2. il portone di legno
Con l’aria fresca del mattino, Princess uscì sul terrazzo sentendosi pervadere da una ventata gradevole. Spostò i suoi capelli lisci e neri, proprio come quelli di suo padre, sistemandoli dietro l’orecchio. Si guardò attorno. Con il fisico agile e le sue lunghe gambe sottili si mosse a piccoli passi tentando di non fare troppo rumore.
Sua sorella, come sempre, era lì. Aveva trovato ancora una volta il suo letto intatto, chissà da quanto ormai non ci dormiva più.
Marie era già sveglia; si voltò sentendo la sua presenza. Princess sussultò vedendo qualcosa che si muoveva nelle sue mani.
-Che cos’è?! -esclamò tentando di contenere l’impressione che quell’animaletto suscitava in lei.
-L’ho trovato qui ieri sera. Sembra quasi che non voglia andare più via.
-Che io sappia i pipistrelli non sono animali domestici… -continuò Princess nella speranza che non le chiedesse di tenerlo.
-Sì ma lui è diverso… Sembra quello che mi ha guidato… Involontariamente mi ha aiutata a trovare lavoro, se così fosse…!
Princess storse il naso seccata.
-Ti avrebbe aiutata un pipistrello? –disse poi aggrottando lo sguardo.
-Sì, ne sono quasi certa. Sai, mi sono accorta che è da un po’ che la sera viene a trovarmi. Fa un giro sulla mia testa diverse volte e poi va via. Ieri invece è venuto a posarsi tra le mie mani. Il mio piccolo Zampi…
-Zampi? …Lo sai che non è come avere un canarino?
-Sì lo so che i pipistrelli non sono uccelli ma…
-Marie… non farmi richieste assurde…
-Guarda i vantaggi! …Sapevi che i pipistrelli mangiano zanzare? Per me sarebbe un vero aiuto …Ecco perché l’ho chiamato Zampi, lui è meglio di uno zampirone!
-…E poi non pensi a neretto? Non si ingelosirebbe? –chiese Princess tentando di scoraggiarla.
-Mi prenderò cura di tutti e due! Te lo prometto. Dammi fiducia…
Princess esitò fissando quel piccolo chirottero che lentamente si spostava aprendo le strane ali nere a forma di ombrello. Era bruttino a primo impatto, però trasmetteva anche una certa tenerezza.
-…Guarda, gli ho anche trovato un nido dove può starsene tranquillo tutto il giorno, c’è un incavo in questo tronchetto. -continuò Marie avvicinandosi a uno degli alberelli di cui sua sorella gelosamente si prendeva cura.
-Ecco…- disse adagiandolo lì dentro.
Lui si arrampicò con le zampette afferrando le sporgenze del legno e sistemandosi a testa in giù.
Princess lo guardò ancora titubante. Chissà per quale motivo era restia a dare il suo consenso.
-Fallo per me… -la supplicò Marie. –Mi sento così sola…
-…Marie…
-Ti prego…
Princess non poté fare a meno di cedere e permettere a sua sorella di tenere il pipistrello. Marie scese con lei a fare colazione e si preparò per affrontare il suo primo giorno di lavoro.
-Non ci hai ancora parlato di questo tipo da cui hai trovato lavoro… -disse Carl. -…Chi è? Ci possiamo fidare di lui?
-Certo. Tra l’altro siamo anche imparentati. Pensate un po’, sua nonna è Kiria.
-Kiria? La sorella di papà?!...E’ impossibile. Zia Kiria non ha avuto figli, non si è nemmeno sposata, perciò come fa ad avere un nipote?!
-Me l’ha detto lui. Ieri avrebbe dovuto portarmi a conoscerla ma poi quando mi ha detto che mi prendeva a lavorare ero così contenta che sono corsa qui a dirvelo e mi è passato dalla mente.
-La zia è andata via da Falldown molti anni fa, subito dopo …la disgrazia dei nostri genitori. -continuò Princess trattenendo il dolore che nonostante il tempo persisteva.
-Io credevo che fosse morta, invece Frank ha detto che mi porterà da lei, me la farà conoscere!
-Frank!? …E’ così che si chiama!? –esclamò Princess stranamente agitata.
-Sì perché…? –chiese Marie notando la reazione della sorella.
-Forse è meglio se venga io a conoscere questo tipo. -disse Princess alzandosi.
-No dai! Mi prenderà per una bambina! Già crede che lo sia! Per favore non farmi fare brutte figure!
