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Chapter 2

Ad un certo punto però un ragazzo gli chiede una cosa e Matt si fa subito serio.
Mi guarda per un ultima volta prima di rivolgere la sua attenzione al ragazzo in questione. Chissà cosa avranno di tanto importante da dirsi.
Lui sembra ascoltare con attenzione e passa il suo sguardo dal serio al divertito in pochi secondi.

E vorrei tanto sapere che cosa vi state dicendo e perché sembri così interessato alla conversazione.
Tu non ti interessi mai di niente e di nessuno se non di te stesso e allora perché gli presti così tanta attenzione.
Parlate del college?
Degli studi?
Delle amicizie?
O di ragazze?

E spero davvero di cuore che non sia l'ultima, già è stato un duro colpo vederti ricomparire all'improvviso, non so se sopporterei vederti con altre ragazze.

Cerco di sgattaiolare il più velocemente possibile via da li e per fortuna ci riesco senza essere seguita da Matt. La considero già una vittoria per il momento.

E forse non è neanche tanto una vittoria quanto più una sconfitta.
Perché non mi corri più incontro come facevi una volta,
Perché per te adesso sono solo una delle tante che ti sei portata a letto e non sarò mai nient'altro.

È solo il primo giorno che sono in questo college e già ho corso per i corridoi due volte di fila, sicuramente la gente che non mi conosce mi avrà scambiato per pazza.

Do un ultima occhiata al muro dove stava appoggiato Matt e lo vedo avvicinarsi a un gruppo di ragazzi iniziando poi a salutarne alcuni.

Leggo il programma delle lezioni della giornata e sbuffo pesantemente prima di entrare nell'aula di storia.
Mi chiedo soltanto perché sono costretta a studiarla per forza quando dovrei laurearmi in giurisprudenza.
Chi lo sa.

Sto per uscire dall'aula quando decido di rimanere e frequentare il corso.
Infondo per colpa del mio migliore amico sono costretta a laurearmi quindi tanto vale impegnarsi.

Tuttavia però il mio iniziale obiettivo di impegnarmi e di farmi subito notare dai professori come una brava studentessa fallisce miseramente perché non riesco a concentrarmi neanche un minuto alla spiegazione, troppo assorta dai miei pensieri.

In meno di 20 minuti il mio migliore amico ha detto di essere interessato a me a livello sentimentale o qualcosa del genere e si è ripresentato davanti ai miei occhi la persona che più odiavo e amavo allo stesso tempo.

Il professore mi richiama accorgendosi che non stavo prestando minimamente attenzione alle sue parole.

«Signorina lei è in questo college per studiare non per scaldare il banco.» mi rimprovera aspramente lui sotto le risatine di tutti i miei compagni di corso.

Quella stessa mattina lui mi ha presentato a tutti gli studenti e mi ha detto di ascoltare la lezione per rimettermi alla pari con gli altri e io sto facendo, come al mio solito, l'esatto opposto.

Inizio a balbettare non appena sento il suo rimprovero, non riuscendo a dargli una risposta sensata alla mia mancanza di attenzione. Lui allora mi rimprovera ancora di più e dopo aver finto ritorna a svolgere la sua noiosa lezione sui diritti civili ai tempi del medioevo o cazzate simili.

Mi guardo intorno e tutti i ragazzi mi fissano ancora incuriositi, come se fossi il nuovo spettacolo al circo.

Ma cosa avete da guadare?
Non avete una lezione da seguire anche voi?
E perché il professore di storia non vi rimprovera come ha fatto con me?

È il mio primo giorno di Collage e già non lo voglio più frequentare, fantastico.

L'ho detto che non ero più portata per lo studio. Le uniche cose che posso fare sono vendere patatine al Mc Donald's o fare la commessa in qualche stupido supermercato, non riuscirò mai ad essere un avvocato come avevo sempre sognato da bambina.

Faccio finta di ascoltare la lezione tenendo lo sguardo fisso sul professore e annuendo ogni tanto alle sue parole, ma la verità è che non sto ascoltando per niente.
Dopo altri 40 minuti di lezione finalmente il professore ci congeda dicendo che la lezione è finita e non potrei sentirmi più felice di così. Esco in fretta e furia dall'aula cercando di nascondermi da Matt o da Marco.

