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Chapter 23

«Ok, Matt adesso devi aiutarmi a raggiungere la riva. Prendimi la mano e non la lasciare per nessuna ragione, hai capito?» gli dico cercando di mantenere la calma.

«Non mi parlare come un bambino di due anni, non mi sono rincoglionito.» borbotta lui subito dopo facendomi alzare gli occhi al cielo.

Odio quando devi sempre ribattere su tutto.
Non ti va mai bene nulla.
So che ti da fastidio che gli altri ti dicano cosa fare, ma io non sono così.
Io non voglio comandarti,
Non voglio sopraffarti,
Non ti chiederò mai di scegliere fra me e qualcun'altro.
Io voglio solo...
Non so neanche io cosa voglio.
Forse solo esserti amica
E ti prego non allontanarmi.

Senza ribattere o fate altro, inizio a trasportarlo fino alla riva mentre lui segue i miei comandi. Dopo una decina di minuti a nuoto l'acqua inizia ad abbassarsi fino a poter toccare la sabbia con i piedi. Caccio un grido di piacere prima di lasciarmi cadere sulla sabbia insieme a Matt.
Adesso si che siamo salvi.

E adesso sento di nuovo l'adrenalina nelle vene.
Avrei voglia di rifarlo anche io adesso.
Avrei voglia di saltare ancora da quella scogliera e di sentire ancora l'impatto con l'acqua.
Ed ho paura di tutto questo.
Perché quando sono con te mi sento imprevedibile, irrazionale e la cosa più brutta è che non riesco ne a controllarlo, ne a capire come succede.
Come faccio a fermarlo?

Matt invece tira un sospiro di sollievo e mi sorride calorosamente, sicuramente contento di essere sopravvissuto.

«Dovremmo farlo più spesso.» mi dice pensieroso sotto il mio sguardo impaurito. Vuole davvero rifarlo dopo che ha quasi rischiato la vita?
È davvero così spericolato?

«Non credo proprio. Non ti seguirò ancora un altra volta nella tue imprese folli.
Prima il tetto, poi la scogliera, la prossima volta mi chiederai di saltare giù da un aereo con te?» gli chiedo ironica quando lui sembra davvero pensarci su.

«Sarebbe un idea.» mi dice con una mano sul mento.

«Sei serio?» gli chiedo alzando di poco la voce per lo schok.

«Si. E sono sicuro che nonostante ti stia cacando sotto lo rifaresti ancora» dice ridacchiando mentre io gli lancio un'occhiataccia.

«Poco fa hai rischiato di morire e vuoi davvero rifare tutto da capo?
Che cavolo ti dice il cervello.» lo ammonisco arrabbiata e preoccupata per la sua salute. Credevo che dopo quello che era successo, non avrebbe più fatto cose del genere.

«Sarei sopravvissuto anche senza di te.» mi dice lui con aria superiore.

«Ma se non ti reggevi neanche in piedi.» lo derido mentre lui riduce gli occhi a due fessure.

E forse non mi converrebbe giocare con il fuoco,
ma il problema è che quando sono con te non ho neanche paura di scottarmi,
Perché so già che mi scotteró e che farà male, ma poi passerà, perché tutto passa.
Ma tu non. Tu rimani.
E io voglio che tu rimanga.
Ora. Per sempre.

«Dovresti andare in ospedale a farti curare la gamba. Potrebbe essere qualcosa di grave.» gli suggerisco, ma lui mi guarda come se avessi detto una follia.

«Non se ne parla. Non ci andrò in ospedale, i medici non sono buoni a nulla.» mi dice impassibile mentre io lo guardo stranita.

«Questo non è affatto vero. Ci sono molti medici capaci in un ospedale e poi, con tutta onestà, non credo che il tuo sia uno dei casi più gravi che abbiano mai visto.» gli dico mentre gli indico la gamba che sanguina ancora.

«Puoi non contraddirmi ogni volta? Mi fai incazzare.» mi dice lui massaggiandosi la gamba.

