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4.

Ciao a tutti. Volevo dirvi che ho pensato di iscrivere questo libro ad un concorso di scrittura (nella bacheca c'è il link) ideato da Primrose_Lovegood e masvherata

Ora vi lascio alla storia...
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Oggi comincia un'altra lunga settimana, non ho lavori quindi sarà anche noiosissima.

È lunedì, io odio il lunedì, ci si deve alzare presto, si deve andare a scuola dopo il weekend...insomma è troppo noioso e lo diventa ancora di più se ho la consapevolezza che da qui a una settimana non potrò lavorare.

-Fury dai scendi dal letto che sennò farai tardi a scuola!!!- ecco mia madre. Odio anche lei...come fa di prima mattina ad urlare così!

Mi preparo ed entro in cucina.
-Tesoro ricordati che sabato abbiamo la serata di beneficienza a casa Green e non provare a inventarti qualche malattia improvvisa come l'altra volta, perché se non vuoi venire ti ci porto con la forza!- dice mia madre puntandomi un dito contro. Fa davvero paura, dopotutto io ho ripreso da qualcuno.

Non ci posso credere me ne ero dimenticata. Odio le serate di beneficenza dove tutti si vestono eleganti, sfoggiano i loro gioielli supercostosi e si vantano di ciò che hanno.

Tu odi tutto Fury.

Ok forse è vero ma queste serate le odio più delle altre cose.

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La settimana è passata lenta come avevo immaginato. Siamo già a sabato e io sto stravaccata sul letto a cercare di trovare la forza e la voglia di alzarmi per andare a prepararmi per questa maledetta sera.

Mi alzo dal letto ed entro nella cabina armadio scelgo un vestito lungo fino alle caviglie rosa cipria, ci abbino delle décolleté grigie con dei piccoli diamanti sul davanti e indosso dei pendenti alle orecchie. Poi mi trucco un po' e quando mamma mi chiama scendo.

-Sei bellissima Fury- dice mamma.
-Dai andiamo che papà ci sta aspettando fuori- così usciamo e entriamo nella macchina.

Dopo una quindicina di minuti papà dice -Tesoro, noi domani non ci siamo, dobbiamo andare fuori città per lavoro, se non vuoi stare da sola chiama i tuoi amici oppure i nonni visto che è da tanto che non li vedi.-

-Va bene, in effetti è da parecchio che non sento i nonni- io ho un rapporto strano con loro. I genitori di papà sono amorevoli e voglio loro un mondo di bene, ma non li vedo quasi mai perché si sono trasferiti in campagna ed hanno una fattoria, quindi sono sempre impegnati e, se non li vado a trovare io, loro non si muovono, non so neanche se hanno ancora una macchina. Invece i genitori di mamma abitano qui a New York, ma non ho un grande rapporto con loro, sono strani, nonna è gentile e si vede che ama nonno e lo stesso vale per lui, ma a volte sembra parlino in codice, sembra sempre che nascondino qualcosa, per questo io non mi fido tanto di loro, non è che non gli voglia bene è solo che non mi fido.

Passati altri dieci minuti ci fermiamo, apro lo sportello e scendo, la casa dei Green è grande quanto la mia, fuori si vede una grande piscina e un magnifico giardino curato. Seguo i miei genitori all'interno della casa. Un uomo all'ingresso ci prende i cappotti e le borse. Entriamo nella stanza dei ricevimenti, è enorme, più grande di quella di casa mia, ai lati della stanza ci sono molti tavoli, al centro è libero, come se fosse una sala da ballo e in fondo si trova un piccolo palchetto con davanti molte sedie. Ci sono camerieri ovunque, alcuni che servono ai tavoli, altri che portano da bere alle persone in piedi.

-Andiamo a salutare il signor Green.- dice papà a me e a mamma. Papà e mamma si avvicinano ad un uomo alto e vestito in maniera impeccabile, così io li seguo.
-Buona sera Jake, da quanto tempo!- dice l'uomo a papà.

-Infatti è da un po', ti voglio presentare mia moglie Selena e mia figlia Fury.- dice papà. Porgo la mano al signor Green che me la stringe.
-Fury, lo sai che io e tuo padre facevamo il college insieme?-
-No non lo sapevo-
-Sì, ma poi ci siamo persi di vista, saranno vent'anni che non ci vediamo, vero Jake?-
-Esatto, è tanto tempo- risponde papà.

