CAP 3 - PARTE V
3.9
«Non hai paura di tornare da sola?»
«E tu?»
Beh, sì! Lui aveva paura ma non poteva ammetterlo, non a Linda. Avrebbe voluto abbracciarla di nuovo, sentire ancora quella sensazione, ma lei si irrigidì nel vederlo avvicinare.
«Ok.» Forse si era solo illuso, un velo di tristezza lo adombrò. «Allora, ciao. A domani.» Inforcò i pedali, in dieci minuti sarebbe arrivato a casa, ma non ne aveva voglia. Rimanere da solo, dopo quanto accaduto, lo faceva sentire a disagio.
No, doveva ammettere a sé stesso che era terrorizzato, temeva che qualsiasi cosa vicino a lui potesse animarsi e minacciarlo. Doveva convincersi che non ci fosse niente di reale, tutto albergava nella sua testa, negli incubi che aveva di notte e che adesso lo tormentavano anche di giorno. Forse, anche Linda non era reale, come nel film "Shining" che aveva guardato di nascosto dai suoi genitori assieme a Mike e Toby.
Non riusciva a smettere di pensare al loro abbraccio, ai capelli che gli solleticavano il volto. Stava impazzendo di paura, di dolore, di solitudine.
I suoi amici quel pomeriggio avevano gli allenamenti di calcio, la zia Emily non l'avrebbe trovata a casa e nemmeno gli interessava dove fosse, forse a qualche corso universitario o a uno di quei lavori part-time per "raggranellare qualche penny", sue testuali parole. A volte si comportava in modo misterioso, ma era l'ultimo dei suoi problemi.
L'unica soluzione restava rifugiarsi all'interno della "Libreria Foyles", questa era il suo passatempo, la sua passione, non certo lo sport o attività didattiche di dubbia utilità. Desiderava conoscere, scoprire nuovi mondi, riuscire magari a capire il significato di quei strani disegni, la loro origine. Non poteva attendere l'indomani.
Decise di proseguire a piedi, la bicicletta tenuta bel salda di lato per il manubrio, doveva riflettere.
Si accorse di quanto le persone fossero schiave delle proprie abitudini. Quasi tutte con la testa china a fissare lo schermo del cellulare, rifuggivano il mondo reale, lo ignoravano e si immergevano all'interno del mare della digitalizzazione. Nessuno si accorgeva di esistere o aveva bisogno di un'interazione con il prossimo che fosse vera, fisica, anche solo uno sguardo, un sorriso, un "buongiorno". Non era strano che non si accorgessero dei simboli che sanguinavano sopra di loro.
Scosse la testa e si stropicciò gli occhi. Alzò lo sguardo e girò su sé stesso, varie volte, tanto nessuno lo considerava. Si rese conto che non li vedeva più nemmeno lui. Solo il cielo e i bellissimi palazzi che costeggiavano la via e che sembrava volessero raggiungere l'azzurro, per allontanarsi dallo smog dei tubi di scappamento delle auto e dei camini.
Profumo di cibo, puzzo di fumo, di sporco, l'aria era impregnata di odori contrastanti a cui la gente si abituava, ma la musica, ancora una volta, la udiva soltanto lui. Si tappò gli orecchi, premette forte, ma non spariva, anzi, si intensificava. Con timore, alzò di nuovo lo sguardo verso l'alto.
«Ehi, ragazzino!»
Si voltò, non si sorprese nello scoprire che fosse lui, appariva più trasandato del solito.
«Ciao, Bill.» Il tono di voce gli fuoriuscì scocciato, ma meno di quanto volesse. Sospirò in maniera evidente con l'intento di fargli capire che non aveva voglia di conversare con nessuno.
«Ma tu sei il ragazzino che fuma! Cosa stai fissando lassù in alto? C'è un elefante rosa che vola?»
«Io, veramente...»
