3. luce
"...passo quasi tutto il mio tempo alla bottega. Voglio stare vicino a Liam e a Kiria. La signora Brooks era la loro seconda mamma, quindi è chiaro che sia difficile per loro accettare quello che è successo. Liam scolpisce tutto il tempo. E' il suo modo per affrontare il dolore. Kiria ogni tanto sparisce. Non vuole farsi vedere dal fratello mentre si sfoga ma quando torna con gli occhi gonfi e arrossati è evidente quanto abbia pianto. Oggi mi ha detto una cosa strana. In casa sua hanno trovato, fra le macerie e i detriti, un piccolo pipistrello morto. Chissà come c'è finito lì."
Marie dovette nascondere bruscamente il diario perché bussarono alla porta. Era sua sorella.
-...C'è qualcuno per te di sotto, vieni.
Marie vi si precipitò e lì, seduto sul divano c'era Jarold che l'aspettava.
-Non ci posso credere! Hai lasciato la bancarella e sei venuto a casa mia?!
-Ormai le mie sorelle sono grandi. Sanno cavarsela abbastanza bene anche con i clienti sai?
-Mi fa piacere che tu sia passato. E' la prima volta che vieni qui, è successo qualcosa?
-No, niente. Volevo solo vederti. E' da un po' che non vieni a trovarmi al mercato.
-Già, devi scusarmi. Sono stata impegnata con il lavoro e...
-Tua sorella mi ha spiegato quello che è successo a vostra zia Kiria. Il funerale...
-E' già stato fatto. Il giorno stesso... Tanto non c'era niente da seppellire...
-Mi dispiace... Dai vieni a sederti qui vicino a me.
Jarold la circondò con il braccio affettuosamente. La ragazza appoggiò la sua guancia a lui. Si sentiva esausta. Quella notte l'aveva passata a guardare il suo piccolo Zampi svolazzare da una parte all'altra del terrazzo; non era riuscita a chiudere occhio.
-Questa cosa accaduta non è un caso isolato come ben sai...- continuò lui con voce fievole. -L'altra volta, ricordi, ti ho detto che il mercato veniva anche anni fa qui a Falldown, molto prima che noi nascessimo. La bancarella di cianfrusaglie di cui mi occupo io con le mie sorelle, tempo fa era di mia nonna. Si chiamava Clara. La mia dolce nonna. Quel pipistrello di gesso che ti ho dato era suo. Glielo aveva regalato il tuo bisnonno, Paolo. Mia madre ha detto che lo aveva fatto apposta per esorcizzare il terrore che la nonna aveva dei pipistrelli. Lui diceva che erano animali buoni, placidi, assolutamente incapaci di fare del male.
Marie si voltò a guardare quell'animaletto di gesso tutto bianco con le ali spiegazzate che aveva lasciato sul muretto del salotto.
-Perché ci sono così tanti pipistrelli a Falldown? -rifletté lei scostandosi dal discorso del ragazzo.
-Forse perché danno al paese quel tocco di macabro in più che altrimenti non avrebbe. Ma tu ce lo vedi Falldown senza quei brutti e odiosi animaletti?
-Non sono brutti! E non sono odiosi! -esclamò lei sollevandosi.
-Dai scherzavo. In realtà mi sono così antipatici da quando ho saputo che quello che è successo a mia nonna è tutto per colpa loro.
-E perché mai?! Cosa le è capitato?
-Un giorno l'hanno assalita.
-L'hanno assalita? E in pieno giorno?!
-Sì. Me lo ha raccontato mia madre. Ecco perché non è voluta venire più in questo posto. E... dopo un certo periodo si è ammalata gravemente ed è morta.
-E tu pensi che sia colpa dei pipistrelli?! Guarda che non siamo in un film di vampiri! Il morso di un pipistrello poi...! ...non porta di certo alla morte!
-Bè io non posso dire con certezza quello che sia accaduto, non c'ero, ma... tutti sostengono che i pipistrelli di Falldown siano velenosi...o qualcosa del genere o che abbiano trasmesso a mia nonna una malattia che poi l'ha portata alla morte... anche se in effetti... non hanno trovato su di lei segni di morsi...
-Ah... non l'hanno nemmeno morsa! Che assurdità! -esclamò Marie alzando gli occhi al cielo.
-Non so che dirti... Però una cosa la so. Io sono sicuro che c'entrino loro con tutte le strane scomparse avvenute qui a Falldown.
