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Prologo - Meglio la Prigione...

Prologo.

Quando la Federazione Galattica ha sfondato le pareti della sede Governativa della Cittadella, esattamente nel suo studio, gli è quasi parso di vivere in un videogame. Non che certe cose gli interessino ancora, ma ha un ricordo vivido di quei giochi di guerra, dove eserciti interi facevano irruzione in edifici fatiscenti per arrestare il boss cattivo, alla fine della lore. I buoni vincono, il cattivo perde. Il mondo torna ad essere un posto migliore, mentre altre entità malvagie imparano dagli errori dei grandi leader del passato e si fanno strada per la conquista del mondo.

La solita vecchia storia tra buoni e cattivi.

E lui? Lui ha avuto giusto il tempo di farsi eleggere, di imporre regole, di prendere il comando su ogni singolo Rick e ogni singolo Morty e poi... e poi il suo insediamento non si è mosso di un millimetro. È rimasto alla Cittadella, non ha conquistato l'universo e la Federazione Galattica gli ha appena attaccato una paternale infinita sui suoi crimini e sulle conseguenze che ne deriveranno.

Conseguenze. Odia quella parola, quando gli è attribuita.

Osserva il tutto in silenzio, con le mani incrociate dietro la testa e almeno una cinquantina di fucili puntati addosso. Avrà pure una mente geniale, ma non ha la capacità di teletrasportarsi altrove o di trasformarsi in un'arma umana, per difendersi. È solo un essere umano devoto all'ingegno e alla scienza, ma loro sono in sovrannumero e imporsi a chi governa quasi l'intera galassia è un errore che commetterebbe qualsiasi altro Morty, ma non lui. Lui non è così stupido.

«Morty Smith», esordisce un soldato Gromflomita, e a quel nome ha l'impulso malsano di alzare gli occhi al cielo, ma non lo fa; troppo determinato a mantenere quella che è l'impassibilità di chi non ha davvero accettato il suo destino. Solo che è difficile credere che le cose possano andare diversamente, con cinquanta fucili puntati addosso. «Verrai sottoposto ad un regolare processo, non prima di aver affrontato un interrogatorio. Fossi in te mi troverei un buon avvocato.»

Morty sospira. Slega le mani da dietro la testa e le allunga davanti a sé. Un altro soldato Gromflomita gli ammanetta immediatamente i polsi. «Il mio avvocato è un Morty, Dunque ho già perso. La decisione più saggia sarebbe quella di consegnarmi personalmente alle autorità, senza provarci nemmeno.»

«Molto bene», risponde quello –Molto bene un cazzo! «La Prigione Galattica sarà felice di accoglierti; ti hanno giusto tenuto un posto al caldo, Morty Smith.»

Dio, odio quando mi chiamano così...

«Non vedo l'ora», dichiara atono e, incitato da una spinta alla schiena data con la punta di un fucile, si muove fiero tra i soldati, che si sono spostati lateralmente e ordinatamente, lasciando che raggiunga la capsula spaziale che, infine, porrà fine ad ogni suo intento. Tra le milioni di possibilità che aveva di conquistare l'universo, le ha appena fallite tutte per colpa di un errore madornale. Quello dell'ambizione che soverchia oltre l'immaginabile. Ha esagerato, si è esposto troppo, lo hanno scoperto e ha fallito.

Alza le spalle. Sarà pure determinato, ma sa esattamente quando ammettere la sconfitta. Non avrà più l'occasione di riscattarsi poi perché, dalla prigione intergalattica, si esce solo in un modo: morti stecchiti. Lì non esiste la pena di morte, a quanto pare, ma non è forse la stessa cosa vivere il resto della propria esistenza in quell'inferno, in mezzo al nulla, circondati solo da altri poveri pazzi?

Scuote la testa. Forse sarebbe addirittura meglio spararsi in testa e lasciare che, quella prospettiva, non si avveri mai. Come una profezia nefasta, come un vero e proprio castigo e, forse, si tratta proprio di questo.


Passa la notte in una cella; le urla di altri detenuti sono un rimbombo di fragilità tra le pareti, che vibrano. Vibra anche il materasso e anche per questo non chiude occhio. Fissa il muro grigio, e si chiede se dovrebbe pentirsi per quello che ha fatto o arrabbiarsi terribilmente con se stesso per aver commesso quel passo falso, che gli è costato tutto. Traccia col dito il profilo di un mattone; è ruvido, sotto ai polpastrelli. Ruvido come lui. Come la sua anima.

Sta sprecando la sua vita, e ha solo quattordici anni. Poteva avere tutto, e invece si ritrova con un pugno di fumo stretto in una tasca.

