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4. il mondo bianco


Marie aprì gli occhi lentamente. Non capiva dove fosse, non riusciva a rendersi conto se avesse sognato o se quello che era successo quando era entrata in quel portone e subito dopo, fosse reale o uno strano incubo. Non era in quella cantina umida e buia, si trovava invece sul terrazzo di casa sua. Frank l'aveva lasciata andare e lei era tornata a casa.

Sua sorella se l'era presa. L'aveva aspettata a lungo per sistemare insieme le foto, ma lei era tornata solo nel pomeriggio. Non era rincasata nemmeno per il pranzo. Ora era in punizione, anche perché non aveva voluto spiegare dove fosse stata.

Era giorno ma il piccolo Zampi era sveglio. Sembrava fissarla insistentemente.

-Che hai oggi, eh piccolino? ...Anche tu sei triste?

Con un dito gli accarezzò la testa.

-Vorrei che tu potessi parlare... Perché sei venuto da me? ...Tu e i tuoi amici pipistrelli mi porterete via un giorno?

Inaspettatamente il piccolo animale le tirò un morso. Marie tolse subito il dito. Guardò quei due piccoli fori che si stavano riempiendo di sangue. Riguardò il pipistrello a bocca aperta.

-Perché mi hai morso?! -esclamò ancora scioccata. -...Allora anch'io sono malata?

Fissò nuovamente i forellini che gli aveva lasciato. Le ricordavano qualcosa. Oltre a quelli che aveva Frank sul collo, somigliavano molto a quei segni che il giorno prima sua sorella le aveva fatto vedere...

-Princess allora è stata guarita da un pipistrello! -rifletté ad alta voce. -E tu perché mi hai fatto questo? ...Volevi guarirmi?

L'animaletto chiuse gli occhi poi si lasciò cadere. Marie corse giù di fretta portandolo con sé. Allarmata chiamò sua sorella. Il piccolo non respirava più e velocemente diventò freddo.

I giorni passarono. Libi venne a trovarla.

-Allora: questi sono i soldi della paghetta, questi me li ha dati mia nonna e questi... li ho trovati a terra!

-Libi! - esclamò Marie accorgendosi che stava mentendo.

-Okay, ti dico la verità. Me li ha dati Jarold.

-Davvero, è perché mai? Gli hai detto del diario?

-Quando ho capito che da sole non ce l'avremmo mai fatta, ho chiesto se voleva darci una mano. Lui però mi ha chiesto di non dirtelo.

-Chissà perché.

-Temeva che non li accettassi. A quanto siamo arrivate?

-Ne mancano solo dieci.

-Dove possiamo prenderli?

-Io lo so ma... non ho voglia di andare da lui.

-Ti riferisci a Frank?

-Sai che non lavoro più alla calzoleria, no? Mi deve ancora dei soldi ma...

-Se vuoi ci vado io a prenderli.

-No, non mi fido di lui...

-Allora che facciamo?

-Stasera andrò a prenderli.

Una pioggia sottile scese a bagnare Falldown. Era buio e per le strade non si vedeva più nessuno. I negozi erano chiusi e anche in molte case le luci erano già spente. Marie aspettò che sua sorella e suo cognato andassero a dormire e, di nascosto, uscì di casa. Nella fretta e per il timore di essere scoperta, non prese nemmeno l'ombrello, così quando arrivò a casa di Frank era fradicia.

-A casa tua non ci sono ombrelli? -disse lui lanciandogli un asciugamano. -...E' molto tardi. Che vuoi?

-Vado via subito. -rispose lei rilanciandoglielo. -...Sono venuta a prendermi quello che mi spetta per il lavoro che ho fatto.

-Ah, ti riferisci alla liquidazione? Non sapevo che ti fossi licenziata. Che c'è, non hai più bisogno di me? -disse con tono pungente.

-Ho quasi raggiunto la somma. Mi servono solo quelli che mi devi dare tu.

-Allora hai ancora bisogno di me! -esclamò avvicinando il suo viso a quello della ragazza.