Le pareti interne dei corridoi sono di un colore chiaro simile al rosa, solo questa volta molto tendente al bianco che al vero e proprio rosa. Le entrate dei bagni e delle aule invece sono verdi e si distinguono in mezzo a tutto quel colore chiaro.

Vago per quelli stessi corridoi cercando la mia nuova classe e osservando il mondo attorno a me come spesso mi piace fare.

Se mi potessi definire in un modo io sarei un sognatore, una persona che passa il suo tempo ad immaginare la vita degli altri, a proiettare nella sua mente immagini che forse neanche esistono, una persona che crede che in ogni stella ci sia l'anima di un angelo custode e una persona che crede che chiunque abbia del buono in sé.

Mi fermo un attimo per guardare l'ora sul cellulare e ho un sussulto quando proprio in quel momento quest'ultimo vibra.

È un messaggio di Marco. Guardo titubante lo schermo, come se potesse mangiarmi da un momento all'altro, incerta se leggere o meno il contenuto del messaggio.

Mentre cerco di prendere una decisione, vado a sbattere contro qualcosa di robusto e solo quando mi rialzo capisco veramente di chi si tratta.

E tu sei qui, davanti a me con i tuoi occhi di ghiaccio e mi guardi con quel sorriso beffardo che ho sempre amato e odiato di te.
Si perché il tuo sorriso mi manda in tilt il cervello e odio il modo in cui lo usi per manipolarmi.
E anche se i tuoi occhi in questo momento sono freddi e inespressivi lo so che da qualche parte dentro di te provi anche tu qualcosa.
Ne sono certa.
Mi sembra troppo triste pensare che quegli occhi così blu possano essere privi di emozioni.
Mi sembra troppo surreale che essi possano essere usati solo per ingannare, manipolare e illudere.
Si, soprattutto illudere, in questo sei stato bravissimo con me e con molte altre prima.
I tuoi capelli poi sono di un biondo lucente che riuscirebbe ad accecare anche il sole se solo potesse.
E solo adesso mi accorgo che indossi ancora quella maglietta bianca di due anni fa, quella stessa maglietta che in un giorno di Settembre ti sei tolto per prestarla a me quando mi avevano fatto un brutto scherzo e non posso fare a meno di chiedermi se l'hai prestata a qualcun altro dopo di me.
Sono stata l'unica o ci sono state altre dopo di me?

Rimango li, imbambolata a fissarlo, senza muovermi o fare altro, troppo impegnata a ricordare i momenti passati insieme. Lui intanto, proprio come fa un leone con la sua preda, si avvicina lentamente a me e un ghigno sulle labbra.

«Chi si rivede da queste parti!» dice prendendomi per un polso.

E ti prego lasciami andare,
perché non ce la faccio a non crollare se tu mi guardi così,
come se non fossi niente e non valessi niente per te.

«Lasciami in pace Matt, mi hai già rovinato la vita abbastanza.» gli dico mentre la rabbia ammonta sempre di più dentro di me. Perché anche se ti amo ancora devo essere arrabbiata con te. Non posso lasciar cedere il mio cuore, per una volta devo seguire la ragione.

"Appunto, questo é il momento per rimediare, vieni con me."

Come se avessi altra scelta, la sua presa sul mio braccio è ferrea e anche se volessi scappare non potrei.

Inizio ad avvertire dolore dove lui sta stringendo e spero che mi lasci andare al più presto.

E perché sei di nuovo qui?
Dove sono finite tutte le tue amichette del liceo e i tuoi compagni delle superiori?
Perché mi vuoi rovinare ancora di più la vita?

Purtroppo, anche se il corridoio è pieno di gente, nessuno sembra disposto ad aiutarmi. I ragazzi guardano Matt con paura e le ragazze con occhi sognanti. E proprio adesso mi accorgo che ha ancora lo stesso effetto di qualche anno fa. Sbuffo infastidita e smetto di opporre resistenza, tanto sarebbe inutile comunque. Spero solo che non mi voglia uccidere e poi nascondere il mio corpo da qualche parte.