«Non è colpa mia se dici sempre cose stupide.» gli rispondo di rimando  mentre lui alza un sopracciglio in segno di sfida.

«Quindi io direi cose stupide?» mi dice avvicinandosi lentamente a me e bloccandomi al posto con le mani.
Inizio a sudare freddo per la vicinanza e lui sembra notarlo perché inizia a ridere non distogliendo per un instante il suo sguardo da mio.

E sembra che in questo momento niente e nessuno sia in grado di dividerci,
Neanche il tuo carattere, il tempo o qualsiasi altra cazzata.
Perché in certi momenti ci siamo solo io e te, senza nient'altro
E sono sicura che anche tu te ne rendi conto e vorresti che non fosse così.
Perché siamo come due calamite che non riescono a fare a meno di respingersi e attrarsi continuamente.
E ora ti prego, posa le tue labbra sulle mie e fammi dimenticare di tutto il resto, perché ne ho proprio bisogno.

Lui mi guarda ancora e sembra tentato a baciarmi, ma alla fine si stacca velocemente, come se si fosse scottato e continua a guardare il sole che sta per tramontare. 

«Dovremmo andare a casa a perché anche se non vuoi andare in ospedale devo assolutamente disinfettarti quella ferita al più presto.» dico  cercando di usare un tono autorevole e alzandomi velocemente dalla dalla sabbia.

«Perché ti interessa così tanto che stia  bene?» mi chiede all'improvviso seriamente, lasciandomi spazzata.

E adesso non so neanche io cosa risponderti.
Perché non lo so.
Forse sono solo masochista.
Forse sono solo altruista.
O forse provo ancora qualcosa per te.
No, non si tratta di amore, ma qualcosa è.
E quel qualcosa mi spaventa.

«Credo di essere masochista.» gli rispondo sincera, scrollando le spalla, sotto il suo sguardo attento.

Lui non sembra voler aggiungere altro e allora approfitto del momento di silenzio per alzarmi dalla sabbia e iniziare a camminare verso la scogliera. Sarà un lungo viaggio.

«Credo che dovresti riposarti un altro po'. Prima hai fatto un grande sforzo "Salvandomi."» mi dice mimando le virgolette con una mano.

«E tu non mi hai ancora neanche ringraziato.» gli dico seccata e delusa sotto il suo sguardo attento.

E lo so che con te la parola "Grazie" non esiste, ma avrei voluto sentirtela pronunciare almeno adesso.
Forse solo per sentirmi gratificata,
o forse perché per una volta avrebbe voluto dire che avresti messo da parte le tue maschere e mi avresti mostrato una parte di te.
Lo volevo... ma non si può avere tutto dalla vita purtroppo.

«Vieni qui.» mi dice serio facendo cenno di sedermi accanto a lui.

Faccio come mi ha chiesto e in pochi secondi sono avvolta nel calore del suo abbraccio.
E così, rimaniamo abbracciati per svariati minuti sotto i raggi del timido sole di Dicembre.
Nessuno dei due osa dire una parola, troppo presi dall'abbraccio improvviso che sta riscaldando i nostri cuori.
Poso la testa sul suo petto ascoltando il battito regolare del suo cuore e so che potrei restare in questa posizione per tutta la vita.

E adesso mi sembra che il tempo si sia fermato.
Che le persone si siano dimenticate di respirare,
Che gli uccelli abbiano smesso di volare,
Che persino la terra abbia smesso di girare.
Nessuno ha più voglia di fare nulla.
Sono tutti troppo presi da noi.
Dal nostro casino.
Un enorme, complicato e assolutamente assurdo casino.

«Adesso mi sa che dovremmo andare. Si sta facendo tardi. Non troveremo nessun taxi se non ci sbrighiamo. E non fare storie perché altrimenti ti lascio qui.» gli dico sciogliendomi con riluttanza dall'abbraccio e cercando di assumere un tono autorevole.

