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10. Il fischio


-Ho una notizia meravigliosa!- esclamai entrando in casa.

Mia mamma e mio nonno mi fecero segno di non urlare. Nella gioia, non mi ero resa conto di quanto la mia voce fosse stridula e inopportuna.

-Un ragazzo va in giro per le vie annunciando l'arrivo del circo! Avete capito?! Arriva il circo!

-Tesoro, certo che abbiamo capito! E' impossibile non sentirti!- disse il nonno ridendo.

William entrò in casa fuori di sé dalla contentezza.

-L'hai sentito?!- continuai raddoppiando il volume.

Senza dire niente, corse verso di me abbracciandomi e prendendomi in braccio, facendomi poi girare per tutta la stanza.

Per noi di Falldown il circo era una cosa nuova che avevamo visto solo in tv. In seguito scoprimmo che i camion non sarebbero saliti fin su nel paese visto che la strada era troppo stretta e ripida ma che avrebbero montato il tendone giù, proprio sotto Falldown. Questo significava percorrere molta strada per arrivarci e significava anche che molti di noi non ci sarebbero mai andati.

-IL FISCHIO-

Mi svegliai di soprassalto temendo che fosse troppo tardi. Guardai l'orologio e invece mi resi conto che mi ero semplicemente appisolata. Erano solo dieci minuti che ero lì alla stazione. Il treno non era ancora arrivato e tanto meno era andato via senza di me. Un gemito mi colse all'improvviso mentre ripensavo a quello che avevo lasciato. Mi soffiai il naso guardandomi attorno. La stazione era deserta. Certo, a chi sarebbe piaciuto venire a fare una gita in questo posto dimenticato dal mondo?... In questo paese spettrale in cui qualcuno cade dal precipizio e paradossalmente si salva... Pensai che forse neanche il treno aveva voglia di passare di qui e sarei rimasta per sempre seduta su quella panca fredda e scomoda.

Quel ragazzo aveva dell'incredibile. Continuavo a chiedermi come fosse riuscito a scampare a una morte certa... Con l'indice toccai la mia bocca che sfiorata da lui si era sanata. Come aveva potuto farlo? Ripassando più volte il dito mi accorsi che piano piano riuscivo a sentire ancora quel segno profondo che tracciava la mia cicatrice. Mi alzai velocemente dirigendomi verso un vetro. Era sporco e appannato ma la cicatrice era lì, quel piccolo solco, inciso nella mia pelle si vedeva chiaramente e qualcosa di rosato, proprio come il colore della mia pelle si era attaccato al mio polpastrello. Trasalii quando riflesso nel vetro, vidi qualcuno dietro di me. Mi voltai immediatamente rischiando di perdere l'equilibrio. Non potevo credere ai miei occhi.

-PULCE...

-Dani!

Gettai le braccia al suo collo esplodendo dalla felicità.

-Sei venuto?...

-Hai fischiato... Non potevo non sentirlo...

Lo strinsi forte a me notando però che rimaneva rigido, gelido.

Mi scostai.

-Non voglio andare via... Ma tutti...

-Ti sono contro... lo so. Mi dispiace PULCE... la colpa è ricaduta su di te... Ma tu non c'entri niente...

-Almeno tu mi credi allora!

-Sì ma... Non è questo. È che so cosa è successo realmente e... chi è il colpevole!

-Che cosa vuoi dire?...

-So chi è stato a far precipitare giù William...

Il cuore iniziò a battermi forte. Lo guardai con gli occhi sbarrati insicura di voler sapere la verità. Qualcosa mi diceva che non mi sarebbe piaciuta e che non sarebbe andata giù nemmeno agli abitanti di Falldown.

-Devi perdonarmi!...- esclamò lui iniziando a piangere mentre gli cedevano le gambe.

Finì di ginocchia a terra, schiacciato da un peso troppo pesante che sembrava portarsi addosso. Le sue braccia tese verso di me, le sue mani che si aggrappavano alle mie.

Sussultai per il timore di quello che mi avrebbe detto.

-Ho combinato un guaio! ...Ho combinato un guaio!...

-Dani che stai dicendo?!... -singhiozzai tremando.

Mi inginocchiai di fronte a lui per vederlo in volto. La faccia bagnata, l'espressione di chi non può essere confortato...

-L'ho fatto cadere giù...- continuò lui interrotto dai singhiozzi. -L'ho... ucciso... io...

-No! ...Io ero con lui... E' caduto!...

-...Ho tolto io la sporgenza dall'altro lato della ringhiera... Pensavo che se ne sarebbe accorto! ...Non volevo che morisse! ...Non volevo fargli del male... Ero solo un ragazzino!

Senza dire una parola l'abbracciai. Rimanemmo lì a terra per molto tempo. Piangendo, tremando... pensando a cosa fare.

Non potevo andare via e lì ancora alto sulle nostre teste c'era il sole a testimoniare questo. Il mio posto era a Falldown. Dovevo sistemare le cose. Permisi così al treno di passare oltre, di partire senza di me e prendendo Dani sottobraccio, mi incamminai su per il serpentone.

Ci rifugiammo nella "casa". Nei dintorni non c'era nessuno e perciò eravamo convinti che non ci avevano visti entrare lì.

