Chapter 14
E nonostante l'abbia detto così, senza neanche rendermene conto, è la verità. Ti voglio bene e non mi importa se per te non è lo stesso e
se sono stata un'ingenua a dirtelo.
Perché esprimere le proprie emozioni non è mai un male e un giorno lo capirai anche tu.
E forse quel giorno noi due saremo solo un lontano ricordo, qualcosa che sarebbe potuto esserci, ma non c'è stato e forse sarà giusto così, ma non voglio che tu non dimentichi mai queste parole. Perché io quel giorno sarò ancora lì, magari non fisicamente, ma una parte di me vivrà ancora nei meandri nascosti della tua mente e sarò felice di sapere che c'è l'hai fatta. Che sei riuscito ad uscire dal tuo buio per attraversare la luce.
E così lo faccio, rischio.
Mi avvicino a te fino a far sfiorare le nostre mani.
Lui ha un sussulto, ma non si allontana, mantiene le mani così vicine alle mie senza però stringermele.
Guarda come sono belle insieme.
Le tue sono così grandi e le mie così piccole, sembriamo quasi padre e figlia.
E se te le stringessi di più?
Dici che è azzardato farlo?
Lui ne rimane sorpreso e inizialmente non reagisce, ma poi fa un sorriso dolce. Sembra imbarazzato.
Sei davvero imbarazzato per una cosa così semplice o è solo una mia impressione?
Subito dopo avvicina le mie labbra alle sue e mi da un casto bacio sulle labbra. Le nostre bocche si sfiorano appena, non c'è movimento di lingua e lui non sembra voler approfondire il bacio.
E adesso perché mi baci?
Perché lo fai in questo modo così strano?
Ed è ancora più strano il fatto che non sembri avere altri fini. Non stai cercando di ingannarmi o ferirmi, questa volta non è questo il motivo, lo sento.
Sento la leggera pressione della tue labbra sulle mie e non riesco a fare o dire nulla, come se ogni gesto o parola potesse spezzare quello che magicamente si è creato tra di noi.
Si, perché l'amore non è chimica, come dicono in tanti, è magia.
Una di quelle magie che è spettacolare da vedere e che ti capita di vederla così poche volte nella vita che ti resta impresso per sempre.
La chimica è troppo riflessiva e non da all'amore il modo giusto per essere vissuto a pieno. L'amore è prima di tutto istinto, passione e rischio e non può essere compreso dalla mente umana a pieno perché nasce nel cioè e non nel cervello.
Rimane fermo per un po' in questa posizione e si morde il labbro varie volte abbassando poi lo sguardo, come se non fosse sicuro neanche lui delle sue azioni per poi allontanarsi da me velocemente e rimettersi sotto le coperte.
Mi stendo con lui e lo osservo dormire finché non cado fra le braccia di Morfeo anche io.
Mi sveglio poco dopo e per la prima volta non mi alzo come una furia dal letto spaventata.
Per la prima volta non sono disorientata, per la prima volta é esattamente qui che voglio stare.
E sarà anche una follia, ma voglio viverla con lui.
E forse tutti abbiamo bisogno di conservare quel briciolo di follia per scappare dalla realtà troppo noiosa.
E lui è anche questo. Il mio briciolo di follia. La mia salvezza.
Lo guardo ancora e non posso fare a meno di osservarlo dormire e di accarezzargli i capelli dorati.
La sua fronte è madida di sudore, ma la sua temperatura corporea dovrebbe essere scesa.
E probabilmente adesso che ti sentirai meglio finirà tutto.
Niente più abbracci, niente più baci, niente più carezze, niente di niente.
Ti richiuderai di nuovo in te e userai le tue solite maschere.
Ma non mi freghi più, oggi ho visto che la sotto, oltre strati e strati di maschere, c'è qualcosa che valga la pena di essere visto da tutti.
E non lascerò che tu lo copra, non lascerò che quella maschera diventi parte di te per sempre. Questa è una promessa.
Mi alzo controvoglia da quel condo letto a due piazze e decido di mettere qualcosa sotto i denti prima che lui si svegli.
Inizio così a cucinare la pizza, l'unica pietanza che mi riesce buona e per la quale non rischio di bruciare la cucina.
Mentre preparo gli ingredienti e l'impasto sento qualche strano rumore vicino alla cucina ed inizio ad avere paura.
