Capitolo 4 Un prete e due soldati blu
«Non riesci a dormire, Clint? È la maledizione del mal di pancia lanciata da Vedova Nera?» Thor lo chiese gentilmente al Falco, che, rientrato prima di lui, ancora non aveva preso sonno. Si rigirava di continuo sul materasso e il fastidioso cigolio delle molle della rete era diventato un tarlo nel cervello del biondo.
Nell'alloggio in affitto c'erano tre stanze. Tony e Loki avevano preteso di dormire da soli e Odinson aveva acconsentito a dividere la doppia con Barton, giacché il letto matrimoniale, composto di due reti e altrettanti materassi singoli, si era rivelato separabile. E Clint era stato un compagno tranquillo, nei mesi di convivenza. Non appena posava la testa sul cuscino si addormentava in una tirata lunga fino al mattino, complice il bicchierino della staffa consumato al saloon in compagnia della sua squadra e la stanchezza fisica.
Nella penombra della camera lo vedeva rivoltarsi, sbuffare, alzare e abbassare le lenzuola e la coperta di lana, in una pantomima fastidiosa. Persino alzarsi in piedi e strofinare le mani nel lavatoio. In ferro battuto, aveva una bacinella rotonda di ceramica bianca in cui veniva versata l'acqua dal secchio posato nel ripiano inferiore. Una specchiera rettangolare in vetro permetteva di radersi e di lavarsi in modo semplice.
«Scusa» il Falco comprese di averlo disturbato e si mise supino. I pensieri più diversi vorticavano nella sua testa. L'incertezza di aver preso la giusta decisione, la delusione di non poter proseguire la conoscenza con la signorina Tyler, il senso di colpa per averla delusa ed essersi dimostrato indifferente ai problemi della sua comunità. La parola maiale gli risuonava nelle orecchie, il palmo della mano sinistra che aveva stretto alla sua bruciava e né acqua fredda né sapone ne avevano alleviato la scottatura.
«È carina» era implicito a chi Thor si riferisse.
«Troppo!» Barton esplose. Le cinque lettere della parola addio sussurratagli da Rafflesia prima di rientrare alla locanda erano state una pugnalata.
«Una donna non è mai troppo carina» Odinson accompagnò la massima delle tre di notte a una grassa risata.
«Ottima filosofia» con le unghie della mano destra grattò il palmo della mano opposta.
«Cos'hai? Le pulci, la scabbia o un animaletto dagli occhi violetti ti si è insinuato nelle pieghe della pelle? Stai attento, è la mano con cui spari meglio e ne hai ancora bisogno».
Fossero solo le pieghe della pelle, il Falco pensò fra sé.
«Prima o poi dovrai riaprire il tuo cuore, amico mio. Se tutti quelli che hanno preso una batosta smettessero di avere una vita sentimentale, il mondo sarebbe spopolato e non lo è. Devi mettere via il passato; forse la bella proprietaria terriera potrebbe essere l'opportunità che il destino ha posto sul tuo cammino. Non si chiude mai la porta in faccia al destino, Clint, perché si vendicherà e ti volterà le spalle. È un detto norvegese che mio nonno ripeteva spesso a me e Loki» gli antenati di Thor provenivano dalla Norvegia e molte delle loro tradizioni e miti erano stati tramandati dal nonno paterno ai nipoti che ne avevano fatto tesoro.
«Oppure averla incontrata è stato solo un caso» il Falco era scettico, e controbilanciò con il suo motto preferito «Esiste solo un dio, quello della pistola».
«Se sei in grado di lasciarla tornare a Rose Creek, sapendo che potrebbe accaderle qualcosa di male per mano del barone Zemo e dei suoi attendenti, e continuare a dormire sonni tranquilli, buon per te, invidio la tua risolutezza. Io non potrei, al tuo posto» capirai, rifletté Thor, non riusciva a chiudere occhio e aveva fatto perdere il sonno pure a lui.