-Ce l'hai con me...- sussurrò lui notando la mia espressione sconvolta.

Ci adagiammo sulla scala. Non gli avevo detto una parola e probabilmente pensava che non gliel'avrei rivolta più.

Decisi di rompere il silenzio.

-No... Non credo...

-Ho permesso che la colpa ricadesse su di te. Mi sento un verme...

-Avresti dovuto dire la verità.

-Avevo paura... Lo so che non è un buon motivo per stare zitti ma quando tu sei entrata nel paese urlando come una matta...

-Hai pensato bene di scaricare tutto su di me.

-Sì, lo ammetto...

-Mi chiedo solo come ho potuto dimenticare tutto...- dissi tormentata da quel pensiero.

-E' stata la signora Brooks.

-Cosa?!

-Ti ha dato... dei farmaci... qualcosa che tua madre ha sciolto nel cibo che ti preparava. Diceva che era per il tuo bene... che eri malata e ti avrebbe aiutata a guarire...

-E' assurdo...- dissi sottovoce. -Tu come fai conoscere queste cose?

-Le ho sentite parlare. Ho sentito la signora Brooks che dava istruzioni a tua madre... Un giorno poi, quando avevamo ripreso a vederci, ho provato a parlartene, ricordi? Volevo vedere se avevi scordato tutto davvero ed era così... non ricordavi niente...

-Sì... Nei miei ricordi quella era la prima volta che sentivo parlare del ragazzino precipitato giù...

-Io ero qui quel giorno...

-Eri... eri qui anche tu?

-Mi ero nascosto...Volevo essere sicuro che William perdesse quella maledetta sfida! Credevo che si sarebbe accorto che la sporgenza non c'era più e che si sarebbe tirato indietro. Poi l'ho visto cadere e ho sentito te urlare! ...Terrorizzato sono scappato via!

-Che vigliacco!- gli dissi con disprezzo.

-Mi dispiace... non so che altro dire. Sì ero un vigliacco! Lo sono sempre stato! E mi sono sempre dato arie da spaccone... Volevo fare colpo su di te.

Abbassai la testa portandomi una mano alla fronte.

-Tutto questo è incredibile. William era tuo amico.

-No, non era mio amico... Era mio rivale... Aveva perso la testa per te e non potevo permettergli di avere la meglio! Lui è caduto giù e tu sei sparita per tre giorni... che fine avevi fatto?

-Sono sparita?...Ma che dici?

-Sì, pensavo che forse ti eri gettata giù anche tu dalla disperazione. Tua madre e tuo nonno erano molto preoccupati e tutti gli abitanti con loro hanno iniziato a cercarti ma niente...

-Io non ricordo... So solo che quando William è caduto sono subito corsa a chiedere aiuto...

-No PULCE, quando urlavi per le strade di Falldown, erano già tre giorni che mancavi da casa tua. Ti avevamo cercata dappertutto... Io e gli altri eravamo anche venuti a vedere se fossi qui...

-Io... Non ricordo nulla...

-Il corpo di William non è mai stato trovato... ecco perché non sapevano se crederti o no... Pensavano che se fosse caduto davvero, forse qualche bestia aveva portato via il suo cadavere e l'aveva sbranato... La cosa migliore per tutti era quella di cancellare questa storia... di fingere che non fosse mai accaduta.

-Già!- esclamai balzando in piedi. -Peccato che invece è accaduta e che un ragazzo ci è andato di mezzo! E non solo lui!- gli urlai con risentimento riferendomi a quello che avevo dovuto passare in prima persona.

-Mi dispiace... -continuò lui poi mi guardò. -...Ma tu qualche giorno fa hai detto strane cose... Dicevi che William non era morto e...

-Lascia stare...Non dare peso a quello che ho detto...

Dani di grattò il mento.

-Se solo potessi tornare indietro...

-Il passato ormai non si può cancellare... ma forse puoi ancora fare qualcosa...

Dani mi guardò con l'espressione perplessa.

-Adesso tornatene a casa...- gli suggerii esausta.

-E tu? Resti qua?...

-Non posso andare da mia madre e non posso permettere che gli altri mi vedano... loro credono che io abbia spinto giù William o che sia pazza...

-Io... posso raccontare la verità...- disse lui prendendo coraggio.

-A suo tempo... Ogni cosa al momento giusto. Adesso devi fare qualcosa per me e senza domande. Torna a casa tua, non dire niente a nessuno... io ho bisogno di riflettere... Ci vediamo domani mattina e vedremo cosa fare, ok?

-Ok...

Dani tentò di abbracciarmi ma restai immobile. Poi provai tenerezza per quel gesto e ricambiai l'abbraccio. Il fardello che si portava da tanti anni era una punizione già abbastanza pesante per lui, non volevo aggiungere altro.

Lui si spostò all'indietro.

-Non mettere più niente su questo viso...

Non capii subito che si riferiva alla cicatrice, notai però che la fissava, quindi immaginai che era tornata visibile come prima.

-...Senza di lei non sei più tu... E sei bella comunque... Sei la mia PULCE di sempre...

-Ok... -sillabai semplicemente.

Lui se ne andò. Lo guardai mentre si allontanava trascinandosi.

Dovevo vedere Liam. Come avrei fatto a parlare con lui?

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