-Ma…
Carl guardò la moglie facendo un cenno come per trattenerla. Col capo annuì.
-Diamole fiducia cara… Ormai è grande.
Princess la guardò titubante.
-Dai sorellina…!
-Ok, va pure… -sospirò rassegnata.
-Ma noi vogliamo essere messi al corrente di tutto, va bene?
-Certo cognatino. Non preoccuparti.
La strada tutta in salita, che portava alla calzoleria, quella mattina era particolarmente affollata. Marie si guardò attorno tentando di capire il perché. Proseguendo poi iniziò a sentire un odore sgradevole che si faceva sempre più forte, impedendole quasi di respirare. Qualcosa era andato a fuoco e più in là si poteva capire che veniva dalla casa dei Sanders!
Spaventata, la ragazza corse mettendosi una mano sul naso e sulla bocca e facendosi breccia tra la folla arrivò davanti a quella casa senza ormai un filo di aria.
I soccorsi erano già lì. L’incendio era stato spento per fortuna e il dottore del paese, Nando Brooks era appena arrivato con altri che lo aiutavano a portare l’ossigeno per i poveri malcapitati. Marie intravide al di là della folla che seduto a terra, sul prato del giardino dei Sanders c’era Geremia. Tentò di avvicinarsi a lui.
-Come stai? -esclamò preoccupata anche se in realtà ciò che le premeva di più era sapere se il diario di sua nonna era ancora integro.
-Perché? Ti importa qualcosa di me?!- ribatté lui perspicacemente.
-Certo che mi importa! Lo so che non andiamo d’accordo ma sei sempre un mio compagno di scuola!
Lui si strofinò il viso grassoccio annerito. I suoi capelli scuri, ricci che parevano il manto di una pecorella, erano appena bruciacchiati alle punte ma sembrava stesse bene: non aveva bruciature addosso.
-Va via! -esclamò lui seccato. –Non preoccuparti il diario è al sicuro nella falegnameria!
Marie respirò affannosamente.
-Quanto sei stupido! -gli disse poi andò via.
Chissà cos’era successo. Cosa aveva fatto andare a fuoco la casa…
Marie riprese il suo cammino. Almeno era sollevata al pensiero che tutti stessero bene e soprattutto che anche il diario fosse al sicuro.
Scese la sera. L’emozione di Marie era incontenibile. Il suo primo giorno di lavoro era andato più che bene e adesso Frank l’avrebbe portata a conoscere Kiria. Qualche dubbio però l’assillava.
-Sai, mia sorella ha detto che tua nonna non si è mai sposata e ...non ha avuti figli… Come fa ad avere un nipote? Cioè…Tu sei veramente suo nipote?
-Direi di sì. O almeno è così che mi sento. –disse Frank mentre chiudeva le porte del negozio.
-Ma com’è possibile?
-Tua sorella ha ragione. Però forse non sa che sua zia Kiria mi ha preso con sé anni fa.
-Quindi ti ha adottato?
-Sì.
-Allora tu non hai…
-I genitori? No, no, ce li ho. Ma è come se non li avessi.
-Ti hanno abbandonato?
Frank la fissò scuotendo la testa.
-Che tatto! Certo, che posso aspettarmi da una bimbetta!
-Scusa. Non volevo… Hai sentito dell’incendio a casa dei Sanders?
-L’incendio?
-Sì, non so bene come sia successo ma una cosa la so: il diario di mia madre è sano e salvo! Quel brutto mostriciattolo di Geremia Sanders ha detto che lo ha lasciato alla falegnameria.
-…Alla falegnameria…? –domandò perplesso.
-Sì, è lì… al sicuro.
-Ah… Bene! Pensi al diario!
-E’ ovvio che prima mi sono assicurata che anche i Sanders stessero bene!
-Mi spieghi come fa ad avercelo lui visto che era di tua madre?
-Quando i miei sono… scomparsi e tua nonna Kiria è andata via da Falldown, mia sorella Princess ha deciso di vendere la bottega. Era così amareggiata che ha dato via tutto, statue comprese! L’hanno comprata i Sanders trasformandola in una falegnameria e un giorno quel brutto antipatico di Geremia ha trovato nel soppalco il prezioso diario di mia mamma. Ha capito subito che avrei fatto di tutto per averlo e da quel giorno mi ricatta.
Credi che attraverso quel diario tu possa essere in grado di scoprire cosa sia successo ai tuoi genitori?
