Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Chapter 21

Emma's Pov

Ne io, ne Matt proferiamo parola da quando ci siamo seduti a tavola, troppo presi dai nostri pensieri o semplicemente troppo imbarazzati per dire altro.

E non so neanche io cosa mi prenda, ma è come se fossi bloccata sul posto, incapace di dire o fare altro.
Perché quelle parole mi hanno fatto sentire bene.
Sembravano così pure e così sincere che per un momento ci ho creduto.
Eppure sapevo che c'era qualcosa che non andava.
Perché tu non fai mai niente senza una ragione
E anche se adesso non so bene quale sia, so che hai programmato tutto questo.
Ma ho voluto crederci lo stesso.
Che illusa che sono.
Come potrei credere a un uomo del genere?

Matt ad un certo punto si alza dalla sedia e si allontana verso il piano di sopra, probabilmente nella sua stanza. Trovo così strano questo suo comportamento.

Infondo cosa c'è di tanto terribile?
Si, ho sentito quello che hai detto e allora?
Io non ho avuto problemi a dirti che ti volevo bene, non dovrebbe essere lo stesso anche per te?
Allora perché non è così?

«Mamma posso guardare la tv?» mi riscuote dai miei pensieri la piccola Cleo.

«Certo amore. Ma prima fai i compiti per lunedì.» gli dico cercando di assumere un tono autoritario.

Cleo sbuffa e sussurra un" va bene" scocciato prima di salire al piano di sopra a prendere, probabilmente, lo zaino.

Decido di salire al piano di sopra anche io e di scoprire il motivo della strana reazione di Matt.
Apro la porta di camera sua e lo trovo in accappatoio con i capelli biondi che gli ricadono sulla fronte e alcune goccioline di acqua che gli ricadono sul petto. In questo momento non riesco a smettere di pensare a quanto sia sexy un questo momento, quando la sua fastidiosa voce mi riscuote dai miei pensieri.

E si, lo so già cosa mi dirai.
Sorriderai e mi dirai qualcosa di malizioso perché mi hai beccato a fissarti. E questa volta non potrò neanche mentire perché lo vedrebbe anche un cieco che sto facendo proprio questo.
Ma anche volendo non riesco a smettere di fissare le curve dei tuoi addominali come rapita, resi ancora più sexy da quelle goccioline di acqua che ti ricadono proprio sulla pancia per poi andare più giù.
E io vorrei essere proprio quella gocciolina in questo momento, perché credimi, mi sto anche trattenendo fin troppo.
Perché il tuo corpo è un invito a fare qualcosa di proibito, ma mi sono già lasciata guidare dalla passione troppe volte e non posso lasciare che lo faccia anche adesso.

«La prossima volta fai una foto che dura di più.» mi dice come già immaginavo. Lo guardo malissimo per poi cambiare in fretta discorso.

«Perché prima non hai detto niente?» gli chiedo diretta perché questa volta non voglio giri di parole come ha già fatto prima.

E non capisco neanche questo adesso.
Perché tu che sei così diretto in tutto, non mi hai semplicemente chiesto se avessi sentito quelle parole?
Sembrava quasi che la risposta ti spaventasse.
E forse è davvero così.
Perché sembra che nessuno sia davvero degno di avere la tua amicizia.
Ci guardi tutti come se fossimo a un livello inferiore rispetto a quello di qualcuno altro.
Si, perché si vede che a volte anche tu pensi di essere inferiore a quel qualcun'altro,
Si vede che a volte guardi un punto fisso e ripensi a quella persona, riesco a sentire quasi da qui il tuo cuore freddo diventare un po' più caldo.
E vorrei tanto conoscere quella persona e capire cosa abbia di tanto speciale per riuscire ad abbattere tutte le tue barriere non essendo neanche più qui, ma lei non c'è e dubito che se lei fosse qui, Matt sarebbe con me adesso.

«Cosa avrei dovuto dire?» mi dice per poi alzare un sopracciglio scontroso.
«Ah si, avrei dovuto dirti che le parole che hai sentito, ficcanasando come sempre, erano vere e che veramente mi importa qualcosa di te, ma non siamo in una favola e io non sono il tuo principe e non è così. Non mi importa nulla di te e ho detto quelle parole solo per far contenta nostra figlia.» dice guardandomi quasi soddisfatto della reazione che hanno le sue parole su di me.

