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3. La cicatrice


Ridevo come una pazza rotolandomi giù per quella collina erbosa. I combina guai erano con me e urlavano mentre tentavano di acchiapparmi. Roby era finito in una pozza di fango ancora umida e sembrava uno di quei maialini che si trovano nelle fattorie. Avevamo le mani doloranti e sporche di verde e i nostri vestiti erano irriconoscibili. Seduti poi in cerchio, facevamo progetti per il futuro.

-Io farò il dottore!- diceva Claudio.

-E io farò la dottoressa!- ripetevo io.

-Io invece sarò un costruttore.- Diceva Dani.

-E io una costruttrice!- ripetevo io.

-Il mio lavoro sarà costruire bare, proprio come mio padre.- diceva Andrea.

-Sì, anch'io costruirò bare!- continuavo a ripetere io.

-Non puoi fare tutti questi lavori!- mi rimproverò Giulio. -Scegline uno! Scegli quello di tuo padre!

-Io non ho il papà...- dissi provando un senso di vuoto. Poi sul mio viso spuntò un'espressione felice. -...Farò lo stesso lavoro di mio nonno!...Sarò anch'io una scultrice!

-Ho sentito dire che tuo nonno è il più bravo scultore del mondo!- esclamò Dani.

-Certo che lo è!- ribattei io quasi offesa. -Lui è il migliore!

Avevo solo cinque anni e fu lì che nacque la mia passione. Volevo seguire le orme di nonno Paolo e così incominciai subito ad aiutarlo. Lui mi insegnò ogni cosa. Tutte le tecniche, i trucchi per lavorare meglio il gesso... poi quando arrivai all'età di ventuno anni, nonno Paolo sparì per non tornare più.

-LA CICATRICE-


Mi svegliai con il cuore in gola. Corsi alla finestra. Era pieno giorno, mi ero svegliata tardissimo e mia madre non mi aveva neppure chiamata. Il sole, come sempre era coperto dalle nuvole, quella mattina sembravano ancora più grigie. Ripensai alle parole della signora Brooks: "Il sole non tornerà più... se non sarai tu a tornare...Solo quando deciderai di tornare veramente, il sole tornerà..."

Non era una metafora come pensavo quando la mamma mi aveva detto che il sole era andato via quando io ero andata via da Falldown.

Guardai fuori, fra gli alberi e nei dintorni, scrutando bene se ci fosse qualcuno. Speravo tanto di non vedere più quegli occhi scuri e bui come il vuoto più profondo, come un burrone che sembra volerti tirare giù a capofitto...

Ormai il mio tempo a Falldown era finito. Dovevo ripartire. Dovevo andare via.

-Guarda com'è bello!- dissi indicando la foto del nonno.

-Sai che gli somigli?- chiese Daniele sedendosi vicino a me poi mi guardò tappandosi il naso. -...Odio questo puzza che si sente al cimitero.

-Dani, un po' di rispetto!- lo rimproverai.

-Sei davvero convinta?...Parti sul serio?

-Non ho motivi per restare...La mia ragione di vita non c'è più...- dissi fissando la tomba di granito nero che brillava nonostante non ci fosse il sole.

-Se vuoi ti trovo io dei motivi per restare...

Lo guardai curiosa.

-Uno sono io. Tu mi manchi tantissimo...

-Sei carino a dire questo... ma ricorda che se io e te non ci siamo messi insieme è per colpa tua e devi ancora spiegarmi il motivo!

-Sì, lo so ma... aspetta, ci sono altre buone ragioni perché tu debba rimanere... Tua madre, ad esempio. Sei la sua unica figlia... non è bene che stia sola... e neanche tu e poi...- si fermò alzando gli occhi al cielo. -...Il sole...Sì PULCE...il sole non c'è più...

-Anche tu con questa storia?...Io sono qui...eppure il sole è ancora coperto dalle nubi...

-La signora Brooks dice che devi tornare veramente...

Abbassai la testa, tornando a guardare il granito nero.

-Non posso...-conclusi.

Mi inginocchiai poi vicino alla tomba del nonno, chiusi gli occhi e versai qualche lacrima. Quello era il mio modo per salutare nonno Paolo, non sapevo quando e se sarei ritornata alla sua tomba.

-Tuo nonno è come se fosse ancora vivo. -disse Dani avvicinandosi. -Il cimitero, come il resto di Falldown è ricco di opere che ha fatto lui.

Dani mi sollevò il viso, asciugandomi le lacrime con un fazzoletto.

-...Lui e te. -disse con un sorriso rassicurante.

Sì, era vero. Io dipingevo le statue del nonno...In un certo senso eravamo uniti per sempre grazie a questo.

Il pomeriggio preparai la valigia. Anche mia mamma tentò di dissuadermi dall'andare via, ma fu inutile...niente poteva convincermi a restare.

Decisi di passare per l'ultima volta davanti a quella che era stata la bottega del nonno. Il pensiero, ancora una volta andò a lui. Era vero, la signora Brooks l'aveva affittata per quella ragazza che aveva preso con sé, Kiria, ma alla fine quella era e sarebbe rimasta per sempre la bottega di mio nonno, nonno Paolo.

