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Chapter 26

Corro per i corridoi del College come una pazza, non tanto per il fatto che non voglio arrivare in ritardo, quanto per non far scoprire a Cameron il motivo di tutta la mia fretta.

E so che ti sembrerò ancora più pazza adesso...
Ma sto solo cercando di proteggermi.
Perché l'ultima volta che mi sono fatta vedere debole di fronte a te, l'hai sfruttato a tuo favore.
Le tue belle parole mi hanno fatto illudere tanto,
Mi hai illuso così tanto che ora ho deciso di non crederti più.
Di non farmi Illudere più.
E non importa cosa tu faccia o dica perché non cambierò idea.
Perché per una volta scelgo me.
E non mi importa cosa tu ne pensi a riguardo.

Entro in aula con il fiatone e tutti quanti si girano verso di me, compresa la professoressa che mi guarda come se fossi un fantasma.

«Dovrei cacciarti.» esordisce poi guardandomi dritta negli occhi con una sicurezza che non credevo avesse.
«Ma non lo farò, non oggi almeno, ma la prossima volta non sarò così magnanimo con te, sappilo. Ora siediti e presta attenzione.» mi dice sempre con lo stesso atteggiamento, per poi girarsi e ricominciare a scrivere.

Cerco un posto vicino a Maria, ma purtroppo oggi la sfiga sembra perseguitarmi e tutti i posti accanto a lei sono stati occupati da stupide matricole che farebbero di tutto per essere anche solo guardati da lei.
A volte ancora mi chiedo come faccia una ragazza così popolare ad essere mia amica.

È che ancora non me ne capacito.
Potresti avere tutti ai tuoi piedi.
Ti basterebbe schioccare le dita.
Potresti essere ancora più popolare.
Eppure tu hai scelto me.
Tu sei la mia persona.
E io farò in modo che non scappi.

Alla fine decido di sedermi nell'unico banco vuoto in fondo alla classe sperando di non essere richiamata ancora dalla professoressa di arte.
Quanto la odio. Non vuole che nessuno si sieda nei posti infondo all'aula, come se poi la sia lezione fosse più importante delle altre.
Crede di essere tanto superiore a noi quando in realtà è qui da poco più di due mesi per non si sa quale miracolo o conoscenza, poiché non ha dimostrato in questi mesi grandi capacità.
Del resto però è molto bella e tutti gli studenti le sbavano dietro come se fosse un angelo caduto sulla terra, credo proprio che molti seguano questo corso proprio per la sua presenza.

Ad un certo punto si gira verso di noi e ci sorride calorosamente, come se avesse avuto l'idea più bella del secolo, per poi avvicinarsi a noi lentamente, cercando di non far scoprire troppo la sua gonna striminzita, sotto lo sguardo adorante e malizioso di tutti i miei compagni di corso che, da come la guardano, sembrano degli adolescenti in piena pubertà.

«Ieri sera ho corretto i vostri elaborati e devo dire che sono tutti davvero molto deludenti. Dai vostri scritti si evince un grado di maturità davvero molto basso, è tutto così superficiale che mi sono chiesta sinceramente se voi foste studenti di un college o di una scuola materna. Per questo motivo ho deciso di dare una seconda possibilità a tutti e di riproporvi questo stesso progetto in coppia, forse ne verrà fuori qualcosa di più accettabile.» dice lei mentre tutti la guardiamo come se avesse detto una cazzata, comprese me e Maria.
Ci siamo impegnate per quel progetto, non può dire che l'abbiamo scritto superficialmente, qui l'unica immatura e superficiale è lei.

«Professoressa, mi scusi, ma credo che l'argomento che lei ci abbia chiesto di scrivere sia abbastanza complicato da elaborare.» dice ad un certo punto una ragazza alzando un sopracciglio in segno di sfida.

«Deve essere difficile. Che sfizio ci sarebbe altrimenti? Siete tutti dei ragazzi intelligenti e potreste essere tutti migliori di quel che siete adesso se solo vi impegnate di più. Perciò vi richiedo di consegnarmi il progetto in coppia fra una settimana, altrimenti rimarrete con il voto che avete avuto in questo che vi posso assicurare che, tranne che per pochi, non è sufficiente.» ci dice sotto il nostro sguardo frustrato, è ovvio che dopo quelle parole nessuno oserà più tirarsi indietro, ne va della nostra dignità.