Si, perché credo che ti piaccia farmi soffrire.
Credo che ti piaccia vedere i miei occhi lucidi e il mio sguardo affranto ed è in momenti come questo che mi chiedo perché sono finita in questa situazione.
Proprio io poi, la ragazza che aveva sempre sognato il principe azzurro e la famiglia perfetta.
E credo proprio che tu abbia ragione,
non siamo in una favola e tu non sei il mio principe azzurro.
O forse lo sei, forse sei il principe azzurro che avevo chiesto, ma prima di arrivare da me sei caduto dal cavallo e ti sei sporcato il viso di fango.
Forse insieme al viso anche la tua anima si è sporcata e adesso non sai come pulirla.
E forse eri il mio principe azzurro, ma sulla strada per venire da me sei diventato un cavaliere oscuro.

Non dico niente, non ho neanche la forza di alzare lo sguardo dal suo viso e mi allontano in fretta dalla sua camera prima che i miei stessi occhi mi possano tradire.
Appena sono fuori dalla camera una lacrima mi riga il viso, ma me la asciugo velocemente prima che lui mi possa vedere o prima che altre la seguano e per fortuna riesco a contenermi e a non piangere come un'adolescente alla mia prima cotta.
Subito dopo torno in camera e prima ancora che possa rimuginare più a fondo sulle sue parole, prendo i primi vestiti che trovo ed esco di casa iniziando poi a correre.

Corro senza una descrizione precisa, solo per il gusto di farlo.
Corro fino a quando non sento neanche più i polmoni,
corro come se un leone mi stesse inseguendo,
Corro con la rabbia che cresce sempre di più dentro di me e una voglia irrefrenabile di spaccare qualcosa.

E senza che possa neanche rendermene conto corro fino a quando non arrivo ad un laghetto, lo stesso di qualche settimana fa. Lo stesso laghetto in cui ci portava papà da piccoli. Sorrido tristemente a quel ricordo mentre guardo lo stupendo paesaggio dinanzi a me.

Mi fermo un momento e mi sdraio sull'erba fredda del prato e subito mi chiedo perché quando non so dove andare, mi ritrovo sempre qui.
Forse è la mia mente a giocarmi brutti scherzi, forse è il destino a volerlo, so solo che quando succede qualcosa di brutto sono sempre qui.
Ed è come se questo posto riuscisse a contenere le mie lacrime, i miei sbagli, quasi come una borraccia vuota riesce a contenere il vino, ma sento che la mia borraccia si sta riempendo e che presto anche questo posto non sarà più il rifugio sicuro dove nascondermi.

Vengo risvegliata dai miei pensieri da una gocciolina bagnata che mi ricade sul viso seguita poi da altre. Sta piovendo. Contrariamente a ciò che pensa la maggior parte della gente, a me piace la pioggia. Mi rilassa sentirla sulla pelle e il suo rumore quando cade suo tetti o sull'asfalto. Sorrido e decido di godermi questo bel momento senza pensare ad altro. Sento tutto il mio corpo rilassarsi e sorrido sempre più rilassata.

«Ma che fai? Se rimani potrebbero prenderti dei fulmini.» mi dice una voce a me conosciuta.

E riconoscerei la tua voce anche in mezzo ad un mare un tempesta,
ti riconoscerei anche in mezzo ad un milione di volti e ti riconoscerei anche se non ti ricordassi più di me.
Perché tu, tu sei l'unico che il mio cuore sceglierebbe fra tanti.

Sbuffo visibilmente scocciata dalla sua presenza nel mio posto speciale, se così lo posso definire, e decido di fare come se non ci fosse.
Vedendo che lo ignoro volutamente, cerca di alzarmi da terra mettendo le mani sopra i miei fianchi, ma io glielo impedisco aggrappandomi alla corteccia dell'albero di fronte al mio, tutto in rigoroso silenzio.
Lo vedo stringere i pugni per cercare di non buttare all'aria anche l'ultima briciola di autocontrollo rimasto e subito dopo lo sento sospirare scocciato per poi sdraiarsi accanto a me.