«O stai cercando i simboli? Sono anche sui muri della città, lo sai? Sono molto più interessanti dei "nasi", vero? La fine si sta avvicinando, Ted. Io non me ne preoccupo troppo, ho già vissuto abbastanza. Ma tu...»
Il vecchio lo fissava con espressione comprensiva, come se il matto non fosse lui ma l'adolescente che ricambiava lo sguardo con occhi sgranati. Una folata di vento gli scompigliò per un attimo i lunghi capelli grigi, si massaggiò la barba incolta che in parte celava le profonde rughe del volto segnato dall'incuria e dell'età.
Bill gli appoggiò la mano sulla guancia e socchiuse gli occhi per qualche secondo, poi tornò a scrutarlo con attenzione.
«Ehi!» Ted gridò, cercò di indietreggiare ma non ci riusciva. «Lasciami, vecchio paz...»
Si morse la lingua, non voleva offenderlo. Nessuna delle persone che passeggiavano vicino a loro li notò o intervenne, come se fossero invisibili.
«Lasciami stare, Bill!» Gridò più forte ma senza alcun risultato, non era in grado di reagire, di scappare. Non voleva piangere, aveva appena affrontato situazioni ben più strane, anche se esistenti, con ogni probabilità, solo nella sua testa. Non poteva aver paura di quell'uomo, lo avrebbero preso tutti in giro, e che figura avrebbe fatto con Linda se fosse venuta a saperlo?
«Ho detto mollami!»
Il vecchio Bill ubbidì. Le iridi grigie, sbiadite, si illuminarono per un attimo, rivelandosi di un azzurro intenso. Solo per un secondo, Ted lo vide più giovane, un flash che non riuscì a fissarsi nella memoria.
«Segui la musica ragazzino. È l'unica salvezza. Seguite la musica.»
3.10
«Che diavolo sta succedendo in questa maledetta città!» Lo zio di Toby sbatté il cappello d'ordinanza sulla scrivania, frustrato dall'ennesimo ritrovamento di una vittima in stato di shock. «Merda!»
«Esatto, Owen, ma di nessun aiuto.»
Oliver, il vecchio compagno di ronda fin dalla giovane età di novellini, era l'unico capace di gestirlo nei momenti di rabbia. Che fosse una battuta che lo disarmava, una provocazione, o un semplice sguardo d'intesa, riusciva a calmarlo quel tanto da renderlo ragionevole. I sottoposti, ma anche i colleghi, di solito rimanevano in silenzio, con deferente rispetto e una punta di timore.
Un accenno di risata si levò dalla reception. Sally si pose con prontezza una mano sulla bocca sottile per soffocare la propria voce. Ben sapeva che non era mai saggio provocarlo anche se Owen non aveva mai osato alzare la voce con lei. Era la veterana del distretto, si definiva come quel maggiordomo negli Stati Uniti che aveva visto passare numerosi presidenti rimanendo sempre ligio al proprio dovere. Vicina alla pensione, che non aveva intenzione di prendere in considerazione, aveva un carattere aperto, gentile e di pungente intelligenza che le avevano fatto guadagnare un rispetto incondizionato. Si sistemò la crocchia di capelli argentei, che si era sempre rifiutata di tingere. Il tempo non va ingannato, fa quel che vuole.
«Spero che girino in fretta la patata bollente a Scotland Yard o chi per loro, prima che ci scappi il morto!»
«Forse dovremmo...»
«Cosa?» Owen allargò le braccia verso il suo compagno. «Far sorvegliare tutte le chiese di Londra? Sai quante sono?»
«Qualche centinaio?»
«Più di duemila, Oliver!»
«E cosa dicono da Wood Street?»
Wood Street era il quartier generale, base dell'unità del crimine specializzato, mentre Snow Hill e Bishopsgate fungevano da stazioni territoriali. Sbirciò fuori dalle ampie vetrate del vecchio palazzo che, in molti ignoravano, era stato classificato come edificio di secondo grado per interesse storico e architettonico. D'altronde, camminare per Snow Hill equivaleva a percorrere un viaggio nel tempo dove costruzioni d'epoca si mischiavano con altre moderne, rendendo ancora più affascinante il quartiere.