Certo di avergli dato un argomento di riflessione affondò il colpo magistralmente, ricordando i suggerimenti ricevuti da Stark durante la bevuta a tre con Loki, dopo che avevano intercettato Barton nel tentativo fallito di accalappiare la cavalla della signorina Tyler e lo avevano visto sparire con lei nella notte «Nessuno di noi ti giudicherebbe, sai. Rafflesia e Natasha sono molto simpatiche, da qualche settimana non abbiamo un lavoro né una prospettiva di un incarico futuro. Ci stiamo impigrendo, mettiamo su pancia e qualche soldo in più farebbe comodo. Sono certo che troverai un accordo coi coloni sul metodo di pagamento. Insomma, Clint, sappi che noi ti seguiremmo volentieri se cambiassi idea. Prova a riposare, dai» che la cavalcata di domani fino a Rose Creek sarà lunga, considerò.
«Ho dato a Rafflesia la mia giacca perché aveva freddo e ho scordato di richiedergliela indietro. Lei pure se ne è dimenticata. Thor, lo avrà fatto di proposito per rivedermi?» quasi come non lo avesse ascoltato, il Falco espresse all'amico un volo pindarico mentale.
«Sicuro, Barton, ho la sensazione che sia pazza di te; dormiamo per piacere?» cacciò la testa sotto il cuscino, augurandosi che la smettesse di ciarlare e lo lasciasse dormire.
∞
«Avete solo camminato mano nella mano e chiacchierato? Ripetilo» la curiosità di Natasha era diventata inarginabile, al tavolo della colazione, al mattino seguente; nella sala adibita al piano terra della locanda, si era esibita nel suo meglio in mezzo agli altri avventori, bombardando l'amica di domande.
«Abbassa la voce» Rafflesia sbottò.
«Gli hai promesso che gli darai il cavallino della bellissima White Star e del suo orribile ronzino? Sei diventata matta?» azzannando l'ennesima fetta di pane spalmata di marmellata di fichi, vestita degli abiti del giorno scorso come l'amica, la pungolò, continuando nella sua verbosità «La confettura di tua sorella è migliore, qui è tutto ordinario».
«Quicksilver è uno splendido stallone, Nat, il loro figlio sarebbe meraviglioso e dovevo tentare il tutto per il tutto, perché il tempo stringe» ribatté, accarezzando la giacca nera di Clint posata sulla sedia libera «Credi che non me l'abbia richiesta indietro per accampare una scusa per rincontrarmi?» le domandò, bevendo un ultimo sorso di caffè prima di affrontare il viaggio.
«Può essere e ora lo saprai» gli occhi verdi minacciosi guardarono alle sue spalle, sulla porta d'ingresso della sala, dove il Falco si stagliava, in gilet e camicia, il cappello in mano «L'anatema non ha funzionato, il maiale non è morto per il mal di pancia».
La bruna si voltò di scatto, incrociandone gli occhi che per una volta lui non abbassò.
«Buongiorno. Mi porta una tazza di caffè, per favore?» Barton ne chiese al titolare della locanda che si sbrigò a servirlo mentre lui si sedeva, indossata la giacca «Questa è mia, signorina Tyler».
«L'hai scordata, ieri sera. Ciao, Clint» Rafflesia fermò le ametiste sul suo volto, provato forse da una notte insonne.
«Vado a pagare la stanza. Dite che mi faranno uno sconticino? Uno bello grosso?» Romanoff si dileguò con lo zaino e una raccomandazione all'amica «Non metterci troppo, abbiamo parecchia strada da percorrere e parlare col suino è l'ennesima perdita di tempo».
La pregò di sparire con un'espressione imbarazzata. Le premeva di lui «Sembri stanco. Hai dormito poco?».
«Poco e male, per colpa tua» confessò apertamente.
«Mi spiace, non volevo causarti problemi» lei, nonostante la delusione per la risposta negativa alla richiesta di aiuto, era sprofondata nel cuscino, stretta la blusa di Clint sopra la camicia da notte; circostanza che Romanoff, stranamente, non aveva commentato, limitandosi a un'occhiata sconvolta.
Capì che l'indumento si fosse impregnato del suo profumo e che il mercenario avesse il suo stesso desiderio di contingenza.
«Credo non toglierò più la mia giacca, ha ancora indosso il tuo odore» Barton non si era trattenuto da una successiva, analoga e poco innocente confessione.
Toccata dalla frase, la bruna indagò il motivo della sua presenza «Ieri sera ci siamo detti addio, perché sei qui? Soltanto per la casacca? Te l'avrei fatta recapitare dal gestore della locanda».