-Certo. O almeno questo è quello che spero.
-Anch’io lo spero per te. Ascolta, mi sono ricordato di avere un impegno importante. Ti spiace se rimandiamo a domani la visita a mia nonna?
-E perché mai?!... Uffa! ...Sai quanto ci tengo!
-Mi spiace, devo scappare… Tanto nonna Kiria non sparisce mica! ...Ci vediamo domani ok?
-…Ma no dai! …Portami adesso da lei!
-A domani! -ripeté lui. La salutò poi allontanandosi a grandi passi.
Marie rimase a guardarlo sbuffando e incrociando le braccia. Alzò gli occhi al cielo scorgendo un’ombra vibrare sopra la sua testa. Ancora una volta si lasciò distrarre dal battito d’ali di un piccolo pipistrello che pareva proprio il suo Zampi. Sorrise e poi lo fissò mentre sembrava seguire Frank. Era buio ma riusciva a distinguerlo chiaramente mentre volava tra le stradine oscurate dalle ombre. Qualcosa dentro di sé la spinse ad andargli dietro. Tenendosi a debita distanza arrivò senza rendersene conto fino alla falegnameria dei Sanders. Marie si nascose dietro l’angolo di una casa insospettita dal modo in cui Frank si avvicinava a quella che tempo prima era la bottega del suo bisnonno e poi di suo padre. Era strano, pareva che non volesse farsi vedere da nessuno. Si guardava attorno furtivamente con occhi vigili, evidentemente agitato.
“Che vuole fare?” chiese tra sé Marie storcendo le labbra.
La falegnameria era chiusa ma a quanto pareva Frank era in gamba ad aprire il lucchetto con uno strano attrezzo lucente che aveva in mano e che sapeva usare come un abile scassinatore!
La ragazza rimase così a fissarlo fino a quando lui non fu riuscito ad entrare dentro. Non c’era nessuno da quelle parti e Marie iniziò a provare un po’ di timore. Indecisa su cosa fare continuò a guardarsi attorno sperando che passasse qualcuno poi prese coraggio e si diresse verso l’entrata della falegnameria. Con il cuore che le batteva a mille vi entrò ma se ne pentì subito perché era buio e tutta quell’oscurità le metteva paura. Inoltre temeva che Frank la vedesse e che si arrabbiasse con lei. Immediatamente uscì fuori tremando e scappò via tornandosene a casa.
La mattina dopo, di buonora, si affacciò dal terrazzo di casa sua guardando in direzione della falegnameria. Non poteva credere a quello che stava vedendo con i suoi occhi! C’era una colonna di fumo nero che si alzava proprio da quel posto. Qualcuno aveva dato fuoco alla falegnameria! Scese arrancando per le scale rischiando di scivolare e rompersi una gamba e uscì fuori ignorando il richiamo di sua sorella.
Correndo a perdifiato arrivò dove c’era stato l’incendio con Princess e Carl al seguito che solo dopo essersi fermata erano riusciti a raggiungerla. Lì, di fronte a quello scenario spaventoso, il signore e la signora Sanders che piangevano a dirotto dalla disperazione per aver perso ormai tutto.
Princess e Carl si avvicinarono a loro per confortarli. Marie restò immobile, imbalsamata, pensando a quello che aveva visto il giorno prima. Possibile che fosse stato Frank ad appiccare il fuoco? Perché avrebbe dovuto fare una cosa del genere?
-…Perciò la mia punizione terminerà sabato! ...Marie, mi stai ascoltando? -disse Libi accorgendosi che l’amica aveva la testa da un’altra parte.
-…Devi scusarmi… è successa una cosa e…
-Capisco. Quella prima era la bottega dove tua mamma lavorava insieme al tuo bisnonno… Immagino che siate molto dispiaciuti.
-Già è così.
-E’ per questo quindi che oggi non sei andata al lavoro?
-No… Con te voglio essere sincera. Vedi, ieri sera ho visto Frank intrufolarsi nella falegnameria. Ha forzato il lucchetto ed è entrato di nascosto!
-Vuoi dire che è stato lui a darle fuoco?
-Non lo so… ma era così strano… Doveva portarmi da sua nonna, ricordi? Ad un certo punto mi ha detto che doveva sbrigare una cosa importante ed è andato via. Io l’ho seguito ma quando ho visto che è entrato lì dentro sono scappata e stamattina ho scoperto quello che era successo…
-Ma perché avrebbe dovuto farlo?
