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Chapter 24

«Vedo che hai una bella memoria, piccoletta.» mi dice sorridendo, ma stranamente non sembra cattivo in questo momento.

«Chi si potrebbe dimenticare del ragazzo che mi ha preso in giro e reso la vita impossibile dal primo momento che mi ha vista?» chiedo retoricamente.

«Ho anche dei difetti.» dice sorridendo e sorrido anche io sentendo le sue parole.
Come si vede che lui e Matthew sono amici fin da quando erano bambini, hanno quasi lo stesso modo di parlare.

«Papà, il tuo amico è cattivo.» dice Cleo interrompendo il nostro sguardo di scambi e immediatamente la mia ilarità sparisce facendo prendere il posto alla preoccupazione.

«Che c'é, il gatto ti ha morso la lingua?» chiede con il suo solito tono arrogante. Io resto lì a fissarlo senza riuscire a dire altro.

«Sei tu, quello che si stava prendendo cura di Cleo mentre noi non c'eravamo?» chiedo allibita. Si, allibita, perché non pensavo che lui avrebbe mai fatto una cosa del genere. So che è il migliore amico di Matt, ma ha sempre detto che uno come lui non avrebbe mai perso un solo istante della sua vita a badare ad un "marmocchio" , parole sue.

Lui annuisce divertito vendendo la mia faccia dubbiosa.
«Che c'é, in fondo sono un bravo babysitter.» dice continuando a fissarmi divertito.

«Lo sei così tanto che Cleo si sta lamentando.» gli rispondo tagliente. So che dovrei dargli una seconda possibilità perché infondo sono passati anni dall'ultima volta in cui ci siamo visti, ma non riesco ad essere più gentile di così.

«Sono stato io a chiamarlo e dopo vari ricatti sono riuscito a convincerlo.» dice Matt interrompendo la tensione che si stava creando tra di noi.

«Beh, credo che dovresti trovare ricatti migliori la prossima volta, così forse Cleo non si lamenta.» continuo sempre con lo stesso tono.

«Hey, calmati, non ho fatto nulla di male, semplicemente non ho voluto comprare una bambola a Cleo perché me l'aveva chiesto.» dice alzando le mani in segno di resa.

E la verità è che non so neanche io cosa pensare.
Perché anche lui insieme a Matt mi ha ferita, molto, forse anche di più di lui.
Perché se Matt non aveva mai fatto promesse lui mi aveva illuso di voler essere mio amico quando non era così.
Perché mentre io credevo di aver trovato un amico lui rideva di me alle spalle.
Mentre io gli svelavo i miei segreti, credendo che lui li avrebbe mantenuti in nome della nostra amicizia, non faceva altro che andarli a svelare a Matt per cercare di guadagnare terreno.
E questo non posso dimenticarlo.
Perché a volte perdere un amico è più difficile di perdere un ragazzo.

«Beh, grazie allora.» gli dico facendo un sorriso falso e raggiungendo Matt in cucina prima che se ne accorga.

«Di nulla.» dice scrollando le spalle e mettendosi le mani in tasca.

Appena mi ritrovo in cucina, vedo Matt prendere del disinfettante e solo allora mi ricordo della sua ferita.

«Perché hai chiamato proprio lui?» gli chiedo subito fredda e arrabbiata con lui e con Cameron.

«Perché è il mio migliore amico.» mi risponde semplicemente guardandomi come se la cosa fosse ovvia.

«Si e odia i bambini. Non credi che avrebbe potuto fare qualcosa a Cleo?» gli dico preoccupata mentre lui scoppia a ridere subito dopo, facendomi infuriare ancora di più.

«Davvero pensi questo di lui? Non è per niente così. Ti assicuro che uno come lui non farebbe del male a una mosca.» dice seriamente.

«Si è comportato di merda con me e questo non puoi negarlo. Credevo che la nostra amicizia fosse autentica,
mai avrei immaginato che fosse solo un modo veloce per farti vincere quella scommessa.» gli dico sentendo un grappo in gola perché ogni volta che ci penso non faccio altro che sentire un grosso vuoto nel petto, non colmabile da null'altro.

Perché quel giorno, quando ho perso quella scommessa, non ho perso solo la verginità.
Ho perso la mia reputazione.
Ho perso la mia famiglia.
Ho perso Melissa e Joyce.
Ho perso Matt.
Ho perso Cameron.
E ho perso anche una parte di me stessa.