Così sotto vari sorrisi finti e sguardi felici di altri ragazzi, la prof ricomincia a spiegarci tutto ciò che dobbiamo fare.
In pratica dobbiamo scattare una foto che riguardi la violenza in tutte le sue forme e poi scrivere un elaborato dove esponiamo tutti i motivi per cui abbiamo scelto proprio quell'immagine e quali sentimenti ci suscita. In pratica lo stesso progetto che ci aveva dato da fare singolarmente, mi chiedo che cosa speri di ottenere facendo la stessa cosa in coppie. Se non sappiamo farlo da soli, figuriamoci in coppie.
Stanca di sentirla parlare sempre delle stesse cose, decido di mettere la testa sul banco e di aspettare che la lezione finisca.
Dopo mi farò dire tutto quello che bisogna sapere da Maria. Ovviamente dopo aver saputo cosa la turba tanto.

«Bene, adesso dobbiamo scegliere con chi sarete in coppia.» dice lei mentre inizia a fare i bigliettini. Diamine, non stiamo all'asilo, possiamo scegliere anche da soli il nostro compagno.
Si iniziano a sentire degli sbuffi generali e delle lamentele, fino a quando Maria non alza la mano.

«Scusi prof non potremo scegliere noi con chi stare in coppia?» dice lei con un tono stranamente gentile e affettuoso. Probabilmente è solo un modo per far cedere la prof alle sue richieste.

Lei sorride saccente prima di scuotere la testa e pronunciare un no deciso per poi continuare il suo monologo.
«Se c'è una cosa che ho notato in questa scuola è che la gente giudica ancor prima di conoscere e questo non va affatto bene. Voglio che voi vi consociate uno per uno e ciò non è possibile se state sempre con le stesse persone. Motivo per la quale sarà il caso a scegliere per voi.» ci dice poi e per la prima volta mi rendo conto di quanto effettivamente le sue parole siano vere. Effettivamente io, come probabilmente tutti gli studenti in questa classe le hanno dato della troia solo per il suo abbigliamento, senza conoscerla realmente. Mi è sempre sembrata una donna superficiale, ma a questo punto non ne sono più tanto sicura. Forse la sua è soltanto una maschera per sopravvivere al caos.

Perché il mondo è un gran caos e non è mai come tu credi che sia.
Perché sono gli uomini a renderlo così e nessuno ci può fare nulla.
Perché siamo tutti un enorme controsenso vivente.
Siamo i primi a non voler essere giudicati, ma lo facciamo continuamente contro gli altri.
Spesso diciamo di odiare una persona quando siamo solo invidiose di lei.
Diciamo di amare una persona, ma poi la tradiamo la sua fiducia.
Siamo tutti onesti, ma poi al mondo esistono i ladri.
Siamo tutti buoni, ma poi ci sono gli omicidi.
Siamo tutti premurosi, ma quando c'è bisogno veramente di aiuto non c'è nessuno pronto a soccorrerti.
Siamo tutti coraggiosi, ma quando si tratta di qualcosa di veramente pericoloso corriamo via spaventati.
Siamo tutti abili incantatori di menti in un mondo dove esserlo è l'unico modo per sopravvivere.

Cerco Maria con lo sguardo e vedo che mi guarda triste e anche io lo sono perchè, nonostante l'idea della prof sia bella, non penso che queste persone cambieranno mai idea su di me. Non mi resta che sperare che, almeno per una volta il caso sia dalla mia parte.

«Salliver e Hall.» fa il nome della prima coppia e le due ragazze si guardano con odio. Cominciamo bene.

«Green e Lewis.» dice e i due invece si battono il cinque contenti.

«Turner e Hill.» dice e i due iniziano a scambiarsi dei baci immaginari.

«Moore e Clark.» dice la prof annunciando il cognome di Maria.
Lei sbuffa frustata non appena si rende conto che si tratta di uno dei tanti ragazzi che le fanno la corte e che già la sta assillando chiedendole il  numero. Sarà dura per lei.

