I'm free with you now
"Leo Valdez! Sei stupido o che?"
"Raggio di Sole, stupido è chi lo stupido fa, ricordalo sempre.." Sorrise malandrino Leo prendendo la mano di Calypso e scedendo da Festus.
"Grazie del consiglio ometto, ma sei ugualmente un'idiota patentato. Con chi sono capitata per l'amor degli Dei."
"Con il ragazzo più figo di tutto l'Olimpo, cara mia."
"Nei tuoi sogni, caro mio."
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere camminando tra la gente della piccola cittadina in cui si erano fermati per fare una pausa e lasciar riposare gli ingranaggi incandescenti di Festus.
Era passata una settima precisa da quando Leo era caduto sull'Isola di Ogigia salvando così Calypso.
Dopo due, tre giorni per riparare Festus erano partiti e la ragazza ricordava la sensazione di libertá pura quando aveva vista l'isola, la sua prigione nei milleni passati, rimpicciolirsi sempre di più fino a scomparire nel blu infinito del mare e aveva urlato, un urlo che esprimeva la sua gioia di essere finalmente libera.
"Raggio di Sole andiamo a prendere qualcosa da comprare, così facciamo un bel pic-nic mentre facciamo riposare il mio caro Drago Felice."
"Mi piacerebbe fare un pic-nic." Sorrise la bionda portando una ciocca di capelli, sfuggita dalla treccia, dietro l'orecchio.
Anche Leo le rispose con un sorriso contento, le prese la mano e iniziò a correre per strada lasciando indietro un drago addormentato nella piazza della piccola città.
Leo non era solo felice di essere riuscito a ritrovarla, certo era quasi morto o per i suoi amici deceduto del tutto e poichè non vedeva giganti, titani o mostri che lo volevano morto camminare tranquillamente, significava che avevano vinto... sperava per sempre.
Entrarono nel piccolo supermercato dopo aver attraversato la strada.
Il ragazzo si voltò a lanciare un'occhiata a Calypso intenta ad osservare attentamente una scatola di patatine con un peperone rosso con cappello messicano come protagonista della busta.
Continuarono a spostarsi fino a quando non si fermarono nella corsia dedicata all'igiene personale.
Quella parola ormai gli riportava in mente la spaventosa Igena figlia del, invece, simpatico e non-mortale Euscalipo.
"Cos'è questa scatola?"
"Quale Raggio di Sole?" Chiese avvicinandosi alla bionda, la quale era voltata di schiena.
Leo sapeva cosa volesse dire scoprire cose nuove, anche se lui si era sentito subito a suo agio con il parlare di mostri, dei e cose soprannaturali... ci sguazzava come un Percy selvatico nell'acqua. Però Calypso si ritrovava a scoprire un mondo dove tutte le cose erano normali. Decisamente difficile da comprendere quando sai che ogni cosa succede per il cambio d'umore di dei capricciosi.
La ragazza si voltò verso l'ispanico con le sopracciglia aggrottate e l'espressione di chi si sente smarrito.
"Cos'è questa scatola?" Ripetè.
Il ragazzo dai capelli bruni abbassò lo sguardo per poi pentirsi di averlo fatto.
"Bionda, tu dovresti saperlo." Pronunciò con la gola secca.
"Ometto ci sarà un motivo se te lo chiedo, non lo so!" Sbuffò Calypso portando le mani ai fianchi.
Era snervante per Calypso non sapere le cose anche più stupide solo perchè era stata rinchiusa su un'isola per colpa del padre.
"Okay, calma Raggio di Sole. Adesso spiego."
Non trovava le parole giuste per far capire l'uso di quei cosi.
Sentiva le guance andar a fuoco e per uno come lui non era difficile far esplodere il piccolo supermercato.
"Quella è una scatola di assorbenti. - iniziò infilando una mano tra i ricci e lasciò vagare lo sguardo dappertutto tranne sulla ragazza con i capelli luminosi sotto la luce artificiale dei neon - Servono quando una ragazza, ehm... che imbarazzo!"
Calypso aveva posato la scatola colorata da tanti fiori.
"Leo stai tranquillo. Se è così imbarazzante per te puoi anche non dirmelo."
Gli sorrise e l'ispanico percepì il suo cuore raddoppiare, ma che dico?! triplicare il battito! Poteva paragonare il suo cuore a una Ferrari con il pieno su un'autostrada senza nè limiti di velocità nè macchine a bloccarla. Questo solo per un sorriso...
"G-grazie... è veramente imbarazzante per me."