«Era autentica. Quell'amicizia era autentica sul serio, non stava facendo nulla per compiacermi o per aiutarmi a vincere più facilmente quella scommessa.
Certo, all'inizio era davvero così, lui doveva soltanto cercare di ricavare informazioni su di te standoti vicino,
ma quando ti ha conosciuto meglio per lui non eri più questo, eri la sua amica, la sua migliore amica e ci è stato male anche lui.

«È stato lui ad abbandonarmi, a dirmi che non volevo nulla.» gli rispondo tagliente.

«Le persone commettono degli sbagli Emma. Vedi me ad esempio. Sono un agglomerato di sbagli e di cazzate, ma continuo a provarci e tu continui a darmi altre possibilità. Perché non puoi fare lo stesso con lui per una volta?» mi chiede e riesco a sentire la genuinità nelle sue parole.

E forse dovrei davvero dargli una seconda possibilità.
Nessuno è perfetto, tutti sbagliano.
E infondo con lui ho condiviso momenti indimenticabili.
E lui sarà sempre l'amico delle patatine.
Quello che era pronto a coprirti pur di andare contro tutto e tutti. Quell'amico che se aveva qualcosa in più te lo donava.
Quello che mi portava a casa dopo aver ingerito grandi quantità di alcool.
Quell'amico che era così tanto speciale che avresti voluto ci fosse per sempre.
Eppure non posso dimenticare quelle parole.
Non posso fare finta che non le abbia mai dette, non posso far finta che le sue risate, quando mi ha trovato distrutta per aver scoperto della scommessa, non fossero vere.
Non posso dimenticare, o almeno non adesso. Fa ancora troppo male.

Non rispondo, incapace di dargli una vera e propria risposta e comincio a fissarlo come se le sue parole potessero risolvere tutti i miei problemi. Proprio in quel momento mi ricordo della ferita sulla gamba.
Devo medicargliela per bene prima che faccia infezione.

«Che stai facendo?» mi chiede quando sono ad un centimetro di distanza da lui.

«Ti voglio medicare. Io mantengo sempre le promesse che faccio, ricordalo.» gli dico mentre inizio a tamponargli la ferita con il disinfettante.

«So farlo anche da solo. Questo non è nulla in confronto a quello che mi facevo due anni fa e lo sai benissimo.»
mi dice severo mentre scosta la mia mano dalla sua gamba. Mi mordo il labbro nervosa, cercando di non ricordare quei momenti.
Meno male che ha smesso prima che fosse troppo tardi.

«Lo farò comunque.» affermo sicura.
Lui, contrariamente a ciò che mi immaginavo, lascia la mia mano e lascia che io continui il mio lavoro.
Sembra pensieroso, quasi assente.

Ad un certo punto parla, ma vorrei che non l'avesse mai fatto.

«Dimmi che mi ami.» mi chiede all'improvviso mentre io sbianco alla sua strana richiesta.

E vorrei che non l'avessi mai detto perché sono bastate 4 parole per sconvolgere tutto il mio mondo.
Perché adesso sto sudando freddo, non riesco a parlare e forse non riesco neanche a pensare.
Ma non credo di amarti.
Non sento più le stesse sensazioni quando sei con me ormai.
Certo, spesso sono nervosa
A volte mi capita di dimenticare di tutto e tutti e di pensare solo a te.
A volte credo anche di smettere di respirare quando ci sei tu.
Ma il mio cuore non si ferma più quando ti vedo.
Non pendo più dalle tue labbra.
Non sei più il protagonista dei miei sogni.
E mi va bene così.

«Perché dovrei farlo?» chiedo confusa dando voce ai miei pensieri.

«Non è forse così? Perché ti ostini a voler tornare sempre da me allora? Proprio non ti capisco. Prima sostieni di odiarmi e poi sei qui, con me.» mi dice e per una volta non riesco a dargli torto.

Eh già, perché non ti amo,
ma non riesco neanche a lasciarti andare,
a far finta che quel noi non sia mai esistito,
a fare finta di non aver mai provato nulla per te quando non è così.

«Perché forse mi piace soffrire, mi piace giocare con il fuoco e scottarmi. Ma non provo niente per te, posso giurartelo.» gli dico sinceramente rilasciando poi un sospiro di frustrazione. Non mi piace per niente la direzione che sta prendendo questa conversazione.

«Fammi una promessa. Promettimi che non ti innamorerai mai di me.» mi dice serio guardandomi fisso negli occhi ed ho quasi l'impressione di non sentire più il mio cuore battere in quel momento.