Il mattino dopo lo svegliano con un urlo, un fucile puntato addosso e un soldato Gromflomita gli fa cenno di alzare le mani così che possa ammanettarlo. Lo trascinano con poca gentilezza lungo un corridoio vuoto e freddo, poi dentro un ascensore circolare e, infine, in una stanza che non ha nulla a che fare con quella dove ha dormito – anzi, tentato di dormire, questa notte. Fatiscente, piena zeppa di quadri, scrivanie antiche, lampadari che sembrano fontane di cristalli e, per terra, tappeti preziosi dai colori caldi. Un lusso che non disdegna. Se avesse conquistato l'universo, ora si troverebbe, probabilmente, proprio in una stanza come quella. Gli scappa un sorriso amaro.

«Il Consiglio dei Rick ti aspetta dentro questa stanza, Morty Smith», dichiara il soldato, e gli fa cenno con la testa di entrare.

«Il Consiglio dei Rick? Più della metà di loro sono morti, e...», esordisce, poi si blocca e ha un flash. Sospira amaramente. «Oh, capisco. Sono quelli di un'altra dimensione, giusto? Avrei dovuto capirlo. Perché non è la Federazione Galattica, ad occuparsi del mio processo?»

«Non sono autorizzato a rispondere alle tue domande e tu non sei autorizzato a farne, senza un avvocato. Entra e veditela con loro.»

Morty arriccia le labbra, e il sapore che gli si adagia sulla lingua è amaro. Non è contento che sia proprio il Consiglio dei Rick, ad occuparsi del suo caso. Specie dopo quello che ha fatto dopo aver ricevuto la sua carica di Presidente della Cittadella dei Rick. Ne ha ammazzati la metà, più uno. Anzi, li ha fatti ammazzare, perché lui le mani non se le è mai davvero sporcate. 

Fa qualche passo avanti e il soldato Gromflomita chiude la porta, con la grazie di una bomba atomica che esplode. Chiude gli occhi, dolorosamente, quando quel suono ferisce le sue orecchie e, quando li riapre, il Consiglio dei Rick lo guarda dall'alto delle sue poltrone, impassibili come sempre. Ridicoli, nelle loro capigliature e vestiti eccentrici, che fanno a pugni con la sua divisa arancione – quella che ogni prigioniero della prigione galattica indossa per il resto della sua vita.

Sorride, quando nessuno parla. Dà un colpo di tacco al pavimento di marmo, che riempie l'aria con un suono duro per un secondo solo. 

«Non eravate contro la Federazione? Da quando vi succhiate il cazzo a vicenda?» commenta, ironico. 

«Sono loro a succhiarlo a noi. A volte collaboriamo, a volte fingiamo di non conoscerci, a volte ci prendiamo a calci in culo a vicenda. Questa è politica.»

«Politica? Nah, tra voi c'è di mezzo qualcosa di peggio. Il potere. Quanto gli avete dato, per non lasciare che vengano qui a sterminarvi?»

«Un paio di promesse allettanti, che non ti devono interessare. Questo non è il tuo Consiglio dei Rick. dunque certe informazioni non ti riguardano», risponde uno dei Rick, e a Morty, comunque, non interessa davvero. Non gli dispiace che non sia la Federazione, a fargli un processo. È molto più probabile che il Consiglio dei Rick gli dia da scontare una pena meno dura, magari che non durerà un'eternità. Magari una reclusione per una ventina d'anni. Sono sempre tanti, ma mai come un ergastolo, dopotutto.

«Morty Smith, il Consiglio dei Rick ti dichiara colpevole per aver commesso crimini di guerra contro l'umanità stessa, conquista pre-meditata dell'universo, omicidio, concorso d'omicidio, patteggiamento, corruzione; tutti reati punibili con la prigione e, in molti paesi, con la tortura e la pena di morte.»

Morty fa un passo avanti, indignato. «Non ho mai conquistato l'universo! Non potete accusarmi di crimini che non ho commesso!»

«Meditavi di conquistarlo, ci sono le prove delle tue telefonate e delle bustarelle che hai consegnato ai maggiori leader della galassia. Per tua sfortuna sei solo stato fermato in tempo. Un passo falso stupido, il tuo, non trovi? Ti sei dimenticato di corrompere il Rick più pericoloso.» Uno dei Rick – quello che a gli occhi di Morty ha la capigliatura più ridicola, sorride machiavellico e lui si acciglia.

«Rick C-137, immagino», mormora, esasperato. Quando c'è di mezzo quell'uomo – suo nonno, l'originale, non c'è soluzione che tenga. Morty non lo ammetterà mai, ma se c'è qualcuno che può schiacciarlo, quello è il suo parente più stretto.

Il Consiglio dei Rick lo ignora, avvalorando così quella tesi e, alzandosi tutti in piedi, gli puntano addosso un dito.

«Morty Smith, per i crimini commessi, la pena è quella della reclusione, la privazione della libertà personale e la detenzione in uno degli stabilimenti della Cittadella dei Rick a ciò destinati, con l'obbligo del lavoro e dell'isolamento – quest'ultimo in caso di ostilità nei riguardi di altri detenuti e del personale scelto per la vigilanza dei criminali!»

