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UMA JALSU (Pov Lily)


L'umanità si riconosce come tale 

grazie alla concezione di sé 

che la società le impone.

(No. 6)

Lily's Pov

Sono agitatissima, ho sentito la moto arrivare e mi scapicollo giù dalle scale. Il cuore striscia su per la gola e presto uscirà. 

Non faccio in tempo ad arrivare al marciapiede che Marco mi lancia un casco, miracolosamente lo prendo al volo.

«Dai che partiamo» mi incita a salire.

La moto vola veloce sull'asfalto, ci stiamo dirigendo verso i boschi. Ho un blocco allo stomaco, speriamo che il cellulare prenda lì, non ho avvisato Simone. Incosciente.

Rallenta, frena, siamo arrivati. In mezzo al nulla.

È già buio, i fanali della moto illuminano un piccolo campo circondato da alberi. Li spegne e siamo nell'oscurità. Ora sono terrorizzata. Rimaniamo entrambi fermi, pian piano la vista si abitua e intravedo le sagome degli alberi. C'è la luna che fa capolino tra i rami.

«È la prima volta che sali su una moto?» la sua voce nel silenzio mi fa sussultare.

«Si» la mia è incrinata.

«Si vede... mi hai triturato due costole talmente stringevi»

Per fortuna non può vedermi il viso, sempre se il rosso delle guance non sia fosforescente.

«Ti racconto due cosette prima di partire: la tua prima missione sarà ad Uma Jalsu. Qui esistono due popolazioni: gli esseri che controllano le porte e gli abitanti dei vari arcipelaghi, a cui possiamo accedere attraverso i varchi. In pratica per spostarsi da un'isola all'altra bisogna avere l'autorizzazione. Per favore non fare scenate riguardo al loro aspetto, cerca di essere educata e pensa sempre a come puoi apparire strana tu ai loro occhi.» 

Simpatico come sempre.

«Ci hanno contattato per una richiesta  d'aiuto, avremo più dettagli al nostro arrivo. Cerca di non separarti da me, siamo intesi?»

Vuoi vedere che è davvero un gioco di ruolo? «Si certo» assecondiamo...

«Bene... ora dammi la mano che ti aiuto ad effettuare il passaggio»

Prendo la mano che mi porge e in quel momento una luce scaturisce alle sue spalle. I suoi occhi diventano blu e... no non può essere. Non è vero. Non sta succedendo davvero. Per una frazione di secondo l'intero luogo viene illuminato dalla stessa luce non luce che avevo visto a Pisa. Il paesaggio rimane invariato e non esistono ombre.

Poi tutto cambia. Non siamo più nel bosco. Non siamo più al buio.

«Come ti senti? Non vomitare ancora ti prego» Marco si piega per guardarmi negli occhi.

«No, no sto bene. Ma io ... cioè... insomma mi è sembrato di vedere due ali» sto impazzendo! Ora non ci sono. Niente ali. Mi sono immaginata tutto? Però gli occhi...sì, sono davvero blu.

«Ah! Quelle... merito tuo» e mi fa l'occhiolino.

«Cosa?» non ha senso.

«Ne parliamo a casa, ora voltati che è arrivato l'ambasciatore. La ragazza che è con lui si sta preparando per diventare un Messaggero come te, si chiama Angela»

Ambasciatore? Seguo il suo consiglio e rimango a bocca aperta. Ci troviamo in un tempio di pietra, credo, la struttura è circolare. Intorno a me vedo solo colonne e un paesaggio sconosciuto. Respiro a pieni polmoni l'aria carica di umidità, profuma di muschio.

È tutto reale. Non può essere vero. È vero.

Il cielo che intravedo è di uno strano colore blu viola. C'è acqua ovunque intorno a noi, mi sporgo e noto che in realtà è qualcosa di più solido. Potrei definirlo metallo fuso, il colore è grigio azzurro e riflette come uno specchio la mia immagine. La superficie è completamente piatta, nessun movimento, nessuna onda. Le enormi rocce che vedo in lontananza cambiano forma e diventano un tempio, per poi tornare ad essere roccia. Dove c'era solo quella non acqua compare uno scoglio per poi scomparire. Il paesaggio intorno a noi varia continuamente.