Iniziano a parlare dei vecchi tempi ed io, come sempre, mi perdo nei miei pensieri.

Guardo la stanza e noto una faccia famigliare, non so dove l'ho visto. È un ragazzo alto, con i capelli scuri e pertinati, vedo che sul dorso della mano ha una macchia, penso sia un tatuaggio, ma da lontano non vedo bene. Noto che si sta avvicinando a noi, allora io sposto lo sguardo.

-Oh, ecco mio figlio!- esclama il signor Green, che ha smesso di parlare con papà e si rivolge a noi tre.

-Lui è mio figlio Damian, loro sono Jake, un mio vecchio amico, Selena, sua moglie e Fury, loro figlia, dovrebbe avere la tua stessa età figliolo.-
-Ho diciassette anni- dico stringendo la mano a Damian.
-Io diciotto- dice e poi si rivolge al padre -Papà io devo uscire, gli altri mi aspettano-
-La serata è appena iniziata, puoi aspettare un'alto po', che ne dici di far fare un giro a Fury?-
-Va bene, vuoi venire?- chiede poi rivolgendosi a me.
-Sì, va bene, ci vediamo dopo- dico prima a lui e poi a i miei.

Lo seguo fuori e ci mettiamo a chiacchierare.
-Non ti ho mai vista qui, anche se i miei organizzano quaste serate quasi ogni mese.-
-In effetti non sono mai venuta qui, ma sono stata parecchie volte a cene di beneficenza o altre cose simili- dico un po' annoiata.
-Vedo che non ti piacciono da come ne parli.-
-Esatto-
-Però ho visto i tuoi genitori una volta, l'anno scorso, come mai tu non c'eri?-
-Stavo da mia zia- dico, mentre la mia mente ritorna indietro, non ho mentito, mi trovavo veramente da mia zia, ma quel periodo è stato uno dei più brutti della mia vita.
-Ah, comunque neanche a me piacciono tanto questi eventi, mi annoio.-
-Anche io-
-Parlami un po' di te, sei di New York?-
-Sì-
-Hai fratelli o sorelle?-
-No- ora no, prima sì vorrei aggiungere.
-Vedo anche che sei una di poche parole- dice con sguardo divertito. Mi sono accorta solo ora di avergli risposto quasi sempre a monosillabi.
-Scusa se sono stata maleducata, ma hai ragione, sono di poche parole-
-Sai, mi ricordi un mio amico, anche se tu sei molto più bella- dice.
-Grazie- rispondo e lui ride.

Ma perché ride?

-Scusa è che stavo pensando che siete proprio uguali. Sai, prima ti ho vista quando sei arrivata e forse non te ne sei accorta, ma hai mandato certi sguardi assassini a chi ti passava vicino e si vantava- e riscoppia a ridere.
-Va bene, va bene, ma ora smettila che sennò ti escono le lacrime.- lo riprendo un po' irata.

Lo so, mi arrabbio con poco.

-Allora, visto che io sono una di poche parole, parla tu- dico.
-Ok, allora mi chiamo Damian Green, ho diciotto anni, ma faccio il quarto anno di superiori perché sono stato bocciato l'anno scorso. Mia madre è morta di cancro quando ero piccolo, ma i miei amici mi sono stati vicini, sai per me sono come fratelli, siamo cinque stronzi, ma ci siamo sempre l'uno per l'altro.-
-Sembrate carini e coccolosi se ne parli così- dico, non commentando la parte di sua madre, so che vuol dire perdere qualcuno.
-In realtà a molti facciamo paura, sai io sono l'unico ad avere un solo tatuaggio, agli altri si vede solo la pelle della faccia e poi siamo alti, quando camminiamo in gruppo a volte le madri allontanano i figli- dice ancora scoppiando a ridere.

Oddio! Ho avuto un'illuminazione quando ha descritto il suo gruppo! Ecco dove l'avevo visto!

-Mi ha fatto piacere conoscerti. Ora ciao!- dico sbrigativa e forse maleducata, ma non me ne curo e me ne vado.
-Aspetta, dove vai? Ho detto qualcosa di male?-
-No, non ti preoccupare. È che devo andare. Ciao.-

Guardo l'orologio e scopro che sono passate due ore, non me ne ero neanche accorta. Così vado in cerca dei miei e quando li trovo li convinco ad anadare a casa.
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La mattina dopo i miei sono partiti presto e io ho tempo per stare sul letto a riflettere sulla serata precedente. Mi sono divertita anche perché Damian è stato simpatico e gentile, è uno apposto ed è anche carino, potremmo diventare amici.

