I Idolize You
Hajime è sulla strada di casa. Da solo.
È quasi arrivato e avrà solo il tempo di dare una breve occhiata ai compiti di chimica, per fortuna si è già fatto la doccia.
Stasera si esce con tutta la squadra, per provare il locale di un tizio che conosce Kunimi, e quella primadonna del suo migliore amico ha deciso di venire direttamente in centro dalla palestra perché prima vuole farsi a tutti i costi il suo trattamento settimanale ai capelli: shampoo curativo, maschera rinforzante, balsamo protettivo ("Iwa-chan, non puoi capire che cosa fa il sudore ai capelli!"), per una durata media di quaranta minuti: e poi parla male di sua sorella quando si chiude dall'estetista e gli molla il nipotino!
E lui, che avrebbe voluto confrontarsi con il suo alzatore sull'allenamento di quella sera e sulla nuova rincorsa che stava sperimentando per saltare più in alto con le pipe?
Che avrebbe voluto anche parlare dei suoi servizi al salto e di come caricare bene peso sulla gamba dominante... Parlare della rotazione della palla, dell'effetto che vorrebbe imprimerle...
Nulla di tutto questo riesce a vincere quando si tratta di curare il proprio aspetto fisico. E Tooru vince sempre.
A proposito di peso, però... perché la sua borsa è così leggera??
Hajime si ferma mentre un terribile dubbio lo assale. La appoggia sul marciapiede e ci infila le mani. Dopo aver frugato, si dà da solo una risposta banalmente semplice: ha dimenticato la divisa in palestra! Scarpe incluse.
Passi per quelle e le ginocchiere, ma la maglietta e i pantaloncini no, sono un unico bagno di sudore e non può neanche usare la seconda divisa perché poi il coach si incazza.
Ah, che palle! Deve tornare indietro e magari sorbirsi Tooru appena uscito dalla doccia pulito, profumato e pronto mentre lui, per fare in fretta, avrà di nuovo sudato e puzzerà come un muflone. Gli ci vorrà un'ora per andare e tornare, perché dovrà mettere la divisa nella lavasciuga.
Sta pensando di marcare visita agli allenamenti del giorno dopo ma alla fine prevale la sua indole da samurai: resistere e fare il proprio dovere di asso, prima di tutto.
Quando Hajime arriva a scuola, la palestra è ovviamente chiusa ma quelli del club di pallavolo hanno tutti la chiave che porta agli spogliatoi da un ingresso esterno. La infila nella toppa e accede al corridoio ormai buio, rischiarato debolmente solo da una luce sul fondo, quella delle docce.
È ancora lì! Non si è ancora finito di preparare, quel vanesio insopportabile, quel collezionista di dolcetti (delle sue fans) e di pallonate sulla nuca (quelle sue), quel... quel...
Quel?.... Hajime ha un bel da fare a distogliere il cuore dalla verità ancora non perfettamente metabolizzata che lo turba ormai da un po', e che cioè il vanesio insopportabile sia in realtà semplicemente irresistibile.
Irresistibile anche per lui, per il suo rude, incazzoso, burbero asso, che lo tratta malissimo perché è la sua unica arma di difesa. Non c'è un altro modo per mantenere la giusta distanza, Hajime ne è consapevole. Deve picchiarlo almeno una volta al giorno per poterlo toccare e allontanare allo stesso tempo.
Questa sera farà il galletto come suo solito, ne è certo, con i capelli setosi e profumati, vestito per acchiappare e bearsi delle sue conquiste. Insopportabile fino alla nausea, come il profumo di quella roba che si spalma ovunque per avere la pelle come seta, Iwa-chan, non come la tua che sembra carta vetrata!
A quel punto del ragionamento, Hajime sta seriamente valutando di mollare tutti al loro destino con una scusa quando sente un sottofondo musicale appena accennato e una vocetta a metà fra lo stridulo e l'intonato che vi canta sopra.
Quel deficiente trova pure il tempo di cantarsela! Ma la vocetta in questione fa ora uno strano effetto ad Hajime, un effetto per nulla spiacevole, purtroppo: è una voce languida, morbida, trascinata... se-sensuale, ecco!