Scrutó per un attimo il proprio volto riflesso, sorridendo all'idea che da giovanotto portava una cesta enorme di capelli neri in testa, mentre adesso li aveva quasi rasati a zero e si fondevano con la barba curata, priva di baffi. Se la grattò pensieroso, meditando sull'utilità di esplodere in altri scatti d'ira.
«Per adesso se ne fregano, sono solo barboni.»
«Ma non è così, l'ultimo...»
«Non deve trapelare la notizia! Ancora non è stato identificato!»
Oliver agguantò i fascicoli delle "vittime" e iniziò a sfogliarli. Magrolino, piccolo di statura con capelli ricci castano chiaro, sembrava uno di quei protagonisti Hobbit del "Signore degli anelli". Conosceva Owen dall'età di... forse dalla nascita, avevano frequentato la solita scuola fin da adolescenti e adesso, quasi cinquantenni, bastava una smorfia o una mezza parola, per intendersi. Era chiaro che al suo vecchio amico i conti non tornavano.
«La pista satanista non ti convince, giusto?»
«Non mi faccio fregare da queste stronzate! Andrà bene per i giornali, ma sono convinto che ci stiano depistando di proposito.»
«Depistando, chi?»
Il fatto che tutte le vittime fossero state ritrovate prive di conoscenza lungo le "Ley Lines", rinomate per essere presunti allineamento di interesse spirituale, considerate anche "linee energetiche esoteriche", aveva sollevato un trambusto di teorie che coinvolgevano le massonerie e le religioni. Ma di solito, nei casi satanisti, le vittime venivano marchiate e uccise, non lasciate prive di conoscenza o in stato di shock. Eseguivano rituali e rivendicavano le proprie azioni, non era inusuale ritrovare simboli come il "Baphomet" o la croce rovesciata. In questi casi, niente di tutto ciò.
«Qual'é la tua teoria, Owen?»
«La mia teoria é che non ho ancora una teoria!»
«Beh, direi ottimo!»
«Ma di questo passo,» continuò ignorando l'interruzione ironica dell'amico, «le numerose sette di fanatici di cui é piena Londra...» Scosse la testa preoccupato. Aveva una famiglia da proteggere, e sapeva quanto potessero diventare pericolose. Più di una volta aveva assistito a queste follie e sapeva quanto potesse essere rischioso istigare con false notizie e teorie questi gruppi di fanatici. Oliver lo incalzò:
«Ma non puoi negare che i luoghi dove sono stati ritrovati i corpi siano per lo meno equivoci.»
Le prime quattro vittime erano state ritrovate davanti alle chiese di St.Martin-in-the-Field, St.Mary-le-Strand, St.Clement-Danes, (che fu per circa centocinquanta anni gestita dai cavalieri templari), e St.Dust-in-the-West, conosciuta anche come la chiesa della Madonna nera. Altri due corpi, tra cui uno ancora da identificare, ma che era ormai appurato non appartenesse a un barbone, erano stati ritrovati di fronte alla Temple Church e alla St.Martin-within-Ludgate.
«Ti rendi conto che queste persone sono ridotte a uno stato vegetativo? Come se gli fosse stata estirpata l'anima? L'hai guardati bene negli occhi? Sono vuoti! C'è qualcosa che mi fa paura, Oliver!»
Il cellulare iniziò a squillare. Infilò la mano nella tasca della divisa e se lo portò all'orecchio senza guardare il display.
«Cosa c'é!»
Oliver seguì i suoi movimenti mentre chiudeva la conversazione senza pronunciare alcuna parola.
«Owen.»
«Ne hanno trovato un altro.»
«Sulla seconda "Ley Lines"?»
Annuì in risposta mentre indossava la giacca d'ordinanza. «Ma stavolta, è morto.»
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