«Non vuoi proprio darmi retta, eh?» mi sorride, ma smette subito non appena vede che io non sto affatto ridendo. Tutto il contrario.

E si, il mio viso in questo momento è freddo, proprio come il tuo poche ore fa.
E a te piace vedermi così fredda?
Dalla tua espressione non credo proprio.
E allora perché continui a guardarmi così anche tu se sai quanto fa male?
Perché non mi lasci andare una volta per tutte?
E credimi vorrei farlo io per te, ma non ci riesco.
Perché anche se sembra quasi che neanche il fuoco possa scalfire la mia corazza di ghiaccio, non è affatto così.
La mia corazza l'hai già distrutta anni fa e nonostante io faccia di tutto per ricostruirla, tu non fai altro che romperla ogni volta.

«Ti prego,non guardarmi in quel modo. Non lo sopporto.» sussurra e per un momento riesco quasi a scorgere la tristezza nelle sue parole.

«Come dovrei guardarti?» chiedo retoricamente.
«Certo, dovrei guardarti in modo dolce e gentile e ascoltare tutte le tue stupide parole come se niente fosse.» dico poi calma non aspettando neanche il tempo di una sua eventuale risposta.
«Beh, questa volta non sarà così. Qualche giorno fa non mi sono fatta problemi a dirti i miei sentimenti per te e non accetto che tu sia così vigliacco da non volerlo neanche ammettere a te stesso. Per cui puoi anche andartene. La tua presenza qui non è gradita.» gli spiego cercando di non far sentire l'emozione nella mia voce e di parlargli come se lui fosse un conoscente qualunque.

E forse siamo davvero conoscenti.
O magari siamo due perfetti sconosciuti.
Due ragazzi che non hanno mai avuto la forza o il coraggio di andare oltre quella linea sottile che li divideva dall'essere qualcosa.
Due anime che hanno paura di esprimere i loro sentimenti perché hanno paura che l'altro possa ferirli,
Due anime che non hanno mai voluto comunicare tra di loro, anche quando hanno avuto il momento e la forza per farlo.
Due anime che hanno provato ad essere amanti, quando erano solo due sconosciute.

Lui non parla sembrando quasi pentito delle sue azioni, ma per una volta cerco di non farci caso e di far valere le mie ragioni. Non posso farlo vincere ogni volta come se niente fosse.

«Vorrei farlo, davvero. Vorrei dirti che sei davvero importante per me, ma non ci riesco e non credo che ci riuscirò mai e per quello che conta mi dispiace di essere fatto così.» dice quasi come se si fosse rassegnato a questa idea.

E ho come l'impressione che tante piccole schegge di vetro mi stiano perforando lo stomaco dal profondo e che non possa fare niente per fermarle.
Perché pensare di non essere importante è una cosa, ma sentirselo dire di persona è tutt'altro.
Perché è come se sentissi tutte le mie illusioni rompersi insieme a quei pezzi di vetro e adesso c'è tanto rumore dentro di me e non riesco a fermarlo.
È questo l'inizio della follia?

«Mi sono stancata di sentirti dire sempre le stesse cose. Ormai non ti credo più.» gli dico cercando di non far vacillare la mia sicurezza.

«Non c'è nulla che possa fare per farti cambiare idea?» mi chiede poi sorridendomi appena.

E lo so cosa stai cercando di fare con quello stupido sorriso.
Stai cercando di sciogliermi, proprio come fanno le ali di cera appena si avvicinano alla luce.
Ma questa volta non ci casco ancora.
Perché ho capito che quella luce è letale e che forse non è neanche tanto luminosa come vuoi far credere.
Forse stai solo utilizzando la luce degli altri per poter coprire ciò che c'è di marcio in te.

«Niente, non puoi fare niente.» gli dico mentre sento i miei occhi pizzicare al suono delle mie stesse parole. E forse potrei ritirarle, ma per la prima volta non ho intenzione di farlo. So che è la cosa giusta da fare.

«Ho rovinato tutto.» sussurra così piano che dubito voglia che lo senta anche io e forse per la prima volta in questi anni sembra realmente dispiaciuto delle sue azioni.
Incapace di dire altro, annuisco soltanto mentre lui si alza dal pavimento freddo e mi tende la mano.