Il Falco bevve il caffè a sorsetti, fissando un punto sulla parete «Verremo a Rose Creek con te e Natasha, fammi finire» la interruppe perché tentava di ribattere ed era così bella di primo mattino da togliere il fiato che gli serviva per terminare «Non ti prometto di restarci. Vedrò di che si tratta e deciderò. Prendere o lasciare, signorina». Il confronto con Thor era stato illuminante. Avrebbe potuto abbandonare Rafflesia nelle grinfie di Zemo, dimenticarsi della sua esistenza, fingere di non averla mai incontrata? La risposta era stata soltanto una, all'alba di una nottata insonne costellata di incubi a occhi aperti. Alzatosi per disperazione, aveva trovato i compagni svegli e coi bagagli fatti, ammettendo che lo conoscessero meglio di come lui conosceva sé stesso.
«Prendo, ovviamente. Grazie infinite. Tieni, è un pegno dell'impegno economico mio e dei coloni nei confronti della tua compagine. Prendere o lasciare, mercenario» si sfilò dal collo la catenina d'oro con la goccia di ametista e la pose su quello di Barton, che non poté opporvisi.
Il ciondolo, suggello del loro patto, fu mimetizzato dalla bandana nera che indossava. Rafflesia sbattè le ciglia sopra le iridi del colore del glicine e gli sorrise del più bel sorriso che avesse ricevuto. Da tanto tempo a quella parte e forse da sempre.
L'uomo sentì che la forza nelle gambe gli veniva a mancare e che sarebbe carambolato a terra se non avesse avuto la seggiola sotto di sé. Strinse la tazza e terminò il caffè «Prendo, ovviamente. Ho fatto sellare i nostri cavalli e sono qui fuori. Possiamo andare, se sei pronta» raccolse da terra lo zaino e lei il fucile di suo padre dalla quarta seggiola.
«Sulla via per Rose Creek dovremo fare una tappa» le spiegò, aprendole la porta e portandole la borsa.
Loki, Thor, Tony e Natasha, informata dagli altri tre della decisione del loro capo, li attendevano già in sella.
«Ti aiuto a montare» il Falco si offrì ma la bruna fu più rapida. Il piede nella staffa, si era data uno slancio tale da salire in posizione perfetta in pochi secondi, complice la tranquillità di White Star.
«Niente male» Clint prese la testa del gruppo su Quicksilver «Seguitemi».
«Sirius, il mio cavallo, ha la stella bianca sulla fronte come il tuo, Rafflesia» il mustang di Laufeyson era di un compatto color nocciola; la scelta del nome si rifaceva alla stella bianca della costellazione del Cane Maggiore, la più brillante del cielo notturno.
«Pensa che coincidenza, mia sorella ha chiamato il suo Uranus, è appassionata di astronomia e sta perennemente col naso rivolto al cielo. Santi numi» White Star la sbalordì: raggiunse improvvisamente Quicksilver e lo appaiò, mantenendo la stessa velocità.
«Non ho mai visto due cavalli galoppare così vicini» Barton avrebbe misurato in pochi centimetri la distanza fra gli animali. Reputando pericolosa la loro prossimità, cercò di spostare il suo mustang verso destra per separarlo di qualche spanna dalla femmina, senza riuscire perché Quicksilver si riallineò alla sua innamorata.
«Ha vinto il cavallo sul falco» Rafflesia ridacchiò, conscia che fosse la sua stella a farle da guida e non il contrario.
«Per ora» Clint ribatté, notando l'abilità di cavallerizza della proprietaria terriera, i cui capelli svolazzavano sotto il cappello in sincrono alla criniera della sua mustang. Smise di agitarsi per la sua incolumità e si concentrò a indirizzare il percorso per le successive trenta miglia, volate nella giornata limpida e soleggiata.
«Chi diamine dobbiamo incontrare? Non è una casa! È una chiesa! Ti facevo ateo» Romanoff infastidì il pistolero che le tenne testa «Lo sono, tranne per la fiducia nelle mie pistole. Per rispondere alla tua ennesima domanda, è una chiesa sconsacrata come chi ci abita».
Fermatisi per pochi attimi a distanza da una chiesa di legno e muratura, diroccata e malmessa, vi si avvicinarono al trotto.
«È strano, c'è solo la chiesa» le altre abitazioni preesistenti erano state rase al suolo, Rafflesia ricordò che quella parte della California fosse zona sismica e ne comprese la ragione «Un terremoto!».