-Non come pensi tu!

-Povera Marie. Tu non hai capito niente!

-E allora perché non provi a spiegarmelo!? Sono malata...? Sto per morire?!... Perché non vuoi dirmelo?!

-Tu non sei malata! -disse fissando la sua mano. Immediatamente la prese, notando i due piccoli segni lasciati dal morso del pipistrello. -...Il tuo amichetto ti ha guarito!

-Il mio amichetto è morto.

-Si è sacrificato per te, lo sai? Quando mordono è per guarire, loro però perdono ciò che li tiene in vita... Ti voleva bene!

-Avrei preferito che lui e gli altri pipistrelli mi avessero portata via! Così almeno avrei scoperto dove finiscono tutte quelle persone scomparse!

-E' più facile di quanto pensi! ...Infondo tu ci sei già stata!

Marie lo guardò senza capire. Qualcosa poi le rese chiaro quello che voleva dire.

-Il portone! ...Allora è come pensavo! E' oltre quel portone che li portano, non è così?!

-Asciugati! -disse lui mettendogli l'asciugamano in testa.

Marie se lo strofinò sul capo fissando il ragazzo che attaccava l'asciugacapelli alla presa.

-...Chi sei tu? -disse Marie quando si fu avvicinato.

Lui accese il phon che coprì completamente la sua voce e le fece sollevare i capelli scompigliandoglieli.

Marie si sistemò il fiocco.

-Perché non rispondi alla mia domanda? -esordì rompendo il silenzio.

-Quale domanda?

-Voglio sapere chi sei.

-Sono Frank, il calzolaio. -ironizzò lui.

-Certo, questo lo so... Ma sei anche qualcun altro!

-Marie, tu sei una ragazza speciale. Anche i pipistrelli se ne sono accorti ma... credimi, meno cose sai e meglio è. Lo dico per il tuo bene.

-Lascia decidere a me cos'è per il mio bene! Ormai ci sono dentro e voglio conoscere tutto quello che c'è da sapere.

-Non hai paura?

-No.

-Bene, piccola Marie... Ora sei pronta. Andiamo.

Senza fare domande lo seguì. La pioggia era cessata ma le strade erano piene di pozzanghere. I due ragazzi le attraversarono tentando di scansarle. Arrivarono di fronte al grande portone. Frank la guardò per accertarsi che volesse ancora andare in fondo a quella faccenda. Lo sguardo serio e deciso di lei gli tolse ogni dubbio. La porta si aprì e Frank, prendendola per mano la portò lì dentro. Marie si coprì gli occhi abbagliata da quella luce brillante e bianca che aveva già visto la volta prima. Frank continuò a camminare e lei ad andargli dietro mentre teneva ben stretta la mano tremante a quella del ragazzo. Poi ad un certo punto tutto fu chiaro, tutto quello che c'era lì dentro divenne visibile.

-Frank ma... cos'è tutto questo?

-Tu cosa vedi?

-Vedo qualcosa di meraviglioso! Sto sognando?!

-No...- sussurrò lui.

-Aspetta...- disse lei su di giri mentre Frank si allontanava. -...Non lasciarmi la mano... per favore...

-Che c'è? ...Hai paura?

-Non credo... Però tutto questo è fuori dal normale, no? ...Sei stato tu a farlo?

-Magari fossi così bravo!

-...Sono di gesso?

-Sì.

Una forte emozione pervase Marie facendole venire i brividi fin sopra la testa. Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre guardava Frank e attendeva che le dicesse quello che già aveva capito.

-Sono opera di Liam... Tuo padre.

Marie scoppiò in un pianto liberatorio. La bocca le si aprì in un grande sorriso, incontenibile, incontrollabile.

-Dove sono i miei genitori? ...Dov'è mia mamma? -chiese lei con voce tremante e insolitamente acuta.

-Sei sicura di volerli vedere? Te la senti?

-Sì, assolutamente!

-Okay, vieni.

