9. Il sole va via
-Oggi siamo qui riuniti per sposare quest'uomo e questa donna nel sacro vicolo del matrimonio...
-Si chiama vincolo Roby...non vicolo!...- esclamai mentre il viso di Roby arrossiva per la vergogna.
-Allora...- riprese lui. -...Tu Daniele vuoi prendere Sunny come tua sposa?
-Sì. -disse Dani sorridendomi.
-E tu Sunny, vuoi prendere Dani come tuo sposo?
Mi guardai attorno mentre i maschiacci, seduti intorno a noi fingevano di essere gli invitati al nostro matrimonio. Mi soffermai a fissare William... Era seccato, sembrava arrabbiato...
-Sì.- risposi entusiasta poi mi voltai di nuovo verso di lui, ma era già sparito. Era andato via. Avevo spostato quello straccio bianco che usavo a mo' di velo nel tentativo di capire dove fosse, ma lui non c'era più.
-IL SOLE VA VIA-
La mamma agitata entrò nella mia stanza.
-Sunny! Sunny svegliati!
Sobbalzando spalancai gli occhi mettendomi a sedere.
La fissai tentando di capire cosa stesse succedendo. Fuori, per strada si potevano udire voci e urla. Pareva che tutto il paese fosse lì davanti a casa mia. Ma che diamine stava succedendo?!
La mamma mi aiutò ad alzarmi mettendomi fretta.
-Devi andare via!- esclamò spaventata.
-Ma cosa c'è?! Cosa vogliono?!- chiesi ancora intontita.
-Io non so che cosa tu abbia combinato!... Ma sicuramente l'hai fatta grossa!... Tutto il paese è qui fuori e vuole che tu vada via da Falldown! Devi andartene!
-Che stai dicendo?!
-Va' via Sunny! Non so di che cosa possano essere capaci!
-Ma perché?! ...Che cosa ho fatto?!
-Hai scatenato l'intero paese! Ma come ti viene di andare in giro a parlare di quella storia!? Credevo che l'avessi fatto solo con me! Che stupida! Avrei dovuto avvertirti di non chiedere a nessun altro quelle cose!
La mamma camminava a grandi passi per tutta la stanza aprendo i miei cassetti e tirando fuori tutto quello che vi era dentro come se dovesse prepararmi le valigie.
-Mamma fermati un attimo!- esclamai bloccandola. -Io non sto capendo niente di quello che dici! Vuoi spiegarmi che succede!?
Dopo aver tirato un sospiro, mia madre si fermò prendendomi e abbracciandomi.
-E' tutta colpa mia!...- disse iniziando a piangere. -Avrei dovuto avvertirti!
-Mamma, così non capisco niente! Ti prego!
-Devi andare via!- ripeté quasi fosse un comando.
-No! -esclamai decisa. -Andrò fuori e vedrò cosa vogliono!
-Sunny non fare stupidaggini!- disse tirandomi per un braccio.
Le voci intanto si facevano sempre più alte e insistenti e si sentivano molti colpi dietro alla porta. La spalancai mentre la mamma mi inseguiva dicendo non so cosa poi tutti zittirono alla mia vista.
-Che succede?!- dissi a gran voce così che potessero sentirmi tutti. -Allora?! Non parlate più adesso?! Cosa vi ho fatto! Perché volete che vada via?!
Tra la folla si fece spazio la signora Brooks. Mi si avvicinò col viso triste.
-Mi dispiace Sunny... Tutti quanti noi vogliamo che tu parta...
-Ma perché...Perché ce l'avete con me?
-Da quando sei tornata hai messo il paese in subbuglio. Hai tolto la pace qui a Falldown...
-Signora Brooks...Non è vero...io non ho fatto niente...
-...Molti sono turbati...Pensavano che saresti venuta solo per la cerimonia di tuo nonno e che poi saresti ripartita...
-Ma...Non è stata proprio lei a chiedermi di tornare?... Ricorda quello che mi ha detto quando sono arrivata qui?
-Lo so bene...però il sole a quanto pare non dipendeva da te...Ascoltami...- disse avvicinandosi e abbassando la voce. -Vai via di qui...Questo posto non è per te.
Quelle parole mi rattristarono al punto che i miei occhi si riempirono di lacrime. Solo in quel momento mi resi conto che era lì che volevo stare, che era proprio a Falldown che volevo vivere per il resto della mia vita. Mi coprii il viso con le mani singhiozzando. Mi accorsi poi che la gente aveva avuto uno strano fremito. Alzai lo sguardo per capire il perché e uno sprazzo luminoso mi accecò. Guardai il cielo e restai esterrefatta. Guardai tutta quella gente, la signora Brooks, poi la mamma.
-Il sole!...Il sole è tornato! -urlò qualcuno immerso nella folla. Poi tutti iniziarono a parlare insieme creando una gran confusione. La signora Brooks si avvicinò prendendomi sottobraccio.
-Sunny fallo per me! Vai via ugualmente! Non voglio che ti accada qualcosa!
-Ma perché?....Per favore me lo dica! Non ce la faccio più! Nessuno vuole essere chiaro con me! Nessuno vuole spiegarmi!
-Tu non ricordi proprio niente, vero? Povera gioia... è stato così tragico per te quello che è successo che... Mi dispiace ma ho dovuto farlo...
-...Cosa?
D'un tratto fui strattonata e alcune persone mi urlarono di andare via. Potei sentire chiaramente che qualcuno mi aveva chiamata assassina! Turbata ero entrata dentro, mentre sentivo che la mamma tentava di convincere le persone che me ne sarei andata.
