0.1
5 mesi prima.
Nessun viaggio in macchina le sembrò così lungo in vita sua, sembrava che si trovasse chiusa in quella Audi nera opaco da ore ormai, Selene sentiva i suoi genitori parlare tra di loro in modo spensierato, anche se non lo erano poi così tanto, mentre lei si sentiva morire.
Il cuore le batteva forte e lo sentiva in gola, era arrabbiata e forse anche un po' delusa dai propri genitori. Non capiva perché avessero preso questa decisione, lei si sentiva bene con se stessa. Lei non aveva bisogno di niente del genere.
«Quanto manca?» si ritrovò a chiedere con la testa appoggiata al finestrino mentre vedeva i grandi edifici passarle davanti.
«Siamo quasi arrivati tesoro» sua madre rispose in modo dolce, sapeva che sua figlia non stava affatto prendendo bene la loro decisione ma sapeva anche che era l'unico modo per far sì, che lei potesse stare di nuovo bene.
Ogni cosa la stavano facendo per il suo bene, perché la amavano e volevano vederla di nuovo felice e soprattutto perché a loro mancava la loro piccola bambina.
Finalmente dopo una buona mezz'ora arrivarono a destinazione, il signor Clark fermò la macchina nel grande giardino, spense il motore e insieme a sua moglie e sua figlia scesero dalla vettura.
Selene puntò i suoi occhi sul grande edificio che aveva posto davanti, i muri erano bianchi e tantissime finestre affacciavano lì nel giardino in cui erano situati, un brivido le percorse la schiena, quel luogo sembrava una prigione.
Una donna uscì dalla porta a due ante, erano di un grigio scuro e trasmettevano malinconia e tristezza, Mandy, la direttrice di quel luogo si fermò davanti alla madre di Selene, le sorrise cordialmente e la salutò con gentilezza.
«I signori Clark?» chiese con voce stridula, anche se sapeva benissimo chi fossero, Selene era l'unica ragazza nuova ad arrivare lì quel giorno.
«Sì, lei è Selene, mia figlia» sua madre prese la menzionata per un braccio avvicinandola a sé, mentre suo padre era intento a tirare fuori la valigia dal bagagliaio della loro auto.
Dopo diversi minuti di conversazione la donna si allontanò di poco da loro permettendo così ai tre di salutarsi.
«Tesoro io...» sua madre provò a parlare ma la ragazza dai capelli neri come la pece la fermò.
«Sì sì ci si vede» disse in modo freddo prendendo la valigia e appoggiando la piccola sacca sulle spalle.
Selene non aveva intenzione di restare un minuto di più con i suoi genitori, non aveva alcuna voglia di sentire sua madre dirle che lo stavano facendo per il suo bene e di vedere suo padre annuire a qualsiasi cosa dicesse la donna.
Perché suo padre era così, a lui poco importava ciò che lo circondava, ad occopurasi di tutto era sua moglie, donna forte e sicura di sé, con un carattere molto più autoritario rispetto a quello dell'uomo al suo fianco.
Uno sbuffo uscì dalle labbra della giovane donna mentre i suoi occhi si fissarono su Mandy, che aveva assistito a tutta la scena ma decidendo comunque di restare in silenzio.
Insieme entrarono nel grande edificio e la ragazza si guardò intorno, c'erano persone che si aggiravano per i corridoi, un forte chiacchiericcio le arrivò alle orecchie e d'istinto iniziò a massaggiarsi le tempie iniziando già a sentire un forte mal di testa colpirla.
Mandy la guardava con un grande sorriso sul volto, era una donna bella e presentabile, una gonna a tubino le copriva le gambe snelle e lunghe e un camicia chiara il seno, gli occhi gentili erano puntati sulla ragazza davanti a sé e un sorriso genuino accompagnava il tutto.
«Seguimi, così ti mostro la tua stanza» Selene annuì svogliatamente e iniziò a seguire la donna con passo pesante.
Ancora si stava chiedendo perché i suoi genitori le avessero fatto questo, lei non aveva bisogno di stare in quel posto, non aveva bisogno di un centro di recupero, non aveva bisogno di tutto ciò perché lei non era una cazzo di alcolista, ma evidentemente i suoi genitori non la pensavano in quel modo. Non dopo quello che era successo almeno.
Selene guardava la donna che si inoltrava in un lungo corridoio del secondo piano ancora più spoglio dei piani precedenti, si fermò davanti ad una delle tante porte presenti lì, con sopra scritto B16 e inserì un codice prima di lasciar aprire la porta e permettere a Selene di entrare e così fece la ragazza, si inoltrò nella piccola stanza, i suoi occhi vagarono velocemente dal letto singolo alla piccola finestra sulla sinistra e poi su una porta marrone mogano posta di fronte al letto, essa portava al bagno.
«Questa è la tua stanza, mettiti comoda. Tra un'ora la cena sarà pronta, la mensa si trova al piano terra» Selene neanche stava ascoltando ciò che le diceva Mandy ma la donna continuò incurante «Domani mattina avrai il tuo primo incontro con la psicologa e nel pomeriggio ci sarà l'incontro di gruppo» Selene si morse le labbra sulle ultime informazioni, un incontro di gruppo? Era forse una di quelle cose che si vedono nei film dove un gruppo di alcolisti si incontra e poi raccontano delle loro vite? Sentì il suo cuore perdere un battito, quel posto le sembrava sempre di più una prigione.
«A più tardi Selene» Mandy le diede un ultimo saluto gentile e poi uscì da quella stanza, appena divenuta di Selene.
Come il suono della porta chiudersi risuonò nella piccola stanza con le pareti bianche, Selene alzò finalmente i suoi occhi dal pavimento marrone scuro.
Si guardò stranita - o forse era solo triste - intorno e quando vide la sua valigia lì al suo fianco, solo allora, iniziò a realizzare cosa fosse appena successo. Le sue mani iniziarono a tremare e le sue gambe non la reggevano più, senza neanche rendersene conto si ritrovò per terra, sul pavimento freddo e sporco, le lacrime iniziarono a scendere incontrollate sulle guance e i singhiozzi che uscivano dalla sua bocca erano l'unico suono in quella stanza piccola e deserta.
Le seguenti ore passarono così, Selene nè si alzò da quel pavimento freddo, né decise di dare una seconda occhiata alla stanza, non scese neanche per la cena ma rimase lì, con la sua borsa al suo fianco e le lacrime che continuavano a scendere. Non si fermavano, non riusciva a fermarle. Come poteva? Si ritrovava in uno squallido centro di recupero sola, senza nessuno al suo fianco, solo lei e la sua sofferenza.
Selene continuava a chiedersi perché i suoi genitori le avessero fatto questo, senza capire che in realtà loro stavano cercando solo di aiutarla, senza capire che loro volevano solo il suo bene, perché non poteva continuare così, non poteva continuare a bere ed ubriacarsi, non poteva lasciar andare la sua vita in questo modo, aveva solo diciannove anni, non poteva lasciarsi distruggere in quel modo.
Ma questo Selene non lo capiva, lei non si reputava un'alcolizzata, non si vedeva in quel modo, per lei stava bene e i veri mostri di quella storia, per la ragazza, erano i suoi genitori.
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SCIAO!
Ecco a voi il secondo capitolo, non è un granché e mi sono anche resa conto che i capitoli di questa storia sono più corti ma onestamente mi va bene così, non voglio allungarli e renderli noiosi.
Grazie come sempre per essere anche qui e spero che la storia - anche se stiamo solo al secondo capitolo - sia di vostro gradimento.
I love you ❤️
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