-E’ questo che non riesco a spiegarmi…
-Perché non andiamo da questo tipo? Forse possiamo scoprire se è stato lui...
-…Tu non dovevi tornare a casa?
-Purtroppo sì. Allora dillo a tua sorella.
-Poi non mi farebbe andare più al lavoro e tu sai quanto ne ho bisogno! …Già! -esclamò poi Marie in tono allarmato. -…Il diario! ...Oh no! ...Il diario era lì dentro! ...Speriamo che Geremia l’abbia preso prima che la falegnameria andasse a fuoco!
-Accidenti! Ok, ascolta io adesso devo andare altrimenti la mamma mi aggiunge altri giorni di punizione ma tu per favore non fare stupidaggini e soprattutto sta lontana da quel Frank, chiaro?!
-Va bene Libi, non preoccuparti.
Nonostante le parole dell’amica, un attimo dopo Marie arrivò di fronte al negozio dove Frank lavorava. Stranamente era chiuso. Erano ancora le dieci eppure le porte erano serrate. Ricordò che non sapeva dove abitava, perciò seccata si avvicinò al muretto e vi si sedette sopra appoggiando i gomiti sulle gambe. Il vento le scosse i capelli ramati. Lei si sistemò il fiocco rosso che glieli teneva legati per metà. Ancora una volta alzò gli occhi attratta da un movimento a lei noto. Era ancora lui, quel piccolo pipistrello visto la sera prima, quello che pareva seguire Frank e che assomigliava tantissimo al suo piccolo Zampi. Marie si alzò in fretta notando che si allontanava infilandosi in una viuzza.
Correndo lo raggiunse. L’animaletto sparì dopo essersi intrufolato sotto un manto di foglie rampicanti che ricoprivano una parete, forse un muro. Provò a spostarle per vedere dove fosse finito ma sollevandole scoprì qualcosa di insolito. La ragazza si ritrovò di fronte a un grosso portone di legno, vecchio, rovinato. Che fosse quella la casa di Frank? Senza pensarci due volte bussò servendosi del grande maniglione d’ottone annerito. Attese sentendo il battito del suo cuore che si faceva sempre più forte. Poi notò che era socchiuso. Il pipistrello era sicuramente entrato lì. Il portone scricchiolò. Timorosa Marie fece qualche passo all’indietro poi dall’angolo di quell’immensa parete rivestita di edere, spuntò un cane che iniziò a ringhiarle contro. Marie scappò via impaurita.
Le prime luci dell’alba tinsero il cielo di rosa. Princess si affacciò alla finestra guardando un piccolo spicchio di sole che timido si affacciava all’orizzonte. Col solito passo felpato salì sul terrazzo. Il giorno prima Marie le era sembrata molto strana. Non capiva se le fosse successo qualcosa o se fosse dispiaciuta per quello che era accaduto alla falegnameria. L’agitazione aumentò quando vide che non era sul suo solito giaciglio. Affannandosi scese a chiamare il marito ma si tranquillizzò quando vide che sua sorella era nel suo letto.
-Tesoro, stai bene?
-Sì. –sussurrò lei ancora con gli occhi chiusi.
-Hai voglia di parlare?
-Di cosa?
-Di quello che vuoi… C’è qualcosa che ti turba? …Non so… quel Frank… ti ha fatto qualcosa?
-No, perché avrebbe dovuto? …sto bene.
-Davvero? ...Perché se ti va io sono qui… e ci sarò sempre.
-Lo so.
Princess le accarezzò la testa. Poi la lasciò sola. Marie si voltò a pancia in su mentre lei chiudeva la porta.
Gli occhi rimasero fissi sul soffitto, bianco, pieno di imperfezioni, dove le crepe parevano raffigurare strani disegni deformati. D’un tratto era ancora lì, davanti a quel portone che con un rumore sordo si era appena spostato. Tentò di levarsi quel pensiero dalla testa. Era forte il desiderio di sapere cosa ci fosse dall’altra parte, cosa si celasse all’interno di quella grande casa…
Si infilò nella vasca riempita di acqua fredda poi uscì per presentarsi al lavoro. Frank era già lì e sembrava che la stesse aspettando. Aveva qualcosa in mano.
-Ecco, te l’ho portato. –disse porgendole uno strano libro sgangherato.
-Che cos’è? -chiese Marie turbata.
-Il diario.
-Il diario? ...Il diario di mia mamma?!... Perché ce l’hai tu? Come hai fatto a…
-Non avevi detto che lo volevi a tutti i costi?