Ma che cazzo dici Fury! Tu non puoi avere amici!!!

Giusto, quindi a scuola dovrò ignorarlo, ma che dico, io a scuola sono invisibile, neanche si ricorderà di me.

Ho passato l'intera giornata a non fare niente, non ho neanche chiamato i nonni.
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La mattina dopo, quando esco di casa, la mia macchina non parte.

Questo lunedì è cominciato benissimo

I miei sono già andati a lavoro e non voglio chiedere al mio autista, mamma e papà si ostinano a pagargli lo stipendio anche se io non gli ho mai chiesto un passaggio, quindi vado a piedi.

Entro in classe appena suona la campanella. Le ore passano lente, come sempre, fino all'ora di pranzo.

Vado in mensa e mi siedo al solito tavolo, però stavolta il tavolo dei "tenebrosi" mi attira, quindi li guardo.

Stanno chiacchierando fitti e riesco a riconoscere Damian, noto che aveva ragione, lui è l'unico a non essere coperto da tatuaggi.

Sembrano non accorgersi del mio sguardo insistente, quindi continuo a studiarli, ma ad un certo punto uno di loro alza gli occhi nella mia direzione, e chi poteva essere? Ovviamente Damian.

Non fa in tempo a riconoscermi che io ho già raccolto tutte le mie cose e me ne sto andando alla velocità della luce, ma a quanto pare oggi non è il mio giorno fortunato, perché sento un a mano afferrarmi per il braccio, così mi giro.

Siamo nel mezzo del corridoio e davanti a me c'è Damian con tutta la sua combriccola.

-Ei, perché sei scappata così?-chiede.
-Non sono scappata, mi sta confondendo con qualcun'altra- dico facendo finta di niente.
-Non ti ho scambiata per nessun'altra. Sei Fury.-ribatte.
-No, non è vero, mi dispiace ti stai confondendo.- cerco di sembrare convincente.
-Io non mi sbaglio. Tu se Fury Evans!- dice irritato, quasi urlando.

Non può urlare così il mio nome, parecchi studenti infatti si sono voltati nella nostra direzione. Allora lo assecondo.
-Va bene, va bene, ma non urlare il mio nome così.- dico.
-Perché hai fatto finta di non essere tu?- chiede.
-Secondo me fai troppe domande-rispondo e quegli altri dietro di lui scoppiano a ridere, tranne uno, il più grosso.

Ma che hanno da ridere?

Li guardo storti, sembra mi stiano prendendo in giro.

-Perché ridono?- chiedo rivolta a Damian. Uno di loro si intromette.
-Niente dolcezza è che glielo diciamo sempre anche noi che fa troppe domande.-

Uno:non sopporto i soprannomi.

Due:non sopporto in particolare il soprannome "dolcezza".

Tre:non sopporto le loro risate.

Quattro:mi sto arrabbiando.

Cerco di stare calma.
-E questa cosa vi fa tanto ridere?- chiedo con sguardo neutro.
Un altro viene verso di me e mi mette una mano sulla spalla.
-Sì- dice.
Fury, stai calma, stai calma, stai calma. Non ce la faccio.

Tante cose mi fanno irritare, ma se invadono il mio spazio personale allora scoppio. Ma devo stare calma, quindi stringo i pugni, talmente tanto che le unghie perforano la pelle, lo guardo come guardo la mia prossima vittima e lui, forse spaventato, si stacca da me.

Ma che cazzo fai Fury! Non se Angel in questo momento! Sei la brava ragazza, che ha voti alti ed è gentile!

La mia coscienza ha ragione cazzo!

Allora ritorno calma e me ne vado.

Sento i loro sguardi che mi seguono, ma non mi giro. Se domani incontrerò Damian che cazzo gli dico?
Quanto sono stupida, se lo avessi riconosciuto prima, l'altra sera, non ci avrei neanche parlato.

La mia vita scolastica da ora in poi sarà un inferno.

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Spazio autrice
(piccolo spoiler)
Continuate a leggere li libro perché nel prossimo capitolo succederà una cosa che sconvolgerà tutta la storia, ma soprattutto la nostra protagonista.

P.s. lasciate tanti commenti e stelline.

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