«Il tono da capo non ti riesce proprio però.» sorride sornione per poi alzarsi lentamente dalla sabbia. Sorrido anche io, sapendo quanto siano vere le sue parole. Il tragitto fino alla scogliera è silenzioso.
Lui, anche se non da molto a vederlo, è sfinito e ogni tanto si aggrappa al parapendio per non cadere.

Ad un certo punto lui si ferma e ho quasi l'impressione che stia per sentirsi male.
«Grazie.» dice invece a bassa voce senza aggiungere altro.

«Cosa hai detto?» gli chiedo felice e confusa, ma lui mi guarda malissimo zittendomi immediatamente.

«Non te lo dirò un'altra volta, quindi spero che te lo ricordi bene.» mi dice serio mentre io continuo a fissarlo come se avessi appena visto un fantasma.

Lo sai che adesso mi hai reso felice?
Ti è bastata una sola parola, come sempre, ma questa volta è diverso.
Perché questa non è una parola che non dici a tutti.
So che un grazie non dovrebbe significare nulla, ma per me è importante e so che lo è anche per te.
Per cui Grazie anche a te Matt.
Grazie di aver provato a farti perdonare.
Grazie di avermi portato qui.
Grazie di essere stato un po' meno stronzo oggi.
Grazie di esserci.

Lo guardo con ammirazione, non distogliendo per un secondo lo sguardo dal suo e poi gli rivolgo un sorriso, uno di quelli sinceri, radiosi e veri.

«Grazie anche a te.» gli dico subito dopo e questa volta è lui a guardarmi confuso.

«Di cosa?» mi chiede poi.

«Di essere qui adesso. Di non essertene fregato di me per una volta.» gli dico sincera riprendendo a camminare, non riuscendo a sostenere il peso del suo sguardo.

Continuiamo a camminare lentamente mentre il vento soffia sempre più forte e non posso fare a meno di notare i capelli del ragazzo accanto a me, ancora bagnati, scompigliarsi leggermente.
Sono tentata dal mettergli una mano fra i capelli come facevo spesso qualche anno fa, ma ho paura che in questo momento questa mossa sarebbe troppo azzardata e quindi resto così, semplicemente ad osservarlo, come incantata dal suo fascino.

«Prima mi hai detto che Cleo non era da sola. Posso sapere con chi è?» chiedo tentando di distogliere lo sguardo dalla sua figura e di concentrare la mia attenzione su altro.

«Sta tranquilla, quando torneremo a casa lo vedrai.» mi dice continuando a camminare sereno.

«Sai vero che non mi fido dei tuoi amici?» gli dico preoccupata, ma il suo sorrisetto divertito fa svanire quasi immediatamente la mia preoccupazione. Non sarebbe così sereno se non fosse sicuro di averla lasciata in buone mani.

Alla fine, dopo altri minuti sfiancanti di camminata siamo riusciti ad arrivare di nuovo sino al posto in cui ci eravamo lanciati poco prima.
«Per fortuna c'è tutto.» dico tirando un sospiro di sollievo mentre vedo i nostri vestiti e i cellulari e più in là il motorino. Meno male che questo posto è deserto e non passa nessuno. Se fosse stato un qualunque altro posto a quest'ora non avremmo più ne i cellulari ne i vestiti, ne tanto meno la moto.

«Te l'ho detto che qui non ci viene mai nessuno. Potremo anche uccidere qualcuno senza che nessuno se ne accorga.» scherza lui.

«Già, ma poi faremo un errore come in tutti i grandi film che si rispettano e verremo arrestati.» dico continuando a scherzare mentre mi metto i vestiti.

«Non siamo in un film e Io non faccio mai errori, al massimo saresti solo tu quella ad essere arrestata.» dice mentre si rimette la maglia.

"Se come no." lo prendo in giro facendo lo stesso.

«Ti dico di sì.» continua lui.

«No.» ribatto.

«Si.» ribatte.

«No. E non osare contraddirmi.» gli punto un dito contro.

