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8. La cotta


-Vieni Sunny...Ti faccio conoscere il nostro nuovo collaboratore.

Nonno Paolo mi prese per mano e mi portò nel retrobottega.

-Eccolo qui. Lui è William...Dai salutalo! Non ti mangia mica!

   Tirai il nonno per una mano riportandolo nella stanza anteriore della bottega.

-Perché l'hai portato qui!...- esclamai rimproverandolo. -Stiamo così bene io e te! Fallo andare via!

-Non dire così. Quando lo conoscerai meglio vedrai che andrete d'accordo. Lui ha otto anni, solo tre più di te ed è molto bravo nonostante la sua età. I suoi genitori vogliono che impari questo mestiere perché è molto dotato. Chissà forse un giorno prenderà lui il mio posto quando io non ci sarò più!

   Quelle sue parole, dette con una luce scintillante negli occhi, mi avevano reso William odioso. Ma non ero io che dovevo prendere il posto del nonno?! La mia gelosia mi accecava tanto che all'inizio neanche lo guardavo in faccia! Il tempo poi passò e lui, con Dani, divenne il mio migliore amico. William, quando ero nella bottega a lavorare le sculture e Dani quando uscivo per strada a giocare con i maschiacci.

-LA COTTA-

-Ho scoperto la verità!

-La verità su cosa?- disse Dani con l'aria del finto tonto.

-Perché mi hai detto che non ricordavi niente?! Lo conoscevi anche tu! Anche tu eri amico di William!

-William...?- sussurrò lui esitando.

-Sì William! Il ragazzino precipitato nel dirupo!

-PULCE... ti prego smettila! ...Tu non sai quello che stai dicendo! -mi disse allarmato.

-...Non è una leggenda! ...E non è una storiella! ...E io non so come abbiamo fatto tutti a scordarlo o a fingere che una cosa del genere non sia capitata nel nostro paese! E ho scoperto un'altra cosa!...Tu e lui avete fatto una sfida!...Ed è per questo che lui si trovava su quel balcone dove poi è caduto!

-Basta! Ora devo andare via!- esclamò con numerose goccioline di sudore sulla fronte.

Lo afferrai per il braccio, mentre si affrettava a voltarsi per allontanarsi.

-Devi dirmi quello che sai!...Fallo in nome della nostra amicizia!

Dani si avvicinò guardandomi negli occhi con l'espressione contratta.

-PULCE... Tu sei matta!...- disse inaspettatamente. -...Lo sanno tutti qui a Falldown che sei impazzita! Ecco perché la mamma non voleva che stessi con te! Pensavo che dopo tutti questi anni fossi cambiata! Ma mi sbagliavo! Tu sei ancora più matta di prima! Non esiste nessun William e non è mai esistito e la storia del ragazzo caduto è una leggenda che raccontavano a noi bambini per non farci andare alla "casa"... per tenerci lontani dal pericolo!

Lo fissai incredula mentre portandomi la mano alla testa tentavo di capire perché avesse detto quelle cose cattive.

-Ma non ti sei accorta di come tutti ti guardano?!...Non hai capito cosa pensano di te?!

Riordinai i miei pensieri cercando di capire perché Dani avesse avuto quello strano sfogo. Ripensai poi a come mi guardavano gli abitanti di Falldown quando portavo le borse della spesa, a come lui stesso mi aveva ignorata quando era passato oltre con i maschiacci e a come sentivo continuamente vociferare dietro di me...

-Ok sarò matta per gli altri! Ma...tu sei mio amico...perché non vuoi credermi?!

-Non lo so... Le cose che dici... mi metti paura... mi metti... paura...

-Io ti sto dicendo la verità!...E tu devi aiutarmi!...Ho le prove che quello che dico è vero! William...il nostro amico William... non è morto!

-Ti ho detto che non esiste nessun William!....-continuò lui con voce roca, molto profonda, chiudendo così la conversazione.

Detto questo mi lasciò e andò via senza curarsi nemmeno di quante volte l'avessi chiamato.

Ero veramente pazza? Era davvero come pensavano tutti? Adesso chi avrebbe potuto aiutarmi a chiarire le cose?

"Liam" dissi fra me e me.

-Ti ho detto che lui non vuole vederti. Ha detto di far finta che lui non esista, proprio come pensano tutti gli abitanti di Falldown.- disse Kiria impedendomi di entrare nel negozio.

Erano passati alcuni giorni ma non riuscivo a rassegnarmi. Perché tutti avevano preferito fingere che quel tremendo episodio non fosse mai accaduto? Dovevo sapere la verità!

-Ascolta Kiria: io devo parlare con Liam! -dissi decisa. -E devo farlo oggi! Adesso. Lasciami entrare, perché lo farò comunque con o contro la tua volontà!

Vedendo la mia determinazione, Kiria cedette. Aggiunse solo alcune parole che rendevano evidente tutta la sua preoccupazione per il fratello.

-Ti prego, non farlo soffrire ancora...

-Io gli voglio bene...e non voglio che lui soffra ma... devo sapere come sono andate le cose!

Entrai nel retro. La luce, quella rossastra che di solito illuminava la stanza, era spenta. In lontananza però c'era una fioca fiammella che ondeggiava delicatamente. Mi diressi da quella parte sperando che Liam non si arrabbiasse e mi mandasse via.

-Liam...non riesco a vederti...- dissi toccando il muro in cerca dell'interruttore.

