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PENSIERI SU UNA PIUMA (Lily POV)


Perché per una come me, abituata a strisciare ai piedi degli altri, Ren è come un sole troppo brillante.

A volte ho la sensazione che, per quanto lo desideri, non riuscirò mai a raggiungerlo veramente. (Nana)


Lily's Pov

«Ciao Lily, anche tu qui? Ero venuta a ritirare il book ma a quanto pare Marco non c'è» Sonia mi squadra dall'alto al basso, è in piedi davanti l'ingresso dello studio con le braccia incrociate e l'aria imbronciata. 

Dov'è finito? Stamattina gli ho mandato un messaggio ma la spunta blu non è mai apparsa. Ci ha ripensato? Non vuole più parlarmi? 

Saluto Sonia, come se fossi stata felice di incontrarla, e mi incammino per le stradine semi deserte. Sono tutti in vacanza tranne me. Non so cosa fare, vago senza una meta. 

Improvvisamente mi ricordo di Jemina, e di come ci siamo salutate l'ultima volta, e il senso di colpa di assale. Devo assolutamente rimediare. So che vive non distante da Elisabetta in una villettina che condivide con due modelle dell'agenzia, se non sbaglio ora entrambe sono a New York. 

Nonostante il mio difettoso senso dell'orientamento riesco a trovare la via giusta, difatti la intravedo muoversi in giardino.

Mi accoglie sorridente e mi invita ad aiutarla ad estirpare le erbacce. Non me lo faccio ripetere due volte e, grazie al lavoro manuale, il nodo in gola si scioglie e mi ritrovo a raccontarle quanto accaduto. Tralasciando ovviamente le parole di Sabbath...

«Dunque alla fine vi siete messi insieme. Lo sapevo» applaude soddisfatta.

«Vorrei sapere dov'è ora Marco, sai non ne sono ancora convinta che sia accaduto realmente. Vorrei una conferma» devo apparirle infantile, mi sento così fragile ora che ho aperto il cuore.

«Sarà stato chiamato per qualche servizio e non può rispondere. Vedrai che si farà vivo. Sono proprio felice per te» mi abbraccia.

«Vorrei poterti dire la stessa cosa» vorrei la sua felicità, dal profondo del cuore.

«Non preoccuparti Lily, non posso obbligare qualcuno ad amarmi. Il sentimento che provo mi fa sentire viva, erano anni che non mi innamoravo di qualcuno e credevo di non esserne più capace. Perciò ogni volta che il mio cuore batte pensando a lui sono felice, anche se non verrò contraccambiata. Probabilmente col tempo questo sentimento svanirà, ma ora sono convinta che un domani sarò in grado di innamorarmi nuovamente»

«Sei una persona stupenda» 

«Non è vero. Sono solo una donna come tante» si alza dal gradino su cui siamo sedute, si pulisce le mani nei pantaloni e mi sorride «Per oggi basta giardinaggio. Ti va di andare a fare un giro? Magari un tuffo nel lago da Stola?»

Il nome mi fa contrarre lo stomaco, il desiderio di vedere Marco diviene assoluto e inizia a farmi male nel profondo. Lo voglio vedere ora e subito! Ma non so dove sia. «Ottima idea!» sorrido. Forse mi sarei distratta.

Questa volta mi tuffo con un costume in quel lago coloratissimo. Il contatto con l'acqua mi risveglia dallo stato di torpore in cui mi ritrovavo. Finalmente mi rilasso. La compagnia di Jemina è piacevole, abbiamo molti interessi in comune. Strano, lavoravo con lei da più di un anno eppure non l'avevo mai conosciuta nel profondo, non come in questi ultimi giorni.

Ritorniamo indietro apparendo nuovamente nella casa di Dozenith. Provo una strana sensazione a passare da un elemento ad un altro, sentire il fresco dell'acqua e poi di colpo l'aria calda sulla pelle. Stavolta non c'è Marco a sorreggermi e cado in malo modo sul pavimento, mentre Jemina atterra accanto a me leggera come una ballerina.

«Che male» chiudo gli occhi a causa del dolore, scendono due lacrime. Ho picchiato entrambe le ginocchia.