Sta per aprire bocca quando io, per zittirlo, gli metto un dito sulle labbra.
Lui mi fissa divertito per poi aprire la bocca e iniziare a morderlo e succhiarlo.
Immediatamente arrossisco e cerco di tirare via il dito, ma lui mi fissa divertito mentre continua il suo giochetto.

So cosa stai facendo adesso.
Stai giocando con me, come ti piace fare con tutti.
Una volta mi hai detto che la vita è come un gioco e che vuoi vivere tutti i livelli come se fosse solo questo, nulla di più e nulla di meno, senza lacrime o sofferenze di alcun tipo e credo proprio che non stessi scherzando quando me l'hai detto.
Ma vorrei che non stessi giocando anche adesso.
Che tutto quello che abbiamo passato oggi fosse autentico,
Che questa non fosse solo l'ennesima tattica di rimorchio,
Ma come faccio a crederci o anche solo a illudermi se ogni volta che lo faccio tu sei il primo a disilludere le mie speranze?

Inizio a fissargli le labbra rosee e piene e non riesco a non pensare a come sarebbe posare nuovamente le labbra sulle sue per la seconda volta in una giornata e non riesco a fare a meno di chiedermi se questo significhi qualcosa e forse una risposta c'è l'ho già, ma non sono pronta ad accettarla.

Ad un certo punto inizia a fissarmi anche lui e si avvicina terribilmente a me.
I nostri volti sono vicinissimi, i nostri nasi si sfiorano e l'azzurro dei suoi occhi crea un miscuglio perfetto con il verde dei miei.
E pochi secondi dopo mi ritrovo le sue labbra sulle mie. Un brivido mi attraversa la schiena, ma sono troppo accurata per potermene preoccupare. Il bacio, contrariamente a ciò che pensavo, non è sensuale, non è aggressivo come gli altri baci che ci siamo dati. È un bacio dolce, completamente in contrasto con quello che siamo noi.

È stato quel genere di bacio di cui non puoi parlare a voce alta con i tuoi amici. Quel genere di bacio che mi ha fatto capire che non ero realmente stata così felice fino a quel momento.

E in questo momento non penso più  che sia sbagliato,
Che dopo non so cosa succederà,
Che siamo ancora mezzi nudi sopra una scogliera con il cielo che ci guarda e che fino a poche ore fa avrei voluto ucciderlo.
Perché le sue labbra non hanno assaporato solo la mia lingua,
non hanno baciato solo la mia bocca,
hanno invaso la mia mente,
hanno toccato le note più silenziose del mio cuore,
hanno fatto l'amore con la mia anima.

La sua lingua continua ad inseguire la mia in una danza stupenda. Il bacio inizia così a diventare più passionale e le sue mani a vagare sul mio corpo che impacciato, si muove in sincronia con il suo.
Lui inizia a baciami il collo per poi morderlo e succhiarlo mentre dalle mie labbra esce un incontrollato gemito di piacere e la reazione del suo corpo è immediata. Una parte di me è felice di fargli ancora lo stesso effetto, ma l'altra parte vorrebbe nascondersi sotto terra per l'imbarazzo.
Ad un certo punto però lui si stacca bruscamente da me interrompendo il bacio.

«Fermiamoci qui prima che uno dei due possa pentirsene.» mi dice prima di rimettersi anche i pantaloni e sedersi sul pavimento. Rimango delusa, ma al tempo stesso stupita dal suo comportamento.
Non era mai capitato che non approfittasse del momento per farsi una scopata.
Perché non l'ha fatto anche adesso?
Cosa l'ha spinto a fermarsi?
Mille domande mi frullano nella testa mentre lo osservo spiegare al tassista la strada per venire fin qui.
È ancora più bello con le labbra gonfie dovute al nostro bacio e i capelli sudati.

«Fra poco arriva il taxi.» dice freddo, senza neanche avere il coraggio di  guardarmi negli occhi.

«Ok.» rispondo allo stesso modo.
Anche il viaggio in taxi è silenzioso, nessuno osa proferire una parola.
Sapevo fin dall'inizio che questo bacio sarebbe stato diverso, ma non pensavo che lo avrebbe turbato così tanto.

