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Paolo e Cinzia

Perdono

Inginocchiato ai miei piedi ora sei.
La scarpa rossa mi calzi.

La mano che la caviglia racchiude
lasciarla andare non vuole.

Cinzia guarda i capelli neri di Paolo, cerca di resistere ad affondarci le mani. Stringe le lenzuola del letto sfatto, sente una stretta al cuore e chiude gli occhi per trattenere le lacrime.

Cinzia si è svegliata alle prime luci del sole e sgattaiola in bagno e si veste in fretta sperando che lui non si svegli. Entra nella camera da letto, lo trova in piedi in mezzo alla stanza, solo con i boxer e con le sue scarpe rosse in mano. Si blocca e incontra i suoi occhi grigi che sembrano lanciare fulmini.
- Penso che tu non possa andare da nessuna parte senza queste,
fa dondolare una scarpa rossa con l'indice e l'altra stretta nell'altra mano.
- Paolo, ti prego lasciami andare.
Lo dice in un soffio quasi neanche lei riesce a sentire la sua voce.
Lui non risponde e Cinzia per non incontrare i suoi occhi guarda altrove e il suo sguardo si posa sul letto.
Pensa che è stanca di questa situazione, gli aveva detto che era l'ultima volta, che non potevano continuare così.
In un attimo rivive ogni momento della notte precedente; dove si era completamente abbandonata al piacere e mentre facevano l'amore aveva assaporato ogni momento.
Il suo profumo lo voleva tenere impresso nelle narici e le sue mani... avrebbe voluto che ogni volta che lui l'accarezzava fosse rimasta una traccia indelebile sul suo corpo.
Pensa a Paolo e a lei come tutt'uno e non solo quando diventano un unico corpo, lo ama non solo con il cuore, ma con la testa e che... la sua vita è un gran casino.
Quando il destino lo aveva messo sulla sua strada era un giorno qualunque. Quella mattina, come tante altre, aveva trovato rifugio nel museo; un'ora solo per lei, dove il mondo era fuori.
Un marito con cui non aveva più nulla da dire e da condividere, ma c'erano dei figli che lei non voleva e non poteva distruggere l'equilibrio che faticosamente aveva creato per loro.
Guardava il dipinto seduta sulla comoda panca, e poi una profonda voce maschile l'aveva distratta con un educato:
- permette, posso sedermi accanto a lei... vorrei ammirare il quadro comodamente.
Cinzia aveva alzato il volto, la cosa che l'aveva colpita era la sua altezza e la sua mole e come aveva pronunciato quelle parole, con una gentilezza che non le si rivolge da tempo.
Si spostò per fargli posto e poi anche se non voleva avevano cominciato a chiacchierare sentendo una grande affinità con quello sconosciuto, lei che difficilmente dava confidenza agli estranei.
Lei e Paolo avevano cominciato tacitamente ad incontrarsi nel museo e poi avevano scoperto le molteplici affinità, il passo dal diventare amanti era stato breve.
Cinzia conduceva la sua doppia vita da quasi un anno e amava Paolo, ma non poteva lasciare la sua vita di donna morigerata; nonostante lui le avesse promesso di lasciare la sua famiglia per vivere insieme.
Era riuscita con una scusa a passare la notte fuori e aveva deciso che sarebbe stata l'ultima, ma sapeva che Paolo glielo avrebbe impedito e così vigliaccamente lo voleva lasciare così, in silenzio.
Improvvisamente Cinzia si sente stanca e si siede sul letto. Paolo le si avvicina e si inginocchia, ora sono alla stessa altezza e lui affonda i suoi occhi in quelli scuri di lei. Le poggia le mani sulle ginocchia e comincia ad accarezzare con movimenti circolari.
Lei sospira: - Paolo... ti prego... non fare così...
Cinzia guarda i capelli neri di Paolo, cerca di resistere ad affondarci le mani. Stringe le lenzuola del letto sfatto, sente una stretta al cuore e chiude gli occhi per trattenere le lacrime.
Le sue mani cominciano a salire lungo le cosce, con movimenti lenti, poi si ferma e Cinzia ha un sussulto. Lui sorride sornione, le avvicina il viso e lei per istinto fa la stessa cosa. Paolo le prende il volto tra le mani e le sfiora le labbra. Lei non gli resiste e chiede di più, Paolo smette di baciarla lasciandola interdetta, si tocca le labbra che sembrano bruciare e il fuoco le si riaccende partendo dal ventre.
Paolo le accarezza dolcemente la caviglia e le calza la scarpa rossa e non le lascia la caviglia.
- Perdono, perché sono troppo egoista e non ti lascerò mai andare. - Le dice.
- Perdono perché non ho il coraggio di andare, ma non voglio più vivere così...- dice in un soffio lei.

Un anno dopo...
Cinzia si sveglia perché il sole filtra tra le tende. Mette il gomito sul cuscino e guarda Paolo che dorme beato. È stato un anno difficile per tutti e due e le rispettive famiglie, si sono detti perdono molte volte e non si sono mai lasciati.
Paolo apre gli occhi forse perché si sente osservato, l'afferra con finta brutalità mettendosi sopra di lei.
- Non starai mica pensando di scappare? - Le dice mentre le sue mani la esplorano.
- Per scappare ho bisogno delle mie scarpe rosse... -
risponde lei ricambiando l'esplorazione.
- Allora ho fatto bene a gettarle...
Cinzia fa un risatina di piacere pregustando cosa accadrà da lì a poco e Paolo non la fa attendere...

One shot ispirata alla poesia di paroleemusica "perdono".


Carta giocata per la seconda scintilla: pioggia di stelle per il contest Sogno di una notte d'estate. magicartist2018
paroleemusica
AlessiaBarbanera

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