«Il peggiore» un uomo di circa quarant'anni, dai capelli ricci sale e pepe e dagli occhi intensi, era uscito dall'edificio, richiamato dal rumore degli zoccoli dei cavalli in avvicinamento «È intuitiva, signorina, è stato il sisma più intenso che abbia colpito lo stato»
«Lui è padre Bruce Banner, Banner ti presento le signorine Rafflesia Tyler e Natasha Romanoff» il Falco fece le presentazioni.
«Un povero sacerdote? Ci mancava solo questo» Romanoff sbuffò. Il moretto, brevilineo, panciuto, coi riccioli precocemente imbiancati sul volto paffuto, non era esattamente il mercenario armato fino ai denti che lei immaginava a difendere Rose Creek. Non le sembrò neanche un prete, ma uno squallido mendicante, per via del paio di brache e della camicia indossati, rovinati e gualciti.
«Nat, scusati immediatamente» Rafflesia redarguì l'amica. Barton non era uno sprovveduto; per averle condotte fin lì, doveva esservi una valida ragione.
«Non si preoccupi, signorina Tyler, sono abituato alle offese e ai pregiudizi. Non sono più un sacerdote, ho perso la fede da molto tempo. Dio deve aver donato a Clint quella che ho smarrito» tese la mano alla ragazza mora e l'aiutò a scendere da cavallo. La sua avvenenza discreta lo colpì e si vergognò un po' dello stato dimesso in cui lo avevano trovato.
Si era abituato alla solitudine e alla misantropia obbligata dalla propria scelta di isolamento, da tempo non incrociava anima viva. Quasi...
«No, temo di no, è la solita testa vuota» Tony abbracciò Banner di una stretta d'acciaio e di grande confidenza «Sei ingrassato, colpa dei fagioli di Steve».
Rafflesia colse un imprevisto luccichio di commozione nelle iridi di Stark, che lui dissimulò girando intorno al perimetro della chiesa.
«E tu dimagrito, e vestito con la camicia più strana che abbia mai visto. Il colore ti sbatte» Bruce si pulì gli occhi umidi col dorso della mano, prima di salutare Loki e Thor. Sul polso l'ex sacerdote aveva annodato un nastro di seta verde, del tipo utilizzato per le pettinature femminili, solitamente venduto dagli empori dei paesini.
Accodato al giocatore d'azzardo, Clint seguì l'esiguo drappello, chiudendolo con Rafflesia e Banner. Voleva offrirle il braccio per accompagnarla, ma fu bruciato sul tempo proprio da Bruce «Posso, signorina?».
«Certamente» lei acconsentì di buon grado.
«Come stanno?» il Falco si riferì ai due contadini che zappavano il campo coltivato di forma rettangolare dietro la chiesa e che non si erano scomposti al loro arrivo, sicuramente non passato inosservato tra il trambusto dei cavalli e delle chiacchiere.
La bruna riconobbe file e file di arbusti zeppi di baccelli di fagioli.
«Tristi e depressi. Faccia attenzione al dislivello, signorina» Bruce evitò che inciampasse, tenendola stretta.
«Grazie, diamoci del tu, lo preferisco» lei fu meno formale, continuando a sostenersi al suo braccio. Era sbarbato e pulito, nonostante gli indumenti lisi, e molto affabile. I capelli brizzolati gli conferivano un aspetto più saggio e maturo della sua età anagrafica.
Come dar torto all'interesse del prete? Rifletté Clint; la donna stessa la sera precedente gli aveva rivelato di aver ricevuto diverse proposte di matrimonio, probabilmente di pretendenti migliori di loro.
«Che matti» Banner sottolineò la corsa sfrenata dei due cugini fra le piante di fagioli «Se dovessero spezzare anche una sola piantina, Steve li ucciderà a mani nude».
E Natasha non dubitò che sarebbe successo. Thor si era caricato sulle spalle il più muscoloso, un uomo dagli occhi azzurri con un ciuffo castano ben tagliato. Calzoni e camicia di quarta mano dovevano essere la divisa di quel posto dimenticato da Dio, pensò Romanoff.
