7.
'Io so chi sei'...
Mi si gela il sangue.
Prima rimango ferma, immobile a contemplare le foto nelle quali si vede chiaramente che sono io.
Ce n'è una in cui sto uscendo da scuola, un'altra dove sto entrando a casa, un'altra ancora nel parco dove di solito mi fermo a pensare.
Poi un moto di rabbia cresce in me ed inizio a urlare e a spaccare letteralmente tutto. Tiro dei pugni alla scrivania, stacco il sacco da box dal soffitto, riduco a pezzi i manichini con i quali mi alleno con la pistola, comincio a tirare coltelli a raffica e intanto non riesco a smettere di urlare.
Sono diventata una furia.
Sono arrabbiata con me stessa, perché l'unica cosa che mi ero promessa di fare era mantenere segreta la mia identità e non ci sono riuscita.
Una volta calmata un po' mi fermo e guardo il mio "ufficio" distrutto, ho il fiatone e cerco di calmarmi ancora.
Se non si era capito ho qualche problemino a contenere la rabbia.
Cerco di rimettere al loro posto più cose possibili e nascondo le foto sotto una mattonella del pavimento, poi esco, salgo sulla moto e parto.
Sono ancora un po' agitata, perciò mi fermo al solito parco e mi sdraio sull'erba.
Non capisco come qualcuno, il biglietto non era firmato, abbia fatto a riconoscermi, sono stata sempre molto attenta, quando sono nei panni di Angel indosso sempre, e dico sempre, il casco con la visiera oscurata, non mi hanno riconosciuta nemmeno i "mysterious boys" che mi avevano già incontrata a scuola più volte.
Non riesco neanche a capire il motivo per cui mi sono arrivate quelle foto, all' inizio mi aspettavo un ricatto, ma oltre alle foto e al biglietto non c'era niente.
Cerco di spegnere la mente, cerco di non pensare perché avvolte i pensieri distruggono.
Sono passati più di tre mesi da quel giorno e non mi sono arrivati altri biglietti di quel genere o altre foto. Il primo mese sono stata sempre allerta, sono sicura che nessuno mi abbia seguita, quindi ora sono abbastanza tranquilla. Ho ripreso a fare i miei lavori con molta cautela, iniziando con le corse.
Oggi è il primo dell'anno, questi tre mesi sono sempre i più difficili da affrontare, prima di tutto c'è ottobre, ovvero Halloween, era una delle mie feste preferite come anche quella di Matt, ci travestivamo sempre in coppia, una volta abbiamo messo il costume di gemelli siamesi.
Poi c'è novembre, il primo novembre è il giorno del mio compleanno, inutile dire che non ho festeggiato, non festeggio da tre anni, i miei genitori mi hanno fatto gli auguri e sono andati al cimitero, io no, sono rimasta in camera mia tutto il giorno e non ho fatto niente, non ho mangiato, non ho dormito, non ho pianto, sono stata seduta sul letto a fissare il vuoto per ventiquattro ore.
Infine c'è dicembre, tutti sono in festa, è il mese di natale, si decorano le strade, i negozi, si addobba l'albero di natale, tutti i bambini sono entusiasti perché aspettano i regali, anche io dovrei essere felice.
Ogni anno vado a comprare i regali per la mia famiglia, quattro pacchetti per i nonni, due per mamma e papà ed uno per zia, ma quando torno a casa i pacchetti sono sempre otto, uno in più, vado in camera mia e tiro fuori dall'armadio una scatola con dentro tutti pacchetti chiusi, per Matt. So che è morto, lo so molto bene, ma ogni tanto spero che ritorni e che mi dica che era solo uno stupido scherzo, di quelli che ci facevamo da bambini e che scarti i miei regali, ma questa è solo una fantasia.
Ieri sera mamma ha cercato di convincermi ad uscire, dopotutto è capodanno, ma diciamo che la mia vita sociale è inesistente quindi ho inventato una scusa e sono rimasta a casa da sola.
Decido di uscire dalla mia camera per andare a mangiare qualcosa, i miei non sono a casa quindi ci siamo solo Marla ed io.
Scendo le scale, vado in cucina e mi preparo un bel panino con la nutella, io amo la nutella, poi mi siedo sul divano e guardo la tv. Dopo un po' sento il campanello suonare.