Attraversarono quel posto meraviglioso che pareva un giardino incantato. Intorno a loro tante statue fatte di bianchissimo gesso. Fontane, alberi, un fiume, tanta erba... Ogni cosa sembrava reale, ogni cosa era perfetta. Il cielo bianco, era luminoso nonostante non ci fosse il sole. E una luce brillante rendeva il paesaggio immensamente stupendo.

In lontananza si potevano udire delle voci. Erano voci felici. Erano risa di gioia. Provenivano da una strana casa anch'essa tutta bianca, fatta di gesso.

Marie e Frank si fermarono dietro ai vetri, guardando dentro.

-...Non ci posso credere! - esclamò lei gemendo. -...Sono loro! ...Sono i miei genitori!

Istintivamente Marie alzò le mani per batterle contro i vetri e tentare di attirare la loro attenzione.

-No Marie, non farlo! -urlò Frank trattenendola.

-Perché?! Non posso andare da loro?

-No... Puoi guardarli solo da dietro ai vetri.

La ragazza rimase a fissarli poi si voltò verso Frank.

-Siamo venuti qui... e non posso nemmeno abbracciarli? -disse tristemente sull'orlo di piangere.

-No, mi spiace. Non puoi.

-Perché sono lì?

-Sono semplicemente in un altro mondo... Guarda dentro, sotto al soffitto...

-...E' pieno di pipistrelli!

-Sono loro che li tengono in vita...

-E devono stare sempre lì dentro?

-Sì, altrimenti morirebbero.

-Ma tu avevi detto che i pipistrelli erano in grado di guarire... e da quel che ho capito possono farlo anche fuori di qui! Hanno guarito me... e prima ancora mia sorella... e chissà quante altre persone!

-E' così ma... una volta entrati lì... bè ...una volta entrati nel mondo bianco... non si esce più. Capisci? Occorrerebbero troppi pipistrelli per mantenerli in vita e fuori di qui morirebbero. Ricordi cos'è accaduto al tuo amichetto?

-E' morto per salvarmi.

-Credimi, è meglio che stiano lì...

-Ma come ci sono finiti?

-Li hanno portati i pipistrelli, no?

-Ma loro sono felici?

-Tu che ne dici?

Marie guardò i visi di sua mamma e suo padre. Ridevano spensierati. Sembravano davvero contenti.

Lei sorrise permettendo ad una lacrima di rigarle la guancia.

-Adesso andiamo.

Appena fuori, si ritrovarono nell'oscurità della solita, spettrale Falldown. Sembrava come se si fossero appena svegliati da un sogno e fossero stati scaraventati nella cruda realtà.

Marie lo guardò ancora frastornata.

-Vieni a casa mia...- continuò lui.

I due ragazzi entrarono, sedendosi poi sul divano.

-Ho una domanda da farti... -disse Marie appoggiando il gomito sul bracciolo. -...Perché pensavi che i pipistrelli volessero portarmi via? Chi è che voleva prendermi...?! E perché hai detto che questa volta non lo avresti permesso, volevi impedirlo anche di tua nonna?

-Sono tre domande, non una. -ironizzò lui. Poi si fece serio. -Ora devi promettermi che non andrai più in quel posto. Nessuno può entrarci... Intendo... entrarci e poi uscirci...

-A te è permesso... Come mai?

-Lascia perdere...

-Ci sono troppe cose che non vuoi spiegarmi! Non hai risposto nemmeno ad una delle mie domande! Ti ricordo che lì ci sono i miei genitori! Quindi la cosa riguarda anche me!

Frank si grattò il mento poi, come era suo solito fare, si strofinò il viso liscio e senza imperfezioni.

-Anche mia nonna è lì...

Marie si voltò di scatto sorpresa. Ricordò che nella foto di Kiria, in un angolo c'era proprio un pipistrello.

-Già... Ma io non l'ho vista...

Frank abbassò il viso contratto dal dolore.