Si osservarono negli occhi. Calypso aveva le farfalle nello stomaco e mai, ripeto/sottolineo mai aveva provato veramente quelle sensazioni quando si era innamorata degli eroi capitati sull'isola.
Non parliamo di Leo! Leo, il ragazzo a cui piacevano tutte le ragazze carine e irraggiungibili del pianeta come Thalia, la sorella del suo migliore amico Jason, o Chione, la regina delle nevi, adesso aveva il cuore che batteva solo per una.
Il moro abbassò gli occhi grattandosi i ricci con fare, di nuovo, imbarazzato.
"V-vogliamo andare?"
"C-certamente... ometto."
Uscirono dal negozio con la cassiera che rideva ancora per una delle solite uscite divertenti del figlio di Efesto.
Aveva comprato un paio di bottiglie gassate, un altro paio di acqua liscia e dolci, patatine e frutta un po' per il viaggio un po' per il pic-nic.
"Sai dove possiamo andare per il pic-nic?" Domandò la figlia di Atlante camminando accanto al suo ragazzo.
Ma era veramente sicura di poterlo chiamare tale o erano solo amici? Ci scherzavano su questa cosa, tuttavia non si erano mai dati la conferma. Però si doveva dare la conferma oppure si sapeva e basta?
È così difficile l'amore, divina Afrodite; pensò osservando le nuvole nel cielo di un bell'azzurro.
"Non ne ho assolutamente idea. Chiederemo in giro, Raggio di Sole."
La ninfa annuì. Inspirò una bella boccata d'aria pronta per una nuova giornata nel mondo, beh reale.
***
Trovarono in pochi minuti il parco del quale aveva dato informazioni un vecchietto su una panchina nella piazza in cui si trovava Festus.
"Cosa vedranno i mortali guardandolo?" Aveva chiesto Calypso curiosa mentre se ne andavano.
Leo ci aveva pensato bene prima di rispondere che avrebbero potuto vedere solo un pollo dorato gigante dagli occhi di rubino.
***
Passarono un bel pomeriggio. Mangiarono una parte del comperato dando l'altra parte agli dei. Risero e chiacchierarono come se non ci fosse stata una guerra, come se non ci fosse la morte a dividerli, perchè anche se non ne parlavano loro ci pensavano.
Il figlio del dio del fuoco e dei fabbri era solo un semidio, il quale sarebbe potuto morire da un momento all'altro per colpa di un mostro affamato di buona e morbida carne semidivina, o semplicemente di vecchiaia. Invece Calypso?
Lei era una ninfa, aveva l'igore che scorreva nelle sue vene, aveva tutto il tempo del mondo, anzi dell'universo per fare qualunque cosa.
Si trovarono sdraiati sotto un altissimo pino, il quale ricordava tanto a Leo il pino di Thalia, quello sulla Collina Mezzosangue.
"Hai ancora fame?" Chiese la ragazza. Quando lui scosse la testa iniziò a chiudere la carta delle patatine con il peperone con il cappello messicano.
L'ispanico aveva la testa appoggiata sulle cosce di Calypso fasciate da dei jeans chiari. Li avevano comprati il giorno stesso in cui erano partiti. Sicuramente non sarebbe potuta stare con la leggera tunica greca.
"Leo?"
"Uhm?"
"Ti mancano?"
"Chi?"
"I tuoi amici al Campo Mezzosangue."
"Certo che mi mancano, come il ketchup sulle patatine fritte del Mc Donald's."
"Allora perchè sei tornato? Io-"
"TU sei la persona per la quale il mio cuore batte e ogni volta che dici, o semplicemente sorridi ho la conferma che qui accanto a te è l'unico posto in cui vorrei essere, non cambierei idea anche se mi offrissero un'officina super fornita di cose super divine, o per tutti i tacos del mondo, e sai che amo i tacos. Poi l'avevo promesso sul fiume Stige."
La bionda si sciolse la treccia. I capelli le ricaddero scomposti sulle spalle e il sole del pomeroggio li rendeva quasi accecanti agli occhi marroni del semidio.
"Quindi... sono la tua fidanzata?"
Il semidio si sedette davanti alla ninfa, le prese il viso tra le mani callose per il troppo lavoro con ferri e fuoco, infine la baciò.
Unì le loro labbra con delicatezza e neanche loro potrebbero esprimere le sensazioni di quel momento.
Quando si staccarono i capelli di Leo stavano fumando.
"Puoi metterci la mano nel fuoco, babe."
Calypso rise alla stupida battuta di quello stupido scarabocchio abbrustolito uccisore di innocenti tavoli da pranzo.
"Mi ci butto nel fuoco, babe." E lo baciò.
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