CAPITOLO 4
Erano passati giorni da quella nostra litigata e io e Justin non ci eravamo più rivolti la parola se non davanti ai miei genitori.
L'ultima cosa che ci serviva era dar loro un motivo per cui preoccuparsi.
Avevo passato il sabato mattina a studiare, lunedì sarei tornata a frequentare le lezioni e avrei dovuto dare degli esami per essere di nuovo ammessa.
Non ero molto preoccupata, ero convinta di poter fare delle buone prove, Hanna aveva tenuto Danger fino a mezzogiorno così io ero riuscita a studiare senza distrazioni.
"Quando gli parlerai?"Alzai lo sguardo dalla pentola puntandolo negli occhi di Hanna, mi guardava dondolandosi sui talloni con Danger fra le braccia.
"Di cosa parli?" mi portai un dito alle labbra succhiandolo, "Dannazione, è troppo salato" gemetti alzando gli occhi al cielo.
"Sei uscita con quel Jace altre tre volte negli ultimi sette giorni" disse colpendomi con il gomito alle costole, "E tu e il tuo ragazzo non vi parlate da una fottuta settimana".
Socchiusi gli occhi osservando la mia immagine riflessa nell'acciaio del piano cottura, avevo gli occhi stanchi e le labbra secche.
Una ciocca di capelli mi cadeva davanti agli occhi, scappata dall'elastico grigio.
L'ultima settimana era stata terribile, Justin si alzava spesso la notte quando Danger iniziava a piangere ma eravamo entrambi stanchi e decisamente provati.
Io e Jace eravamo usciti altre tre volte insieme mentre Danger non c'era, e Justin era agli allenamenti con i ragazzi.
Parlavamo di cose semplici e mi stavo rendendo conto di quanto mi mancasse l'avere una vita normale.
"Non lo sto facendo perchè voglio una reazione da parte di Justin" strinsi le dita attorno al bordo del ripiano, "Ma se solo avessi sentito ciò che ha detto, lui-" scossi la testa mordendomi il labbro.
Hanna alzò gli occhi al cielo mettendo Danger sullo sgabello.
"Ti ha visto prendere un caffè con un altro ragazzo, Ev" incrociò le braccia al petto, "E' solo geloso".
"Ne avevamo già parlato, mi aveva promesso che avrebbe allentato la presa e invece" chiusi gli occhi sedendomi sulla sedia di fronte a Danger, "Siamo di nuovo punto e a capo".
Hanna sospirò passandomi il biberon pieno di tè al finocchio, la pediatra me lo aveva consigliato per alleviare il malumore di Danger.
Negli ultimi giorni era più irrascibile e dormiva molto meno.
Sembrava che si fosse messo d'accordo con quell'idiota di suo padre.
"Ha solo paura di perdervi" chiusi gli occhi mentre Danger leccava il cucchiaino.
"E' continuando così che ci perderà".
Guardai i piccoli occhi di Dan, erano dello stesso colore dei miei ma avevano la stessa velatura di verde che c'era in quelli di Justin.
Mi osservava in silenzio mentre parlavo come se mi ascoltasse davvero e mi sarebbe piaciuto sapere se aveva qualcosa da dirmi.
"Chris mi aspetta al ristorante" Hanna si allungò afferrando il cappotto, "Dovrà chiedermi scusa in ginocchio, è tanto che mi presenti" ringhiò alzando gli occhi al cielo.
Feci una smorfia, "E poi sono io quella che dovrebbe essere più compensiva".
"Il tuo ragazzo non ti ha gridato addosso mezzo ubriaco" strinse le mani in due pugni ai lati del corpo prima di lasciarsi andare ad un sospiro.
Chris ed Hanna non stavano passando un bellissimo momento, mio fratello le si era presentato sotto casa mezzo ubriaco e aveva iniziato a inveire contro di lei.
Hanna era sconvolta, non aveva reagito affato bene comprensibilmente e lo aveva piantato tornando a vivere da sua madre.
Però sembrava aperta al dialogo, ero certa che avrebbero risolto e che di lì a pochi giorni sarebbero tornati a vivere insieme.
Si piegò prendendo le guance di Danger fra le dita e gli baciò il naso.
"Dov'è il mio bambino preferito?" lo sbaciucchiò in ogni centimetro del viso, "Amore di zia".
Sorrisi mentre Danger faceva una smorfia strofinando la fronte contro la guancia di Hanna.
Quando se ne andò guardai Dan tornare a mangiare, stava diventando uguale a Justin in ogni piccola smorfia che faceva e non aveva neppure un mese.
