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BATTITI (Lily Pov)

Lily's Pov

Se non ti avessi incontrato, 

non credo che avrei mai capito che tipo di persona fossi realmente. 

(No. 6)


La spiaggia  è affollata tanto da non riuscire a camminare tra le persone sdraiate. Cerco un angolino per me e il libro ma ci rinuncio quasi subito. Volevo godermi sì un po' di mare, ma in pace! 

C'è un posto dove posso andare...

Finalmente ho una spiaggia tutta per me. Sistemo l'asciugamano sulla sabbia dorata e, visto che qui ci sono ben tre soli, è meglio mettere tripla dose di crema. Respiro a pieni polmoni l'aria pulitissima di questa dimensione e mi sdraio soddisfatta.

Mi addormento quasi subito.

«E tu cosa ci fai qui?» 

Cerco di riprendermi dal torpore e il profilo di Jemina si staglia contro i raggi dei soli.

«Volevo andare al mare, ma senza folla. E tu? Stessa idea?» mi siedo e fisso lo strano disegno dorato che le sale lungo il fianco fino al top del bikini, ancora addormentata non riconosco subito l'intreccio dell'edera tatuato sul corpo.

«Più o meno» si accomoda vicino. Guardiamo un po' il mare in silenzio.

«Perché l'edera?» indico lo splendido tatuaggio che risalta sulla sua pelle, sembra tridimensionale.

«È una pianta sempre verde difficile da estirpare: è simbolo di resistenza» piega le gambe verso il petto e le abbraccia, con le dita dei piedi gioca con la sabbia «I miei genitori possiedono una piccola trattoria a Roma. Ora vivono sereni, ma i primi anni abbiamo dovuto affrontare diversi problemi tra cui un incendio doloso. Per ricostruire mio padre si è affidato a degli usurai. Quando ha compreso l'errore ha esposto denuncia, da allora abbiamo vissuto nel terrore per diversi anni ma alla fine si è risolto tutto per il meglio»

Sono senza parole, fisso il suo sorriso dolce pensando a quanto poco sapessi di lei fino ad oggi. Credevo che la sua allegria fosse dovuta ad un'infanzia felice e invece è il risultato di una vita complessa affrontata con coraggio.

«Posso farti una domanda personale Lily?»

«Certo»

«Cosa provi esattamente per Sabbath?»

Strana domanda. «Vorrei saperlo anch'io con certezza» cerco le parole per spiegare il sentimento confuso che mi lega a lui «Qualcosa ci unisce profondamente, ne sono consapevole, anche se non ricordo un passato con lui. Questo sentimento non è simile all'amore umano... è molto difficile da spiegare» sospiro «Gli sono affezionata, ma percepisco una sorta di possessione nei miei riguardi che non mi piace. Inoltre spesso ha degli atteggiamenti che mi turbano.»

«Ho notato il tuo disagio»

«Jemina, perché me l'hai chiesto?»

«Ecco...in verità... è che mi piace» scorgo del rossore affiorare sulle guance.

«Sei innamorata di lui?»

«Innamorata non so...però provo una forte attrazione, anche se la cosa non è reciproca» appoggia il mento alle ginocchia.

«Mi dispiace, in parte è colpa mia» detesto esserle d'intralcio.

«Tu non hai colpa. Non puoi autoaccusarti dei sentimenti che gli altri provano per te» le sue parole sono sincere. Come può non provare gelosia nei miei confronti?

«Forse hai ragione» però il senso di colpa non mi abbandona.

«Togli il forse» appoggia la testa sulla mia spalla «Sabbath vive da così tanto tempo che per noi risulta difficile anche solo immaginarlo. Ai suoi occhi noi umani, con la nostra breve vita, siamo solo come delicate farfalle estive: ci apprezza ma non riesce a cogliere le nostre vere emozioni né comprenderci pienamente»

Cosa si prova a vivere così a lungo? A vedere secolo dopo secolo le persone intorno a te morire e nascere, i legami spezzati di volta in volta, la solitudine di rimanere sempre uguale mentre tutto intorno a te cambia.

Rimaniamo in silenzio a ad ascoltare il mare.

«Comunque ti capisco, anch'io sto vivendo un amore complicato e non riesco a comprendere i suoi sentimenti» sussurro mentre sento il calore salire su per il collo, è la prima volta che confido i miei sentimenti a qualcuno che non è Simone.

«E di chi ti sei innamorata?» alza la testa.