L'altro ragazzo, trascinato da Loki, era vestito nell'identico modo. Più basso, aveva anche lui gli occhi del colore del cielo, di un azzurro più carico, i capelli lunghi scuri e un fisico prestante. Colpiva il braccio sinistro, ricoperto di orrende cicatrici che si irradiavano dal polso e scomparivano sul braccio, sotto l'arrotolatura della blusa.
«I due prestanti coltivatori di fagioli sono il capitano Steven Grant Rogers e il sergente James Buchanan Barnes» Laufeyson aveva perso il cappello nelle effusioni amicali, non la simpatia.
«Metti giù il capitano, biondo» Clint ripeté le presentazioni quando tutti furono coi piedi per terra.
«Sono Steve e Bucky, per la miseria» Stark rese edotte le ragazze dei loro diminutivi.
«E non siamo più nell'esercito» Rogers lo enunciò in tono addolorato.
La situazione stava diventando ingarbugliata. I mercenari che dovevano aggiungersi al gruppo erano un ex sacerdote e due ex soldati coltivatori di legumi, di cui uno con un braccio a mezzo servizio? Rafflesia si irrigidì.
«Bucky e Steve sono stati due valorosi combattenti, degli eroi. Hanno avuto dei problemi e sono stati allontanati dall'esercito» Bruce volle rassicurarla, con una confidenza «Casomai avessimo tempo, ti racconterò i dettagli, è una storia interessante».
«Leggendari» Stark esaltò le loro doti «Ci offrite qualcosa? Niente fagioli in umido, però. Un liquorino, magari».
«Tony, sono le nove di mattina, la padella d'oro che hai per orologio non funziona?» Bucky insinuò che fosse piuttosto presto per l'alcool.
«Abbiamo il fuoco liquido, Buck, lo sai ed è puro whisky stelle e strisce. Sarà meglio entrare» Rogers li precedette. I mercenari non portavano mai buone notizie e non erano lì per un saluto. Ognuno aveva una borsa attaccata alla sella del proprio cavallo, segno dell'ennesimo spostamento per un nuovo lavoro, ed erano accompagnati da due fanciulle assai carine, sicuramente forestiere. Clint indossava al collo un gioiello da donna con una pietra dello stesso colore delle iridi della signorina Tyler e guardava Bruce con occhi assassini, unicamente perché aveva proposto il braccio a quest'ultima. Doveva berci su più di un bicchierino, e sì che lui non era appassionato di alcool.
«È bello, qui. Stravagante ma bello» Natasha non se lo tenne, immergendosi nell'atmosfera suggestiva di ciò che restava della chiesa.
Sotto la croce ancora appesa al muro, erano montate due tende verdi di foggia militare, una più grande e una più piccina. Dalle estremità della stoffa dell'apertura si poteva vedere l'interno. C'erano uniformi da soldato e pochi capi d'abbigliamento nella prima, libri e giornali nella seconda, dove dormiva il prete, dedusse Natasha.
Un focolare a cielo aperto, acceso, era collocato nell'area in cui il tetto era crollato per il terremoto, una scrivania troneggiava nella stanza a suo tempo adibita a sagrestia, e alcuni banchi di legno per le preghiere dei fedeli erano sparsi per la sala. In un angolo un vecchio ronzino bianco e grigio, dall'aria annoiata, mangiava biada posta a terra.
Il calessino datato, postogli accanto, era probabilmente l'unico mezzo di trasporto dei tre disperati davanti a lei «Se dovessi cedere il mio locale a Zemo e sopravvivere al dolore, vi chiederò ospitalità per un suicidio di massa e porterò io stessa il veleno, anche per voi» commentò ad alta voce e la sua eco rimbombò su ciò che restava delle pareti.
«Ti riferisci a Helmut Zemo, il barone austriaco? Ne ho letto sul quotidiano del villaggio vicino» Banner aveva indicato a Rafflesia le panche di legno affinché sedesse e lei aveva preso posto accanto al Falco.
La corsa all'oro era finita da tempo in California, ed era stata anche il motivo della nascita di molte cittadine, Rose Creek compresa, e del flusso migratorio di migliaia di uomini in cerca di fortuna. Ma pochi tra loro erano riusciti a diventare ricchi: la maggior parte, infatti, aveva trovava solo l'oro sufficiente al proprio sostentamento quotidiano.