Ci sono tante domande che mi frullano nella testa, ma se c'è una cosa che so è che non mi pento di averlo baciato.

Già, non mi pento di aver posato le tue labbra sulle mie ancora un'altra volta.
Non mi pento di essere finita di nuovo in questa trappola e forse è proprio questo il problema.
Che non mi pento di niente.
E vorrei tanto pentirmene.

«Sono 20 dollari, grazie.» dice il taxista girandosi verso di noi. Ci fa un sorriso falso mentre ci invita a pagarlo.
Matt, dopo aver dato i soldi al taxista scende dal veicolo come se nulla fosse. Scendo con lui e lo prendo per il braccio prima che possa scappare o evitarmi.

«Hai intenzione di evitarmi per il resto della giornata?» gli chiedo spazientita sotto il suo sguardo assente.

«Più o meno questa era l'idea. Ora se togli gentilmente la mano dal mio braccio entro in casa e continuo a fare ciò che stavo facendo.» dice guardandomi torvo.
Il suo sguardo è terribilmente freddo e assente e le sue parole sono taglienti, esattamente come quelle di stamattina e al sentirle un'ondata di tristezza mi pervade.

«Mi spieghi che cazzo vuoi?» sbotta arrabbiato, notando che non gli ho ancora lasciato il braccio.

«Spiegazioni.» gli dico calma.

«Ti ricordo che sei stato tu a baciarmi, non io e ora sei sempre tu quello che ha deciso di evitarmi quindi credo di meritare delle spiegazioni.» continuo con lo stesso tono acido e deluso.

«Non c'è una spiegazione. Semplicemente mi andava e l'ho fatto.
Punto.» mi dice scrollando le spalle, fingendo che non gli importi nulla.

E non so neanche io perché lo stai facendo.
Ne come lo so,
Ma so che lo stai facendo.
Intuisco che c'è dell'altro sotto.
Che quel bacio non è stato neanche per te solo un incontro di lingue e che non sappia spiegare neanche tu cosa ti stia succedendo. 
Perché credo che anche tu sia in grado di perderti nei meandri della tua testa, che persino per te è un groviglio troppo complicato da sciogliere.

«Stai mentendo.» do voce ai miei pensieri mentre lui sta per entrare in casa.

«Cosa?» mi chiede lui confuso.

«Stai mentendo. Non chiedermi come lo so o se ne ho le prove o cose così perché la verità è che non lo so nemmeno io perché ti sto dicendo queste cose. So solo che sento che mi stai mentendo.» gli dico sicura delle mie parole.

«Facciamo finta di niente, ok?
Alla fine è soltanto un bacio.» cambia discorso lui mentre io annuisco soltanto, incapace di dire altro.

E so che dovrei essere felice adesso.
Perché anche io non volevo che fosse piu di questo.
Allora perché sento solo un grande vuoto, come una fossa profonda, dentro al mio stomaco?
Perché non riesco a pensare che vorrei sentirle ancora quelle labbra morbide sulle mie?
Ed è come se fossi dentro la mia pelle, come un tatuaggio,
Nelle mie vene, come un ago.
Dentro le mie ossa, come un batterio pericoloso che non vuole andare via.

«Mamma, che bello che sei qui.» mi risveglia la voce di Cleo, correndo verso di me.

«Hey, così mi ringrazi brutta marmocchia?» dice scherzosamente un ragazzo di cui non riesco a vedere il volto poiché é è girato di spalle.
Cerco di guardarlo meglio perché ho come l'impressione di averlo già visto da qualche parte.

Ad un certo punto lui si avvicina a me e solo allora mi rendo conto di chi si tratta.
«Immagino che ti ti ricordi di me, vero?» mi dice con un ghigno divertito.

«Già, tu sei Cameron Queen, chi si potrebbe mai dimenticare di te?» gli chiedo facendo un sorrisetto ironico.

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