«Oh, andiamo! Non ho commess-»

«Tuttavia!», lo interrompe uno dei Rick, poi fa una pausa, dove chiude gli occhi in modo eloquente e, quando li riapre, sembra che la sua espressione impassibile stia per crollare sotto uno strato di ironia, che Morty può vedergli vibrare proprio al lato della bocca. «Non hai un avvocato difensore e, in ogni caso, sarebbe un Morty e dunque non farebbe alcuna differenza.»

«Anzi, probabilmente peggiorerebbe le cose», interviene un altro dei Rick, e Morty incrocia le braccia al petto e alza gli occhi al cielo.

«Malgrado i presupposti siano questi, la legge non ammette che minori di diciotto anni vengano carcerati secondo le regole stabilite invece per i maggiorenni. Dunque, in questo caso, vengono messe in atto le leggi sul reintegro nella società, che puntano alla redenzione del detenuto che promette di impegnarsi a mantenere una buona condotta.»

«Mantenere cosa?», chiede Morty, ma ha capito benissimo. Ha capito fin troppo bene e per quanto questo di certo sia meglio della prigione, ha il sospetto che nulla andrà come spera. Anzi... «Mi state dicendo che non mi aspetta il carcere, ma un reintegro? Insomma... devo sottopormi ai lavori forzati?»

«Non esattamente», esordisce uno dei Rick, poi si alliscia il meno con pollice e indice e, subito dopo, lo indica con un sorriso talmente stronzo, che a Morty vibra la schiena di disgusto e paura. «La legge non prevede che i minori vengano sottoposti ai lavori forzati, ma che venga elargita loro una buona educazione. Dunque, per questo, verrai spedito sulla terra per iniziare il tuo periodo di reintegro nella società e ti verrà affidato un tutore.»

«Oh, cristo», si lamenta, schiaffandosi entrambe le mani ammanettate sulla faccia e, sospirando, non aggiunge più nulla. Un soldato Morty gli si avvicina e un soldato Rick apre un portale verde, proprio accanto ai suoi piedi.

«Se non hai nulla da obiettare – e sappi che anche fosse non verrà presa in considerazione alcuna obiezione – puoi saltare nel portale. La tua nuova famiglia ti aspetta, Morty Smith.» Uno dei Rick del Consiglio ridacchia e lo squadra da capo a piedi. Morty gli lancia un'ultima occhiataccia e, prima di sospirare e buttarsi nel portale, elargisce loro un paio di dita medie. Sa già cosa lo aspetta e, se avesse potuto, avrebbe di certo scelto la prigione.

Decisamente.

Quando esce dal portale, si ritrova con la schiena appiccicata al pavimenti. L'impatto col terreno gli mozza il respiro per un attimo e, la cosa grave, è che ha ancora le manette ai polsi. Non ha dunque potuto attutire la caduta in alcun modo e, quel colpo secco all'osso sacro, sa già che farà male per giorni. Chiude gli occhi, reprimendo tra i denti un lamento e, quando li riapre, spera che questo sia solo un incubo dal quale si sveglierà molto presto.

Sopra di lui, in piedi, con sorrisi ricchi di aspettative e un velo di ironica crudeltà, ci sono loro. Proprio loro. Vorrebbe non aver mai commesso quei crimini, vorrebbe non dover avere a che fare con loro in alcun modo, perché peggio di questo c'è la morte, e non ne è nemmeno così sicuro.

Sperava che lo spedissero in un asilo nido, in un ospedale psichiatrico, in un programma di cucina per signore anziane o chissà che altro, ma non lì.

Non lì.

«Wubba Lubba Dub-Dub, weirdo

«Cacchio Rick, non sembra per niente un criminale; sembra così indifeso!»

Rick C-137 e Morty C-137. Il suo programma di reintegro è stato affidato a loro. La sua libertà è nelle loro mani.

E Morty pensa che, dopotutto, forse sarebbe stata meglio la prigione...

Continua...


Note autore:

Ciao! **

Eh, che vi devo dire? Sono entrata in questo loop senza fine con R&M e ora ve lo sorbite con l'ennesima storia che di certo non vedrà mai una fine, ma che ho voglia di scrivere come se fissi davvero in grado di concluderla**

Ma è una cosetta senza pretese: si tratterà di piccoli capitoli comici dove Evil Morty si ritrova a dover condividere lo spazio vitale con i nostri R&M per reintegrarsi e evitare la prigione! Insomma, spero almeno di divertirvi!

Nel frattempo vi saluto e nulla, mi do della deficiente da sola per aver iniziato l'ennesimo progetto, quando ne devo finire almeno un milione e mezzo **

Sempre vostra,

Miry

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