BATTAGLIA (Lily Pov)
Ho sempre voluto diventare più forte.
All'inizio era per proteggermi.
Successivamente, è stato per proteggere Hak, che ha rinunciato a tutto per me.
Ora è per ripagare i miei amici, che mi hanno permesso di vivere.
(Yona la principessa scarlatta)
Lily's Pov
«Insomma le cose interessanti succedono sempre quando sono via!» Simone sta svuotando la valigia, finalmente è tornata da New York carica nuovi acquisti. Quanto mi è mancata!
Mi ha regalato un vestito meraviglioso ed ora lo sto provando. Ho finalmente deciso di indossare un suo regalo. Simone controlla con la coda dell'occhio senza proferir parola, ha il terrore che possa cambiare idea e mettere l'ennesimo abito nell'armadio. Osservo quella sconosciuta nello specchio, non mi sono mai sentita a mio agio in abiti femminili eppure ora riesco a trovare piacevole l'immagine che vedo riflessa. Ha un taglio semplice: è nero con le spalline decorate da tante piccole pietre di luna «Lo indosserò stasera quando usciamo a cena per festeggiare il vostro ritorno»
Simone sorride compiaciuta «Allora cosa hai deciso di fare?» vedo che fissa le brochure dell'università abbandonate sul comodino.
«Se non voglio perdere l'anno devo iscrivermi entro il prossimo mese, sono indecisa» sospiro «Insomma dovrei lavorare e seguire le lezioni» e i viaggi dimensionali, poi Firenze dista un'ora e mezza da qui e non sono in grado di raggiungerla passando per le dimensioni come farebbe Marco. Sarei in grado di portare a termine un'impresa così grande?
Prima di partire per New York Seth mi ha consegnato i volantini del corso di scienze agrarie. Ora sono estremamente eccitata all'idea di iniziare questa nuova avventura e nello stesso tempo terrorizzata.
«Ci sono già tutti. Siamo in ritardo» si stupisce Simone entrando nel ristorante, come se fosse una novità per lei.
«Come ti sta bene! Sai che ho accompagnato Simone a comprarlo?» Alberto mi saluta dandomi due baci sulle guance.
«Allora sei diventato famoso?» il suo viso è raggiante, sono felice di vederlo così di buon umore. Ci siamo sentiti spesso e mi ha tenuto aggiornata sui provini svolti approfittando dell'occasione di trovarsi oltreoceano.
«Sono nato famoso» sorride compiaciuto.
Gli tiro uno schiaffo al braccio. Ridiamo sereni come non accadeva da tempo. Non posso scordare quello che gli ho fatto, ma posso vivere ogni giorno cercando di desiderare la sua felicità e soprattutto non ripetere lo stesso sbaglio.
Qualcuno appoggia una mano sulla mia spalla. «Ciao Seth» lo abbraccio.
«Complimenti per l'evento» mi sussurra all'orecchio.
Sicuramente sono diventata rossa. È tutto così strano, e incredibilmente meraviglioso.
«Andiamo a mangiare?» Simone prende il braccio che Davide le porge.
Fino a quel momento Marco è rimasto in disparte ad osservarci come un gatto sornione, ora si avvicina e mi prende la mano, intrecciamo le dita. Il suo calore si irradia su per il braccio fino al cuore, che sensazione magnifica.
Avvicina le labbra al mio orecchio «Sei bellissima» mi bacia nell'incavo del collo facendomi vibrare come un'arpa. Volo fino alla sedia.
«Come mai ci hai fatto chiamare tutti Dozenith?» chiede Seth entrando per ultimo e chiudendo la porta della biblioteca dietro di sé. Eravamo al secondo giro di liquore quando Marco ha ricevuto la telefonata che ci ha portato tutti alla sede dei nostri incontri.
«Sapevate già che Anubis e Sabbath stavano indagando a riguardo della nube nera incontrata da Marco e Lily. Hanno scoperto che tale anomalia è apparsa in altre dimensioni, per poi scomparire senza creare problemi. Ora si è addensata poco distante dal villaggio di Anubis» lo sguardo che si scambiano Dozenith e Anubis non è rassicurante.
La porta della biblioteca si apre ed entra Sonia, saluta tutti con un cenno del capo.
Anubis cammina avanti e indietro a grandi passi e muove nervosamente la coda. «Per essere breve vi dirò che quella strana sostanza è inconsistente. Non viaggia attraverso i varchi dimensionali, si muove su un'altra frequenza.» si ferma passando la mano sul muso «spiegarvi da dove arriva ora non è utile a risolvere il problema. La Nube sta corrodendo uno dei varchi dimensionali che porta da voi. Sembra che l'etere si frantumi, come un vetro che si incrina, in sua presenza. Non avendo consistenza reale non reagisce quando viene colpita coi raggi delle sfere del mio popolo.» si lascia cadere sulla poltrona «È qualcosa difficile da spiegare, abbiamo impiegato giorni per comprendere cosa stesse succedendo. Sono apparsi anche degli uomini in nero ma non ci hanno mai attaccato, anzi a quanto pare non gli interessiamo. Vagano assenti, privi di un obbiettivo, ma aumentano di numero col passare del tempo. Secondo Sabbath potrebbero operare nello stesso modo anche in altre dimensioni, ma al momento non abbiamo notizie di casi simili. La Nube sembra interferire col velo che divide i mondi, temiamo che vogliano far collassare tutto. Che vogliano distruggere questa dimensione.» si lecca il muso nervoso.
«Stai dicendo che se i varchi vanno in frantumi la dimensione collegata scompare?» Elisabetta si mette una mano sulla bocca per lo sconcerto.
«Sì. Una dimensione priva di varchi è destinata a diventare cenere. Scomparirebbe come una pianta a cui viene tolta la linfa vitale. I varchi sono nutrimento, e mantengono l'equilibrio. Se riuscissero nel loro intento il vostro mondo collasserebbe, e tutti gli altri ne risentirebbero. La vita, come la conosciamo, potrebbe diventare solo un ricordo» emette un brontolio canino simile ad un guaito.
Mentre parla nella mia mente si formano visioni di persone che fuggono da terremoti, alluvioni, tornado. Una vera apocalisse. Ho freddo.
«Che facciamo?» Marco stringe la mia mano tra le sue.
«Combattiamo» risposta secca di Dozenith.
«Combattere? Contro una nube di fumo che non si può colpire?» spero tanto che non trapeli il panico che sto provando. È assurdo, non so nemmeno da dove iniziare.
«Marco è riuscito a dissolverla una volta»
«Si, si è dissolta al contatto con la mia luce. Anche i cerchi di Lily hanno lo stesso effetto su di loro. Potremmo fare una prova» Marco si passa una mano tra i capelli.
«Verremo con voi, non vi lasceremo affrontare tutto questo da soli» Jemina si alza di scatto dalla poltrona.
«Non sarete soli. Abbiamo bisogno dell'appoggio di tutti anche per gli uomini in nero, ora sembrano innocui ma temo che possano reagire da un momento all'altro» continua Anubis.
«Dunque non abbiamo scelta» Sonia incrocia le braccia.
«É necessario organizzarsi per prevenire il peggio. Si parte stanotte, sto già preparando un accampamento» i suoi denti affilati e luccicanti brillano alla luce della lampada.
È incredibile che tutto questo stia accadendo davvero, la mia mente non lo accetta, fino a poco tempo prima eravamo seduti sorridenti e felici al ristorante. E ora che sarà di noi? E di tutte le persone della terra? Del mondo di Anubis? Amo ogni singola creatura che ho incontrato, sono parte di me, ognuno di loro è divenuto una scheggia della mia anima. Il solo pensiero che così tanti esseri possano soffrire o addirittura scomparire nel nulla mi fa mancare il respiro.
Sento un peso che mi schiaccia lo sterno e un dolore atroce, una mano invisibile mi stritola il cuore. Alzo gli occhi e guardo Marco che sta aprendo il cancelletto della villa.
Stiamo tornando a casa per prendere il necessario per trasferirci da Anubis, noi non saremmo tornati indietro come gli altri, saremmo rimasti là. Di colpo si ferma e si volta, percorre con un solo passo la distanza che ci divide e mi abbraccia. Nascondo il volto nel petto e respiro il suo profumo cercando di tranquillizzarmi. Lascio che il calore mi avvolga come un manto facendomi sentire al sicuro, protetta, anche se il gelo non mi abbandona del tutto.
«Lilith, dì a Simone che andiamo via qualche giorno insieme... per spiegare la tua assenza.» sussurra.
«Si» detesto mentirle così, soprattutto adesso che non so come andrà a finire. Se ci sarà un futuro. Se sapesse la verità potrebbe mettersi in salvo? No. Purtroppo se riescono ad aprire un varco, non esisterà un posto sicuro.
«Gattina...» mi scocca un bacio in fronte poi mi solleva il volto con delicatezza in modo da far incrociare i nostri sguardi «ce la faremo»
«Ne sono entrati altri passando dalle grandi rocce» Bastet sta esponendo a tutti la situazione, tiene fra le dita affusolate un oggetto molto simile ad un carboncino della nostra dimensione col quale segna dei punti sulla mappa. Provo un moto di affetto. Quei carboncini li usa per dipingere con passione i ritratti di tutte le creature con cui viene in contatto, il suo diario personale fatto di disegni, forme e colori.
Cerco di seguire la spiegazione ma la mia mente vaga altrove, osservo Marco in piedi accanto a me e noto che anche lui è perso nei suoi pensieri. Siamo appena tornati dall'ennesimo viaggio nella nostra dimensione per arginare la nube che si era già infiltrata da altri varchi, purtroppo non abbiamo abbastanza energia per continuare a bloccarne l'avanzata. Siamo stanchi ma non di quella spossatezza che si cura con un buon sonno e l'alimentazione adeguata. No, è qualcosa di più profondo. Beviamo e restiamo assetati, mangiamo e siamo sempre affamati. È come una malattia. Usare i poteri costantemente ci ha sfibrato, la mente è lenta ad articolare un pensiero e ora, come se non bastasse gli uomini in nero hanno iniziato ad attaccare.
La piccola Sfera vola vicino alla mia testa nella sua forma originale. Ci ha raggiunto qualche giorno fa, con mio stupore e orrore. Deve stare a casa con Simone al sicuro, non qui ma nella violenza dei combattimenti. Ma è impossibile dissuaderla.
Guardo Marco sedersi e accettare le cure per una ferita al braccio, alza lo sguardo e incrocia i miei occhi: ha percepito la mia preoccupazione, il braccio sanguinante deve fargli male, è evidente, eppure cerca di infondermi coraggio. Salgono le lacrime agli occhi e torno a seguire il concilio di guerra.
La legione, di cui noi facciamo parte, avrebbe tentato un altro assalto la mattina dopo. Ora abbiamo bisogno di riposare, siamo sfiniti. In lontananza si sentono le grida e i suoni della battaglia in corso. Gli uomini in nero non riposano mai, combattiamo a turno senza fermarci.
Terminato il concilio Bastet viene a sedersi accanto a me, ci guardiamo negli occhi senza parlare. Abbiamo solo bisogno di trovare conforto l'una nella presenza dell'altra.
Jemina si avvicina a noi con Sonia, ha tra le mani una borraccia. «Tieni è una bevanda rigenerante, dovrebbe darti un po' di energia, sei terribilmente pallida Lily» annuisco e la prendo dalle sue mani. Entrambe si siedono davanti a noi.
«Sai Bastet mi ha stupito scoprire che sei tu a gestire il concilio e non Anubis» Sonia beve un sorso dalla sua borraccia «Credevo che il tuo popolo non concedesse tanta libertà alle donne, visto che vivete negli harem»
Bastet muove nervosamente la coda, poi beve un sorso dalla borraccia che le porgo «Perché associ i nostri harem a quelli terrestri, da noi è ammessa la poligamia per entrambi i sessi. Se volessi potrei crearmi un harem maschile oppure misto di donne e uomini, o addirittura potrei avere un harem di sole donne. Se invece desidero rimanere sola posso farlo, o anche scegliere un singolo compagno. L'harem esiste per dare protezione ai bambini e a chi lo desidera. Le mogli di mio padre hanno scelto di vivere nell'harem, nessuno le ha obbligate. Alcune di esse non hanno mai avuto una vera relazione con lui: hanno semplicemente chiesto la sua protezione per vivere serene, al sicuro. L'istituzione degli harem è avvenuta quando eravamo in conflitto col popolo di Ankghet. È nato per proteggere ed accogliere, non per imprigionare. E non accetta solo donne ma anche uomini, oltre all'area femminile vi è anche quella maschile dove vi stanno anche i miei fratelli e cugini» si accarezza le vibrisse prima di continuare «essendo io il suo successore prenderò la responsabilità dell'harem quando non ci sarà più. Terrò al sicuro tutti quanti, e se vorrò mi creerò un mio harem o magari no, resterò da sola. Chi lo sa» sorride soddisfatta vedendo Sonia rimanere senza parole.
«Dietro di te Angela!» intravedo un uomo in nero scagliarsi contro di lei mentre schivo a mia volta una sfera nera. «Angela no!» urlo col tutto il fiato che ho in corpo, cerco di volare per raggiungerla ma un dolore acuto mi fa cadere a terra. La mia ala ha una profonda ferita, mi hanno scagliato una palla di tenebra addosso approfittando della mia distrazione. Guardo Angela: è stesa a terra, forse è ancora viva. Forse posso fare qualcosa. Cerco di nuovo di alzarmi. Invano.
Inizio allora a strisciare per terra verso di lei. Ti prego, ti prego fai che sia ancora viva. Una sfera azzurra rinchiude in una bolla i nemici che ci stavano per colpire, gocce d'acqua mi bagnano il viso. Sollevo lo sguardo. Angela, ferita ma salva è inginocchiata a guardarmi, si stringe il braccio.
"Sto bene Lilith...sto bene" il suo pensiero giunge nella mente. Respiro di sollievo. Dietro di lei Seth la sta raggiungendo gridando il suo nome, è stato lui a scagliare la sfera d'acqua.
Sento un rumore alle mie spalle, mi volto giusto per vedere un uomo in nero in attacco. Non posso più reagire, sono sfinita. Non riesco ad usare il mio potere né a muovermi, guardo la sfera nera che è ormai a pochi centimetri da me.
Svanita.
Cosa è successo? L'uomo in nero si dissolve. Sfera svolazza contenta emettendo suoni musicali sopra di me. È stata lei, lo stupore mi abbandona nell'istante in cui il dolore all'ala diventa più intenso. Urlo. Un fuoco freddo mi sta bruciando pian piano, la ferita si sta allargando. Deve essere grave, difficile da capire, non me ne intendo molto di ali. Devo spostarmi sono totalmente esposta, altri uomini in nero si stanno avvicinando. Marco urla il mio nome, è poco distante da me, anche lui sta combattendo ed è nuovamente ferito.
Non sono in panico. Non ho paura di morire, è l'immagine di Marco che mi spezza in due. Il suo viso è bianco e pieno di terrore: è spaventato per me, continua ad urlare il mio nome ed è distratto. Troppo distratto, si sarebbe fatto uccidere. Cerco nuovamente di alzarmi e la forza di volontà mi fa mettere in piedi.
Un passo verso Marco. Un passo solo. Il dolore mi piega le ginocchia. Atroce. Non riesco a respirare. Faccio cenno a Sfera di allontanarsi, non voglio che rimanga accanto a me ma lei si rifiuta di obbedirmi.
Con la coda dell'occhio intravedo Sabbath comparire e attraversare il campo come un fantasma, sembra che gli uomini in nero non lo vedano, è etereo. Posso vedere il paesaggio attraverso il suo corpo. Mi raggiunge e si inginocchia accanto a me, una luce pulsante esce dalle sue mani, pronuncia a bassa voce qualche parola che non comprendo. La mia ala è calda e con stupore si sta rimarginando sotto il mio sguardo. Gli stringo la mano per ringraziarlo mi accarezza la testa con dolcezza, prende Sfera tra le sue braccia e torna verso l'accampamento con la stessa inconsistenza con cui è arrivato. Mi rialzo in piedi sentendomi rinata, mi ha trasmesso parte della sua energia?
Spalanco le ali e volo verso Marco, verso il mio cuore.
Vi domanderete perché Sabbath, con i suoi immensi poteri, non abbia dissolto la nube ed eliminato gli uomini in nero. La risosta è semplice: è un Creatore. Può manipolare le dimensioni per creare vita, non per distruggerla ˙ᴗ˙
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