Che siano entrati i ladri in casa? Cerco di restare calma e lucida e prendo la pentola, l'unica arma che potrebbe salvarmi da questa situazione. Forse. O forse sarebbe meglio svegliare Matt. No, se non sono i ladri sarà lui ad uccidermi con le sue stesse mani.
Lentamente mi avvicino alla cucina e sto per prendere il ladro con una padellata sulla testa, quando lui alza la testa e assottiglia gli occhi si di me, cosa che fa spesso quando è confuso o arrabbiato.
«Dio, tu oggi sei proprio strana, sono sicura che tu voglia farmi venire un infarto.» dice sgranchendosi le gambe.
E sei bello anche così.
Con quell'aspetto trasandato di chi si è appena svegliato.
Con i riccioli spettinati e le occhiaie più evidenti.
Con la carnagione più pallida e le labbra un po' più secche.
Ma il sorriso è sempre lo stesso e come ogni volta non smette di stregarmi.
E il tuo sorriso smetterà prima o poi di farmi questo effetto?
«Si, é che stavo cucinando e ho sentito dei rumori e ho pensato che fossero i ladri...» comincio a spiegare, ma lui come al solito mi interrompe.
«E volevi ammazzarli a colpi di padellate? Gran bella idea.» dice ridendo. Odio quando mi prende in giro anche quando lo fa in modo scherzoso.
«Li avrei stesi tutti sicuramente e poi avrei mangiato la mia pizza tranquillamente.» dico alzando il busto e sfoggiando i muscoli per rendere meglio l'idea.
A lui gli si illuminano gli occhi appena sente la parola "pizza".
E sai che somigli molto a Cleo in questo momento?
Anche i suoi occhi si illuminano quando sente parlare di cibo, anche il suo sorriso si allarga.
Forse perché anche tu sei ancora un po' bambino, perché dentro di te è rimasto ancora qualcosa di quel bambino che eri un tempo.
«Me ne daresti un po'?» mi dice facendomi gli occhi da cucciolo.
«No, per i malati c'è solo la minestra, fattene una ragione.» gli dico sorridendo falsamente.
«Ma io voglio la pizza.» si lamenta. È troppo buffo in questa situazione.
Sembra un bambino di tre anni a cui hanno tolto il lecca-lecca dalle mani.
«No.» rispondo secca.
«Non ti conviene dirmi di no.» dice serio guardandomi.
«Vorrà dire che correrò il rischio.» gli rispondo guardandolo allo stesso modo.
Ad un certo punto, si avvicina agli ingredienti della pizza e prende un pomodorino e me lo lancia sulla testa.
«Ti odio.» gli dico guardandolo arrabbiata.
«Non avevi detto di volermi bene?» mi dice avvicinandosi nuovamente con un sorriso di scherno sulle labbra.
E si, infatti non è così.
Ma è anche vero che ti odio.
Ed è proprio questo il problema quando si parla di te.
La mia testa ti odia, ma il mio cuore aumenta il ritmo dei suoi battiti.
«Mentivo.» gli dico cercando di fare lo sguardo più serio possibile.
«Ah ok.» sembra serio anche lui, ma noto anche un velo di tristezza nei suoi occhi.
«Ti dispiace?» gli chiedo e non so neanche io perché lo faccio. È ovvio che non gliene frega nulla, ha sempre odiato che qualcuno gli esprimesse i suoi sentimenti, ha sempre tenuto a distanza i suoi sentimenti.
«Va bene così.» dice solo e i suoi occhi tornano ad essere gelidi, glaciali ed ho come l'impressione che anche il blu canoro che li contorna stia diventando più scuro.
«Cosa?» chiedo non capendo il motivo di questa sua risposta improvvisa.
«Che mi odi. È giusto così, no?» chiede retorico.
Forse sarebbe più facile se io ti odiassi, se non riuscissi a vederti neanche da lontano senza sentire i conati di vomito. Ma l'odio è un sentimento che non voglio provare per nessuno e neanche per te. L'odio uccide. L'odio fa nascere mostri nella propria mente e i mostri ci divorano l'anima.
E poi chi l'ha deciso cosa è giusto e cosa è sbagliato fare?
E se è davvero sbagliato quello che sto facendo, allora voglio sbagliare con te.
«Si, dovrebbe essere così, ma non riesco ad odiarti. È più forte di me.» dico tutto d'un fiato per paura di non riuscire a parlare.