-E come potrebbero dei pipistrelli far sparire una persona?! Occorrerebbero migliaia di loro per trasportarla... - Marie si bloccò trasalendo. -...Il turbine! -continuò con gli occhi sbarrati. -...Il turbine! ...Nero... freddissimo!
-Marie... stai bene?! - disse Jarold notando l'espressione scioccata della ragazza. Lei lo afferrò per le spalle, affondando le sue unghie in esse con tutta la forza che aveva.
-Marie! ...Che ti prende?!
-...Jarold... devi scusarmi! ...Io... io devo andare via! -disse allentando finalmente la presa.
Il ragazzo la guardò salire di fretta al piano superiore e poi uscire di casa con qualcosa in mano che sembrava un vecchio libro. La seguì mentre con le dita tentava di alleviare la parte dolorante non comprendendo cosa avesse detto per farla reagire così.
Marie arrivò con il fiatone a casa di Frank, ma di lui nessuna traccia. Pensò che forse potesse essere al cimitero e con i polmoni ormai in iperventilazione, vi si precipitò. Si fermò a distanza scorgendolo vicino alla tomba di Kiria. Il ragazzo stava lì, immobile con la testa rivolta in basso. I capelli setosi e lucenti gli coprivano gli occhi. Lei si avvicinò lentamente per non turbare il suo stato d'animo che, da quanto traspariva, era già a pezzi. Tentò di respirare a fondo per tranquillizzarsi mentre si accostava a lui. Si inginocchiò sull'erba verde, freschissima per l'umidità della notte.
-E' strano come la nostra mente abbia bisogno di un punto fermo... -ragionò lui comprendendo già chi fosse la persona arrivatagli di fianco seppure non l'avesse guardata.
Lei attese che continuasse per capire a cosa facesse riferimento.
-Guardati attorno. -aggiunse lui mostrando tutte le altre lapidi che brillavano alla luce del sole.
-Queste... sono tutte tombe vuote! ...Tua mamma... Liam, Paolo... La vecchia ostetrica del paese...
Marie abbassò gli occhi. Un nodo le soffocò la gola.
-...Perché sono venuto qui? ...Qui sotto... In questa terra... sotto questo marmo... non c'è nessuno! ...Mia nonna non è qui!
Una gocciolina precipitò giù finendo sulla lastra di marmo lucido. Marie strinse a sé il diario di sua madre. Lui si asciugò le lacrime che gli avevano bagnato il viso. Tentò poi di rialzarsi ma sembrò avere un capogiro e finì per perdere l'equilibrio. Marie lo afferrò immediatamente.
-Ok, lasciami pure... Sto bene...
La ragazza non riuscì a parlare. Le labbra le rimasero attaccate. Incollate una all'altra senza la possibilità di poterle staccare. Non era il momento. No, non lo era.
Senza pensarci Marie si allontanò lasciandolo solo. Non sapeva se aveva fatto la cosa giusta, sapeva solo che era quello che si sentiva di fare.
Inaspettatamente si ritrovò Geremia di fronte. In un attimo fu presa dall'ansia ricordando che tra le mani aveva il diario. Lui la guardò aggrottando la fronte notando che velocemente aveva nascosto qualcosa dietro alla schiena.
-...Ciao... -disse lei. -...Come... come stanno i tuoi? -balbettò.
-Perché sei così gentile con me? -chiese insospettito. -Cos'hai lì dietro?!
-Niente... Devo andare! -disse oltrepassandolo.
Lui però l'afferrò per un braccio e poi subito con l'altro, impedendole qualunque movimento. Lei lo fissò muta sbarrando gli occhi.
-Cosa abbiamo qui?! - domandò guardandole tra le mani. -Ehi ma io questo lo conosco! ...Allora sei stata tu a rubarmelo!
-Geremia lasciami o mi metto a urlare! -reagì finalmente Marie tentando di liberarsi.
-...Mi odi così tanto?! -ringhiò lui tenendola ben stretta. -...Quindi ti sei voluta vendicare?!
-Che stai dicendo?!
-Hai preso il diario e hai dato fuoco alla falegnameria di mio padre!
-Io non ho fatto niente! Non avrei mai potuto farlo visto che quella era la bottega di mio padre!
-Non mi stupirei se fossi stata tu ad appiccarlo anche a casa mia!
-Stai vaneggiando! Vuoi lasciarmi?! Ti giuro che mi metto a urlare!