Eppure i tuoi occhi mi fanno ancora lo stesso effetto.
Brividi. In tutto il corpo.
Ma mi sa che quello non cambierà mai.
Credo che non riuscirò mai a smettere di fissarli cime se fossero un minerale preziosi.
Si, perché tu sei ancora più bello di uno di tutti quei gioielli.
Perché a differenza loro tu non sei solo bello o affascinante, sei anche misterioso e arrogante.
Hai quei demoni dentro di te che non credo se ne andranno mai.
E quegli occhi li riflettono tutti, i tuoi demoni, basta solo saperci leggere bene dentro.

«No, ascoltami, devi promettermelo e non dimenticarlo mai.» mi dice sollevandomi il mento, costringendomi a guardarlo negli occhi, ancora più seri di prima.

E per un momento ci ripenso.
Ripenso a tutti quei momenti passati insieme quando lo amavo veramente.
Ai "Ti amo" mai ricambiati sussurrati all'orecchio.
A quelle serate in spiaggia con una vodka a farci compagnia e le stelle a guardarci.
Ai baci al tramonto con il cuore in fiamme e il cervello spento.
Agli abbracci che sembravano durare un'eternità.
A quei sorrisi sinceri che mi hai rivolto quei giorni in cui tutto sembrava andare per il verso sbagliato.
Alle parole dette con rabbia.
A quei giorni in cui nessuno poteva parlarti o avvicinarsi a te.
A tutto quel peso che sembri portare sulle tue spalle, come un grosso macigno.
Ai demoni che convivono dentro di te.
Ai tuoi occhi tanto belli quanto incasinati.
A te.
E non so se sono così sicura di volertelo promettere.

«Prometto che non mi innamorerò di te, qualsiasi cosa accadrà.» dico cercando di nascondere il mio turbamento mentre ingoio un gruppo di saliva. Lui mi guarda intensamente, probabilmente cercando segni di cedimento sul mio viso e rimango sospesa quando abbassa lo sguardo e mi rivolge un piccolo sorriso, uno di quelli spontanei, sinceri.

«Promettimelo anche tu però.» continuo io. So che con lui non c'é pericolo che si innamori di me, ma non so perché, voglio sentirmelo dire.

«Te lo prometto.» dice sicuro di se.

E tutta questa sicurezza mi fa male.
Perché io ho ceduto per un attimo quando te l'ho detto.
Ho ripensato a quel noi mai esistito che brucia ancora sulla mia pelle.
Ma tu non l'hai fatto.
Hai fatto una promessa così importante senza pensarci su due volte.
E forse avevano ragione sul serio tutti coloro che mi avevo detto che non avevi un cuore.
Perché adesso il mio sta bruciando è tu non fai nulla per farlo smettere.

«Hey, che fine avete fa...?» chiede, ma si interrompe non appena vede la strana posizione nel quale sono. Per come mi vede lui sono piegata tra le sue gambe e non si riesce a vedere la ferita perché è coperta dalla gamba davanti. Che situazione imbarazzante. Arrossisco immediatamente, non riuscendo a reggere gli sguardi sicuramente colmi di malizia del ragazzo. Adesso si che la mia reputazione é rovinata, certo già lo era, ma così ho incrementato di sicuro molto di più ciò che dicono di me. Alzo lo sguardo sperando che se ne sia andato ma come al solito la sfortuna mi perseguita e non é così.

«Ho interrotto qualcosa?» dice mentre rivolge un sorriso malizioso al suo amico. E sono sicura che Matthew farà passare le cose per tutt'altro solo per sembrare più figo agli occhi degli altri.

«Mi stava solo medicando.» dice invece stupendomi.

«Certo, come no.» dice lui facendo un sorrisetto sarcastico.

«È così.» gli dico, ancora sotto shock facendogli vedere il disinfettante e le fasce.

«Ok, ok. Non vi scaldate tanto.» dice lui alzando le mani in segno di resa.

«Non ci stavamo scaldando.» diciamo entrambi in coro mentre ci fissiamo in cagnesco e poi fissiamo lui allo stesso modo. Se gli sguardi potessero uccidere sono sicura che in questa casa sarebbe successa una strage familiare.
Ad un certo punto però lui si mette a ridere di noi.

«Vi rendete conto che avete detto la stessa cosa? Sembrate proprio due bambini piccoli.»

«Hey, io sono intelligente.» si lamenta Cleo che è sbucata dal nulla. Lui si abbassa alla sua altezza scompigliandole i capelli biondi.

«Si, ma quando crescerai sarai ancora più intelligente, non fare come questi  due.» dice indicandoci.
Lo guardiamo storto, di nuovo, ma a lui non sembra importare.