«Perché? Quanto puoi essere masochista da 100 a 100? Sai vero che ti ferirò ancora?» mi dice cercando di essere sicuro di se. Ma quella sicurezza sta vacillando, riesco a vederlo da qui.
«So quello che stai facendo. Mi stai insultando per farti odiare da me, per farmene andare via da qui con l'umore in fiamme e la voglia di ucciderti. Ma questa volta non farò come vuoi tu, non mi arrabbierò, non me ne andrò. Quindi puoi anche farmi offese peggiori ma credimi non cambierai l'affetto che provo nei tuoi confronti. Non mi importa se tu mi odi, se pensi che io sia stupida, se forse domani riderai di me con i tuoi amici stupidi perché mi va bene così. Perché non pretendo che ti importi di me. Mi va bene anche se mi odi.» gli dico e lo penso davvero.
E se davvero dovesse essere così,
per non soffrire troppo, mi aggrapperò ad oggi, al giorno in cui per una volta ho visto il lato più buono di te. Al momento in cui mi hai baciato non per altri fini, ma solo perché volevi farlo, al momento in cui mi hai abbracciato per consolarmi e alle nostre mani unite che sembravano perfette insieme.
Mi basta questo.
Lui non parla, a malapena mi guarda, e credo che le mie parole abbiano fatto lo giusto effetto. Perché gli ho fatto una promessa e lui l'ha capito.
E se c'è una cosa che sa è che non infrango mai le promesse.
«Vado a farmi una doccia e poi finisco di cucinare. Tu torna a letto che sarai ancora debole.» gli dico interrompendo quel silenzio imbarazzante che si è creato.
«Posso avere un pezzo di pizza?» cambia discorso lui e io alzo gli occhi al cielo. Come può dirmi una cosa del genere dopo le parole che gli ho detto?
«No.» gli rispondo irritata. Solo lui ha il potere di farmi arrabbiare in così poco tempo.
«Ti prego.» mi dice guardandomi dolcemente.
«No. E non me lo chiedere più che prendo la padella di prima e te la lancio sulla faccia.» gli dico severa.
«Vaffanculo.» sussurra lui arrabbiato mentre sto già ragggiungendo la porta del bagno.
«Ti ho sentito.» gli urlo di rimando prima di avvicinarmi di nuovo a lui.
«Meglio, almeno così dopo non devo ripetertelo.» dice prima di sedersi su uno degli sgabelli della cucina. Appena mi vede avvicinarsi nuovamente a lui, lui scende dallo sgabello e indietreggia fino al lavabo della cucina.
«Dai, non ti faccio niente.» lo rassicuro avvicinandomi, ma lui prende una padella da dietro di lui e me la punta contro.
E sai che sei troppo buffo così?
Con quella padella che mi punti contro e con quella faccia da finto spaventato.
Perché tu non sei mai spaventato, non c'è nulla in grado di spaventarti.
"È la tipica frase che il cattivo dice nei film prima di uccidere la povera vittima." cerca di assumere un tono serio, ma so che si sta divertendo.
«E tu saresti la povera vittima?» rido per ciò che ha detto. Lui é tutto fuorché una povera vittima.
«Hai ragione, io sono il protagonista che uccide il cattivo con i suoi poteri speciali e con la sua forza.» si vanta facendo vedere i suoi muscoli.
E non riesco a non spostare lo sguardo proprio lì, sui muscoli che risaltano dalla maglietta bianca sudata e sui bicipiti resi ancora più evidenti dal gesto stile braccio di ferro, che stai appena compiendo.
Ma tu non sei solo questo, non sei solo un ammasso di muscoli e zero cervello, il tuo cervello c'è, solo che è fin troppo nascosto.
«E quali poteri speciali avresti per uccidermi? E poi i protagonisti non hanno solo forza o poteri speciali, ma soprattutto furbizia che a te evidentemente manca.» gli dico chiaramente divertiva da questa conversazione e dalla situazione in generale.
E come è possibile che 5 minuti fa mi stavi insultando e adesso ridiamo insieme come due amici di vecchia data?
Mi sembra quasi surreale quello che succede tra di noi.
Non siamo in grado di tenere una conversazione per più di 5 minuti senza litigare, ma non siamo capaci neanche di lasciarci andare.
Cosa dovremmo fare?
So solo che questo momento è così magico che non voglio rischiare di rovinarlo in nessuno modo.