-Perché mi hanno chiamata assassina!- esclamai raccogliendo i vestiti che un attimo prima mia madre aveva riversato dappertutto svuotando i cassetti. -...Credono che sia stata io?! Sì! E' chiaro! Credono che abbia spinto io William nel dirupo! Non è così?
-William?...Di chi stai....
-Basta mamma!- urlai in un impeto di rabbia. -Non sono una stupida! Ho ricordato tutto! So cos'è successo quel giorno!...Io ero lì!
-Lo hai ricordato!...- disse la mamma scioccata.
-E ti dirò di più! William non è morto!
-Cosa stai dicendo?...- continuò mettendosi le mani nei capelli.
-Io so dov'è! E' vivo!
-Ma allora è vero! -urlò la mamma in preda al panico. -Tu...sei impazzita! ...Non ci posso credere!...Mia figlia è pazza!
-Non sono pazza!- ringhiai. -William è vivo! Posso portarti da lui! Posso mostrarti che quel che dico è la verità!...
La mamma purtroppo non volle ascoltarmi e così fui costretta a preparare le valigie e andare via. Afflitta, perché ero stata abbandonata da tutti, pensai che quella sarebbe stata la cosa migliore che potessi fare. Forse era così che preferivano vivere a Falldown, nell'ipocrisia, in una finta bambagia, in un mondo ovattato che apparisse a tutti senza difetti e senza nulla di storto.
Freddamente salutai la mamma che piangeva ininterrottamente, poi mi diressi per l'ultima volta alla tomba di mio nonno. Passai davanti alla bottega. Pensai che se Liam si fosse fatto vedere da tutti forse mi avrebbero creduto ma lasciai cadere quell'idea. Non avrei mai potuto chiedergli una cosa del genere solo per riscattare me stessa. Kiria mi guardò da dietro ai vetri. Evidentemente sapeva che stavo per partire.
Una lunga processione di persone mi seguì per essere sicura che andassi via veramente. Discesi il gran serpentone che ondeggiava ripido portandomi sempre più giù, sempre più lontano dal paese. Tutti fermi lì, al bordo del precipizio, mi guardavano come tanti avvoltoi. Li fissai per l'ultima volta, poi tirai dritto senza pensare più a nessuno.
Dani non si era fatto vedere per niente, non era neanche venuto a salutarmi... Questo appesantiva ancora di più il mio senso di angoscia. E pensavo a Liam. Mi ero affezionata a lui. Anche se era diverso dal piccolo William della mia infanzia, in realtà per me era sempre lo stesso e mi ero accorta di quanto fosse importante per me. Non avevo salutato neanche lui... forse perché temevo che la cosa mi avrebbe fatto ancora più male. Da quando ero tornata, la persona più vera e sincera era stata proprio lui.
Mentre scendevo lentamente per quella strada tortuosa ripensavo a quello che era successo anni prima. Piano piano i miei ricordi si facevano sempre più chiari e si arricchivano di particolari più dettagliati.
Dopo l'incidente di William i maschiacci, compreso Dani, non volevano più stare con me. Uscivo solo per andare a scuola o per sbrigare qualche commissione per mia madre. Li fissavo mentre ridevano e giocavano per la strada e soffrivo quando mi accorgevo che mi ignoravano. Dani mi lanciava sguardi fugaci poi sembrava che non esistessi più. Sicuramente l'episodio di William era accaduto da poco, ma io già non lo ricordavo più, come se qualcosa avesse annebbiato la mia mente e perciò non capivo perché mi trattassero così. Un giorno mentre tornavo a casa mi arrivò una pallonata sulla gamba. Mi voltai e in lontananza c'erano loro che erano rimasti a guardarmi, forse per vedere la mia reazione. Dani correndo si era avvicinato a me. Bloccandosi mi guardava fisso.
-Scusa!...- aveva detto con un sorriso timido.
Avevo capito che voleva ricominciare a parlarmi ma ero rimasta così, senza dire una parola.
-PULCE mi lanci la palla?!...
Tremando mi abbassai accennando a un sorriso. Da quel giorno io e Dani avevamo iniziato di nuovo a parlarci e vederci. Lo facevamo di nascosto, perché la madre di Daniele non voleva che lui stesse con me.
-Non so il perché...- aveva detto lui. -...Forse teme che io che te ci mettiamo insieme... Probabilmente crede che io sia ancora piccolo.
-Già capisco...
Lui a me piaceva da impazzire e da quel che sapevo il sentimento era ricambiato, però non capivo perché non si facesse avanti. Era proprio così che stavano le cose? Temeva sua madre? Era una scusa banale secondo me, comunque accettai lo stesso di restare sua amica. Col tempo mi rassegnai e me lo tolsi dalla testa.
Con questi pensieri tristi che affollavano la mia mente, arrivai ai piedi di Falldown. Avrei dovuto camminare ancora un bel po' per arrivare alla stazione. Intorno a me il deserto. Non un anima viva, non un animale, soltanto quel sole, lì in alto che ricordava il desiderio di restare nel mio paese. Ma poi perché restare? Tutti mi avevano cacciata, persino mia madre non si fidava di me. Tutti credevano che io fossi un'assassina, che avessi spinto io William giù...
Mi fermai. Volevo fare l'ultimo tentativo prima di andare via per sempre. Dani era sempre stato il mio migliore amico, soprattutto da quando William non c'era più. E mi aveva detto più volte che per me ci sarebbe sempre stato.
Guardai verso la parete rocciosa che alta e maestosa si arrampicava su fino al paese e mettendo due dita in bocca feci un lungo fischio che riecheggiò estendendosi fin lassù.
Sospirai chiudendo gli occhi. Era vero, Dani mi diceva sempre di fischiare se avessi avuto bisogno di lui, ma ora più che mai ero sola.
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