"Non diventerò mai un Hero"
Se ne accorse tardi.
Era veramente tardi quando si risvegliò.
La sua mente tornó lucida quando realizzò che si trovava di fronte a Uraraka, con un coltello nella mano destra.
Cosa stava facendo?
Perché era lì?
La ragazza aveva un volto terrorizzato.
Midoriya si guardó le mani e le vide sporche di sangue. La stessa cosa per i vestiti.
Si guardó intorno con gli occhi spalancati.
Vide il corpo della sua migliore amica, Ai Kirishima. Solo che lo vide... Per terra. Pieno di sangue. Con un coltello infilzato nel petto.
Intuì subito che era stato lui a ucciderla.
Spostó lo sguardo poco più in là, e vide Todoroki con gli occhi sgranati, che fissava Ai.
Quindi l'aveva uccisa da poco?
Lanció un'occhiata a Uraraka per vedere se era rimasta ferma, poi sì avvicinó a Shoto.
Il ragazzo, quando vide che il villain si stava avvicinando a lui, indietreggió.
«Todoroki...»
«Non rivolgerti a me così! Hai ucciso la mia ragione di vita!» indicò Ai con lo sguardo. «Non provare a fingerti buono... Un'altra volta!»
Deku abbassò lo sguardo. «Non so cosa mi sia preso... Non ero in me!»
«Smettila di parlarmi! Vattene!»
Il verde sospirò, e quando vide l'apatico Todoroki piangere, si rese conto pienamente di che guaio aveva combinato.
Tuttavia, era come se non fosse stato lui a fare tutto ciò, come se un'altra persona avesse preso il controllo del suo corpo.
Non era in lui.
Provó a spiegare i suoi pensieri a tutti i presenti, ma nessuno gli credette.
Se lo sarebbe aspettato. Dopotutto anche lui, se fosse stato nella loro situazione, non avrebbe creduto a se stesso.
Infatti non ci credeva neanche lui.
Come aveva potuto uccidere una persona?
Per quale ragione?
E magari, data la situazione, non era la prima volta che accadeva.
«Ragazzi... Io vi voglio aiutare! Voglio fare qualcosa!»
«Hai già fatto abbastanza, Midoriya...» commentò Iida, trattenendo le lacrime.
Izuku si sentì tradito. Provó la stessa sensazione che probabilmente avevano provato gli altri, quando scoprirono che lui era passato dalla parte dei villain.
«Andiamocene. Qui abbiamo finito.»
Midoriya si giró e vide Tomura Shigaraki. Spalancò gli occhi. «No... Non voglio venire con voi! Non sono un villain!»
Jirou scoppiò a ridere, nervosamente. «Seriamente?! Hai seriamente il coraggio di dire che non sei un villain?! Ma ti senti quando parli?!»
La ragazza non aveva tutti i torti.
Midoriya non sapeva cosa risponderle, quindi la ignoró e si avvicinò a Uraraka.
Cercó di afferarle una mano, ma lei, spaventata, indietreggió.
«Uraraka...» tentò di parlare, ma la ragazza si tappó le orecchie, tenendo d'occhio il pugnale che aveva in mano il ragazzo.
Midoriya si ricordò di averlo, quindi lo molló, facendolo cadere a terra. Sussurró: «Va tutto bene...»
Ma lei continuava a tremare.
Il ragazzo non capì il motivo di tutto questo terrore. D'accordo, aveva ucciso una persona e probabilmente stava per uccidere anche lei, ma così stava esagerando.
Iniziò a perdere la pazienza. «Cos'hai?! Perché non parli?! Il gatto ti ha mangiato la lingua?!»
Non capiva perché lei non parlasse.
Che codarda.
Lei indietreggió ancora, ma Midoriya la fermò prendendola per il colletto della maglia. «Vuoi dirmi che ti prende Uraraka?!»
Lei chiuse gli occhi, spaventata.
Il ragazzo sbuffó e la spinse a terra. Borbottó qualche insulto rivolto alla castana.