-Sì ma…
-Adesso ce l’hai.
Perciò era per quello che si era intrufolato nella falegnameria? Per recuperare il diario? E perché visto che Marie era per lui solo poco più che una sconosciuta?
-Ora al lavoro. –disse lui interrompendo i suoi pensieri. -E non fare domande. -aggiunse senza permetterle nemmeno di aprire bocca.
La sera Marie aspettò che Carl e Princess andassero a letto e, chiudendosi a chiave in camera sua prese il tanto sospirato diario tra le mani assaporando lentamente quell’ansia che precedeva la lettura. Si sedette sul letto e iniziò a sfiorare con gli occhi le prime lettere scritte sulla copertina con l’inchiostro blu. Un’unica parola: SUNNY.
Con un fremito e il fiato corto Marie si adagiò stendendosi. Aprì il primo foglio e iniziò a leggere. La data era quella di 26 anni prima. A quel tempo sua sorella Princess non era ancora nata, visto che ne avrebbe compiuti 25 quello stesso mese. Però Sunny e Liam erano già sposati da circa un anno.
“…Liam ha detto che vuole aiutarmi a scoprire la verità su quello che è successo a nonno Paolo. Faremo un giro per tutta Falldown e chiederemo agli abitanti del nostro paese di dirci tutto quello che sanno.
Ore 16:35.
Gli abitanti di Falldown parlano di un turbine. Nero, violento, freddissimo come un uragano. Tutto questo lo sapevamo già ma…Come ha potuto un turbine prendere mio nonno? E dove l’ha portato? E perché proprio mio nonno?
Sono solo voci di paese? Nessuno vuole dirci chi abbia visto questo strano fenomeno. Qualcuno l’ha visto però…”
Marie tornò a guardare le crepe tentando di contenere l’emozione. Quelle erano le parole di sua madre. Le aveva scritte lei! Le facevano uno strano effetto. Aveva voglia di piangere ma decise di non perdere altro tempo e continuò a leggere.
“…anche oggi ho litigato con mia madre. Non ne posso più. Continua ad intromettersi nella mia vita, ad intromettersi tra me e Liam. Inoltre fa strani discorsi. Quando litighiamo mette sempre in mezzo mio padre. Dice che sono come lui… testarda, dura! Ma quella che descrive non sono io! Io non sono così e non posso sapere se assomiglio a mio padre… perché non l’ho mai conosciuto… Liam è così paziente! Mi dice di non darle retta, di passarci sopra e cercare di capire il suo punto di vista. Credo sia proprio un ragazzo d’oro! Domani sarà il nostro secondo anniversario di matrimonio. Almeno per quel giorno voglio evitare di assillarlo con la storia di nonno Paolo. Voglio passare una giornata diversa, gioiosa, magari lontano da tutti. Sarebbe bello evadere per un po’ da Falldown.”
Le parole scorrevano velocemente e senza rendersene, conto si fece molto tardi. Marie però non aveva sonno. Si tirò su a sedere sistemandosi sul letto e riprese ancora la lettura.
“…è un po’ che non scrivo. Purtroppo è accaduta una cosa bruttissima. La signora Brooks una settimana fa è morta o, per meglio dire… è scomparsa! Nessuno sa cosa le sia successo veramente.
Hanno trovato la sua casa completamente devastata, come stravolta da un tornado. Sono corsa appena l’ho saputo e… è stato terribile! Pareva proprio come quando nonno Paolo è stato portato via. Liam si è rifugiato nel retrobottega, voleva stare solo, mentre Kiria, a pezzi dal dolore girava a grandi passi per tutta la casa incredula. Sono corsa ad avvisare mia madre e sai cosa stava facendo nonostante quello che era appena successo?! Aveva un pipistrello tra le mani e lo coccolava, lo accarezzava, addirittura lo baciava! Odio i pipistrelli! Sono animaletti brutti e mi mettono paura. Lei li chiama per nome, li conosce uno ad uno e li ama e il sentimento, per quanto possa sembrare assurdo, è ricambiato! Le ho detto di quello che era successo e la notizia non l’ha neppure smossa! Quella donna è strana a volte. Ultimamente sempre di più! Inoltre una cosa non mi spiego: ormai alla sua età dovrebbe avere qualche ruga… invece non ne ha nemmeno una! Ne ho più io di lei… Dice che sono le creme alle erbe che usa, a farla sembrare più giovane ma chissà…”
La mattina dopo, molto presto, Marie salì sul terrazzo. Il caldo si faceva sempre più intenso e temeva che anche il suo piccolo amichetto ne risentisse. Zampi era lì in quel tronchetto, a testa in giù.