«Io sono estremamente intelligente e furbo.» dice posando la padella dalle mani e salendo le scale che portano al piano di sopra, in camera sua.
Sto per entrare nel bagno, quando lui mi salta addosso facendomi cadere e poi mette le mani sui miei fianchi per poi farmi il solletico. Provo a non ridere, ma fallisco miseramente.
«Smettila, ti prego. Farò qualsiasi cosa.» lo supplico sperando mi dia retta.
«Qualsiasi?» dice mentre fa un sorriso pervertito. Questo ragazzo é troppo pervertito per i miei gusti.
«Entro certi limiti.» gli rispondo.
«Ovviamente.» ridacchia.
«Vediamo...» dice mentre continua a farmi il solletico.
«Voglio che tu dica che io sono l'uomo più intelligente e furbo che tu abbia mai visto e che mi dia un pezzo di pizza.» dice continuando questa tortura.
"Mai. "dico tra una risata e l'altra.
«E allora neanche io la smetterò mai.» ride anche lui non smettendo di farmi il solletico.
E da qui riesco a vederli benissimo i tuoi occhioni blu che appaiono più chiari per una volta, riesco a vederlo bene quell oceano e riesco a scorgerla per bene quella tempesta che infuria su di te ogni volta ogni volta. Anche adesso c'è n'è una.
Come faccio a fermarla?
E riesco a vedere bene anche il tuo sorriso che riuscirebbe ad abbagliare anche il sole se solo lo usassi più spesso, quel sorriso che mi fa sperare ogni volta di poterti salvare dai tuoi demoni e da te stesso.
Cerco di liberarmi, ma mi risulta quasi impossibile e la sua risata non fa che aumentare ad ogni mio tentativo fallito.
Allora faccio una cosa che probabilmente non si sarebbe mai aspettata: inizio a muovere il bacino sensualmente mentre sono sotto di lui.
Lui chiaramente sorpreso mi guarda con gli occhi fuori dalle orbite, ma poi si riprende e la reazione del suo corpo è immediata. Arrossisco, ma continuo a muovere il bacino mentre lui comincia a muoversi con me.
Ad un certo punto mi guarda, probabilmente cercando spiegazioni a questo mio strano e audace comportamento.
Proprio quello che aspettavo. Mi stacco dal suo corpo, anche se svogliatamente, e corro in bagno chiudendo la porta a chiave e aprendo l'acqua della doccia.
Sento Matt imprecare per poi fermarsi davanti alla porta del bagno.
«Vaffanculo.» mi urla.
«Me l'hai già detto prima, ricordi?» gli urlo per farmi sentire oltre il rumore dell'acqua.
«Te l'ho già detto che sei una stronza?» urla ancora.
«Tante volte, ma oggi non ancora.» gli rispondo con il sorriso sulle labbra. Lui inizialmente sembra arrabbiato, ma poi scuote la testa, come se non potesse credere neanche lui a quello che è appena successo, e sorride con me.
Inizio a farmi la doccia e a togliermi dal corpo tutto quel pomodoro. Appena finisco la doccia, metto la maglia che avevo preso dall'armadio di Matt. Ovviamente, data la mia altezza, questa maglia mi arriva fino a metà coscia,ma almeno mi coprirà quanto basta.
Quando esco dal bagno stranamente Matt non c'é e quindi continuo a preparare la pizza. Poco dopo la mia pizza é pronta e, contrariamente a ciò che avevo detto, vado da Matt per offrirgliene un po'.
Lo trovo sdraiato sul letto a pancia in sù, ma non sembra star dormendo.
«Matt devo farti vedere una cosa, vuoi venire?» lui sembra svegliarsi in quel momento da quello stato di trance e annuisce. Poi mi avvicino alla pizza e gliene porgo una fetta. Lui fa un enorme sorriso e inizia a saltellare per tutta la cucina. È troppo buffo in quello stato.
«Grazie.» mi sorride continuando a saltare come un coyote impazzito.
«Sai, non sei per niente male come compagnia.» aggiunge poi facendo un piccolo sorriso.
E questo sorriso sembra così vero che quasi quasi ci credo veramente alle tue parole. Perché non mi puoi sorridere in questo modo così timido se poi ti stai solo prendendo gioco di me. Perché so che non dici spesso quello che senti e la maggior parte delle volte menti. Ma quando menti sei sicuro di te, adesso no, adesso sei cosi timido che non posso fare a meno di crederti e di sorridere con te.
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