Non c'erano dubbi che fosse suo padre.
Sorrisi mentre finiva l'ultimo cucchiaino di minestra di riso, il cellulare si illuminò da sopra la tavola e mi allungai per raggiungerlo.
Da Chaz:
Questa sera c'è un incontro al vecchio porto alle 21.00, non so se Justin te ne abbia parlato ma credo che dovresti saperlo.
Chiusi gli occhi trattenendo uno schizzo d'ira, Danger emise un gemito allungando le mani verso di me.
Lo presi in braccio e lo abbracciai cercando di calmarmi.
Perchè non sapevo nulla di quell'incontro? Justin non me ne aveva minimamente parlato.
A dirla tutta Justin non mi parlava più da una settimana su nulla, ma sugli incontri non potevo stare zitta e fare finta di niente.
"Che ne dici" gli accarezzai i capelli stringendolo contro la mia spalla, "Andiamo a vedere papà stasera?"
Danger mugolò qualcosa contro la mia spalla stringendo la stoffa della mia maglia fra le dita.
"Beh, sappi che tuo padre prima si prenderà una bella strigliata dalla sottoscritta per non averci detto niente".
Passai una mezz'ora a camminare avanti e indietro per la stanza prima che Danger si addormentasse e potessi portarlo nella sua stanza.
L'orologio segnava quasi le due e sapevo che di lì a poco Justin sarebbe tornato a casa.
Mi sarebbe piaciuto uscire con una banale scusa lasciandogli un bigliettino dove dicevo che andavo a fare la spesa o a fare shopping.
Tuttavia mi imposi di non muovermi dal divano in pelle lucido fino a quando la porta non si sarebbe aperta.
Puntualmente, venti minuti dopo, la serratura attirò la mia attenzione e puntai lo sguardo all'ingresso mentre la porta cigolando si apriva.
Justin alzò lo sguardo dai fogli che teneva in mano puntando gli occhi nei miei.
Mi accorsi che era da un po' che non ci guardavamo dritti in faccia, prima sembrava così normale.
Camminò lentamente nella mia direzione sfilandosi la felpa nera e restando con solo una maglia a mezze maniche sopra i jeans sbiaditi.
"Dorme?"
"Si" annuii.
Era la conversazione più lunga che avessimo avuto nell'ultima settimana e il sol pensiero mi faceva contorcere lo stomaco.
Ci stavamo comportando come due ragazzini.
Si passò le dita fra i capelli tirando le punte verso l'alto e lasciò cadere accanto alle mie gambe i fogli che prima stava stringendo fra le mani.
"Sono i moduli per l'ammissione" disse indicandoli, "Devi presentare l'esame lunedì".
"Lo so" mi schiarii la voce, "Avevo già chiamato".
Sembrò incerto su cosa dire a quelle parole così restò zitto serrando la mascella.
"Perchè non andiamo a cena fuori questa sera?" proposi mentre davo uno sguardo ai fogli prestampati.
I suoi occhi si sgranarono mentre il mio sguardo puntava dritto nel suo, mi alzai in piedi e feci un passo nella sua direzione calpestando il tappeto.
"O forse hai qualche altro impegno?"
Gli occhi gli furono accesi da una scarica di adrenalina, strinsi le mani in due pugni ai lati del corpo in attesa di una risposta e sentii gli occhi bruciare.
Stavo cercando di prepararmi mentalmente alla sfuriata che avremmo avuto ma la verità era che quando si trattava di Justin non ero mai pronta.
"Lo sai, non è così?" mi morsi il labbro ed annuii.
La sua voce era spezzata e per un attimo mi sembrò sofferente davanti a me.
"Quando pensavi di dirmelo, sono venuta a saperlo da Chaz" digrignai i denti facendo un passo verso di lui arrivando a pochi centimetri dal suo petto che si alzava e si abbassava troppo veloce.
"Sono giorni che non ci rivolgiamo la parola, avrei dovuto dirti che questa sera combatto?" sgranò gli occhi, "E come avresti reagito, mh?".
Sbattei le palpebre mentre proseguiva, "Io lo so, ti saresti infuriata e non ci saremmo parlati per un'altra settimana del cazzo".
Mi morsi la lingua stringendo i lembi della maglia fra le mani, mi sembrava di essere in una partita a scacchi che avrei quasi sicuramente perso.
"Jane ha chiesto di tenere Danger questa sera" deglutii cacciando indietro le lacrime che non capivo perchè volessero uscire, "Non voglio portarlo in quella merda".
Non stavo sbagliando, eppure mi sentivo come se tutto ciò in cui avevo sempre creduto si stesse sgretolando davanti ai miei occhi.