-Lei non voleva andarci... Preferiva morire... -proseguì con risentimento. -Lei odiava i pipistrelli.

-Sì è vero. Questo lo so anch'io... Princess, mia sorella, mi diceva che lei era andata via da Falldown proprio perché aveva timore dei pipistrelli.

-Sì, aveva terrore di quelle piccole creature. Credo di essere un egoista...

-Perché dici così?

-Sono stato io a dare comando ai pipistrelli di prenderla e portarla nel mondo bianco...

-Sei stato tu...? I pipistrelli ti ascoltano?!

-Non volevo che morisse. Volevo avere l'opportunità di vederla ancora...

-Guarda che è naturale non volersi staccare da una persona che si ama.

-Sì ma... Questa non era la sua volontà. Ora lei è arrabbiata con me e non vuole vedermi...

-Frank... Capisci che per me tutto quello che mi stai dicendo è davvero incomprensibile? Se non avessi visto con questi occhi i miei genitori, lì dentro, non ci avrei mai e poi mai creduto che esistesse un posto del genere... Devi spiegarmi tutto. Capito? Tutto!

Il ragazzo si alzò girandosi di spalle. Si voltò nuovamente verso di lei poi sospirò quasi non riuscisse a trovare le parole.

-Ti dirò tutto. Ma non adesso. Ora devi tornare a casa.

Marie guardò l'orologio rendendosi conto di quanto fosse tardi.

-Devo andarmene! Se si accorgono che non sono a casa...

-Aspetta Marie...- esclamò lui inseguendola. -Tieni... Questo è quello che ti devo...

-Grazie e... scusami se ho dubitato di te... Hai recuperato il mio diario e io... me lo sono fatto portare via e ho incolpato te degli incendi... Mi dispiace.

-Non preoccuparti... Però voglio darti un consiglio. Non permettere che quel tipo ottenga tutti quei soldi solo perché ti ricatta... Parlane con tua sorella e tuo cognato.

Marie lo fissò pensierosa. Dopo averlo salutato poi andò via.

-Allora... Ce li hai tutti?!

-Certo, ce li ho.

-Sei sicura che non c'è nessuno in casa?

-No, non ti preoccupare, sono andati al mercato. Tieni.

-Ehi non fare scherzi! Avevo detto cento non novanta!

-Ah, scusami... Ecco in resto.

-Volevi fare la furba?!... -esclamò Geremia scuotendosi i sottili capelli che gli avvolgevano la testa con le mani grassocce. -Questo è quello stupido diario per cui hai perso la testa!

-Finalmente! -disse Marie allungando le mani.

Inaspettatamente il ragazzo, con uno scatto, spostò il diario in modo che lei non potesse prenderlo. Marie lo guardò sconcertata.

-...Chissà a quanto potresti ancora arrivare!

-Cosa?!... Ma ho già fatto tanti sacrifici per mettere da parte tutti quei soldi! Come faccio a raccoglierne altri?!

-Non è un mio problema!

-Geremia ti prego! Altrimenti... mi costringi a dire tutto a mia sorella!

-Provaci! Ma poi chissà... Quella persona che ha appiccato il fuoco a casa mia e alla falegnameria... potrebbe farlo anche qui!

-Vuoi dire che... Sei stato tu?!

-Non ho detto questo!

-Per favore...- continuò lei disperata vedendo il diario allontanarsi sempre di più.

-Altri cento! E fa presto!

-Ma a cosa ti servono tutti quei soldi?!

-Vuoi saperlo?! Quegli stupidi dei miei genitori mi hanno promesso la bici nuova se venivo promosso! Come al solito però non hanno mantenuto la promessa!

-Ma forse non è colpa loro... Forse semplicemente non hanno i soldi per comprartela!

-Sì, ogni volta, per un motivo o per un altro finiscono sempre per deludermi!

-E per questo hai dato fuoco a tutto?!

-Ti ho detto che non sono stato io!

-E io che c'entro?!

-Qualcuno deve pagare! Nel tuo caso questo diario ti costerà ancora parecchio!

