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SENSI DI COLPA (Lily pov)

Lily's Pov

«Lily?» Simone è in piedi appoggiata alla porta del bagno, pronta per andare a lavorare. Perfetta come sempre, non un capello fuori posto.

Sputo acqua e dentifricio nel lavandino «Dimmi»

«C'è qualcosa di strano in te» mi osserva attentamente corrucciando le sopracciglia.

Il cuore fa un balzo fino alle tonsille e poi torna giù nella cassa toracica ansimante e ferito. Non avrò nuovamente le orecchie da gatto? «In che senso scusa?» sbircio lo specchio: tutto nella norma, a parte il labbro ancora segnato.

«Sfera è sparita da una settimana, e non ti stai preoccupando nemmeno un pochino. Non è da te»

Sfera.

La verità è che si sta avvicinando il momento dell'incarnazione per entrare nel ciclo delle vite, è da Sabbath per un periodo...come lo avevano definito? Non ricordo la parola che aveva utilizzato Anubis, ma qualunque fosse il termine esatto ricorda una specie di camera di attesa. 

Il popolo di Sabbath accompagna gli spiriti nel ciclo d'incarnazione. Sfera ora lascia me e Simone per iniziare la sua avventura, esattamente come avevo fatto io con Sabbath. 

No, non è la stessa cosa. Io sono circondata d'amore: ho degli amici, Marco, Simone, una vita appagante, mentre Sabbath non ha mai avuto tutto questo.  Si era aggrappato a me per dare un senso alla sua lunga esistenza ormai priva di emozioni. Si diventa così quando si vive per migliaia di anni? Tutto risulta monotono e i sentimenti diventano un ricordo lontano?

«Simone, è un gatto. È normale che scompaia per qualche giorno» questa frase suona falsa persino a me.

«Lily» sospira «ti conosco troppo bene. Se fosse vero, tu avresti tappezzato il paese di manifesti e invece non l'hai fatto. Sai benissimo dove si trova, solo che non vuoi dirmelo e non capisco il motivo»

Colpita. Colpita e affondata. Il senso di colpa inizia a lacerare i muscoli del cuore.

Non sei stanca di mentire alla tua migliore amica?

Si, lo sono. 

«Non importa Lily. Mi fido di te, se non vuoi dirmelo ci sarà sicuramente una buona ragione. Solo...» si stacca dalla porta e sento i suoi tacchi echeggiare per la camera «Solo che vorrei farti presente che anch'io sono affezionata a lei» prende la borsetta «Ciao, ci vediamo al bar» ed esce.

Rimango da sola con lo spazzolino stretto in mano e le lacrime agli occhi, mi vergogno davvero tanto di ciò che sto diventando.


Ho passato la mattinata cercando di concentrarmi sulle lezioni, purtroppo senza risultato. Non è il momento per perdere tempo a breve avrò l'esame, eppure le parole di Simone non smettono di girarmi in testa trapanandomi il cervello. 

Il cielo è nero e piove talmente tanto da aver l'impressione di stare sotto una cascata, il bar è deserto perché nessuno si avventura fuori con questo tempaccio. 

Nessuno, a parte lei.

 «Mi fai una cioccolata calda?» chiede sedendosi al bancone, una ciocca di capelli biondi e lucenti sfugge dalla treccia.

«Certo» cerco di sorridere. 

Questa è la prima volta che ci ritroviamo da sole dopo... si insomma, dopo il fattaccio. 

Verso la cioccolata nella tazza nuova coi cuoricini del set appena ordinato da Elisabetta. Avrebbe potuto acquistarne qualcuna anche coi teschi, o devil smile, così avrei potuto scegliere un motivo più adatto alla situazione. Gliela porgo con due biscottini, Sonia rimane a fissarmi e sorride. Cavolo mi sento così male. 

Ispiro. «Sonia mi dispiace» dico tutto di un fiato, mi dispiace davvero per quello che ho fatto.

Lei ride «E perché dovrebbe?»

«Scusa? Ti sembra strano?»

«Se non sbaglio quel taglio sul labbro te l'ho fatto io. O no?» risponde serafica.

«Si ma...» mi ha spiazzato, questa risposta non me l'aspettavo

«Senti, Lily» appoggia le braccia sul bancone incrociandole «a me tu non sei mai andata a genio. Mai. Anzi più precisamente: ti detesto» ride «Ma sai una cosa? Quando mi hai aggredito, per la prima volta, ho provato rispetto per te. Mi sei piaciuta. Con questo non voglio dire che da oggi in poi saremo amiche, diciamo che ti disprezzo un po' meno di prima. Quindi non scusarti»

Rimango a bocca aperta a fissarla per un bel po' prima di comprendere le parole. A quel punto non so più cosa pensare, confusa mi volto e vado a pulire i bicchieri che ho già pulito un'ora fa.

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