Marco mi sfiora il braccio attirando la mia attenzione e vedo che si avvicinano degli esseri bellissimi. Sono alti quanto lui, la pelle è liscia senza impurità ed è blu, il loro viso è un ovale perfetto. Hanno un naso piccolo, sottile e all'insù, gli occhi sono grandi e senza ciglia. Sulle guance vi sono dipinte due linee azzurre, guardando meglio credo che siano variazioni del pigmento della pelle. Non indossano vestiti, almeno questa è l'impressione che si può avere ad una prima occhiata, osservando meglio si nota che il loro sinuoso corpo è rivestito da una tuta dello stesso colore della pelle. Così sottile ed elastica da calzargli come un guanto. 

Marco ha accennato ad una ragazza ma non riesco a distinguere chi tra loro sia femminile, si muovono con grazia ed eleganza. Sono ipnotici.

"Bentornato Marco, e benvenuta Lilith. Purtroppo non possiamo perdere altro tempo in convenevoli perché abbiamo bisogno del vostro intervento immediatamente" la voce dell'ambasciatore risuona nella mia testa, ha un tono autoritario. Comunicano telepaticamente e colgo questa novità con una naturalezza che mi sorprende.

Sto impazzendo?

Marco mi guarda «Stai tranquilla. Dopotutto è il nostro compito recuperare oggetti. La loro presenza causa problemi» mi mette una mano sulla spalla.

«Lo so» l'avete ripetuto costantemente, solo che non vi credevo! Invece è tutto vero!

Non sono più sulla Terra. 

La mano di Marco stringe la presa sulla spalla «Come va? Pensi di farcela?» i suoi occhi blu sono un abisso, ho nuovamente quella sensazione di conoscerlo nel profondo molto più di quanto potrei.

Accenno ad un sì con il capo.

«Bene, ora loro ci accompagneranno al varco per l'isola che dobbiamo raggiungere, ricordi? Senza autorizzazione non possono essere attraversati.» Marco con l'indice mi indica una roccia in lontananza.

Seguiamo le due creature verso quello che si potrebbe definire un porticciolo, saliamo su una barca, C'è qualcosa di strano: non ondeggiamo.

"La barca non tocca la superficie, la sfiora appena, questo è possibile grazie al magnetismo del metallo con cui è costruita" la voce nella mie mente è musicale e dolce, deve essere la figlia a parlare.

Devo stare attenta a quello che penso.

Intorno a noi vi è un silenzio innaturale, fischiano le orecchie, gli unici suoni presenti sono i nostri respiri. Giungiamo ad una roccia che sembra quasi sospesa sopra a questo strano liquido e proprio mentre ci avviciniamo essa cambia e diventa un tempio. 

«Andiamo» Marco mi prende in braccio ad una velocità tale che non ho il tempo di reagire. Prima che possa capire cosa stia accadendo, spuntano due ali candide e ci ritroviamo in aria diretti verso la costruzione.

«Hai le ali! Hai le ali per davvero!» urlo di stupore.

«Pensavi stessi mentendo vero? Che tutto quanto fosse frutto di uno scherzo, mi dispiace ma non è così. Vedere le cose coi propri occhi è l'unico modo per accettarle. Per questo ti ho portato con me oggi. Tranquilla non è una missione pericolosa, diciamo che è una gita interessante»

Ha intuito i miei pensieri anche stavolta e io che credevo di averlo imbrogliato.

Atterriamo in una stradina di quello che sembra  essere un piccolo borgo marittimo. Mentre parla inizia a camminare e lo seguo ancora intontita dalle novità. Il sole sulla pelle è caldo. Il villaggio è composto da ville bianche coi tetti piatti, circondate da piccoli muri, fiori simili alla bouganville che si arrampicano ovunque, questo luogo ricorda Santorini.

«Come funziona qui?» tutto si muove, tutto cambia.