Rimango in silenzio. Faccio fatica a pronunciare quel nome come se dicendolo ad alta voce, lui potesse apparire dal nulla «Marco» le guance sono bollenti.

«Perché pensi che non sia corrisposto?» mi fissa stupita.

«Perché pensi il contrario?»

«Perché, da come si comporta,  dà l'idea di essere interessato. E molto direi» afferma decisa.

«Non credo, mi considera solo come una sorellina» scuoto la testa, un nodo in gola mi proibisce di continuare il discorso.

«Lilith, Jemina che piacere vedervi! Due meravigliose fanciulle» ci voltiamo entrambe nella direzione da cui proviene la voce e vediamo Sabbath avvicinarsi «Che ne dite di rinfrescarvi un po' nella mia casa?»

Accettiamo volentieri l'invito.

Sabbath ci offre un succo che ricorda vagamente il cocco ma è meno dolce. Osservo Jemina mentre bevo: i suoi occhi sono luminosi mentre parla, ogni tanto affiora del rossore sulle guance, come ho fatto a non notare prima cosa provava? Sarebbe meraviglioso se lui la ricambiasse.

«Devo tornare Lily» la sua voce mi risveglia dalle fantasticherie «Sono qui da troppo tempo, inizio ad essere stanca»

«Di già?» mi alzo dai cuscini «Aspettami, vengo anch'io»

«Sono sfinita» dice mentre inizia a svanire «Ci vediamo a casa» così dicendo scompare completamente lasciandomi da sola con lui. 

Chissà dove è apparsa nella nostra dimensione partendo da qui. Possibile che tutti sappiano orientarsi mentre io conosco solo un paio di varchi?

Dietro alla schiena sento Sabbath alzarsi dai cuscini e avvicinarsi, mette le mani sulle mie spalle e inizia a massaggiarmele. «Sembri tesa» mi sposta i capelli di lato «preferisco il tuo vero aspetto a questo»

«Questo è il mio vero aspetto. Sono nata così» il mio tono è un po' troppo freddo ma sono stanca di essere paragonata ad una persona che non esiste più da molto tempo «Forse è il caso che vada anch'io» mi scosto.

«Meglio di no. Sta per arrivare la tempesta di sabbia, non ti conviene rischiare ora influiscono con gli spostamenti. Rimani con me, durerà solo tre giorni»

«No, Sabbath devo rientrare» ora che conosco i sentimenti di Jemina questo attaccamento nei miei confronti mi fa sentire ancora più a disagio. Mi allontano da lui ancora due passi, ma con un movimento veloce copre lo spazio che ci divide e mi blocca cingendomi le spalle. Rimango pietrificata.

«Lilith resta con me» sussurrano le sua labbra all'orecchio «Se scegli questa vita non dovrai più soffrire»

«Non posso» mi divincolo dal suo abbraccio, la sua solitudine vibra sotto la mia pelle nei punti in cui mi ha toccato «Sabbath tu vivi nel ricordo di una persona che è morta tanti anni fa, non sono lei»

«Dunque scegli una vita di sofferenza solo perché lo ami ancora?»

«A chi ti riferisci?» fingo di non capire.

«A lui» fissa qualcuno oltre le mie spalle.

Mi volto e trovo Marco a pugni chiusi, i suoi occhi blu sono due fessure scintillanti.

Terra inghiottimi. Terra inghiottimi. Quanto ha sentito del discorso?

«Lilith andiamo» allunga la mano «Prima che la tempesta arrivi» il tono è glaciale.

«Tu che ci fai qui?» da dove esce questa terribile voce stridula?

Non risponde. Il suo sguardo salta da me a Sabbath per tornare su me nuovamente «Vuoi rimanere qui?»

No che non voglio! Corro verso di lui e gli stringo la mano. Guardo Sabbath e mi sento spezzata in due: sono felice che Marco sia venuto a prendermi ma dispiaciuta per l'espressione triste e ferita di Sabbath. Marco mi tira verso di sé bruscamente, mi abbraccia, spalanca le ali e vola verso la spiaggia. Atterriamo direttamente sotto un temporale sulla sabbia della nostra dimensione. 

Quanto tempo sono rimasta dall'altra parte? La spiaggia è deserta ora. 

Marco mi stringe ancora, si scosta lentamente. Un pugnale mi trafigge il petto.

«Hai sentito tutto?» gli chiedo con un filo di voce.

Non risponde, tiene lo sguardo basso.

«Marco» mi avvicino di un passo.