"Perciò verrai?"
Feci un passo in avanti sentendo il suo respiro contro la punta del naso, era caldo e se ispiravo più profondamente riuscivo a sentire anche il profumo del suo dopobarba.
In questi giorni non ci avevo più fatto caso, credo che la minor distanza sia stata due metri a tavola.
"Non lo so" chiusi gli occhi, "Non so più niente da quando hai-".
Le parole mi morirono in gola mentre le lacrime occupavano i miei occhi, mi mancava così tanto e lo stavo realizzando nel momento in cui avrei dovuto essere più forte.
Justin inspirò e mi strinse il polso.
"Forse per una volta non serve che qualcuno abbia ragione" sussurrò piantando la fronte sulla mia, "Forse per una fottuta volta dovremmo provare a fare le persone mature, non credi?"
Mi morsi il labbro più forte annuendo, "Siamo dei pessimi genitori, vero?"
"Evelyn" sospirò prima di passarmi le mani attorno al viso, "Se litighiamo questo non vuol dire che tu non sia una buona madre per Dan o che io non sappia fare il padre, significa solo che dobbiamo risolvere i nostri problemi per riuscire a recuperare".
Chiusi gli occhi mentre mi asciugava le lacrime che mi avevano bagnato le guance.
"Perchè non me lo hai detto?" domandai stringendogli la maglia con le mani, "Dovevi parlarmene".
Justin emise un sospiro passandomi una mano fra i capelli, mi accarezzò piano la nuca per qualche decina di secondi prima di rispondere.
"Per lo stesso motivo per cui tu non mi hai detto che uscivi con quel ragazzo" rispose.
Strinsi le labbra, non riuscivo a trovare un modo per fargli capire che Jace non avrebbe mai infierito con i sentimenti che provavo per lui.
Lo amavo, era il padre di mio figlio e questo non sarebbe mai cambiato.
"E' una brava persona"sussurrai.
Lui non rispose e abbassò la testa per guardarmi negli occhi,
"Non gli permetterò di portarti via da me".
"Lui non-" deglutii, "Non vuole allontanarmi da te, posso assicurartelo".
Justin alzò gli occhi al cielo staccandosi da me.
"Evelyn" chiuse gli occhi dandomi le spalle, "Ho rischiato di perderti una volta, per colpa di uno stupido incidente, in quel momento ho pensato che te ne saresti andata per sempre e non so dirti quanto ho pregato che non te ne andassi" vidi i muscoli delle braccia irrigidirglisi mentre stringeva le mani in due pugni ai lati del corpo, "Adesso che sei qui non permetterò a nessuno di portarti via e puoi raccontarmi tutte le merdate che vuoi su Jace, io non cambierò posizione".
Chiusi gli occhi, forse stavo realizzando che Justin mi amava davvero più della sua stessa vita e che adesso che era padre di mio figlio, adesso che eravamo in due, non avrebbe permesso a niente di farci del male.
"Scusa" sussurrai in un sospiro, "Avevo dimenticato quanto ci amassi".
Justin piegò la testa di lato respirando profondamente, mi sentivo come una bambina in quel momento quando quel posto avrebbe dovuto ricoprirlo Danger.
Diamine, sarei dovuta essere io quella matura.
"Ti amo tanto" sussurrò piantano gli occhi nei miei.
Sorrisi mordendomi il labbro, "Anche io".
Mi prese il viso fra le mani e mi lascio un lungo bacio che mancava da troppi giorni.
Danger meritava dei genitori felici e uniti, non potevo permettere che qualcuno rovinasse la vita di mio figlio, non potevo rischiare tutto per un ragazzo.
Il campanello suonò attirando la nostra attenzione e i muscoli delle braccia di Justin si tesero, corrugai la fronte gettando un'occhiata alla porta.
Quando questa si aprì il mio cuore perse un battito e Danger dalla stanza accanto iniziò a piangere.
"Cassie" la voce di Justin si fece debole, "Mamma".
*Nota autrice
Ciao a tutte, meraviglie!
Spero che la storia continui a piacervi, vi leggo
sempre e vi ringrazio per tutto il sostegno che mi date.
Scusate se ci metto un po' a scrivere i capitoli ma come
saprete mi sto occupando di una nuova storia "Un
vicino di troppo" sempre su Justin Bieber, e mi dedico
molto di più a quella visto che questo sequel non era
in programma.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie a tutte quelle che
voteranno o lasceranno un piccolo commento. Siete sempre
tantissime e non so davvero come ringraziarvi.
Un bacio.
Lara (Bieber23).
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