-Ed io distruggo questo! -esclamò lui in modo rabbioso strappandole di mano il diario.
Con una spinta la scaraventò a terra e scappò via sottraendole quel prezioso libro che nuovamente era finito nelle sue mani. Marie tentò di alzarsi ed inseguirlo ma si rese subito conto che c'era qualcosa che non andava. Le girava forte la testa, le faceva male. L'ultima cosa che vide fu il viso di Frank che le si avvicinava poi, il buio.
-...Marie... Marie... oh finalmente!
La ragazza, ancora stordita guardò Frank tentando di realizzare cosa fosse accaduto.
-...Perché sono qui? -disse guardandosi attorno e riconoscendo la casa del ragazzo.
-Hai battuto la testa.
-Mi ci hai portata tu?
-Sì. E dall' aspetto esile, non avrei mai detto che pesavi così tanto. -Frank la fissò tornando serio. -...Come ti senti?
-Confusa... Confusa e annebbiata...
Frank l'aiutò ad alzarsi.
-Ricordi cosa è successo? Sei caduta?
-No. E' stato Geremia Sanders. Mi ha rubato il diario.
-Ah, magnifico! Ho rischiato una denuncia per prendertelo e tu lo porti in giro per Falldown come se niente fosse! Pensavo ci tenessi! -la rimproverò lui seccato.
-Certo che ci tengo! Se proprio vuoi saperlo ce l'avevo con me perché volevo mostrartelo! - Marie abbassò il tono della voce. -Ora che questa cosa assurda è capitata anche a te... non vuoi sapere la verità?
-La verità? Perché? Tu credi che quel diario possa dirci la verità? -disse lui in tono scettico.
-Io sono sicura di sì. L'ho letto ancora poco ma un'idea me la sono già fatta.
-Sì? Sentiamo.
-Ti sembrerà assurdo ma sono convinta che i pipistrelli c'entrino qualcosa.
Frank la guardò socchiudendo gli occhi.
-Sì lo so, ti sembrerò una stupida ma...
-Mi sembri solo una che ha battuto la testa!
-Ascolta: nel diario, mia madre fa spesso riferimento ai pipistrelli. Addirittura ha scritto che quando è sparita la signora Brooks, in casa sua assieme alle macerie, hanno trovato un pipistrello morto.
-E questa sarebbe una prova?
-Il mio amico Jarold sostiene che i pipistrelli abbiano attaccato sua nonna e dopo poco tempo lei è morta. Fuori da Fallodown si è diffusa l'idea che siano velenosi e che possano trasmettere malattie.
-Ascolta Marie, vorrei tanto stare ancora con te a sentire le tue belle quanto inverosimili storie sui pipistrelli ma...
-Okay! - lo interruppe lei offesa. -Se non vuoi aiutarmi e non vuoi credermi, me la sbrigherò da sola!
-Ehi aspetta un attimo, dove corri?!
-Devo recuperare il diario!
-E come pensi di prenderlo?!
-A te che importa! Le mie per te sono solo favolette!
-Dai torna qui...
Marie sbatté la porta. Lui sospirò passandosi la mano tra i capelli.
Si fece giorno. Marie appoggiò il suo gattino sul pavimento posandogli vicino una scodella di latte. Princess era lì accanto a lei che sorrideva nel vedere quel piccolo batuffolo di pelo nero così affamato.
-Oggi ho deciso di sistemare tutte queste foto...- disse Princess mostrando a sua sorella una pila di album mezzi rotti e dai quali fuoriuscivano centinaia di angoletti di fotografie.
-Ci metterai tutta la giornata! -esclamò Marie sorseggiando la cioccolata.
-Perché non mi aiuti visto che non vai al lavoro?
-Perché preferirei passare la domenica in un altro modo.
-Non ti va di stare un po' di tempo con me? E' un periodo che ti sento così lontana. Però come ben sai, odio interferire nella vita degli altri... e soprattutto non voglio che tu pensi che io sia seccante e invadente.
-No, non lo penso...
-Sai... se hai voglia di raccontarmi qualcosa...
-Cosa...?
-Non so... vuoi parlarmi magari di questo... Frank... ad esempio?
-Perché dovrei parlarti di lui?
-No... dicevo così... giusto per sapere come va il lavoro...
-Il lavoro va bene... e Frank è semplicemente il mio datore di lavoro...
-Capisco.