«Quelli che abbiamo incontrato sono i custodi dei passaggi» devo avere un'espressione perplessa stampata sul volto visto che riprende a spiegare «Le rocce che vedevi apparire e scomparire in realtà sono varchi che portano alle isole, noi ne abbiamo passato uno» svoltiamo in una stradina e proseguiamo verso quella che sembra essere una piccola piazza «Stiamo raggiungendo il punto segnalato come problematico, ecco guarda lui è un Messaggero» incontriamo un'altra di quelle bellissime creature blu che ci indica un piccolo giardinetto. Appena varcato l'ingresso le dimensioni di quel piccolo praticello sembrano espandersi a dismisura e improvvisamente ci appare davanti un gigantesco cubo nero.

«L'oggetto deve aver creato questo cubo. Vuoi recuperarlo tu Lilith?» sorride come per incoraggiarmi.

Sono stordita, tutte le emozioni accumulate mi stanno travolgendo: questo posto continua a modificare aspetto e quelle strane creature telepatiche... Marco ha le ali. Insomma rimanere sani di mente è davvero difficile. Eppure non sono spaventata, mi sento a mio agio come se fossi nata per questo. Mi sembra di essere nel posto giusto, sono dove dovrei essere.

Vedo che indica un oggetto posto lontano da noi, al centro stesso del cubo. Devo avvicinarmi? Mi posso fidare? Non riesco a definire una forma, anche lui ovviamente non può rimanere fisso. Perché facilitarmi le cose?

Ora per terra appaiono delle spade giapponesi. Riconosco il simbolo che formano: è un I Ching, per la precisione Li il Fuoco.

"Per recuperare l'oggetto devi passare tra queste spade senza toccarle, e seguire determinati movimenti. Ti aiuterò" così dice la voce nella mia mente. Sicuramente appartiene a quella creatura che ha indicato il giardino. Improvvisamente mi appaiono delle immagini, riesce a condividere anche questo? Ho la sensazione di fare un sogno in comune con lui. Comprendo come devo muovermi e rimango stupita dalla facilità con cui è stato in grado di spiegarmelo. 

Se è così competente perché ha chiesto il nostro aiuto? Non poteva prenderlo da solo? Percepisce la mia esitazione e mi trasmette la visione del cubo e di altre creature come lei che tentano di entrarci e vengono respinte. Come facevano a sapere che noi saremmo stati accettati? Forse perché non apparteniamo a questo luogo, siamo degli intrusi proprio come il cubo.

Eseguo quanto suggerito: chiudo l'indice e il pollice formando un cerchio e porto le braccia sopra la mia testa, inizio il movimento che le riporterà nella posizione iniziale facendo ruotare il polso e creando tanti piccoli cerchi nell'aria. Compare una sfera di luce vicino ad una spada, le altre sono scomparse. Mi chino per raccoglierla e questa si trasforma in un kimono arancione, rimango perplessa a fissarlo. Per favore basta cambiare.

"Sei in pericolo, sbrigati ad uscire. Ti ha percepito"

Pericolo? Chi mi ha percepito?

Guardo Marco cercando aiuto e lui è fermo all'ingresso.

«Non posso raggiungerti, a quanto pare nel cubo poteva entrare solo una persona. Ti aspetto davanti a quell'apertura» indica un punto alle mie spalle: è apparsa una porta.

Ma nulla qui rimane fermo?

«Hai capito?» grida mentre scompare dalla mia vista. Sono preoccupata nel sentire il timbro della voce, non promette nulla di buono.

«Si!» rispondo e inizio a correre dalla parte opposta da cui sono entrata, appena varco la soglia mi trovo davanti ciò da cui dovevo fuggire. Razionalmente non so come posso comprendere che sia lui, è una certezza che ferisce l'anima. Emana la sensazione di qualcosa di corrotto, di malato. Il Lui in questione è un'armatura samurai vuota circondata da una nube nera  simile ai tentacoli del mio sogno. Rimango gelata sul posto.

"Ridammelo è mio, mi appartiene. Ridammelo. Questo cubo non era per te!" una voce femminile mi entra nella testa. Un forte dolore alle tempie mi paralizza, le energie mi stanno abbandonando, ma stringo l'oggetto con più forza di prima. Lui o lei non mi tocca. Non tenta di ferirmi. Sta lì fermo e logora la mente. Una luce lo illumina tanto da farlo scomparire alla mia vista, chiudo gli occhi accecata e ho la sensazione di essere avvolta da un tepore rassicurante. Ho già provato questo calore, molto, molto tempo fa.