«Che colpo hai preso!» Jemina mi aiuta ad alzarmi.

Ci cambiamo con calma e rimango un pochino seduta col ghiaccio premuto sulle gambe, grazie alle cure di Jemina forse non mi sarebbero diventate due cotechini.

Il cielo si colora delle tinte del tramonto mentre mi incammino verso casa, non ho ancora notizie di Marco e la passeggiata solitaria mi fa dubitare che ci siamo baciati davvero. E se ho sognato tutto? Oppure ci ha ripensato, ci ha dormito su e si è reso conto che sono un essere orribile.

Rimango a guardare il cancelletto del residence. Prendo il cellulare e provo a chiamarlo. Risponde la segreteria, o è spento o non prende. Basta non ce la faccio a stare così, vado a cercarlo a casa.

Lo studio è ancora chiuso. Suono il campanello dell'appartamento, ma nulla. Sospiro frustata.

Il rombo di una moto in arrivo. Il mio cuore batte e cerca di uscire dalle orecchie. L'elettrocardiogramma, sì devo proprio prenotarlo.

«Ciao. Sei venuta a cercarmi?» si toglie il casco «Scusami sono stato chiamato per un caso della omicidi e ho dimenticato il cellulare a casa» unisce entrambe le mani per chiedere perdono.

Improvvisamente tutte le mie incertezze scompaiono. Sistema la moto dentro il box. Lo seguo.

«Purtroppo non sono ancora libero» sospira esausto «Devo sviluppare delle foto per un book, resti con me?»

Che domande! Se fossi stata un cane avrei scodinzolato.

Marco si dirige subito nella camera oscura. «Sistemo queste e poi sono libero. Vuoi qualcosa da bere?»

«No, ora sono a posto così. Grazie» sbircio le foto sviluppate sospese sopra il bancone pinzate ad un filo. Ci sono anche quelle scattate a Sonia quel giorno, è veramente fotogenica. Poi noto un viso familiare, ripreso in quel modo è così bello da non sembrare lo stesso che vedo tutti i giorni allo specchio. Quando ha effettuato quegli scatti?

«Cosa hai fatto di bello oggi?» versa un liquido nella vasca, ha un odore pungente.

«Eh?» sto ancora pensando alle foto e il mio cervello fatica ad articolare i pensieri «Sono stata con Jemina tutto il giorno, siamo andate al lago di Stola a nuotare» ma questo dovresti saperlo visto che mi avrai sentito varcare la dimensione.

«Che ingiustizia...sarei voluto venire anch'io»

Se la prossima volta non mi lasci sola...Guardo una mia foto, cosa tengo in mano? Un faretto...  Me l'ha scattata quando l'avevo aiutato per il book. Con lei seminuda lui ha scattato una foto a me?

«Che hai fatto alle ginocchia?» chiede all'improvviso.

«Cosa?» le guardo: due lividi violacei colorano la pelle, sono talmente evidenti che si notano anche nella semi oscurità della camera «il rientro a casa non è avvenuto come speravo»

«Che pasticciona che sei» ride.

Mi volto di scatto per rispondergli male e me lo trovo davanti, dimentico come si articolano le parole. Il suo viso si avvicina lentamente al mio e chiudo gli occhi. Il respiro mi solletica le labbra. Lieve mi sfiora la guancia col naso, e poi il fuoco incendia le mie labbra.  Assaporo come un eroinomane la sua essenza. Mi spinge contro il bancone, qualcosa tintinna e cade a terra. Mi solleva per poi adagiarmi sul ruvido legno. Allargo le gambe e lo attiro più vicino, struscia contro di me mentre  la mano si infila sotto la maglietta, i polpastrelli  mi accarezzano la pelle. Disegna piccoli cerchi sulla mia schiena risalendo lentamente. Gioca con l'elastico del reggiseno, insegue la via tracciata sulla mia pelle e fino ad intrufolarsi nella coppa. Sfiora il capezzolo e un gemito mi sfugge tra le  labbra, viene subito accolto dalle sue. Sento il ghigno che si allarga prima di mordermi la punta della lingua.

Il telefono del negozio suona.

A noi non interessa.


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