«Vieni con me.» mi dice tendendomi ancora la mano, che io prontamente non accetto restando ferma al mio posto. Lui sospira e si passa una mano fra i capelli, segno che è nervoso e poi apre e chiude la bocca varie volte senza mai dire niente come se non riuscisse a trovare le parole giuste.
«Voglio farmi perdonare.» dice dopo un po' sotto il mio sguardo freddo.

«Ti prego.» continua poi e io ho un sussulto al suono di quella parola.

Non ti ho mai sentito dire quella parola. E come è che dici?
Che nessuno è così importante da sentirtela pronunciare?
Perché adesso lo fai allora?
E non credo che riuscirò mai a capirti, sarai sempre un nodo troppo complicato da sciogliere.

«Non bastano due scuse inventate sul momento o un locale carino per farsi perdonare. E nonostante tu lo pensi, io non sono quel tipo di ragazza.» gli dico cercando di nascondere la mia voglia di accettare con la mia rabbia.

«Lo so, solo dammi una possibilità, l'ultima. Non ti deluderò.» mi dice tendendomi ancora la mano.

La afferro con riluttanza e mi alzo dal prato freddo mentre la pioggia continua ancora più forte di prima. Lui mi fa un leggero sorriso e senza staccare la sua mano dalla mia mi porta fino al suo motorino.

«Guarda come mi sono ridotto per venire a prenderti.» mi dice e sto per tirargli contro i peggiori insulti del mio vocabolario, quando vedo il suo sorriso divertito.

Ed è incredibile come le cose tra di noi cambino.
È incredibile come fino a un minuto fa non riuscissi neanche a guardarti in faccia e adesso sto per andare con te in un posto a me sconosciuto come due amici di vecchia data.
E mi chiedo se stia facendo la cosa giusta, ma cervello e cuore non mi rispondono, quindi cosa dovrei fare?
E lo so anche io cosa sarebbe più giusto, ma non credo di riuscire a realizzarlo.
È forse un peccato essere dipendente da un uomo?

«Non sembri tanto arrabbiato.» gli faccio notare. Lui continua a sorridere mentre parla.

«Lo sono, ma non si vede. E se non fai la brava credo che dovrò punirti.» mi dice sfoggiando uno dei suoi sorrisi maliziosi mentre io lo guardo storto.

«Se questo è il tuo modo di farti perdonare non stiamo andando proprio bene.» gli dico però iniziando a sorridere con lui.

«Qualcosa mi dice di sì invece.» deduce lui.

«Io invece credo propri di no.» dico cercando di risultare credibile.

«Non sai mentire mia cara.» sussurra al mio orecchio. Mille brividi mi percorrono la schiena al contatto con le sue labbra morbide.

«Sono contento di farti ancora questo effetto.» sorride malizioso. Gli rivolgo un'occhiataccia ed alzo gli occhi al cielo pronta per andarmene quando lui mi prende per il braccio e mi mette il casco.

«Non te ne andare.» sussurra mordendomi il lobo dell'orecchio.
Non riesco a muovermi, sono letteralmente paralizzata dal suo tocco. Salgo sul motorino senza aggiungere altro e aspetto che anche lui lo faccia.

«Credimi, mi farò perdonare.» sussurra mente sale.

«Questo lo vedremo.» dico cercando di sembrare impassibile alle sue parole.

E non riesco a non pensare a quanto tu sia sexy in questo momento.
Con il casco che ti ricade morbido fra i capelli e l'aria concentrata.
Con le mani salde sul volante e i muscoli tesi.
Con la tensione che si respira in questo momento dettata da non so quale tipo di ricordo.
Si, perché so che quello che rivivi ogni volta che sei su questo motorino è un ricordo.
E dal modo in cui cerchi di controllarti non credo che sia quel genere di ricordo a cui ripensi con il sorriso.
E forse un'idea c'è l'avrei su cosa possa essere successo, ma non voglio crederci perché se così fosse cambierebbe tutto, perché una cosa del genere non credo che si dimentichi.
Perché una cosa del genere ti segna senza che tu possa fare nulla per impedirlo.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro