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Chapter 29

Il presentatore inizia ad annunciare i nomi degli sfidanti mentre io continuo a guardarlo con le lacrime agli occhi. Continuo a ripetermi che non devo piangere, ma è difficile non farlo.

Perché avrei voglia di spaccare tutto,
di distruggere ogni cosa
di distruggere anche te se solo ne avessi le capacità,
proprio come tu hai fatto con me.
E invece mi ritrovo a distruggere me stessa.
A fare finta che tutto questo possa andare bene,
che tu c'è l'abbia ancora un cuore o una coscienza anche quando tutti gli avvenimenti mi dimostrano il contrario.
A ferire e illudere me stessa

I due ragazzi si guardano un attimo e si stringono la mano per poi iniziare ad azzuffarsi.
Lo sfidante sembra essere in vantaggio all'inizio, ma con un pugno allo stomaco secco, Matt sembra tornare in vantaggio.

Chiudo gli occhi per cercare di non penare più a quello che sta succedendo accanto a me. Io, che sono sempre stata contro la violenza, mi ritrovo a vivere con un ragazzo che la pratica come sport.
Mi guardo intorno e quasi tutti gli spettatori non levano gli occhi di dosso al ring. Alcuni sono a favore di Matt e altri del ragazzo che, da come ho capito si chiama Brendon.
Ci sono infine altre 2 persone, suppongo i due sponsor di Matt e di Brendon, che cercano di pendere più soldi possibili con le scommesse.

E adesso conosco sul serio il mondo  che mi circonda.
È cattivo, triste e spietato.
Ci sono due persone che lottano e che potrebbero farsi del male sul serio e loro urlano contenti.
Nel loro linguaggio contorto un pugno dato è uguale ad un esulto e un punto ricevuto è uguale a un fischio.
Nel loro modo di pensare c'è posto solo per il divertimento, l'adrenalina e per nessuno conta più il resto.
Non contano più i baci,
gli abbracci,
le carezze.
Quei gesti che ti scaldano il cuore e spengono per un attimo il cervello.

Più conosco il mondo e meno ne sono entusiasta: Ogni giorno che passa mi conferma nel mio giudizio sull'instabilità dei caratteri e sullo scarso affidamento che va fatto su ciò che può apparire merito o ingegno.
Jane Austin

Ad un certo punto un rumore tonfo fa girare tutti gli sguardi verso l'uomo che è appena entrato all'interno del magazzino. Lo guardo meglio e solo alla seconda occhiata mi rendo conto che si tratta del buttafuori di prima. Preoccupata, cerco di mimetizzarmi tra la folla, ma mi avvicino di più a lui quando mi rendo conto che non sembra volermi cacciare via, sembra più che altro preoccupato.
«Gli sbirri, stanno arrivando dobbiamo andarcene di qui.» dice in modo chiaro, ma veloce iniziando a prendere le sue cose.

Subito scoppia il panico tra la folla e in meno di un secondo tutti stanno già correndo verso l'uscita creando una grande confusione. Anche Matt smette di prendersi a pugni e inizia a prendere in fretta e furia tutte le sue cose mentre si guarda intorno, probabilmente alla ricerca di Alan e degli altri. Io, invece, ancora scossa  dall'accaduto, rimango immobile e continuo a fissare quel ring fino a quando una voce femminile non mi richiama.

«Vieni, dobbiamo muoverci, sta arrivando la polizia.» mi dice scuotendomi per il polso per farmi uscire dal mio stato di trans.

«Ok.» riesco solo a dire in un sussurro mentre inizio a correre con lei e con il resto degli amici di Matt.

Dopo vari spintoni e gomitate riusciamo ad uscire da lì anche se, in mezzo alla folla non troviamo più Alan e gli altri. Matt arriva subito dopo di noi e tira un sospiro di sollievo quando si guarda intorno, probabilmente perché c'è ancora tempo per scappare.
Subito dopo si guarda intorno e solo allora mi vede e il suo viso sbianca, visibilmente sospeso di trovarmi li, ma si avvicina comunque a noi.

«Dobbiamo andarcene in fretta di qui.» dice Maria senza dargli il tempo di poter chiedere altro. 

«Avete visto Cameron e gli altri? Sono venuto con loro quindi non ho il motorino.» chiede lui allarmato e non smettendo di fissarmi neanche per un secondo.

So che vorresti chiedermi tante cose.
Te lo leggo negli occhi.
So che sei arrabbiato.
So che sei curioso.
Ma, per la prima volta nella mia vita, ci leggo anche qualche altra emozione in quegli occhi tanto limpidi.
Forse la paura.
Ma non credo sia così.
Perché non lasceresti mai che nessuno vedesse un'emozione del genere dentro di te.
Sei troppo orgoglioso per farlo.

«Li abbiamo persi di vista mentre correvamo.» gli rispondo io che, fino  ad adesso, non sono riuscita ad aprire bocca.

«Dobbiamo trovarli o trovare la loro macchina.» esordisce lui spostando lo sguardo altrove.

«E il mio motorino? Lo lasciamo qui?» chiede Maria allarmata.

«Quel motorino fa schifo, te ne ricompro io un altro se non veniamo arrestati.» la tranquillizza lui mentre chiama Cameron.

«Quella è la macchina di Alan.» dice Maria indicandola.
La raggiungiamo in fretta e furia e solo dopo ci rendiamo conto che non c'è nessuno al posto del guidatore. Ci guardiamo intorno in cerca degli altri, ma il rumore delle sirene della polizia ci fa sbarrare gli occhi terrorizzati.

«Guida tu.» dicono nello stesso momento Maria e Matt puntandosi il dito contro. Sembrano due bambini, ma qualcosa mi dice che c'è qualche altra cosa sotto per lo strano atteggiamento di Matt.

«Che c'è, hai paura Matt?» lo sfida Maria con lo sguardo e per la prima volta lui non ribatte subito dopo con la solita frase:"Matt non ha paura di nulla."

«Non ho paura.» dice alla fine dopo un paio di secondi di silenzio non guardando neanche Maria negli occhi.

E adesso ne ho la conferma.
Un po' di paura ce l'hai.
E adesso sono io a chiedermi il perché.
Sono io a volerne sapere di più.
Ma so che le mie domande non avranno mai risposta.
Perché tu sei fatto così.
Lasci che tutti entrino nella superficie della tua anima, ma non permetti mai a nessuno di penetrarci dentro.
Ti proteggi bene, ci sono dei muri spessi a difenderti e tutte le volte che provo a superarli ne trovo altri ancora  più spessi.
E sono ancora qui a chiedermi se ci sia davvero qualcuno al mondo di cui ti fidi ciecamente.

«Allora sali su questa dannata macchina e portaci fuori di qui, porca puttana.» esordisce Maria arrabbiata e preoccupata.

«Nessuno mi da ordini.» dice lui subito dopo torreggiandola con lo sguardo sorprendendomi.

A volte penso che tu abbia una doppia personalità.
Perché non è possibile che un attimo prima tu sia spaventato e indifeso e l'attimo prima tu sia pronto ad azzannare e distruggere tutto quello che ti capita a tiro.
E mi chiedo quale delle due sia davvero la tua anima e quale tu stia usando come scudo per proteggere l'altra.

«Non è un ordine, è solo un invito a salire su quella macchina e iniziare a guidare.» dice Maria cercando di mantenere la calma, ma so che è pronta a scoppiare.

Matt la guarda insicuro, ma poi decide di darle retta e si si siede titubante nei posti davanti, passandosi poi una mano tra i capelli per il nervosismo.
Non l'avevo mai visto così agitato.

«Devo proprio guidare io? Non puoi farlo tu?» si lamenta lui e solo allora mi accorgo che gli tremano le mani.

E ora si che inizio a spaventarmi,
perché non hai mai rifiutato una sfida,
neanche le più complicate,
le più folli,
le più strane.
Ma adesso sembri inerte, te ne stai li a combattere contro qualcosa di cui io non so niente e mi rendo sempre più conto di quanto effettivamente ti conosca poco.

«Che sta succedendo Matt?» gli chiedo allora spaventata trovando finalmente la forza di parlare.

«D...devo proprio?» dice balbettando e la cosa mi risulta quasi impossibile da una persona risoluta come lui.
Solo adesso mi accorgo che alcune goccioline di sudore gli ricadono sugli occhi e che ha il respiro corto.
Diamine, questo sembra proprio essere un attacco di panico.
Come facciamo adesso?

«Maria giuda tu, lui non ce la farà mai in queste condizioni.» le dico io mentre lo faccio scendere dall'auto.

«Io non so guidare una macchina, faremo sicuramente un incidente.»ci comunica lei allarmata.

«Sei quella più capace di noi al momento.» lei dico io amareggiata.

«Guido io, infondo questa è la mia macchina.» dice una voce dietro di noi facendoci spaventare. Sto per urlare in faccia a chiunque sia quando mi rendo conto che si tratta di Alan. Che fortuna.
Senza dire null'altro, mi aiuta a mettere Matt sui sedili posteriori della macchina per poi salire al posto del guidatore con Maria al suo fianco.

Inizia subito a guidare ad una velocità folle nel tentativo di seminare la polizia. Mi mantengo al sedile per non cadere e faccio lo stesso con Matt che sembra svuotato di tutta la sua forza.

E non capisco perché,
ma vorrei tanto farlo.
Tu che sei sempre sembrato indistruttibile adesso tremi come una  foglia e non riesci a dire una parola.
Ti sto accarezzando i capelli,
ma non sembri reagire neanche a quello e mi chiedo cosa posso fare per salvarti.
Si, perché quei mostri che tieni gelosamente dentro di te, adesso stanno avendo la meglio.
E io non so neanche con che cosa ho a che fare.
E non mi resta che darti il mio affetto e sperare che questo possa bastare.

«È un attacco di panico, devi cercare di fermarlo.» mi dice Alan mentre continua a premere il piede sull'acceleratore, fregandosene dei limiti di velocità e rimango sorpresa del fatto che Alan non sia affatto sorpreso di tutto ciò, come se già se lo immaginasse.

«Ok, Matt, adesso ascoltami, respira, fai come me.» dico respirando lentamente con il naso e con la bocca.
Lui lo fa, ma non sembra stare meglio, ha ancora il respiro affannato e sta sudando.

«Ok Matt, cerca di pensare a qualcos'altro, un ricordo bello. Famiglia, amici...» lo incinto io per cercare di distrarlo, ma ottengo l'effetto opposto, sembra quasi essersi agitato di più.

E qualcosa mi dice che sia proprio la tua famiglia il problema.
Perché in tutto questo tempo non mi hai mai parlato di loro.
E anche due anni fa, quando vivevi ancora nella loro casa, cercavi sempre di stare lontano da loro.
Ho sempre creduto che non mi avessi mai parlato di loro perché io non valevo nulla per te, ma adesso mi chiedo se sia effettivamente così.

«Merda, ci stanno raggiungendo, tenetevi forte.» dice Alan prima di premere ancora sull'acceleratore e aumentare la velocità ancora di più, ora si che ho paura che possa succedere qualcosa.

«Ok, Matt, ti ricordi quando un giorno sono arrivata a scuola con il fango tutto fra i capelli? Ho detto che una macchina mi aveva schizzata, ma la verità era che ero scivolata ed ero caduta su quella pozzanghera come era mio solito fare.» dico cercando di fargli pensare ad altro.
«Oppure ti ricordi quando sono entrata nel bagno dei maschi? Non ti stavo cercando come ti avevo detto, in verità avevo sbagliato bagno e sono finita li per puro caso.» continuo io guardandolo malinconicamente.

Lui fa un sorriso a quel ricordo e il suo respiro sembra calmarsi mentre continuo ad accarezzarli i capelli.

E non so come,
ma sono riuscita a calmarti,
forse è stata la mia voce,
forse sono stati i ricordi che ho riportato alla luce,
ma ti ho fatto stare meglio e la parte più egoista di me è felice che sia stata proprio io e nessun altro.

Continuo ad accarezzargli i capelli sudati mentre lui sembra rilassarsi sotto il mio tocco e chiude gli occhi.

«Li abbiamo seminati?» chiedo subito dopo ad Alan che sembra star rallentando.
Lui annuisce mentre la macchina diminuisce sempre di più di velocità fino ad acquisirne una normale.

Nella macchina c'è silenzio, nessuno osa dire una parola all'altro, troppo preoccupati e spaventati dalla risposta.
Maria guarda Alan come se volesse chiedergli tanto, ma non lo fa. Alan la guarda di sottecchi dolcemente, cercando di mettere una mano sulla sua gamba, ma Maria gliela toglie bruscamente.

E io invece vorrei chiedere troppe cose al ragazzo che si è addormentato con la testa sulle mie gambe.
Perché ha reagito così?
Perché ha ricominciato a combattere?
Interrogativi senza risposta.

«Non glielo chiedere.» mi dice Alan intuendo già cosa voglia fare.

«Perché? Voglio solo sapere perché ha avuto questo strano comportamento in macchina, non mi sembra di chiedere molto.» gli dico io come se la cosa fosse ovvia.

«Stai chiedendo molto, fin troppo, invece. Fidati, non te lo dirà mai e faresti meglio a non indagare oltre.» dice sapendo già cosa volessi fare.

E la sua risposta mi lascia spiazzata.
Perché allora c'è qualcuno che sa cosa è successo.
E perché avevo sempre creduto che gli amici di Matt fossero solo per convenienza e non per affetto.
Ma ora lo so.
Loro sono più importanti di me per lui.

«Mamma ha detto che Cleo si è addormentata a casa nostra e visto che non voleva svegliarla, l'ha fatta dormire a casa nostra. Puoi venire a prenderla domani mattina, prima di andare a scuola.» mi dice lei leggendo il messaggio di sua madre e tentando di alleggerire l'aria. Io annuisco ancora assorta dai miei pensieri.

Alan si ferma davanti a casa nostra e ci segno di scendere.
Scuoto Matt per svegliarlo e appena prende conoscenza di dove si trova e con chi, alza la testa bruscamente dalle mie gambe e apre la portiera, uscendo in fretta e furia dall'auto.

Che gli prende adesso?
Perché sembra così arrabbiato?
E perché sembra quasi che voglia uccidermi con lo sguardo?

Scendo anche io dall'auto e dopo aver ringraziato Alan per averci salvato la vita, lo raggiungo a passo svelto.

Lui non mi degna di uno sguardo e sembra furioso quando l'unica persona ad essere arrabbiata in questa situazione dovrei essere io.

«Che ti prende adesso?» gli chiedo quindi cercando di mantenere la calma.

«Secondo te?» mi chiede lui fermandosi davanti alla porta di casa  e massaggiandosi la fronte.

«Secondo me sei arrabbiato, ma non ne capisco il motivo. Dovrei essere io quella arrabbiata con te per avermi nascosto ancora una cosa del genere, ma sto cercando di mantenere la calma e di non arrabbiarmi.» gli dico in maniera chiara e decisa.

«Secondo me dovresti chiudere quella boccaccia che ti ritrovi e farti i cazzi  tuoi. Non me ne frega niente se sei arrabbiata o delusa o tutte quelle cazzate li da femminuccia. Io non ti ho mai chiesto che cosa facessi tu nel tuo tempo libero perché non me ne frega nulla e anche tu devi fare lo stesso. Mi hai capito o sei troppo stupida per farlo?» inizia a urlare lui stringendo i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

E quella parole fanno male,
perché io sto cercando di aiutarti,
ma tu mi lanci una lama nel petto e spingi sempre più a fondo
e chissà se la sotto c'è ancora  qualcosa da distruggere ormai.

«Capisco solo che sei solo un pazzo bipolare con problemi di gestione della rabbia.» gli urlo contro tutto il disprezzo che provo contro di lui per mascherare quanto in realtà le sue parole mi abbiano ferito.

«E tu sei solo una lurida succhiasoldi che vive a spese degli altri.» dice quelle parole con tanto disprezzo e basta questo a farmi venire le lacrime agli occhi. Perché io non sono questo e pensavo che a lui non fossero mai interessati i soldi.

«Sai, hai ragione, sono solo questo e non sarò mai niente di più, né per te, né per gli altri. Forse è meglio che me ne vada.» sussurro triste abbassando la testa e uscendo in lacrime da quella casa.

E adesso non so cosa succederà.
Ma so che per l'ennesima volta hai preso il mio cuore e l'hai fatto in mille pezzi.
Perché mentre io ti volevo aiutare tu pensavi a come distruggermi nuovamente.
E ora c'è l'hai fatta.
Perché dovunque andrò, non sarà più lo stesso tra di noi.

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