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FOLGORE (Lily Pov)

Lily's Pov

Fantastico! Proprio quello che desideravo. Ho sempre sognato di finire con le zampe in una distesa di fango. Meraviglioso. Almeno spero sia fango. Meglio non pensare a cose peggiori, tanto cos'altro potrà accadere in questa missione? 

Bleah! Mi arriva fino alle ginocchia. Che giornata orribile.

Non sono di cattivo umore solo perché mi ritrovo nel viscidume, con un cielo grigio pieno di nuvoloni neri che si illuminano ogni tanto a causa di qualche lampo. Non sono orribilmente disgustata da quelle cose che strisciano sulla superficie fangosa, che sembrano ricordare dei serpenti rosa con una faccia umana. Oh no. Non è solo questo che mi fa detestare la missione.

«Allora ti muovi?»

La sua orribile voce. Si, è questo che più di tutto mi fa odiare il fatto di essere qui: in missione con lei! Io e Sonia, da sole! Non so cosa sia passato in mente a Dozenith quando ci ha chiamate. Forse nell'ultima battaglia deve aver picchiato la testa e ora non riesce più a formulare pensieri coerenti. Oltretutto non avrei mai pensato di ritrovarmi a viaggiare così presto, credevo che dopo aver dissolto la nube ci sarebbe stato un periodo di tranquillità, che gli uomini in nero si fermassero a leccarsi le ferite. Invece a quanto pare hanno ripreso a depositare oggetti come se nulla fosse accaduto.

«Lilith, se hai intenzione di farti una maschera di bellezza con questo fango, ti lascio qui e me ne vado» la voce squillante e scocciata di Sonia mi desta dai pensieri. Ho già detto che la detesto?

«Sto arrivando, non rompere» come fa a muoversi così veloce quando io mi trascino faticosamente? Credo si chiami allenamento, forse dovrei andare in palestra anch'io tutti i giorni come lei. Potessi almeno volare. E invece no! Perché se solo tentassi di aprire le ali un elettrizzante fulmine mi colpirebbe incenerendomi all'istante. Fantastica dimensione. Non capisco perché un oggetto abbia scelto di apparire qui. Che cavolo c'è qui! Non è abitata, vi sono solo animali striscianti. La mia ipotesi che scegliessero consapevolmente dove comparire, per creare emozioni negative, sta perdendo di credibilità in questo momento. Dubito che questi esseri possano provare sentimenti elaborati, credo abbiano lo stesso istinto animale di una sanguisuga.

«Secondo le analisi di Dozenith dovremmo essere arrivate ormai» fantastico ho pure il fiatone, i capelli si incollano al viso talmente sono sudata, vi è un caldo appiccicoso e pensare che a casa ci sono circa meno tre gradi e che stamattina morivo dal freddo.

«Io non vedo niente... A parte queste cose e il fango»

In effetti, per quanto detesti ammetterlo, ha ragione. Inizio a spostare un po' di melma con le mani per vedere se c'è qualcosa sotto. Sonia mi imita. Una di quelle creature si avvolge a spirale intorno al mio braccio. Lo so che non è carino nei suoi confronti, e che io probabilmente devo essere disgustosa per lei quanto lei lo è per me, ma non ce la faccio più e mi scappa un «bleah» ad alta voce mentre mi libero.

«Qui non c'è un bel niente!» Sonia urla e tira un pugno al viscidume facendolo schizzare ovunque «Secondo me ha sbagliato. Torniamo indietro»

«Noi non andiamo da nessuna parte!» ora mi sto davvero arrabbiando, chiudo le mani a pugno la fronteggio «Qui ci deve essere qualcosa di sicuro. Non sbaglia mai» o almeno fino ad ora non è mai successo.

«E allora puoi rimanere qui da sola a divertirti mia cara. Io ho cose più interessanti da fare che perdere tempo in questa beauty farm per maiali»

«Sonia tu sei la persona più... ah! Cos'è?» non finisco la frase perché proprio tra noi due è spuntata dal fango una mano e mi ha preso il polso.

«Cos'è un film horror?» urla Sonia prima di lanciarmi addosso una palla di fuoco. Per fortuna l'istinto di sopravvivenza mi fa abbassare in tempo per schivarla, finendo però nel fango.

La cosa peggiore è che spuntano altre mani che mi trascinano sotto, ingoio melma disgustosa. Non faccio in tempo ad andare in panico per soffocamento perché riesco ad emergere in superficie. Intorno a me ancora si vedono i cerchi colorati che ho lanciato. Si muovono sulla superficie e sotto il fango, come un sasso lanciato in acqua. Pian piano scompaiono mentre sono ancora piegata in due a sputare quello schifo. Quelle mani erano appartenute a degli uomini in nero ormai dissolti. Come facevano a respirare lì sotto?

Appena riesco a parlare urlo contro Sonia «Sei una stronza! Mi hai quasi fatto ammazzare!» e mi lancio contro di lei, rotoliamo nel fango e stavolta è lei a finire con la testa sotto. Mi spinge via con un calcio e si alza sputando e balzandomi addosso prendendomi per i capelli. Le graffio la mano e lascia la presa, mi tira un pugno in faccia facendomi un male cane. Non ho il tempo di pensare e mi scaglio contro di testa, colpendola allo stomaco. Si piega in due dal dolore. Ci fermiamo fissandoci negli occhi e improvvisamente non vedo più nulla a parte un bianco accecante e un dolore tremendo. Perdo il contatto col terreno e vengo scagliata in aria e mi ritrovo di nuovo sotto il fango, riemergo sputando e vedo che anche Sonia è stata scaraventata lontano.

Tutto il mio corpo pizzica intorpidito. Un fulmine. Un fulmine è caduto tra noi.

Tutta la rabbia che avevo scompare in un secondo, il sangue si è ghiacciato nelle vene. Se ci avesse colpito...

Guardo Sonia, è pallidissima. «Stai...stai bene?» le chiedo.

Risponde con un cenno poi indica qualcosa con la mano tremante. Lì, proprio dove è caduto il fulmine, c'è una piccola bambolina bianca raffigurante una donnina giapponese. Una kokeshi in legno dipinto.

Abbiamo trovato l'oggetto che dovevamo recuperare.

«Ma che cavolo vi è successo?» Marco si alza di scatto dalla sedia della scrivania facendola cadere rumorosamente. Corre verso di me e mi pulisce delicatamente il viso con la manica del maglione, di sicuro non siamo un bello spettacolo totalmente ricoperte di fango. «Ma cosa ti è successo? Hai il labbro gonfio e sanguinante! Stai bene?»

Il labbro? Oh cavolo. Mi vergogno di me stessa nel momento esatto in cui ricordo la lotta con Sonia, la guardo con la coda dell'occhio: sta ridendo. 

«Si sto bene» cerco le parole per raccontare dell'attacco degli uomini in nero senza dover parlare della piccola divergenza di opinioni, ma Marco non mi lascia finire la frase perché mi abbraccia forte mandandomi totalmente in confusione.

«Marco! Sono sporchissima! Faccio schifo! Lasciami!» mi divincolo tra le sue braccia.

«Non me ne frega niente» la sua risposta.

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