«Queen e Kelly.» dice lei guardandoci.
Mi giro annoiata verso la ragazza in questione che invece mi sorride, sicuramente falsamente.
È una di quelle tre ragazze che sparlavano di me in bagno.
Ma non è giusto, perchè non me ne va mai bene una?
So già che sarà un impresa lavorare con lei. La prof continua a sorteggiare i nomi dei restanti ragazzi, ma io non l'ascolto, troppo impegnata ad autocommiserarmi.

Credo di avere un abbonamento per la sfortuna.
Perché appena tutto sembra andare per il meglio, succede sempre qualcosa che rovina tutto.
E forse il problema è che non sono tagliata per questa vita.
Che non ho abbastanza carattere per riuscire a sopravvivere in questo mondo di lupi.
E forse dovrei arrendermi, ma io non sono fatta così.
Io non mi arrendo, lotto fino alla fine per ciò che voglio.

«Ok, ragazzi potete già iniziare a lavorare adesso, prima che finisca l'ora.» dice la prof e tutti si avvicinano al proprio partner. Anche se svogliatamente, sono costretta a farlo anche io.

«Ehy cara.» mi saluta lei con un gran sorriso, fingendosi amichevole.

«Ehy.» la saluto senza alcuna intonazione nella mia voce. Non mi va di fingermi felice come ha fatto lei poco fa, a differenza sua io non sono falsa.

«Per il progetto come facciamo? A casa mia o a casa tua?» mi chiede lei cercando di rimanere composta sulla sedia. Probabilmente l'ho fatta agitare non ricambiando il suo sorriso.

«A casa tua.» rispondo velocemente, non voglio che sappia che vivo a casa di Matt.
Lei mi guarda strano, aggrottando le sopracciglia, per poi ricomporsi e farmi un sorriso ancora più grande di prima.
Questa volta sono io a guardarla strano, questa ragazza non mi convince molto, non mi fido per me niente di lei.

«Bene, allora dammi il tuo numero che ci organizziamo.» mi dice poi prendendo carta e penna. Strano, potrebbe scriverlo direttamente al cellulare. Sono tentata a darle un numero sbagliato, ma alla fine decido di lasciare stare e di essere gentile.

Dopo averle dato il numero, la prof annuncia la fine delle lezioni e subito cerco la chiama rossa di Maria, ma vengo bloccata dalla folla di studenti felici che la lezione si sia conclusa.
Vedo Maria correre velocemente nella direzione della porta, senza curarsi di niente e di nessuno, probabilmente sta cercando di scappare da me.
La cosa strana è che è stata lei a dirmi che voleva parlarmi e adesso si nasconde da me perché non vuole parlare.

«Hey.» le dico una volta che sono dietro di lei. Lei sobbalza, sicuramente spaventata da me e si gita così lentamente che sembra che abbia una paralisi.

«Ciao.» Esita dopo un po'.

«Di cosa dovevi parlarmi ieri?» chiedo diretta perché non voglio che scappi ancora.

«Veramente io dovrei andare adesso perché un professore ha detto che mi deve parlare.» dice sbrigativa lei cercando di allontanarsi da me.

«E sentiamo, che ti deve dire?» le chiedo incrociando le braccia al petto in segno di sfida.

«Una cosa molto importante su un compito che mi sono dimenticata di consegnare.» mi dice lei fingendosi sicura di sé.

«Va bene, allora vengo con te da questo professore e poi parliamo.» le dico io fingendo di aver creduto alla sua misera scusa.

«No, vuole parlarmi in privato.» mi dice lei iniziando a balbettare.

«Vorrà dire che aspetterò fuori alla porta.» le dico ancora facendola sospirare sconfitta.

«Sai che di me ti potrai sempre fidare, vero?» le chiedo dolcemente mentre lei annuisce.

«Certo, solo che quello che devo dirti potrebbe riguardare anche Matt e non voglio che ti preoccupi inutilmente.» mi dice poi facendomi agitare ancora di più. Cosa c'è di Matt che non so e che potrebbe farmi preoccupare?
E come ha fatto lei a scoprirlo?
Questa e altre domande iniziano a frullarmi nella mente e non posso che iniziare a pensare già al peggio. 

«Vedi perché non te lo volevo dire? Ti stai già agitando e non ti ho detto nulla.» mi dice lei e per una volta non posso che darle ragione.