«Smettila di tirare così forte, mi fai male.» gli urlo contro quando inizia a premere di più. Se non la smette compariranno dei lividi sulla mia pelle chiara e allora li si che passerà dei guai grossi. Lui non smette di tenermi il braccio, ma allenta la presa. Almeno è un inizio.

Pochi minuti dopo mi fa entrare in una specie di sgabuzzino e mi chiedo come sia possibile che esista un posto del genere all'interno del college. Lui mi lascia il braccio per un buona volta e decido di sfruttare questa opportunità per andarmene via da lì. Mentre tento di aprire la porta, lui inizia a ridacchiare, chiaramente divertito della situazione, che a me invece non fa ridere per niente.

«Ma perché ridi così tanto di me?» sbotto incrociando le braccia al petto.

«Perché sei buffa. Le chiavi per aprire e chiudere questa stanza ce le ho io, come pensi di uscire?» mi informa lui mostrando i le chiavi per poi rimetterle in fretta in tasca.

«Sai che questo è sequestro di persona e potrei chiamare la polizia?» lo informo, ma lui appare ancora più divertito da questa affermazione. Sa che non chiamerei mai la polizia e soprattutto anche se la chiamassi lui è protetto troppo bene per finire in carcere.

«Mi butto dalla finestra piuttosto che stare con te.» continuo poi cercando di spaventarlo mentre cerco con lo sguardo una qualsiasi via di fuga.

«Beh qui non c'é nemmeno una finestra e quindi mi sa che dovrai ascoltarmi per forza.» mi guarda divertito mentre io inizio ad agitarmi seriamente.

Perché non mi lasci andare?
Cosa vuoi dimostrare così?
Che mi hai in pugno? Beh, non è così.

«Ti odio!!» gli urlo tirandogli una serie di pugni sul petto che però non lo scalfiscono neanche.

«Perché vuoi tanto parlarmi?
Che c'è, hai fatto un altra scommessa con i tuoi amici per caso?
Quanto è il montepremi questa volta?
100 dollari? 200? O questa volta di più?» gli chiedo a raffica alzando la voce perché non riesco a fermare le mie parole. Sono come un fiume in piena che sta straripando.

«Nah, questa volta i soldi sono di meno, infondo adesso non sei neanche più vergine.» dice divertito chiaramente sfidandomi a controbattere.

E vorrei tanto parlare e sputarti in faccia tutto il mio odio, dirti frasi cattive e farti sentire almeno in parte triste come mi sono sentita io.
Ma non ci riesco perché se lo facessi ti sputerei in faccia anche tutto il mio amore e questo non farebbe che farmi ancora più male.

Sorride sornione, sapendo di aver già vinto e quando non parlo il suo sorriso cresce ancora di più.
E quel sorriso, glielo strapperei a morsi quello stupido sorriso.

Ed è così che era riuscito ad ingannare tutte le ragazze che si erano illuse di poter essere amate da lui, ma la verità è che questo non è possibile, lui non ama nessuno e dubito che lo farà mai. Aveva giocato non solo con i miei sentimenti, ma anche con quelli di altre sei ragazze ragazze prima di me. Aveva scommesso dei soldi su di noi, sui nostri sentimenti fregandosene altamente di quali ferite ci avrebbe lasciato. Aveva scommesso con i suoi amichetti che sarebbe riuscito a farmi innamorare di lui entro un mese ed io, come una stupida ci ero cascata. Mi ero sciolta alle sue parole dolci e ai suoi gesti affettuosi. Mi ero innamorato di lui anche prima. Gli erano bastate tre settimane per fottermi il cuore e il cervello.

«Allora, di cosa vuoi parlare?» gli chiedo cercando di mantenere la calma.

«Volevo solo chiederti perché alla fine ti sei iscritta alla Columbia. Mi avevi detto che non l'avresti più frequentata dopo ciò che era successo.» mi chiede confuso mentre io scrollo le spalle non sapendo cosa rispondere.
In effetti non mi sarei mai iscritta alla Columbia se Marco non avesse insistito tanto.