-Mi sembra che tu stia bene. –disse accarezzandogli la testa. Lui aprì appena gli occhietti.
Marie guardò il diario che stringeva nelle sue mani. La notte prima si era addormentata aggrappata ad esso. Ne aveva già letta una buona parte ed era grata a Frank che in qualche modo lo aveva recuperato per lei. Voleva ringraziarlo, voleva mostrargli quanto apprezzasse quel gesto anche se non approvava il modo in cui lo aveva sottratto a Geremia. E poi continuava ancora a chiedersi se fosse stato lui a mettere fuoco alla falegnameria. Ma poi perché avrebbe dovuto farlo?
Marie continuò a ripetersi le stesse domande man mano che si avvicinava al negozio di Frank.
Entrò nella calzoleria. Frank la guardò girando verso di lei gli occhi grandi.
-Buongiorno. –disse Marie aprendo poco la bocca.
-Ciao…- sussurrò lui rigirandosi.
-Io… sai, volevo ringraziarti per il diario, anche se…
-Ieri ti ho detto niente domande! Vale anche per oggi. Anzi, sai una cosa? Tu venivi qui per guadagnare un po’ di soldi e recuperare il diario, no? Ora che ce l’hai non è più necessario, o sbaglio?
La ragazza si avvicinò a Frank che girato di spalle non la degnava neanche del suo sguardo. La sua voce era pungente, dura, pareva che ce l’avesse con lei.
-Posso sapere che ti è successo? -chiese timorosa mettendosi di fronte a lui. –Prima non avevi questo atteggiamento nei miei confronti. Ti ho fatto qualcosa?!
Finalmente lui alzò gli occhi fissandola cupamente. Sospirò poi senza distogliere lo sguardo si alzò dallo sgabello. Marie lo seguì alzando la testa verso di lui che era più alto di una ventina di centimetri. Ingoiò temendo quello che le avrebbe detto.
-Tu non c’entri. –disse invece facendole sciogliere la tensione. –E’ mia nonna. E’ mia nonna che sta male.
-Kiria? ...Che cos’ha?
-Ieri il dottore è venuto a visitarla. Pare che… è assurdo ma… non c’è nessuna spiegazione! ...Si sta semplicemente spegnendo… lentamente… Sta morendo…
Marie non poté fare a meno di portarsi le mani alla bocca e sentire gli occhi che si inumidivano. Sbatté le palpebre incontrollatamente.
-…Sta morendo…-ripeté lui trattenendo le lacrime poi si strofinò gli occhi cercando di nasconderle.
-…Non riesco a stare vicino a lei… Non posso vederla così… -continuò mentre la ragazza nel tentativo di infondergli coraggio appoggiò la mano sulla sua. –Mi ha detto di non preoccuparmi… di continuare a vivere la mia vita… lei la sua l’ha già vissuta… così ha detto. Ma io non voglio lasciarla morire.
-Ma non puoi fare niente…
-Qualcosa posso farla… Ma lei non vuole…
-Cosa potresti fare?
-Lascia perdere.
Marie lo guardò perplessa.
-Mi dispiace… Lo so che le parole non servono a niente ma… -disse lei tirando su con il naso. -…Ti assicuro che mi dispiace…
-Grazie. –sussurrò lui allontanandosi e andando verso la vetrina del negozio. La luce brillante del sole gli illuminò il volto. Quel viso così roseo, così aggraziato, così perfetto da sembrare un dipinto. Un ciuffo ribelle gli scivolò coprendogli mezza guancia.
-Frank… Forse questo non è il momento giusto… ma se non lo faccio adesso, probabilmente non ne avrò mai più la possibilità… Capisci quello voglio dire? -continuò lei con voce tremante.
Frank comprese che voleva andare da Kiria. Passò ripetutamente le mani sul suo viso contratto e afflitto. Pensò che in effetti le cose stavano proprio così.
-Va bene ti ci porto. –disse tutto d’un fiato.
Un attimo dopo erano lì, di fronte alla casa di Frank. Non era quel grande palazzo con il portone altissimo che Marie aveva visto il giorno prima quando, seguendo un pipistrello ci era finita davanti. Frank aprì la porta e vi entrarono. Quello che trovarono fece gelare loro il sangue nelle vene.
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