Sentii invece sotto le dita qualcosa di morbido. Era lui.

-Perché sei venuta?- disse Liam avvolto dall'oscurità.

-Voglio parlare ancora con te. Voglio sapere tutto...- risposi stringendo gli occhi nel tentativo di riuscire a vederlo.

Liam prese la mia mano che era ancora appoggiata su di lui, probabilmente sulla sua spalla. La strinse leggermente. Interpretai quel gesto come un modo per dimostrarmi affetto. Mi fece tanta tenerezza. I miei occhi si abituarono al buio e riuscii a intravedere il suo viso.

-E' così importante per te?...- sussurrò lui.

-Devo saperlo...

-Perché?....

-Perché se no non ho pace...

Liam tacque. Respirava un po' affannosamente. Si percepiva il suo turbamento, la sua agitazione, l'esitazione...

-L'ho fatto per te...

-...Che cosa... Che cosa hai fatto per me?...

-Dani e io... Che stupidi!

-...E' stato lui a sfidarti? -lo incoraggiare a parlare.

-E' sempre stato un po' fuori... ma pensavo che scherzasse...

-Cosa voleva che facessi...e perché...

-Dovevo solo superare la ringhiera... Saltare dall'altro lato e appoggiare i piedi sulla piccola sporgenza che c'era lì... Qualcosa è andato storto però... Chi dei due avrebbe avuto il coraggio...

   Liam si fermò. Tolse la mia mano dalla sua spalla e si avvicinò alla candela deformata dalla cera colata dai bordi. Ora vedevo chiaramente il suo viso. Sembrava un bambino. Sembrava quel ragazzo che conoscevo anni prima e con il quale avevo passato l'infanzia. Sembrava William.

Mi avvicinai a lui. Ci sedemmo uno di fronte all'altra. Lui tentò di continuare.

-Non ricordi quello che mi hai detto quel giorno?

-No... Cosa ti ho detto? ...Io ricordo solo che eravamo seduti sugli scalini e che un attimo dopo tu eri lì che penzolavi... Che cosa ti ho detto...?

-Volevo evitare di assecondare Dani e passare dall'altra parte del balcone ma poi...

Liam toccò i miei occhi. Delicatamente li chiusi e in un attimo ero lì, in quella casa buia e fredda, seduta sulla scala e con William accanto a me... Lui mi guardava con quegli occhi grandi, ma pieni di timore. Mi chiedevo perché avesse quell'espressione.

-Hai già parlato con Daniele? -aveva detto lui mentre mi prendeva la mano.

-...No, di che cosa?- avevo risposto io candidamente fissando le sue mani che tenevano ben stretta la mia.

-Meglio così...Volevo essere io a parlarti per primo.

-Ma che sono tutti questi misteri?- avevo domandato iniziando ad agitarmi poi in un attimo avevo capito tutto.

Immediatamente avevo tolto la mano. Lui era rimasto di ghiaccio.

-Che stai facendo?!...- avevo chiesto in un misto di vergogna e rimprovero.

-...Quindi ti piace Dani?...

-Sì. E lo sai!- avevo continuato sullo stesso tono.

-E' vero...lo so. - aveva detto lui abbassando la testa.

William poi si era alzato, con l'espressione di chi ormai non ha più niente da perdere ed era andato verso quella maledetta ringhiera...

In un secondo tornai alla realtà sussultando.

-Tu... Provavi qualcosa per me?!- esclamai sconcertata.

Liam mi guardò senza rispondere. Era evidente che le cose stavano così, l'avevo ricordato. E avevo ricordato anche le parole di Kiria di qualche giorno prima: "la posta in gioco eri tu".

-Dani ti ha sfidato a quella specie di atto di coraggio per dimostrare cosa eri disposto a fare per me... è così?!

Liam annuì.

-...e a me piaceva Daniele...

-Me l'avevi detto più volte...Eri pazza di lui ed io...io ero diventato il tuo confidente. Ogni giorno ti stavo a sentire mentre parlavi di lui, di quello che era disposto a fare per te...di quanto ti piacesse...

-Liam...ero solo una bambina...avevo dodici anni...Di certo non volevo ferirti. Mi dispiace...

Gli presi le mani guardandolo negli occhi.

-E' per questo che ti sei buttato giù?!...E' per colpa mia?!...

Liam si alzò interdetto.

-Ti ho detto che non mi sono buttato!...Ascolta: adesso che hai saputo la verità e che hai ricordato tutto, perché non mi lasci in pace?!...Va' via per favore! ...Ti prego Sun, vattene...

Imbalsamata continuai a fissarlo per un po' mentre lui, girato di spalle era illuminato solo per metà. Mi alzai e andai via.

Quante cose ancora avevo cancellato? Perché avevo permesso alla mia mente di eliminare alcuni episodi della mia vita? Avevo dodici anni, è vero, ero una ragazzina ma queste cose le capivo bene...Ero pazza di Dani e William per me era più un fratello e di certo non immaginavo che avrebbe potuto fare quel gesto a causa mia. Liam sosteneva che non si era buttato giù, ma che qualcosa era andato storto, che era capitato un incidente... Non sapevo se Dani sarebbe stato disposto a parlare di nuovo con me, ma in quel momento era l'unico che poteva darmi una spiegazione. Decisi di tornare da lui il giorno dopo, ma la mattina accadde qualcosa di inaspettato.

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