«Volevi rimanere là con lui?» volta il viso verso il mare mosso, cercando di non guardarmi.

«No, certo che no!» quasi urlo.

«Dai andiamo al riparo» la sua voce è tornata dolce «meglio che ti cambi, sei ancora in costume e prendi freddo» si volta a guardarmi, ha una strana luce negli occhi.

Non posso lasciar perdere di nuovo, non stavolta. Devo sapere, non posso più vivere sospesa sul filo delle emozioni come un'acrobata «No»

«No?» stupito mi fissa. Stringe la mani a pugno, si sta arrabbiando di nuovo?

«Stavolta parliamo» non posso continuare così, il mio cuore non avrebbe retto a lungo questa situazione «Come mai sei venuto lì?» 

Silenzio. Solo il mio cuore che martella nel petto e la pioggia.

«Ti ho sentita...» scioglie i pugni e si passa una mano sulla fronte scostando i capelli bagnati. Avrei voluto mettere le dita in quei capelli.

«Cosa?» cosa senti Marco di preciso?

«Ti sento. Sento se soffri, se sei in pericolo e so sempre esattamente dove sei. Come se avessi dentro di me una bussola che indica te» allunga la mano per sistemarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, indugia sulla mia pelle e mi accarezza la guancia. Sento un brivido scorrere e dove mi ha sfiorato l'elettricità continua a farmi formicolare la pelle.

«Quindi sei venuto perché stavo soffrendo? Ma non era così... non ero in pericolo e non stavo male» ero solo a disagio. Di nuovo silenzio, i suo occhi non si staccano dai miei «Marco...dimmi la verità ti prego»

Sospira, serra la mascella. «E cosa ti devo dire! Che sono geloso di Sabbath e che non ce la faccio più a vederti con lui? Che temo che tu possa rimanere a vivere là e non tornare più con me? Che sento quando lo vedi e che mi fa male?»

Rimango stordita dalle parole quasi urlate. Geloso? Marco è geloso di Sabbath? E soprattutto è geloso di me! «Hai sentito quello che ho detto a Sabbath?»

«Si. E non hai risposto all'ultima domanda»

Vero. Devo dirglielo? Panico. Ho iniziato io il discorso, ha diritto alla verità e ora mi mancano le forze. «Tu cosa provi per me?» sono stata io a parlare o era una voce fuori campo? La voce narrante magari, come nei film. Oddio sto delirando.

«Continui a non rispondere Lily»

«Ho paura di un rifiuto» così di botto, tutto di un fiato. Lo guardo terrorizzata temendo di leggere una risposta negativa sul suo volto. Perderei tutto, il rapporto che ho con lui, i Messaggeri. Non avrei più il coraggio di frequentare nessuno di loro, tutto il mio mondo e il mio cuore dipendono dalla sua risposta.

Le pupille si dilatano e sorride, si avvicina.

Il cuore smette di battere, mi appunto mentalmente di andare a fare un elettrocardiogramma, con tutte le emozioni di quest'ultimo anno di sicuro l'ho rovinato. Fatico a far accettare ai miei occhi l'immagine che sto vedendo. La pioggia ci ha completamente bagnato, si intravedono i pettorali sotto la maglietta bianca. Desidero toccarlo e la mia mano si muove senza che me ne renda conto, lo sento tremare sotto il palmo.

Il suo viso si avvicina al mio, i nostri sguardi si incatenano e potrei giurare di vedermi riflessa nelle sue pupille. Mi accarezza la guancia con la mano e, seguendone i lineamenti col dito, giunge fino alle labbra. Sento il suo respiro sulla pelle. Una scossa elettrica scuote il mio corpo e mi bacia. Mi bacia! Le labbra sfiorano appena le mie, delicatamente. Si staccano appena per poi ritornare con decisione. Mi sfiora il labbro con la lingua e istintivamente socchiudo la bocca e mi preparo ad accoglierlo. Il  suo sapore ricorda il cioccolato fondente. Deciso ed eccitante. Qualcosa dentro di me esplode, un fuoco inizia a bruciare nel petto e dimentico il mondo circostante. Della pioggia. Della spiaggia. Per me esistiamo solo noi due. I nostri corpi che si toccano, le sue dita mi solleticano la schiena fino a scendere alla vita. La mia mano sale verso la nuca e finalmente tocco i capelli bagnati come avevo tanto desiderato fare. 

Quando ci stacchiamo siamo senza fiato, rimaniamo a fissarci negli occhi senza dire nulla.