La porta della cucina che dava sul salotto si aprì e ne uscirono delle persone. Geremia rimase di ghiaccio vedendo Princess e Carl e poi, uscire con essi anche i suoi genitori. Marie lo guardò mentre lui sbiancava in viso e appoggiava il diario e i soldi sul divano, ormai rassegnato.

-Mi dispiace Geremia... -disse lei provando tristezza.

I genitori del ragazzo si scusarono con Marie e con Princess e Carl poi presero il figlio e andarono via.

-Sei stata davvero saggia a dirci tutto. -la lodò Princess.

-Il merito non è mio... Qualcuno mi ha dato questo consiglio e... a quanto pare ho fatto bene a seguirlo...

Marie incontrò la sua amica Libi per restituirle i soldi che le aveva dato e poi insieme andarono da Jarold. Il ragazzo, dopo aver bevuto l'intruglio preparato dalla mamma di Libi, fu felice di poter passare un po' di tempo con le sue amiche.

-Ti ringrazio Jarold per avermi aiutata...

Lui si grattò la testa imbarazzato.

-Figurati! Meno male che le cose si siano sistemate al meglio.

-Già. Ora devo scappare! Da oggi riprendo il lavoro... sempre che Frank mi voglia ancora!

Di nuovo Jarold la guardò correre via mentre sbuffando e infilandosi le mani nelle tasche dei larghi pantaloni blu, tornò alla bancarella.

Per strada Marie riprese a leggere il diario di Sunny, sua madre.

"...mi è successa una cosa assurda! Princess si è ammalata gravemente e il dottor Brooks, mi ha detto che non c'era più niente da fare. Il virus l'avrebbe portata alla morte! Qualche giorno fa però, mentre io e Liam avevamo perso ogni speranza la bambina si è ripresa e lentamente si è ristabilita. Fatto strano, mentre pulivo sotto alla culla ho trovato uno di quegli orribili pipistrelli, lì sotto morto! Questo mi ha ricordato ciò che è successo alla signora Brooks. Quando è sparita, abbiamo trovato un pipistrello morto in casa sua. Cosa può voler significare? Non ricordo una cosa del genere di nonno Paolo. Devo chiedere a mia madre, forse lei ricorda qualcosa..."

Tutto quadrava: le parole di Frank non erano semplice follia come poteva sembrare. Questo la convinse che di lui si poteva fidare, anche se mancavano ancora molti tasselli al puzzle.

La ragazza, rapita dalla lettura, girò il foglio senza riuscire a fermarsi.

"...quello che mi è accaduto oggi ha dell'incredibile! Non ci credo neanche io! Un pipistrello mi ha morso! Però non mi ha fatto male... Anzi non voglio esagerare ma... sembra proprio che da quando mi abbia morsa mi senta meglio! Ho seguito quell'animaletto che agonizzando è volato via e sono finita di fronte ad un grande portone. Ci sono entrata ma non ho visto niente se non tanto bianco e una forte luce abbagliante. Sono corsa via impaurita e non ho più avuto il coraggio di tornarvi. Ne voglio parlare con Liam anche se temo che mi prenda per pazza, ma penso che sia l'unica cosa da fare."

Marie alzò gli occhi pensando che anche sua mamma era entrata in quel mondo bianco e poi era riuscita ad uscirne.

Nel frattempo arrivò di fronte alla calzoleria. Frank era lì, dietro alla vetrata con un sorriso che sembrava la stesse aspettando. Lei si fermò a guardarlo. Comprese che lui era felice di vederla e sicuramente voleva ancora che lavorasse da lui.

Aveva terminato di leggere tutto il diario di sua madre ma non aveva appreso niente di nuovo, niente che già non sapesse. Qualcosa però la rendeva perplessa. Le ultime pagine mancavano, erano state strappate. Che si nascondesse lì, in quegli ultimi fogli, quella cosa che le sfuggiva?

Fissò Frank e senza indugiare oltre, entrò.

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