-Vado io!- grido a Marla che sta in cucina. Così mi alzo e mi incammino verso la porta. Quando la apro rimango immobile, non mi sarei mai aspettata di vederli davanti casa mia
-Fury?- chiede Damian. Esatto di fronte a me c'è tutto il gruppo.
-Sì- rispondo.
Come se non sapessero che questa è casa mia. Lo sanno tutti che questa è casa degli Evans e poi c'è il nome sulla porta.
-Come mai siete qui?- domando cercando di non sembrare irritata.
-Ci si è fermata la macchina qui davanti- dice scocciato il "tenebroso".
Ma siamo seri?! Come se fosse colpa mia!
-E non potete prendere l'autobus o la metro?- chiedo ancora guardando Damian.
-No!- rispondono in coro quasi urlando.
Questi sono tutti matti, che hanno da urlare?
- Va bene, va bene, non urlate- dico mettendo le mani avanti - avete chiamato un carroattrezzi? O un meccanico?-
-Sì ma il carroattrezzi arriverà tra un' ora, porterà la macchina in un' officina e ce la riporterà qui nel pomeriggio.- risponde Bellezza.
- Ok e io cosa posso fare per voi?- chiedo non capendo perché si sono presentati alla mia porta.
-Ci ospiti qui fino a che non ci portano l'auto.- dice sempre lui.
Aspetta, aspetta, COSAAA?! Si autoinvitano a casa mia?
- Non potete farvi venire a prendere da qualcuno?- non entreranno in casa mia!
-No- rispondono sempre in coro.
-Va bene entrate- dico cercando di non sembrare scortese, cosa che mi costa molta fatica in questo momento, e spostandomi da davanti l'ingresso, per permettergli di passare.
- Questo è il salotto, se volete potete guardare la televisione, io vado a dire alla domestica di apparecchiare anche per voi- cerco di essere un buona padrona di casa. Li lascio accomodare e chiedo a Marla di aggiungere cinque sedie.
Loro si sono seduti nel enorme divano del salotto, chiacchierano ad alta voce del più e del meno. li guardo da dietro l'angolo della sala da pranzo.
Damian, sorridente, seduto al centro della combriccola, Edward alla sua destra, Dolcezza cerca di infastidirlo toccandogli i capelli, Canestro osserva la stanza silenzioso, mentre l'altro, a cui non ho dato ancora un soprannome, risponde alle domande di Damian.
Li sto guardando ormai da qualche minuto, loro non mi hanno vista. Sembro una stalker. Non so cosa fare. Vado lì? Parlo con loro? Dopo dovrei essere così anche a scuola. No. Però se non vado sarei una pessima padrona di casa. Che te ne importa, Fury? Niente, non voglio far saltare la mia copertura di figlia perfetta. E se i miei tornassero mentre loro stanno in salotto? Non voglio dare spiegazioni.
Mi dirigo verso di loro ancora indecisa sul da farsi.
Il Tenebroso mi osserva mentre mi avvicino, Damian appena mi vede accenna un sorriso. Mi siedo sulla poltrona di papà affianco al divano, non apro bocca. Non so che dire, non so che fare, allora non faccio e non dico nulla. Sto ferma a guardare il vuoto, cercando di non far trapelare la confusione che è in me.
-So che non ci vuoi qui- dice Damian, una volta avvicinatosi a me, non facendosi sentire dagli amici. - Il prima possibile togliamo il disturbo.-
Mi sento in colpa.
- Non è che io non vi voglia qui. Non mi aspettavo di trovarvi alla mia porta oggi.- affermo mischiando verità e bugia. Veramente non pensavo di incontrarli oggi, soprattutto che si presentassero a casa mia.
- Neanche noi ci aspettavamo di rimanere a piedi davanti l'enorme casa degli Evans e che ci avrebbe ospitato la loro gentilissima figlia.- risponde lui, sicuramente al "gentilissima" è ironico.
- Non prendermi in giro - dico accennando un sorriso. - Lo sai che esistono i taxi?- lo provoco.
- È vero.- risponde senza aggiungere altro. Questi sono tutti matti. Sto per chiedergli perché, nonostante sapessero dell'esistenza di taxi, Uber o autobus, si fossero fermati a casa mia, quando Marla ci chiama a tavola.
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