-Comunque hai ragione è da un po' che non facciamo qualcosa insieme... Ok ti aiuto!
-Bene... Erano in cantina... Li ho lasciati lì per troppo tempo...
-Immagino che sia una sofferenza per te...
-Sì lo è... Ma ormai sono passati così tanti anni... Undici... Undici lunghissimi anni... E' arrivata l'ora di rispolverare il passato.
-Ehi Princess, ma questi... -si interruppe poi soffocando un singhiozzo e le mostrò una foto rappresentante una giovane coppia.
-Sì, sono mamma e papà...
-Com'erano giovani! E com'erano belli!
-La mamma ti somiglia moltissimo, vero?
-Già... E questa? ...Sei tu?
-Ah sì... Dietro questa foto c'è una brutta storia. Avevo solo otto mesi. Ho avuto una strana malattia. Il dottor Brooks disse ai miei genitori che non potevano fare niente per salvarmi. Il virus mi avrebbe portato alla morte.
-Davvero? ...E cosa è successo poi?
-Niente. Sono guarita. L'unico segno che mi è rimasto della malattia è questo.
Princess alzò la maglietta scoprendo dei piccoli punti che assomigliavano a due nei.
-Questa era la foto che dovevano mettere sulla mia tomba... Meno male che è ancora qui!
-Quindi qualcosa ti ha guarito...
-E' strano vero?
-...Posso chiederti una cosa?
-Certo.
-Mi servono dei soldi... E' per questo che ho iniziato a lavorare... Ma non sono riuscita ancora a mettere da parte nemmeno un quarto di quello che mi occorre... Tu potresti aiutarmi?
-Cosa devi farci? ...Non è niente di sbagliato, vero?
-No... E' solo che qualcuno ha una cosa che voglio a tutti i costi e...
-Quanti te ne servono?
-Ottantacinque.
-Sono molti soldi... Almeno posso sapere cos'è che vuoi?
-Io... Preferisco non dirtelo...
-Bè allora mi sa che dovrai vedertela da sola.
Marie la guardò sorpresa.
-Fa parte del crescere... Ormai hai quindici anni, lo hai detto tu stessa... Devi assumerti le tue responsabilità.
-Hai ragione.
Marie prese a sfogliare nervosamente l'album impolverato. Una foto rovinata cadde giù dal tavolo. Si abbassò a raccoglierla. In essa c'era una ragazza bellissima. Bruna, riccia, con una bocca perfetta. Marie si chiese chi potesse essere. Provò a girare la foto e a guardare dietro. C'era una data e poi un nome: Kiria. Non avrebbe mai potuto riconoscerla, dato che non l'aveva mai vista.
-Guarda: la sorella di papà. Certo che era davvero bella! -disse sorridendo. Guardò poi bene alle sue spalle. Non si vedeva chiaramente, ma quella che spuntava ad un angolo sembrava proprio un'ala di pipistrello.
-Sono dappertutto! -esclamò.
-Che cosa?
-I pipistrelli.
-Oh, Falldown ne è piena! Pensa che molti non vengono nel nostro paese perché hanno paura di quegli animali! Credono che siano velenosi! Kiria stessa andò via da Falldown perché ne aveva timore!
-Sai, mi chiedo perché, una volta tornata, la zia non si sia mai fatta viva...Voglio dire... Tu sapevi che lei era di nuovo qui e che aveva preso con sé Frank?
-Certo che no. Non l'ho vista più da quando è partita...
-Tu che ne pensi, a Frank farebbe piacere avere la foto di sua nonna? Posso darla a lui?
-Sì che puoi. Ma non vorrai andarci adesso? -disse mentre lei era già arrivata vicino alla porta. -E la nostra mattinata insieme?
-Torno subito! Aspettami, va bene?
-...Ma sbrigati, dobbiamo sistemare tutte queste foto in album nuovi!
-Non ti preoccupare, faccio in un attimo!
Arrivò subito a casa di Frank ma a quanto pareva, lui non era lì. Camminò lentamente rimanendo nelle vicinanze. Sperava che lui nel frattempo tornasse, invece, senza accorgersene, si ritrovò di nuovo di fronte a quell'immenso portone coperto dalle edere. Lo riconobbe subito anche se era ben nascosto. Emozionata e un po' timorosa si guardò attorno per vedere se ci fosse ancora quel cane che la volta prima l'aveva fatta fuggire via. Ma niente, non c'era nessuno nei dintorni. Incuriosita sollevò nuovamente il maniglione e poi lo lasciò dopo aver bussato. Ancora una volta il portone scricchiolò e si socchiuse una fessura come se fosse già aperto. Lo spostò con tutte le sue forze e senza indugio vi entrò. Il portone si chiuse dietro di sé.
