Alleate?
Stranamente arrivo al mio obbiettivo prima di qualcun altro: mi metto lo zaino in spalla ma quando sto per prendere i coltelli, un ragazzo biondo e piuttosto in sovrappeso mi spinge a terra e prende le mie armi.
Presa sempre da quello strano istinto che ho avuto sull'hovercraft, gli salto addosso, e proprio in quel momento una Lancia gli trafigge l'addome, facendolo collassare.
« Perfetto, ora ho i miei coltelli » abbozzo un sorrisetto maligno, che sparisce subito dopo. Mi accorgo che la ragazza del Distretto 1, quella che ha ucciso il mio avversario, mi sta correndo incontro con una sciabola.
Afferro in fretta e in furia un coltello e scappo verso la direzione est del bosco.
Sono abbastanza veloce e così ho un netto vantaggio su di lei, ma quando pensavo di averla seminata risento il respiro affannoso e i passi pesanti e veloci.
Senza pensarci due volte seleziono un albero e mi arrampico più in alto che posso, cercando di nascondermi tra le foglie. Quando la ragazza crede di avermi raggiunto, si guarda intorno e vedo che è irritata perché (a parole sue) «si è fatta sfuggire un tributo sempliciotto»
"Sempliciotta" a chi, scusa?! Stringendo i pugni faccio frusciare la chioma del faggio e ho di nuovo l'attenzione della ragazza. Sicuramente ha capito la mia strategia.
Si avvicina sempre di più all'albero, finché uno dei suoi alleati la chiama per nome e questa corre verso la voce.
Fiuu, l'ho scampata.
Quando sono sicura che si sia allontanata abbastanza, salto giù dal nascondiglio e con una corsetta leggera continuo per la mia strada.
Il pomeriggio è stato tranquillo e grazie all'intervento della mia solita fortuna non ho preso neanche uno scoiattolo.
Mi arrampico di nuovo su un albero, questa volta molto più lontano dalla Cornucopia, decidendo di controllare gli oggetti che si trovano nel mio zaino. Apro a malapena la zip quando il cielo si illumina e l'inno di Panem parte a palla.
Ad uno ad uno compaiono i volti dei tributi morti durante il Bagno di Sangue: entrambi i tributi del 4, la ragazza del 5, quella del 7, entrambi quelli del 9 (tra cui il ragazzo biondo che mi aveva rubato i coltelli), e infine i ragazzi del 10, 11 e 12. L'inno si conclude e io cado in un sonno profondo.
La mattina seguente mi sveglio abbastanza presto, e mi ricordo che ieri sera stavo per ispezionare il mio zaino.
Lo apro e trovo subito una bottiglietta d'acqua: la apro speranzosa ma ce n'è soltanto una goccia, che preferisco conservare. Seguono un pugno di bacche rosse, delle bende, uno strano barattolino di metallo e una pila, inutile se non si ha qualcosa di elettronico a portata di mano. Ci ficco il fodero con i coltelli e me ne prendo un paio da mettere nella cintura.
Scendo dall'albero ed incomincio a cacciare, sperando che questa sia la volta buona.
Verso tardo pomeriggio, ancora a mani vuote, ci si mette anche la sete a complicarmi il tutto. Decido di andare a sud dell'area per vedere se ci fosse una qualche sorgente d'acqua per riempire la mia bottiglia.
Dopo due ore di tragitto sento un colpo di cannone: mi giro di scatto e spero con tutta me stessa che Adam stia bene e al sicuro. Ma "al sicuro" in questa arena non ci potrà mai stare nessuno.
D'un tratto scivolo in una grande pozza, fatta di un intruglio simile al fango, e soffoco un grido di sorpresa.
Appena cerco di rialzarmi mi accorgo che ho le gambe immerse in questo "lago" di fango. Pianto le unghie nella terra e cerco di tirarmi su contando sulla forza delle braccia, ma ho la sensazione di sprofondare ancora di più.
Quando ormai il panico comincia a salirmi, mi accorgo in che genere di disastro sono finita: sto sprofondando pian piano nelle sabbie mobili.
Devo ancora capire come ci sono finite qui in un bosco, le sabbie mobili.
Cerco di stare il più calma possibile, tentando di rallentare la mia caduta, mentre nella mia testa sto già dicendo addio a mio padre e al mio distretto.
Ma ogni tentativo è invano.
Quando ormai mi rassegno, un qualcosa si muove davanti ai miei occhi. O meglio, qualcuno.
Una ragazza dai capelli biondi mi afferra il braccio con tutte e due le mani - Tieniti forte! Non mollare! -
Faccio come dice, anche se le mie mani sono praticamente fradice di fango e sudore.
Mentre è a metà del lavoro non ce la faccio più e mollo la presa.
La ragazza si sporge di colpo in avanti e con uno sforzo immane mi tira fuori di lì. La pozza viene come risucchiata dalla terra.
Sia io che la bionda ansimiamo, una per la paura provata pochi istanti prima, l'altra per la corsa e lo sforzo.
- Grazie - sono riconoscente a questa ragazza: mi ha salvato dalla morte certa, senza avere paura che la potessi in qualche modo uccidere.
Si limita a scrollare le spalle e ad aiutarmi a rialzare.
È notte fonda e sono su un albero, pronta a dormire. Katri, la mia "salvatrice", è seduta a qualche ramo di distanza da me; abbiamo confrontato il contenuto dei nostri zaini e appena vide le mie bacche le gettò via
- Ehi, che cacchio fai? - gli avevo chiesto, la mano destra pronta a prendere il coltello - quelle - mi spiegava guardando con i suoi grandi occhi azzurri la mia mano pronta ad armarsi - sono bacche velenosissime. Le avranno messe per ingannare il tributo che avrebbe preso questo zaino-
Una vita passata a guardare gli Hunger Games mi ci fa credere e rilasso la mano.
Oggi è apparsa nel cielo soltanto la ragazza del 3. Tiro un sospiro di sollievo, perché Adam è ancora vivo, nascosto chissà dove. Ma ancora vivo.
Mi giro e vedo che Katri ha la mano tesa - Alleate? - esito per un po', poi gli stringo la mano - alleate. -
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