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CONCORSO HALOWEEN parte 2: NotteViola

Chiedo venia per la mia aggressività, il fatto è che quel giorno ero molto arrabbiata sul fatto che non sapevo cosa disegnare.
Spero non si crei nulla di spiacevole nei tuoi confronti, e volevo scusarmi. Mi spiace.
Detto questo ecco la One-Shot!

Un sinfonico silenzio accompagnò l'infinità di quelle luminose stelle, tranquillità e dolcezza si manifestavano in quella notte.
Nessun rumore, nessuna luce, nessun movimento.
Tutto era avvolto di una meravigliosa pace eterna e solo una figura era lì, irte ad osservare quell'infinito cielo luccicante. Minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, tutto era ancora fermo: tutto immobile, concentrato principalmente su quell'attimo di quella figura dritta a fissare quell'apparente vuoto.
Affianco a quella figura comparve una piccola creatura dai scuri toni violacei; si sedette ed osservò l'orizzonte soprastante a lei.
Un quadro dipindo di un blu cobalto ospitava infiniti puntini lampeggianti, e un lento offuscamento di quella scena stava avvenendo agli occhi di quella creatura.

Era una notte di festa.
Dei bambini, travestiti di più variopinti costumi spaventosi, circondarono l'intero quartiere e deliziosi vociari di ingenue risate si sentivano come unico rumore di sottofondo. Solo l'interni delle case regnavano affanni e stress: caramelle per bambini, preparazione di addobbi spaventosi, stuzzichini e bevande, incomprensioni per l'elevato volume.
Estenuanti lavori di una semplice festa celebrativa.
Ma in una casa in particolare era tutt'altro che stress.
Una piccola baita era situata sul fondo del quartiere ed una stretta stradina la collegava con le altre case. Dietro essa vi era solo terra incolta e pieno di ghiaia.
In quella baita erano rifugiati ben venti diciasettenni, di cui solo due erano effettivamente diciottenni.
Per loro quella semplice notte non era più che qualche patatina o coca. Birra, vodka, eroina in polvere a volontà, erano i protagonisti di quella serata e solo loro volevano essere riconosciuti come tali. Niente compresenze da parte di adulti, niente leggi da seguire, solo divertimento da avere: volevano scatenarsi come non mai.
Un cigolio si avvertì sul tavolo, quasi si rischiava il capovolgere di quella preziosa polvere. I ragazzi oramai asuefatti dalla enorme quantità assunta, inizarono a sbraitare alla cieca, colpendo pure il proprio compagno di tiro; e le ragazze, anch'esse sù di giri per le sostanze assunte, invitarono a letto questi pazzi vogliosi di festeggiare, solo per divertirsi un po'.
Una figura quasi invisibile era seduto a terra. Capelli bianchi, occhiali tondi appoggiati delicatamente sulla punta del naso, ed una vestaglia di toga bianca addosso. In tutto quel rumore di casino adolescenziale, un pianto singhiozzato e fitte inspiegabili di dolore si avvertivano perfettamente in quel momento.
Costui era il vecchio proprietario di quella baita.
Dolore e commozione: erano questi gli unici sentimenti che si percepivano nell'aria e qualcosa di più profondo legava questa senzazione al semplice osservare.
Quell'uomo piangeva, singhiozzava e rimpiangeva la sua morte: voleva rivedere qualcuno.
Improvvisamente tutto divenne buio. Le luci di quella baita si esaurirono, e lasciarono al vecchio quel meritato silenzio. Un aura bianca lo avvolse e i suoi singhiozzi scomparvero come per magia. I suoi occhi puntarono verso noi, e un sorriso forzato ci regalò.

«Bentornata piccola...» disse.

Tutt'attorno divenne di uno scuro porpora, e lentamente piccole macchie nere avvolsero la scena: tutto s'interruppe e solo un vuoto nero si assistette come un miraggio.

Quella creatura riaprì subito gli occhi. Era confusa e rintontita per il vago ricordo che ebbe ma tante domande le si formavano in testa ed una strana familiarità percepiva.
Accanto a sé aveva quella figura immobile ed una lacrima calda cadde a terra. Un "tic" si fece in quell'eterno silenzio.
Si spaventò per quel rumore e di colpo si alzò da terra, sbattengo contro quel corpo accanto a lei. Aveva appena versato un'emozione.
Voltandosi squadrò quella figura immobile: un grosso sasso grigio in cui erano incise parole e numeri incomprensibili.
Un'incisione accanto a quei simboli strani la colpì fortemente e sempre più familiarità assimilava secondo dopo secondo. Quell'incisione mostrava una sfera tagliata a metà con un cerchio più piccolo.
Una pokéball.
In quell'istante un'altra calda lacrima si versò sul terreno ed un altro "tic" si ode solitario e forte.
Si spaventò di nuovo: quella situazione non le piaceva per nulla.
Vinta dalla rassegnazione, decise di fuggire da quel posto pieno di familiarità. Raggiunse fluttuando il cielo blu ricoperto di stelle, sempre andando sù: non voleva smettere di scappare fino a quando quella rocciosa figura grigia non le sarebbe scomparso dalla sua visuale.
In quel momento l'alba arrivò lenta e lesta, facendo scomparire quellle lucenti puntine di stelle, il punto di riferimento di quella creatura.
I suoi fasci corporei di color porpora, con la tenera luce divennero di un fucsia accesso, e il suo corpo spettrale si mostrò in tutta la sua magnificenza.
Quella lontana e fioca luce le aprì gli occhi: tante lacrime versò in quel momento e vaghi ricordi le ritornarono in mente.
Doveva salutare quel masso di sasso prima del completo sorgere del sole.
A tutta velocità scese in picchiata, e la luce del sole che la faceva risplendere rendeva la creatura ancora più luminosa.
Più era luminosa, più il suo corpo scompariva e sempre più vivi colori le circondava.
Mancava poco per raggiungere quel masso.
I suoi smorti occhi erano finalmente di quel rosso brillante, e tante lacrime stava perdendo.

"Tic."

"Tic tic tic tic-tic."

Solo queste rimasero come tracce di quella spiritica creatura ed un sole caldo e voluminoso stava nascendo.

Era ora di andare avanti.





NotteViola

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