Notai qualcosa di insolito dietro alla vetrina. L'ultima volta, e anche quella precedente non c'era, ed era qualcosa che già conoscevo. Mi avvicinai velocemente attratta da quella scultura a me familiare. Ero convinta: l'aveva fatta il nonno! Entrai come una forsennata.

-Questa!- esclamai aggredendo Kiria con le mie urla. -Questa è di mio nonno!

-Lo so.- disse lei tranquillamente.

-...Perché non mi hai detto che ce l'avevi! Sapevi quanto ci tenessi ad avere un ricordo di lui!

-Infatti l'ho messa lì apposta. Immaginavo che l'avresti vista e che saresti venuta a prendertela.

-Sì, ma...Se non fossi passata?! Lo sai che sto per partire?!

-Ah...Non lo sapevo...Bè, meno male che sei qui allora. Forse ti farà piacere sapere che ho trovato altre sculture di tuo nonno.

-Dici davvero?! -esclamai cambiando tono.

-Non ho ancora avuto il tempo di tirarle fuori, sono nel soppalco che c'è nel retrobottega, sono tue.

-Puoi...prendermele?

-Ora no.- disse notando dei clienti che entravano nel negozio.

-Ma io devo partire...

-Allora prendile tu...fatti aiutare...da tu sai chi.

Spostai gli occhi verso quella porticina che portava al retrobottega. Non avevo nessuna voglia di rivedere quello strano ragazzo poi guardai l'orologio e mi resi conto che avevo solo mezz'ora prima che il treno arrivasse e quindi dovevo muovermi!

-Non preoccuparti...- mi disse Kiria avvicinandosi il più possibile per non farsi sentire dagli altri che erano entrati. -Quando Liam ti vedrà, capirà perché sei lì, non avrai bisogno di dargli nessuna spiegazione.

Quasi confortata da quelle parole entrai nella stanza semibuia dove doveva esserci il fratello di Kiria.

Questa volta non era al solito posto, dove caddero subito i miei occhi, ma la stanza sembrava deserta. Dove poteva essere andato? Alzai lo sguardo verso il soppalco. C'era una scala di legno, di quelle verticali, appoggiata al muro, così mi avvicinai per prenderla. Mi guardai ancora attorno cercando di stare calma, Liam non c'era o almeno così pareva. Spostai la scala a fatica poi mi voltai di nuovo sentendo la presenza di qualcuno alle mie spalle. Il cuore mi balzò in gola quando vidi che dietro di me c'era Liam! Inaspettatamente mi prese e mi spinse verso il muro mentre mi teneva stretta contro di esso affinché non potessi muovermi. Scioccata e tremante, rimasi immobile, incapace di dire una sola parola, temendo che potesse farmi del male. Con il pollice sfiorò le mie labbra, proprio nel punto in cui c'era la cicatrice che mi ero procurata da piccola poi mi lasciò e si allontanò da me.

Rimasi lì per un po', appoggiata al muro, tentando di realizzare cosa fosse accaduto poi corsi via. Non sapevo se Kiria si era accorta di come fossi scappata, in quell'attimo non avevo visto più niente e nessuno.

Turbata entrai in camera mia. Il nodo che avevo in gola si faceva sempre più grande, ma non riuscivo a piangere, la mia era paura... terrore...

Ripensai alle sculture del nonno. Erano rimaste lì, in quella dannata bottega. Come avrei fatto a recuperarle? La mamma intanto entrò nella mia stanza notando il modo brusco con cui avevo sbattuto la porta.

-Sunny... ma che hai?... -chiese preoccupata vedendomi sdraiata sul letto mentre abbracciavo il mio cuscino.

-Mamma...-dissi pensierosa. -...Ho deciso che non parto... almeno per adesso.

-Oh, davvero?! ...Questo mi rende davvero felice! E... sai una cosa?... Sono contenta che tu abbia iniziato ad usare un po' di trucco!

-Trucco? Ma di che stai parlando?!

-L'hai capito. -continuò avvicinandosi alla porta. -La cicatrice praticamente non si vede più!

Detto questo, chiuse la porta, lasciandomi perplessa. Ripensai a quando Liam aveva toccato le mie labbra con il suo dito. Il suo gesto era stato molto leggero, dall'alto al basso, come se avesse ridisegnato la cicatrice. Col fiato corto mi diressi verso lo specchio. Quello che vidi mi sconvolse. Ma com'era possibile?! La mia cicatrice!... Dov'era la mia cicatrice?!...

Iniziai a camminare per tutta la stanza, fermandomi spesso davanti allo specchio per vedere se avessi sognato. Ma non era affatto un sogno. Quello era un incubo!

Liam mi aveva fatto qualcosa! Ma come c'era riuscito? E cosa avrei dovuto fare? Nessuno mi avrebbe creduta... Ero sola... e dovevo risolvere anche la questione delle sculture del nonno. Quelle sculture mi appartenevano! Erano mie, mi spettavano di diritto ed ero sicura che il nonno avrebbe voluto darle a me piuttosto che venderle o tenerle stipate in un soppalco buio e polveroso! Dovevo parlare con Kiria, sì, dovevo tentare di parlarle, possibilmente in un posto dove non sarebbe potuto venire suo fratello, ormai ero terrorizzata da lui e non volevo vederlo mai più!

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