«Uffa.» si lamenta Cleo, incrociando le braccia al petto mentre cerca di aggiustarsi i capelli. È troppo tenera quando fa così.
Vedendola in difficoltà, mi abbasso alla sua altezza e la aiuto a farlo.

«Adesso come fai con quella gamba?
Dovevamo allenarci oggi, abbiamo una delle gare più importanti fra qualche giorno, ma sembra proprio che a te non interessi.» dice iniziando a gesticolare con le mani, sicuramente nervoso.

«Che gare avete?» gli chiedo curiosa, introducendomi nel discorso.

«Basket.» «Fatti i cazzi tuoi.» dicono Cameron e Matt all'unisono per poi guardarsi male.

«Giochi ancora a Basket?» gli chiedo io guardandolo confuso.

Lui annuisce frettolosamente per poi mordersi il labbro nervosamente ed è proprio in quel momento che capisco che mi sta mentendo.

«Possiamo andare anche adesso, la gamba non è un problema.» dice mentre prende le chiavi del motorino.
«Non vieni?» chiede a Cameron retoricamente, alzandosi dallo sgabello su cui si era seduto poco prima ed uscendo in fretta di casa prima che io possa aggiungere altro.

E adesso ho la conferma che mi stai mentendo.
Ed è strano perché di solito cerchi sempre di nasconderlo ed è quello che ti riesce meglio.
Ma adesso sembrava quasi che mi stessi dando dei segnali per capirlo e questo proprio non lo capisco e mi spaventa.
Perché il problema con te è che quando mi menti, lo fai sempre per qualcosa di pericoloso,
qualcosa di più grande di te,
perché ti piace sfidare la morte, sfidare la polizia e forse ti piace proprio sfidare te stesso.

«Posso vedere anche io la partita del papà?» mi chiede lei speranzosa.
Esito un po' prima di rispondere perché so che rimarrà delusa dalla risposta che le darò, ma non posso farci molto. Dubito fortemente che Matt acconsenta ad una cosa del genere, sempre se veramente debbano fare seriamente soltanto una partita di basket.
Mi sembra già di sentirlo con quel suo tono menefreghista ed arrogante mentre sostiene di non volere distrazioni mentre gioca.

«No, mi dispiace.» le dico tristemente mentre vedo che lei ha gli occhi lucidi.
«Ti prego mamma, io lo voglio vedere Il mio papà mentre gioca a baket.» dice lei iniziando a piangere per poi giungere le mani in segno di preghiera.
«Ti prego, ti prego, ti prego.» mi dice facendomi gli occhi dolci e io come la maggior parte delle volte, cedo.

«Si chiama basket e poi ne parlerò con tuo padre e vedrò cosa dirà.» cedo alla fine sospirando sconfitta.
Lei subito salta in braccio a me e inizia a riempirmi la faccia di baci per poi iniziare ad urlare contenta.
Sorrido anche io con lei mentre inizio a farle il solletico scherzosamente.
Sotto questo clima scherzoso, il rumore del mio telefono attira l'attenzione.

Maria
Possiamo vederci al più presto? Ho bisogno di parlarti urgentemente.

Fisso lo schermo del telefono stranita e preoccupata. Cosa avrà di tanto urgente da dirmi? Le rispondo immediatamente.

Io
Certo, Domani? È successo qualcosa?

Chiedo per saperne di più. Il suo messaggio non tarda ad arrivare.

Maria
Te ne parlerò domani. Non so se sono davvero pronta a dirtelo e non so neanche se mi sto sbagliando.

Mi risponde evasiva lei lasciandomi perplessa e preoccupata.
Che cosa può essere successo?
Perché mi ha chiesto di parlare se non vuole dirmi nulla adesso?
Sono tentata dal chiedere ancora altre spiegazioni, ma alla fine decidi di non farlo perché non voglio che si senta forzata a raccontarmi cosa succede.
Non mi resta che aspettare.

«È ora della nanna.» dico a Cleo che inizia di nuovo a lamentarsi.

«Ma io non voglio.» dice sbattendo i piedi per terra.

«Signorina, non si discute, altrimenti il basket te lo puoi anche scordare.» le dico autoritaria. Lei, appena sente le mie parole corre immediatamente in camera sua. Si vede che ci tiene veramente tanto a questa cosa.
Almeno ho trovato un ottima arma di ricatto da usare contro i suoi capricci.
Adesso devo solo sperare che Matt non stesse mentendo sulla partita di basket e che dica di sì senza fare storie.
Sospiro frustata, sapendo che non succederà mai, cercando tuttavia di tenere viva la speranza.

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