Zemo aveva scovato una vena aurifera ancora non esaurita e ne avrebbe approfittato, estraendo quanto più metallo prezioso possibile dai campi limitrofi alla miniera; si vociferava che l'austriaco avrebbe partecipato e vinto il bando pubblico per la sua gestione.
«Sì, lui. L'alcool benedetto?» la rossa esortò il capitano, restando in piedi, intimorita dalla religiosità che si respirava nella chiesa nonostante la sconsacrazione.
«Siediti, peccatrice. Dio non ci punirà coi suoi fulmini e pure se lo facesse, noi quattro andremmo all'inferno prima di te» Loki la spinse su uno dei banchi.
In confronto agli assassini provetti, lei si sentì meno immorale «Temo di sì».
«Per la signorina solo una lacrima, Buck» Clint si alzò e prese, per lui e Rafflesia, i bicchieri, che Barnes stava riempendo sulla scrivania. Ricordava la smorfia della mora del giorno precedente, nel momento in cui si erano incontrati e che aveva centellinato il liquore solo per educazione. «Bevi ciò che ti va, nessuno si offenderà».
Lei lo apprezzò moltissimo e tenne fra le mani il bicchiere con un dito di whisky, sotto lo sguardo indagatore di Bruce.
«Zemo vuole i terreni limitrofi al villaggio di Rose Creek, è il paese da cui provengono Rafflesia e Natasha» il Falco parlò, pacatamente «I suoi uomini hanno ucciso alcuni coloni, minacciando di fare altrettanto coi proprietari terrieri e i loro parenti se non gli venderanno le terre a un prezzo irrisorio. Ho accettato di proteggere gli abitanti di Rose Creek e io, Tony, Thor e Loki stiamo andando lì» le nocche della mano destra lambirono quelle della moretta al suo fianco, che compiaciuta, notando il palmo stranamente arrossato tenne la mano ferma affinché si toccassero. Circostanza che non sfuggì a nessuno dei presenti.
A differenza di ciò che aveva detto a lei, che avrebbe deciso in seguito se aiutarla o meno, si era espresso in modo definitivo. E non aveva parlato di soldi od onorari.
«E dovremmo seguirti? Che venissimo con voi? Questo vorresti? Scordatelo» Barnes aveva scambiato un'espressione inquieta con Rogers. Smessa la divisa si erano ritirati in un eremo, e si erano ripromessi di non imbracciare più armi contro chicchessia, dopo le vicissitudini che li avevano visti coinvolti.
«Non combattiamo più, Falco, dovresti saperlo, né per l'esercito degli Stati Uniti, né per altri» avevano lasciato gli ideali su un polveroso campo di battaglia ricoperto di sangue innocente, non sarebbero tornati sui propri passi.
«So ciò che vedo, Steve, che vivete dentro una chiesa diroccata in una tenda piena di feticci. Le vostre vecchie divise e che altro? Qualche medaglietta di latta a ricordo del passato? Scommetterei la camicia francese di Tony che sotto le uniformi ci siano le tue pistole, capitano Rogers, e il tuo fucile, sergente Barnes» sperò di aver ragione. Li conosceva da molti anni, da prima che si arruolassero nell'esercito ed erano gli uomini più onesti e generosi che avesse incrociato sul suo cammino oltre che piuttosto bravi a sparare. E aveva notato i bossoli dei proiettili, all'esterno della chiesa, segno di un allenamento costante nel tiro al bersaglio.
«Non credo che Steve potrebbe venire. Nessuno baderebbe ai suoi fagioli» Loki, seduto a gambe larghe sulla panca, lo sfottè.
«No, infatti. Non intendo muovermi da qui. E Bucky lo stesso» il capitano fu lapidario.
Gli amici non ribatterono, Clint prese un respiro profondo e sbuffò fuori l'aria come una locomotiva a vapore. Era stato il primo a non voler seguire la mora e a opporsi con tutte le sue forze alla richiesta, e ora si ritrovava a dover convincere i tre amici. E non era bravo a parole come la signorina Tyler.
Ma lei si rivelò sorprendente, probabilmente anche nel capire le persone.