No. Sessuale è la definizione giusta. Ah, che palle! Tutti i buoni propositi di Hajime franano miseramente nell'abisso della sua crescente eccitazione. Cosa deve fare per uscirne? Non può pestarlo di botte tutti i giorni e non può traslocare: le loro finestre si affacciano l'una sull'altra e ultimamente, al buio, Hajime è rimasto spesso acquattato come un gatto di marmo per spiarlo quando si spoglia e si infila il pigiama.
Ecco, il marmo può dare la giusta misura degli effetti collaterali che ha il corpo seminudo di Tooru su quello fin troppo vestito di Hajime.
L'asso sbuffa ma sa che non può tirarsi indietro, deve recuperare la sua divisa.
La voce continua, un falsetto che gli sta letteralmente trapanando il cervello.
Arriva sulla soglia dello spogliatoio, si ferma per darsi un contegno, e ciò che vede... beh, all'inizio non lo capisce bene perché si concentra sulla canzone che ora risuona bella chiara e rimbomba nel corridoio deserto, prolungando le sue note di echi che lo avvolgono... o-oscenamente, ecco!
Ma poi, musica e visione danno vita a un videoclip che la sua mente, da quella sera in avanti, manderà in heavy rotation.
La canzone è I idolize you, dei Boss Hog. E il deficiente, lascivo, pervertito alzatore del Seijoh fa anche i coretti.
If you want some lovin' yeah
That I'll give to you (yes, yes, to you)
If you want huggin' baby
I can hug some too (yes, yes, some too)
Hajime apre di più la porta per osservare meglio e fa un passo indietro per rimanere in ombra.
All I want baby
Is some part of you (yes, yes, of you)
Just a little bit attention
(From you)
To see me through
(Me through)
Gli si compone davanti un'immagine che non dimenticherà per tutta la vita.
'Cause you know you're my kind
And I want you to be mine
Oh! I idolize you
Yes, I idolize you
Tooru è in boxer, quei suoi boxer aderenti, a pelle, di cui Hajime ha rubato un esemplare che custodisce geloso nel primo cassetto del comodino. Sta ballando nello spogliatoio, e nella mano destra stringe un flacone di qualcosa che probabilmente si è appena spalmato addosso, perché la sua epidermide è lucida, color miele e lo attira come colla.
I would like to make love to you
When the lights are low (yes, yes, down low)
I would like to scream to you baby
Just to let you know (yes, yes, you know)
Fa di più, agita i fianchi con una lenta, caparbia e letale determinazione, come se vi fosse imprigionato un fuoco che ha solo voglia di straripare e accendere tutto quanto ha intorno.
Oh! All I want honey
Is some part of you (yes, yes, of you)
Just a little bit attention
(From you)
You know will see me through
(Me through)
E poi, allunga una mano verso il suo armadietto.
Suo di Hajime, sul quale è appesa alla gruccia la sua maglietta numero 4. Ma Hajime non l'aveva appesa, l'aveva lasciata accartocciata sulla panca... come se quello fosse il problema principale, e non il fatto che ora Tooru oltre il braccio ha steso anche la mano, e poi il dito indice.
E indica con insistenza la maglietta sudata del suo migliore amico. E mentre la indica, le rivolge le parole di quella canzone.
'Cause you know you're my kind
And I want you to be mine
Oh! I idolize you
Oh yes I idolize you
All I want baby
Is some part of you (yes, yes, of you)
Just a little bit attention
Posa il flacone, si avvicina e inizia a toccarla, ad accarezzarla con gesti sens... no, cazzo, se-sessuali!... E la sua maglietta sembra gradire perché si muove sinuosa tra le sue dita.
E certo, nessuno mai l'ha accarezzata così!
Oh what a thrill, yes
You know I would get (yes, yes, would get)
If I could comfort you baby
And make you my pet (yes, yes, my pet)
Poi si volta di spalle e le si struscia addosso, con un'espressione che da sola basta a trascinare definitivamente Hajime in un abisso di perdizione: è diventato infatti un tutt'uno con il buio che lo inghiotte, il buio che si è fatto anche nella sua mente e nel quale brilla un'unica luce, rossa, quella della sua eccitazione crescente e indomabile.
