazzo! Aveva 19 anni! Mia madre parlava di un ragazzo di 19 anni?!
-No. Parlava di un uomo più grande. Eppure sono sicuro che fosse lui! Lo descrive in un modo così dettagliato che...
Marie gli scosse la camicia strattonandolo e scagliandolo contro il muretto.
-Basta mi hai seccato! Dimmi: come posso fidarmi di te?! Come posso fidarmi di un tipo che mette fuoco alla sua casa e alla falegnameria di suo padre semplicemente perché i suoi genitori non gli comprano una stupida bici?! Dimmelo!
-Non sono stato io! Vuoi capirlo?! Non sono così stupido!
-Andiamocene Libi!
-Ok, vai pure! ...Ma non scordarti quello che ti ho detto! Non fidarti del calzolaio! Capito?! Non fidarti!
Marie terminò i compiti e corse al negozio di Frank. Titubante lo guardò attraverso la porta di vetri mentre si chiedeva realmente chi fosse quel ragazzo. Qualche settimana prima i pipistrelli stavano per portarselo via e solo al pensiero che non avrebbe potuto vederlo più le si squarciava il cuore. Ora che Geremia le aveva detto tutte quelle cose, lo guardava con occhi diversi. Certo per quanto Geremia fosse bugiardo e un tipo di cui non fidarsi, non avrebbe mai potuto inventarsi quella storia, anche perché purtroppo era molto simile alla verità, verità che lei stessa aveva visto con i suoi occhi.
Frank la intravide e le fece cenno di entrare.
-Che ti è successo? -chiese lui accorgendosi che c'era qualcosa di strano nella sua espressione.
-...Devo chiederti una cosa...- disse lei prendendo coraggio.
-Forse è meglio se mi sieda... Mi spaventa il modo in cui mi guardi...- scherzò Frank tentando di smorzare la tensione.
-Io... -balbettò Marie restando seria. -Io... voglio che tu mi dica se...
La ragazza abbassò lo sguardo incapace di continuare. Frank le si avvicinò posandole la mano sulla spalla.
-Marie... Cos'hai? -domandò preoccupato.
Lei sospirò cercando le parole giuste.
-Tu sapevi già che i pipistrelli avrebbero potuto guarirti in quel modo? -disse lei tutto d'un fiato.
-Perché mi fai questa domanda?
-Rispondimi per favore! E dimmi la verità!
-Ok... Va bene... Ma calmati... Vieni a sederti...
I due ragazzi si sedettero sul divanetto rivestito di una stoffa di ciniglia nera, così vecchio che sprofondò quando vi si furono adagiati. Lei non ebbe nemmeno il coraggio di guardarlo in faccia mentre nervosamente si rosicchiava un'unghia.
-Da quel giorno non abbiamo mai parlato di quello che è successo. -ruppe il silenzio lui. Con un dito le sollevò il mento in modo che lo guardasse negli occhi. -Io non ti ho nemmeno detto grazie Marie... Se lo accetti ancora, posso farlo adesso...
La ragazza sentì un profondo dolore dentro di sé. Com'era possibile che quel ragazzo così gentile, così dolce e al quale ormai si era affezionata, potesse essere un impostore o addirittura qualcuno che avrebbe approfittato di lei?!...
-Io ti sono veramente grato, lo sai vero? Però non avresti dovuto farlo... Parte della vita che hai dato a me... ti è stata tolta... e non potrai riaverla mai più. Questo significa che vivrai meno di quanto avresti potuto vivere. Mi spiace molto per questo.
-Perché non mi hai detto che avevi una malattia incurabile?!
-A che sarebbe servito? A farti provare pena per me?
-Quindi i pipistrelli sarebbero venuti e ti avrebbero portato via e tu... -Marie si bloccò sentendo la sua voce tremare. I suoi occhi si riempirono di lacrime. -...Tu... non mi avresti nemmeno salutato! ...I miei genitori sono andati via allo stesso modo! ...Avrei perso così anche te?!...
-Mi spiace...
-...Frank... non so se fidarmi di te.
-Perché dici così?
-Rispondi solo a una domanda: hai strappato tu le ultime pagine del diario di mia mamma?
-Ma che dici?
-Ti prego rispondimi...
Frank si alzò agitandosi. Si grattò la testa con un movimento che tradiva il suo imbarazzo. Marie si portò la mano alla bocca.
-...Non ci posso credere...- esclamò sentendosi la testa rimbombare. -...Sei stato tu?
-Aspetta Marie! ...Non è come credi!
La ragazza si alzò dirigendosi verso la porta e aprendola. Lui la seguì.
-Ascolta...- disse tirandola per un braccio e richiudendo la porta. -Permettimi di spiegarti...!
-Lasciami! -urlò lei divincolandosi. -Geremia aveva ragione! ...Io mi fidavo di te e invece...! Perché l'hai fatto?!...Perché?!...
-Geremia? ...Ma cosa...? Marie aspetta!
-Ti ho detto di lasciarmi! ...Io non voglio vederti più hai capito!
Dopo averlo spinto, la ragazza correndo si allontanò. Frank la seguì per qualche metro poi rallentò e tornò indietro quando Marie gli urlò di lasciarla in pace. Disorientato e confuso rientrò nel negozio.
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