Ci incamminiamo verso le cabine mano nella mano. Mi cambio ed esco in preda ad un tumulto di emozioni che mi stordiscono, sono euforica come se avessi bevuto qualcosa di alcolico. Lo guardo e rimango in apnea per qualche secondo osservando i suoi lineamenti. Sono imbarazzata e non so cosa dire. 

Continua a piovere. Marco fissa il cielo. Poi si gira verso di me e sorride con dolcezza. Un brivido corre lungo la schiena e sento caldo, sicuramente le guance sono roventi. Mi prende la mano e mi tira verso di sé, mi bacia sulla fronte vicino all'attaccatura dei capelli stringendomi forte al petto. Con gli occhi chiusi ascolto i battiti del suo cuore. Poi si lascia cadere lentamente, scivolando contro il legno della cabina, e mi trascina giù con lui. Mi ritrovo seduta tra le sue gambe, con la schiena appoggiata al petto, e circondata dalle braccia. Mi bacia la nuca e appoggia il mento sulla mia testa.

«Come torniamo?» chiedo.

«Sono venuto in moto, ma ora piove troppo. Prendiamo un taxi, verrò a riprenderla più tardi. Non ho voglia di passare per altre dimensioni. Concordi?»

«Si, basta così»

Rimaniamo fermi accoccolati ad osservare la pioggia.

«Prima non ti ho detto tutta la verità Lilith. Dopo la mia trasformazione ho iniziato a sentire le tue emozioni, è stato devastante perché non comprendevo più cosa fosse mio e cosa tuo. Se sono stato scostante, e mai chiaro, nei tuoi confronti era per quello. Non ho mai provato un'empatia così forte con qualcuno. Poi pian piano sono riuscito a sentirti meno, o almeno a controllare quando volevo sentirti o no. Ho fatto chiarezza anche in me stesso e ho compreso quello che provavo»

«Quindi tu hai sempre saputo quello che sentivo per te?» sento il sangue nelle vene ghiacciarsi.

«Si»

Oh. Che rivelazione. Che imbarazzo!

Mi stringe e mi bacia la nuca. «Lily non essere imbarazzata, le tue emozioni sono stupende»

«Ne sei certo? Se hai percepito tutto saprai anche cosa ho fatto ad Alberto»  Che stupida, quando stavo per perdere il controllo lui appariva come per incanto «Tu l'hai sempre saputo» mi libero dal suo abbraccio e mi volto per guardarlo in viso. Come può amarmi? È sotto il mio influsso? Quello che prova non è reale, non mi ama. Sono un mostro, ho nuovamente...

«Lily basta!» di colpo mi stringe a sé «non mi hai fatto nulla, i miei sentimenti sono reali. Su di me non hanno effetto i tuoi poteri manipolatori, credo sia per la mia natura angelica» mi scocca un bacio sulla fronte «ho intuito che fosse accaduto qualcosa tra te e Alberto ma tu eri confusa e spaventata e non riuscivo ad individuare il problema, quando il legame si è reciso, ti sei sentita in colpa e hai provato disgusto per ciò che hai fatto. Da allora sei riuscita a tenere a bada questo tuo lato, giusto?»

Annuisco. Sto tremando. Marco mi accarezza la schiena e inizia a baciarmi le tempie scendendo lentamente verso il collo e intanto sussurra «non hai approfittato del tuo potere per manipolare gli altri, una volta che hai compreso cosa fossi capace di fare hai cercato di controllarti. Per questo posso affermare che le tue emozioni sono stupende» appoggia la fronte alla mia e mi guarda con una dolcezza tale da sciogliere ogni mio dubbio «Gattina non sei quell'essere mostruoso che credi, ai miei occhi sei stupenda sotto ogni aspetto, vorrei che ti vedessi come ti vedo io»

Siamo davanti al residence, sono totalmente stranita. Non ricordo nemmeno il viaggio e cosa si sono detti lui e il taxista. Il mondo sembra sfuocato e tutti i suoni sono ovattati. Mi prende la mano e se la porta alla bocca, bacia il palmo con dolcezza socchiudendo gli occhi. Poi sorride, sposta la mia mano sul suo cuore, e mi bacia il labbro inferiore, poi lentamente prosegue salendo e bacia il labbro superiore. Si ferma. Sorride sulle mie labbra sfiorandole appena e poi le schiude con un profondo bacio che brucia dentro me come lava.

Rientro in camera in stato di trance. È successo davvero?

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