Ma il problema quando si tratta di Matthew è che con lui tutto è possibile.
Perché lui non conosce limiti.
Perché potrebbe saltare giù da un ponte se volesse.
Perché sarebbe in grado di uccidere per raggiungere i suoi obiettivi.
E perché ama il pericolo e l'adrenalina.
Ma almeno non si può dire che non sia se se stesso in tutto quello che fa.
Forse è la persona meno falsa che conosca.

«Proprio perché si tratta di lui devo sapere di che si tratta.» le dico ostentando una finta sicurezza.

«Eh va bene, ma prima ho bisogno di cibo.» mi dice e la guardo storto.

«Eh ve bene.» le dico poi, cercando di rilassarmi.

È da quando siamo arrivati alla mensa che Maria non fa altro che ingozzarsi di cibo, ha mangiato di tutto.
Se continua così di certo la sua linea perfetta ne risentirà. Sta per prendere un altra porzione di pasta al sugo, quando io la fermo.

«Maria, ora basta mangiare, è ora di parlare.» le dico. Lei smette di mangiare e mi fissa seria.

«Si tratta del mio ragazzo.» dice esitante dopo un po'.

"Cosa ha fatto?" chiedo io cauta immaginandomi le peggiori situazioni. Infondo in questa situazione potrebbe essere coinvolto anche Matt

«Penso che faccia gare di pugilato illegali.» mi dice turbata e triste.

Rimango sconvolta dalla notizia e sono sicura che la mia bocca abbia assunto la forma di una piccola o.

«L'hai visto?» dico ancora più scioccata pensando a come abbia scoperto la cosa.

«No, in realtà non ne sono neanche sicura. So solo che venerdì scorso ho sentito Alan parlare sottovoce con qualcuno dei suoi amici al telefono come se stesse nascondendo qualcosa e poi è uscito velocemente di casa.
Quindi l'ho seguito fino ad una specie di fight club.» spiega lei.

«Come fai a sapere che sia stato lui a fare una gara? Può essere che è solo andato a vedere le persone che partecipavano.» le dico cercando di farla ragionare. È troppo agitata e questo non le fa per niente bene.

«Il giorno dopo non è andato a scuola e quindi sono andata a casa sua e l'ho trovato con un occhio nero e il labbro spaccato. Si è agitato subito trovandomi davanti alla porta di camera sua e mi ha detto che era caduto dalle scale.» mi dice lei ridendo sarcasticamente mentre pensa probabilmente all'assurdità della scusa che ha inventato.

«Potrebbero essere solo coincidenze.» dico non credendoci neanche io.
E adesso capisco perfettamente perché non voleva parlarmene.
Sa che uno degli amici con cui stava parlando Alan al telefono potrebbe essere Matt e da come mi guarda comprensiva sa anche del suo passato. Spero solo che si stia sbagliando, non so cosa farei se non fosse così.

«Ed è per questo che andrò a controllare» afferma decisa facendomi strabuzzare gli occhi sconvolta.

«Non puoi entrare in un posto del genere da sola. Vengo anche io con te.» dico cercando di apparire sicura, quando in realtà sono terrorizzata dalla mia decisione.

«Non ti preoccupare per me.» dice lei cercando di convemcermi, ma io scuoto la testa, con forza per farle capire che non cambieró idea.
Non la lascerò sola in un posto del genere.

«Hai una macchina?» chiedo poi.

«Ho un motorino.» dice lei.

«Perfetto allora. Appena vedi che Alan si comporta in modo sospetto vieni da me che andiamo insieme.» le dico mentre prendo un pezzo di pizza.
Finalmente posso mettere qualcosa sotto i denti.

«In realtà vorrei andare oggi a vedere di che si tratta. Ho sentito che le gare più importanti si svolgono di lunedì e di venerdì.» mi dice facendo salire ancora di più la mia ansia. La verità è che non so se sono pronta a ritornare in quel genere di posti. L'unica volta in cui ci sono stata non è finita bene.

«Allora mi faccio trovare pronta dopo mangiato.» dico alzandomi dal tavolo seguita da lei.

«Va bene, a più tardi.» dice lei mentre si incammina verso la sua prossima lezione e muove la mano in segno di saluto.

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