Tooru intanto ha strappato - strappato - la maglietta dalla gruccia e ora la annusa con trasporto, la respira, se la spalma addosso.
Non contento, si sdraia sulla panca e se la lascia scorrere piano dal petto, che si alza e si abbassa velocemente, agli addominali, fino a... lì.
Lì! Oppure qui? Hajime se lo chiede guardandosi il basso ventre, che in quel momento è come una fila di soldati in trincea un attimo prima che suonino la carica.
Tooru inarca la schiena e a quel punto non sembra recitare, no... perché Hajime vede qualcosa che si muove lentamente, si rigonfia inesorabile, emerge meravigliosamente dalla curva delle cosce tese e reclama il suo posto nel mondo sconcio che quel pazzo furioso ha appena creato dal nulla con una canzone in loop e un pezzo di stoffa sudata.
Una parte di sé vorrebbe fare rumore, dare un qualsiasi segno che interrompa quella danza che lo manda fuori di testa, ma l'altra sente che deve aspettare.
E aspetta, perché sa che il peggio deve ancora venire... se è solo quello che rischia di venire.
Tooru è ancora sulla panca ma ora la situazione peggiora perché la maglietta è stesa sul legno e lui sopra di lei.
Il corpo sinuoso di quella bestia senza ritegno si struscia sulla stoffa, una, due, tre volte.
L'espressione sul viso di Tooru è tale che Hajime crede possa vincere un premio Oscar, sempre che stia recitando... perché se non lo sta facendo, allora è sprecato su quel campo da pallavolo con quella squadra di idioti. E lui non dovrebbe prenderlo a pallonate ma fare un casting con lui
'Cause you know you're my kind
And I want you to be mine
Oh! I idolize you
(I idolize you)
(I idolize you)
(I idolize you)
(I idolize you)
(I idolize you)
(I idolize you)
E con un gesto inaspettato, la maglietta scivola via sul pavimento, mentre Tooru socchiude le labbra e gli occhi. Hajime ha il respiro rotto in più parti, i pantaloni stretti, il sudore che cola e che ha mandato in malora la doccia che si era fatto ma non riesce a distogliere lo sguardo dall'orgasmo più strano, originale, intenso e meraviglioso che abbia mai visto sulla faccia del suo amico.
Anche perché è l'unico che gli abbia mai visto in faccia.
Indietreggia, si nasconde nello stanzino accanto. Valuta se mettere un tavolo davanti alla porta per evitare che Tooru imbocchi nella stanza.
Si siede sul pavimento e aspetta.
Aspetta che Tooru smetta di trafficare, che si decida a vestirsi e ad andarsene. Aspetta di poter recuperare la sua maglietta, aspetta di vedere - teme, spera, desidera spasmodicamente - se ci siano dei segni del suo passaggio sopra.
Alla fine, dopo una sessione di training autogeno che lo aiuta a tenere le mani lontane dal suo corpo ormai stremato, è certo di essere rimasto solo.
Prende la maglietta, respirando lui anche se lo spogliatoio è vuoto, e fugge via. La doccia dovrà rifarsela sicuramente.
______
L'indomani, il coach lo cazzia davanti a tutti.
"Iwaizumi! Puzzi di sudore da lontano un miglio e neanche abbiamo iniziato l'allenamento! LA MAGLIETTA SI LAVA SEMPRE! Prendi esempio dal tuo capitano, che è sempre in tiro!"
Durante una pausa, Tooru si avvicina.
"Iwa-chan, che strano... ieri sono uscito per ultimo dalla palestra e avrei giurato che la tua maglietta sporca fosse sulla panca accanto alle docce..."
Hajime lo guarda malissimo.
"Sono tornato a riprenderla, ma non ho fatto in tempo a lavarla... strano però, perché aveva addosso uno strano profumo di mandorla e... che altro intruglio usi?"
"È argan... la mia lozione idratante... Beh, perché non l'hai lavata?"
Hajime sente che potrebbe ucciderlo. Di baci, di morsi, di carezze, di pizzicotti, di succhiate e leccate selvagge ovunque, ma risponde pacato.
"Perché mi è finito l'ammorbidente."
"Iwa-chan... sei il mio idolo!"
(FINE)
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