«Semplicemente per studiare, perché avere una figlia non vuol dire non essere una brava studentessa e non avere un futuro. Avevo deciso di non frequente più il college per mancanza di tempo, ma adesso che ho un po' più di tempo libero credo di potercela fare. Perciò, che tu lo voglia o no, sarai costretto a riavermi di nuovo tra i piedi.» gli spiego mentre lui mi osserva pensieroso.

«Chi si occupa della bambina se non sei a casa?» mi chiede e per un momento mi sembra sia preoccupato.

«La domestica del mio migliore amico con cui adesso convivo.» gli dico ricordandomi subito dopo che poco fa mi aveva mandato un messaggio e che con tutto quello che è successo non sono neanche riuscita a leggerlo. Chissà, forse si vuole scusare per il bacio di poche ore fa.

«Sicura sia solo il tuo migliore amico?» dice mentre n sorriso malizioso comparve sul suo volto.
Per un momento leggo anche un pizzico di gelosia nel suo sguardo, ma dura così poco che non ho neanche il tempo di accertarmene.

È stata solo una mia impressione o eri davvero geloso?
E vorrei tanto che i tuoi occhi fossero più facili da leggere, vorrei avere lo stesso dono che hai tu con me.

«Anche se fosse il mio ragazzo che problema c'é? Non sei tu a scegliere chi devo frequentare dopo ciò che mi hai fatto.» gli dico dura mentre temo che l'aria possa mancarmi da un momento all'altro.
E so che il motivo non è che questo posto è stretto e non ci sono finestre, so che proverei la stessa sensazione anche se fossimo da soli in uno sconfinato spazio vuoto.

«Ho fatto solo una domanda.» dice con finto tono innocente alzando le mani in alto come per scusarsi.

«E io ho dato solo una risposta.» gli rispondo di rimando spazientita.

Lui non parla per un paio di secondi e proprio quando penso che stia per lasciarmi andare una sua domanda mi spiazza.

«Mi fai conoscere nostra figlia?»

«Nostra figlia?!» Grido io sconvolta.

«Perché la vuoi conoscere proprio adesso?
Dove eri nei suoi primi due anni?
Dove eri quando lei ha detto la sua prima parola? Dove eri con i suoi primi pianti, i suoi primi sorrisi e tutto il resto?
Non hai il diritto di ripresentarti così come se niente fosse e sconvolgerle la vita, l'hai già sconvolta abbastanza a me.» continuo ad urlargli contro non riuscendo a fermare le mie parole.

E non mi importa se risulto dura con le mie parole o se ti ferisco perché è proprio questo il mio obiettivo.
Perché puoi ferire me, ma non ti concedo anche il potere di ferire lei.
Devo proteggerla da te.

«Ascoltami, so che io e te non abbiamo il miglior rapporto di questa terra e se tu non vuoi più parlarmi o vedermi lo capisco, ma lei merita di conoscere suo padre biologico, non trovi? So che ho fatto tanti errori e me ne pento, ma ti prego non commetterne uno tu adesso.» mi risponde lui calmo.

E il tuo sguardo mi sembra sincero,
le tue parole mi colpiscono e mi toccano il cuore.
E so che sto rischiando, ma a volte vale la pena di correre dei rischi.

«Ok, quando?» mi arrendo infine.

«Oggi.» dice lui convinto che accetti.

«Oggi? Proprio oggi? Non ho ancora chiesto a Marco e non so se possa accettare. Magari fra qualche giorno?» cerco di convincerlo.

«Che c'é, hai paura di litigare con il tuo ragazzo per colpa mia? Non dirò ne farò niente tranquilla.» mi dice lui, ma non sembrava molto sicuro di ciò che dice. Spero solo che non voglia fare scenate di fronte a Marco. Sarebbe davvero il colmo.

«E va bene. Puoi venire oggi.» dico leggermente turbata da ciò che possa succedere.

Lui annuisce contento per poi prendere le chiavi e aprire la porta lasciandomi uscire da questo opprimente situazione.

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