«Capitano Rogers, sergente Barnes, credo che nella vita si rimanga ciò che si è. Vale per tutti e anche per voi. Siete stati soldati, lo sarete in futuro e credo lo siate anche adesso, divisa o meno, lustrini sul petto o meno. E certamente vi siete arruolati per difendere chi non poteva farlo da solo, i più deboli che non possono o non sanno imbracciare un fucile o usare una pistola» Rafflesia, ripreso il bicchiere posato sulla panca, si era alzata in piedi per perorare la propria causa con più veemenza, lasciando la mano del Falco «E mi spiace, Clint, non sono stata del tutto sincera con te. Ti ho raccontato che Zemo ha fatto trucidare alcuni coloni. Non è la verità. Ne ha fatto uccidere solo uno, un bellissimo bambino di sei anni... era uscito per andare a pescare al torrente che costeggia Rose Creek e non è tornato per cena» si bloccò, con un groppo in gola «Era il figlio di una coppia di dipendenti del ranch della mia famiglia, viveva nella dependance accanto a noi. Quando è nato, mia madre e mia sorella gli fecero da levatrici, l'ho visto crescere e ho visto pure il suo cadavere, il mattino dopo la scomparsa, trascinato da un carro tirato da due buoi, che l'hanno lasciato all'entrata della mia tenuta. Sulla camicia all'altezza del costato qualcuno aveva scritto con il suo sangue: un mese. È il tempo che ci resta prima che il barone inizi il suo massacro».
Un tremolio di rabbia e dolore la colse, piuttosto evidente.
«Sta tranquilla, Rafflesia» la mano di Clint, messosi in piedi a sua volta, si pose sulla parte bassa della schiena della bruna. Si chiese perché non glielo avesse accennato prima senza trovare una valida risposta, ripromettendosi di chiederglielo più avanti. E l'ammirò, per la sua caparbietà, per l'ostinazione e l'arte oratoria.
«L'hanno legato per le mani e i piedi con una corda e agganciato al retro del carro. Ci ha messo l'intera notte, a morire. Ha tentato di resistere, di sopravvivere, ma...» anche il respiro morì nelle sue parole.
Stark si fece il segno della croce, seguito da Bucky «Che la sua anima riposi in pace».
«La sua anima sarà in paradiso, ma io non troverò pace finché non l'avrò vendicato e, soprattutto, finché non sarò certa che Helmut Zemo non faccia più del male a nessuno». Davanti all'indifferenza dei due soldati, che non avevano dato cenno di pietà umana o di partecipazione, camminò verso Rogers e gli passò il bicchiere del whisky che non aveva bevuto, prima di uscire con gli occhi splendenti di fuoco e passione «Credevo avesse più cuore, capitano, mi sbagliavo. L'apparenza inganna».
«Ci siamo detti tutto. Buon proseguimento» il Falco abbassò il cappello e la seguì; non avrebbe potuto lenire il suo dolore, almeno le avrebbe mostrato la propria vicinanza.
«Temo di dovervi salutare anch'io. Capitano Rogers, il bambino morto aveva davvero un cuore grande, a differenza sua, che, al contrario, ha un fagiolo nel petto, al suo posto. Ah, forse non le interessa, ma il piccolo portava il suo nome, si chiamava Steven» Natasha prese il bicchiere da Rogers, buttò giù il whisky e fornì un ultimo particolare, osservando i volti induriti di James e Steve, sicura che non li avrebbe visti mai più.
Per una volta sbagliò.
«Prepara il calesse, Bruce! Andiamo a Rose Creek» la voce proveniente dall'oltretomba dell'anima smarrita del capitano Steven Grant Rogers tuonò all'interno della chiesa sconsacrata.
∞
Nota dell'autrice
Il titolo del capitolo si ispira al film Soldato blu, del 1970. Prima dei titoli di coda della pellicola, una voce fuori campo descrive il vero avvenimento storico che l'ha ispirata.
"Il 29 novembre del 1864, un reparto di 700 cavalleggeri del Colorado Cavalleria, attaccò un pacifico villaggio Cheyenne a Sand Creek, nel Colorado. Gli indiani sventolarono la bandiera americana e la bandiera bianca in segno di resa. Nonostante questo il reparto attaccò, massacrando 500 indiani; più della metà erano donne e bambini. Oltre 100 furono scotennati, molti corpi furono squartati, molte donne vennero violentate. Il generale Nelson Miles, capo di stato maggiore dell'esercito, così definì questo tremendo episodio: "È forse l'atto più vile ed ingiusto di tutta la storia americana".
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