La forte luce che vi era all'interno l'abbagliò. Non riusciva a vedere niente se non il bianco, il bianco più assoluto. Strinse gli occhi che iniziavano a bruciarle. Indecisa se andare avanti o scappare, decise di soddisfare la sua curiosità. Lentamente fece qualche passo. Finalmente intravide qualcosa di solido al centro, proprio di fronte a lei. Sembrava un immenso vascone, anch'esso bianco. Si affacciò per vedere cosa contenesse. Le parve di vedere qualcosa che assomigliava a dei pesciolini poi sussultò sentendo un movimento dietro di sé.
-Che ci fai qui? -chiese una voce alle sue spalle.
Marie si voltò ma stranamente non c'era nessuno.
-Cosa sei venuta a fare?! -continuò quell'insolito suono indistinto.
-Non lo so... sono entrata e... -balbettò lei non sapendo cosa dire e dove guardare. Infatti non capiva da dove provenisse quella voce e si girava e rigirava attorno senza vedere nulla se non il bianco che pervadeva ogni cosa.
-Va via subito! -ripeté quella voce allarmata. -...Subito!
In preda alla paura la ragazza corse fuori chiudendo il portone e fuggendo più veloce che potesse. Sentì le gambe che le cedevano per il forte spavento ma non rallentò, fino a che andò a sbattere contro qualcuno. Le uscì un urlo incontrollato, interminabile. Strinse forte gli occhi e si coprì la testa respirando affannosamente.
-Marie!
-Lasciami! -si dimenò sentendosi afferrare per i polsi.
-Marie sono io...!
Finalmente lei aprì gli occhi. Ritrovò di fronte a sé un viso conosciuto.
-Frank!
-Marie! Che succede?! -esclamò lui spaventato.
-Oh mio Dio Frank! ...c'è qualcosa... c'è qualcuno...!
-Ma dove?!
-Lì... lì dentro!
-Dove Marie?!
-Ho bussato e si è aperto...! -rispose lei intontita.
-Vuoi spiegarti meglio?!
-Un portone...! Dentro una luce...! Bianca...!
-Un portone?! Sei entrata lì?! ...E' impossibile! -esclamò lui incredulo. -Sei entrata nel portone?!
-Sì cavolo! Sono entrata lì!
-Non ci posso credere! Ma come hai fatto! Nessuno può entrarci! Capisci? Nessuno! ...A meno che...- Frank si bloccò sbiancando in volto.
-A meno che? -ripeté Marie notando lo sguardo del ragazzo e iniziando a provare timore.
-Ascolta! -disse lui afferrandola per le spalle. -In questi giorni hai notato dei pipistrelli intorno a casa tua?
-Perché me lo chiedi? -disse lei irrigidendosi.
-Rispondi alla domanda!
-...Sì... Sì ci sono sempre pipistrelli nei pressi di casa mia... C'è n'è uno che non vuole andare più via...
-Cosa?!
-Sì, io... ne ho anche uno che vive con me! ...Ma...
-Non ci posso credere! -continuò lui voltandosi.
-Ma che cos'hai? Devo preoccuparmi?! -chiese lei in preda al panico.
-No... No! -disse lui deciso. -Io non lo permetterò! ...Lui non ti prenderà...!
-Lui chi?
-...Ma non doveva succedere ora...! -si lasciò scappare Frank mentre parlava tra sé e sé -...Sicuramente avrà capito che non gli resta molto...
-Ma di che stai parlando?!
-Niente Marie! Vieni con me...!
Frank la prese e la portò via mentre lei incapace di reagire glielo permise senza avere nemmeno il coraggio di chiedere cosa stesse facendo.
-...Adesso puoi spiegarmi? ...Non ci sto capendo più niente... Cos'è quel posto e... perché sei così agitato?
-Aspetta. Scendiamo in cantina e poi ti dirò tutto.
-In cantina?
-Sì, lui non deve prenderti!
-Lui chi? ...Frank mi stai mettendo paura...
-Vieni... Non preoccuparti...