Lei scoppiò a piangere.
Katsuki si avvicinò ai due. «Deku, che cosa ti prende?!»
Midoriya lo guardó. «Non intromettersi, Bakugou.»
Bakugou smise di camminare, fermandosi davanti a Midoriya.
«Sai una cosa, Nerd? Preferivo quando mi chiamavi Kacchan. Preferivo quando eri un idiota senza quirk che si sottometteva a me, o quando all'improvviso ti è apparso il quirk e volevi diventare un hero e superarmi! Così... Mi fai veramente schifo.»
Midoriya spalancò gli occhi. Poi cambiò espressione, assumendone una di superiorità. Ghignó. «Non si può piacere a tutti, Bakugou. Sappi che l'odio è reciproco.»
«E io che stavo cominciando ad apprezzarti... Stavo facendo male.»
Midoriya sentì un dolore al petto, all'altezza del cuore. Sembrava che il suo cuore avesse emesso un "crack". Katsuki era... Deluso? Da lui? Aveva iniziato ad aprezzarlo? Quindi recentemente non lo odiava più? Ma adesso gli faceva... Schifo...?
Cosa stava facendo?
Non riuscì a esprimere i suoi sentimenti come voleva. La sua parte cattiva stava prevalendo. Scoppiò a ridere. «Già, facevi molto male.»
Uraraka, finalmente, trovò il coraggio di parlare. «Deku... Prima hai detto che è come se non fossi tu, quando fai queste cose... Come se fossi un'altra persona... Quindi dimostramelo! Ti prego!»
Midoriya, però, non fece una mossa.
«Meglio se lasci stare» sbottó Kacchan.
«Bakugou... Io rivoglio indietro il Deku di una volta!» protestò la ragazza.
«Rassegnati!». Katsuki perse la pazienza. «Lui non tornerà! Anzi, non so neanche se sia mai esistito quel Deku che tutti conosciamo!»
Anche Midoriya perse la pazienza. Si avvicinò a Bakugou, tirando fuori un coltello.
Il biondo ghignó, per niente spaventato da lui. «In ogni caso, rimango sempre più forte di te. Tu hai bisogno di armi per uccidere. Usi sempre coltelli. Io se volessi farlo, potrei uccidere con le esplosioni.»
«Questo non lo nego. Infatti diventerò più forte di te, ti batterò e ti uccider-»
Kirishima corse e si piazzó in mezzo ai due ragazzi urlando: «No!»
Scoppiò a piangere. «Non uccidere Bakugou! Non farlo! Per favore!»
In quel momento Izuku sentì un forte dolore al petto.
Stava facendo soffrire così tanto la gente? Non era una cosa così negativa uccidere... No?
Osservò uno a uno i suoi amici. O forse sarebbe meglio dire, ex amici.
C'era chi aveva volti disperati, chi terrorizzati, chi arrabbiati... Era tutto per colpa sua? Era lui che aveva fatto tutto questo? Voleva davvero fare queste cose? Voleva perdere così i suoi amici?
Riguardo all'ultima domanda... Anche se non avesse voluto, li aveva già persi. Anche se c'era qualcuno che sperava che Midoriya tornasse indietro, quel qualcuno aveva capito che non sarebbe mai successo.
E questo lo sapeva anche il verde. Ormai lui era un villain, sia mentalmente, sia fisicamente. Non sarebbe cambiato.
Si sentì la sirena della polizia avvicinarsi, per provare ad arrestarlo.
Izuku ghignó. «Ci si rivede, perdenti.»
Un sorriso inquietante si dipinse sul suo volto. Poi si allontanò, saltando sui tetti.
Mentre stava scappando, gli risuonavano tre parole nella mente. Tre crudeli parole, alle sue orecchie molto fastidiose, come il ronzio di una zanzara.
Inconsapevolmente, però, sapeva che quelle parole indicavano la realtà.
"Sono un mostro"
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