Li riapro e davanti a me c'è Marco. Dietro di lui l'armatura si è disfatta ed è caduta a terra in mille pezzi. «Stai bene? Ti ha ferito?» tocca delicatamente le mie tempie con l'indice, sfiorandomi appena.

«Sto bene» lo tranquillizzo «ma cos'era di preciso?»

«È strano, di solito gli uomini in nero ci ostacolano personalmente non usano armature possedute da una strana nube. Non avevo mai visto una cosa del genere» rimane pensieroso a guardare l'armatura ormai vuota. Fissa corrugando la fronte qualcosa dietro di me, mi volto e il cubo è ancora al suo posto.

«Non doveva svanire? Ho sbagliato qualcosa?»

 «No, è tutto corretto. Il cubo in sé non sembra creare problemi. Che strano» rimaniamo entrambi a fissarlo in silenzio per qualche minuto «Ora andiamo» e così dicendo apre nuovamente le ali e mi prende in braccio senza darmi il tempo di comprendere l'accaduto.

Stringo il kimono tra le mani e ho come la sensazione che pulsi come un piccolo cuore.

Stiamo sorvolando il borgo. Intravedo la creatura blu che mi ha aiutato nel cubo che ci saluta con la mano e, non so come sia possibile, ci ritroviamo nel tempio circolare da cui siamo partiti. Forse abbiamo passato una di quelle porte e non me ne sono accorta.

Non ci sono più le creature meravigliose di prima, ora vi è solo un essere umano molto anziano di origine orientale che sorride. Comprendo che il kimono lo devo consegnare a lui.

Tutto scompare e noi siamo nel bosco accanto alla moto. 

Rimaniamo in silenzio entrambi. Sto cercando di assimilare quello che ho visto, non ho più dubbi che non fosse reale.

«Tutto bene?» chiede.

Ho bisogno di qualche secondo prima di rispondere «Si, direi di si. Un po' confusa»

«Non si possono spiegare i viaggi, per questo non ti ho detto nulla per prepararti» si scusa.

«Lo capisco. Ora davvero capisco. Se qualcuno mi chiedesse di raccontarlo non ci riuscirei... è così complicato e nello stesso modo semplice... non so spiegarmi» la mente sembra aprirsi e chiudersi come un fiore che tenta di sbocciare.

«Non ti preoccupare, so cosa vuoi dire» prende i due caschi.

Ho bisogno ancora di qualche minuto per poter assimilare quanto è accaduto, Marco rimane fermo ad osservare in silenzio il bosco senza mettermi fretta. Lo apprezzo.

«Marco?»

«Dimmi» si volta a guardarmi.

«Come possiamo comprendere i diversi linguaggi dimensionali?» ricordo che Anubis parlava italiano proprio come queste creature.

«Non lo facciamo» ammette serafico.

«Non capisco»

«Non so come funzioni in realtà, superato il varco noi comprendiamo la loro lingua e la parliamo, solo che non ce ne accorgiamo. E lo stesso accade a loro quando vengono qui» si avvicina porgendomi il casco «Dai andiamo a confermare il buon esito della missione a Dozenith» e accende la moto.


ミ★ Note

La parola Uma Jalsu significa acqua in aymara. Gli Aymarà sono una popolazione che vive prevalentemente nelle vicinanze del lago Titicaca in Perù (Bolivia)

Li - il Fuoco. Citazione tratta dal Libro dei Mutamenti : solo con la luce si possono comprendere le cose e le persone, vedendole per ciò che sono e non per quello che crediamo siano. Si ha bisogno di più di un intervento per purificare il passato dalle oscurità. Passo dopo passo le oscurità vengono eliminate e ogni cosa sia interiore che esteriore acquista uno splendore nuovo, indirizzandoci verso un nuovo ciclo, una nuova vita.

L'idea del Cubo (prestate attenzione ai prossimi viaggi perché troverete dettagli riguardanti questo strano oggetto) prende spunto da un'antica costruzione situata all'interno della Sacra moschea a la Mecca: la Kaʿba.

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