La lunga scalinata li portò di sotto. Frank chiuse la porta di ferro procurando un forte rumore.
-Siediti. -disse indicandole una poltrona sgualcita. Lei la fissò con occhi tristi.
-Ho paura... Perché mi hai portata qui?
-Non temere... Sei al sicuro.
Frank le si sedette di fronte.
-Okay... Immagino che tu sia molto confusa...
-Sono terrorizzata!
-Sta tranquilla... I pipistrelli non ti porteranno via.
-Allora avevo ragione! Sono loro che fanno sparire le persone!
-Sì, ma non come pensi tu.
-E allora dimmi come stanno le cose!
-Ok... -disse lui che intanto era tornato calmo. -...Quelli animaletti hanno la capacità di guarire...
-Quindi non sono cattivi come si pensa?
-Assolutamente no.
-Ma il mio amico Jarold ha detto che sua nonna è stata assalita da loro... e poi dopo un po' è morta... -ripensò meglio alle parole del ragazzo poi sbarrò gli occhi. -Un momento...! Ha detto che non è stata morsa...!
-Infatti quando mordono è per guarire...
-...Aspetta... non capisco...! La nonna di Jarold quindi è morta perché era ammalata e non ha permesso loro di guarirla...?
-Probabilmente sì. Sai, tempo fa ho sentito che qui a Falldown c'è un virus letale e che praticamente tutti verranno contagiati prima o poi. Guarda qua...
Frank si voltò di spalle e le mostrò la nuca. Due piccolissime cicatrici rivelavano il morso di un pipistrello.
-Hanno morso anche te?
-Sì, e mia nonna... e chissà quanti altri...
-Ma se lo scopo per cui mordono è questo... perché hanno portato via i miei genitori... e poi tua nonna e tutte quelle altre persone che sono sparite come loro?!
-Tutti quelli che sono stati portati via erano destinati a morire. I pipistrelli gli hanno semplicemente evitato il peggio... Hanno evitato loro di soffrire.
-Dove li hanno portati? Oltre quel portone? ...Perché non volevi che entrassi lì dentro... E perché hai detto che non permetterai loro di portarmi via... Sto per morire?
-No! ...No, tu non morirai!
-Cosa c'è lì dentro?
-Non posso dirtelo.
-Perché hai detto che nessuno può entrarci?
-Non posso dirti neanche questo.
-Chi è quella persona che vuole prendermi...?!
-Marie... per favore...
-Perciò adesso che si fa?! Rimaniamo chiusi qui dentro per sempre?!
-No, ci resterai tu per un po'...Il tempo necessario per sistemare le cose.
-Che significa? ...Che cosa stai dicendo?!... E come credi che la prenderanno mia sorella e Carl?! Penso che tu debba spiegarmi molte cose!
-Stai tranquilla... Ti spiegherò tutto.
-Allora dimmi cos'era quella luce abbagliante... Cosa c'è dietro a quel portone?
-Marie, mi dispiace ma... davvero non posso dirtelo.
-Hai detto che non ci può entrare nessuno. Perché?!
-Senti, tu hai perfettamente ragione ad essere così confusa. Per il momento però non posso dirti niente.
-Fammi uscire di qui.
-Cosa? ...Ma non ti fidi di me?
-Certo che no! Chi mi assicura che tutte queste cose che mi stai dicendo non siano solo un sacco di menzogne?!
-Perché dovrei raccontarti bugie?
-Non lo so! Ma come puoi biasimarmi se non riesco a fidarmi di te? Ti ho visto quella sera sai, quando hai scassinato il lucchetto della falegnameria e ti ci sei intrufolato! Non mi sorprende se sia stato tu a darle fuoco!
-Io sono entrato solo per recuperare il diario! E' così che mi ringrazi?!
-Perché ci tenevi così tanto a farmelo avere?!
-Perché mi dispiaceva vederti così. Stavi male, ti eri messa addirittura a piangere... Volevo solo aiutarti.
Marie abbassò la testa sfinita. Lui si alzò facendo un giro per la stanza. La ragazza prese la foto di Kiria dalla tasca facendo un mezzo sorriso.
-E pensare che volevo semplicemente portarti questa...
Lui si avvicinò incuriosito.
-Chi è?
-Non la riconosci? - chiese lei sorpresa. -E' tua nonna...
-Già... è lei. E' così giovane...
Marie lo fissò pensierosa. Era così strano. Doveva fidarsi di lui?
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